pace

nemmeno morire si può più.

siamo appesi, lenzuola bianco sporche.

fori nel tessuto del corpo, attraversati dagli sguardi.

uno per tetto, seguendo i fili

che portano alle vostre poltrone.

la terra che colma la buca

fa pale delle vostre mani.

non più orecchie a sentire.

solo il peso della statua che non siete

a schiacciarvi nelle scarpe.

è una linea retta il vostro sonno da svegli.

non più sogno a colmare le distanze.

solo raffica d’immagini.

un vuoto che vi trova morti

mentre la polvere si alza,

là lontano,

il vento sale.

appoggi il dito al tasto,

mangi carne al sangue

di cui non accorgi più il sapore.

povera gente, distratto pensi,

poi la noia

cambia canale.

030404: 12.25: anestesia del cuore. mentre mangi, immagini dai telegiornali che nemmeno più voltano le facce.

vomitano nei piatti.

chi siamo diventati? pietra di statua, tracciato piatto, che pensa al confine del proprio desiderio?

che non esce mai dalla casa della propria testa.

da qui cambiamo i canali.

niente più diverte.

niente più spaventa.

la distanza non la colma di certo la notizia. non più vicini che ai nostri vicini di casa. distanti.

siamo burattini che non tentano più d’essere uomini.

ma a metà. all’occorrenza gli uni e gli altri. per comodità. solo comodità.

pace,

Cristiano Sormani Valli.

shambala@tiscali.it