Le ambizioni imperiali e la " Resistenza "

di Wanda Piccinonno

La guerra irachena segna un nuovo corso nel Far West globale , perché preannunzia mutamenti sostanziali e significativi nei grandi equilibri mondiali . Difatti , in un clima schizofrenico costellato di menzogne , si registrano le metamorfosi della politica imperiale, l’esplosione del mondo arabo e musulmano , la divisione tra Usa ed Europa ,la catastrofe del diritto internazionale e si delinea, al tempo stesso , lo spettro di guerre preventive , perpetue ed infinite .

In un contesto tanto caotico quanto inquietante , ipotizzare o prevedere il futuro risulta un’impresa piuttosto ardua , sicché , senza pretendere di essere depositaria di verità assolute, vorrei tentare di decostruire l’attuale guazzabuglio .

Innanzitutto l’analisi fattuale mostra che la missione globale del governo Usa , " rivisitando per alcuni aspetti il vecchio progetto imperialista europeo " , intende tracciare una nuova mappa geopolitica , pregna di lacrime , sangue e di stragi di innocenti .

Ma , considerando che il disegno criminale viene ostacolato soprattutto dalla Francia , conviene mettere in luce che l’attuale dissidio non rappresenta un fatto nuovo e inedito. Facendo per sommi capi un excursus storico , si evince che De Gaulle , già nel 1958, contro le due grandi potenze , sostenne che la Francia avrebbe costruito il proprio arsenale atomico . Inoltre , la Francia non partecipò all’embargo americano a Cuba e appoggiò anche i governi del Laos e Cambogia , decisi a difendere la propria indipendenza dagli Usa . Assumono poi un carattere premonitorio le osservazioni di De Gaulle sulla questione israeliana . A questo proposito " il generale " affermò : " Israele organizza sui territori di cui si è impadronito , un’occupazione che non può non implicare oppressione , repressione, espulsioni ; e si manifesta , contro Israele , una resistenza che , a sua volta , Israele qualifica come terrorismo " .

Preso atto , dunque , che la Francia ha sempre rifiutato la subordinazione alla potenza - Usa , è bene precisare che successivamente , con la guerra in Kosovo , si sono registrate significative variazioni , tant’è che gli Stati Uniti , escludendo l’Onu ed avvalendosi delle forze integrate della Nato , compresa la Francia , hanno legittimato l’ossimoro paradossale della " guerra umanitaria " .

Onde evitare possibili fraintendimenti conviene sottolineare che le osservazioni fatte non intendono esaltare la Francia , anche perché Chirac non è un eroe , né il regime di De Gaulle può suscitare valutazioni encomiastiche . L’intento è , invece , quello di evidenziare la peculiarità delle posizioni francesi nel quadro delle situazioni internazionali .

Ma , senza entrare nei dettagli e , al di là di tutte le considerazioni , il dato emergente è che con la vicenda irachena si sta profilando una strategia geopolitica che include barbarie , tragedie , massacri . Pertanto , valutando l’inquietante palcoscenico del presente , caratterizzato dall’unilateralismo imperialista del gendarme Bush e dal vassallaggio e dalla cortigianeria del governo - Berlusconi , si impone perentoria l’esigenza di rievocare la Resistenza , anche perché si avvicina il 25 aprile . Ciò significa che i partigiani postmoderni dovrebbero immergersi nella linfa vitale della Resistenza , perché questo altissimo ideale politico trascende e sopravvive a luoghi e tempi storici . D’altro canto , la lotta partigiana nasce da esigenze e da bisogni perennemente validi . Da qui la necessità di assumere l’impianto pedagogico della lotta di liberazione per ritessere la tela di una rivoluzione interrotta e tradita . Queste affermazioni discendono dalla convinzione che la valenza sublime di quel grosso evento storico è stata via via rimossa e sminuita . Difatti , dal togliattismo fino ai giochi di prestigio dei giorni nostri , la sinistra ufficiale , per via di un devastante spirito compromissorio , ha consentito di ridurre la Resistenza ad una sterile commemorazione di pii cimeli . Vero è che , dopo la caduta del Muro, i politicanti della domenica hanno celebrato il sacrilegio supremo , in nome del buonismo , del neoliberismo , della logica maggioritaria e di una opinabile pacificazione . Per quanto concerne quest’ultima , giova sottolineare che se la pietas giustifica il cordoglio per la morte di tutti gli uomini , è altresì vero che risulta aberrante , vuoi sul piano etico , vuoi sulla base della verità effettuale , mettere nello stesso calderone vittime e carnefici .

Purtroppo i camaleonti della pseudosinistra , con il consueto funambolismo , dimenticano che proprio i reiterati compromessi tra Polo e Ulivo , la vocazione centrista e moderata , le aperture alla logica di mercato , hanno contribuito a determinare il trionfo del partito-azienda berlusconiano e di tutta la destra . Lucidamente Luciano Ferrari Bravo , con una esemplare analisi sull’argomento , constatando la forma corrotta della partitocrazia , la volatilità elettorale , la personalizzazione della leadership , sosteneva che il baricentro del politico emigra nell’area dei movimenti . Inoltre , demistificando l’opinabile pacifismo della fase odierna , conviene ricordare la guerra in Kosovo , lo scandalo della missione Arcobaleno e tutto l’iter del governo- D’Alema .

La verità è che via via si è imposto il principio schmittiano per cui " di per sé il popolo non può discutere …. Esso può solo dire sì o no alle questioni che gli sono proposte " .

E’ evidente che contro le menzogne organizzate , l’orizzonte dello scontro politico deve implicare disegni radicalmente alternativi di società , che , ovviamente , non possono prescindere dai grandi ideali della Resistenza . Pertanto , rimuovendo la nauseante retorica dei rituali di istituzione , il 25 aprile 2003 dovrebbe rivisitare la Resistenza , intesa non come formale commemorazione , ma come momento significativo di lotta del contropotere . Ciò sarebbe quanto mai proficuo , perché consentirebbe di operare un netto distinguo tra le lotte per la liberazione e le guerre preventive e pianificate . In altre parole, al di là delle dilaganti robinsonate , Bush non è il liberatore del popolo iracheno , ma un rozzo stratega che intende imporre il diritto della forza , per riprodurre una sorta di imperialismo Ancien Règime . Optando quindi per un approccio controfattuale , si dovrebbero demistificare i rapporti di forza e di potere e , al tempo stesso , si dovrebbero demolire le menzogne globali , per mettere in luce che il potere monarchico del criminale governo Bush non può giustificare i massacri del popolo iracheno , né con il pretesto del bioterrorismo , né con la copertura strumentale che pretende di esportare la democrazia . In realtà è un’autentica bizzarria sostenere che la democrazia si possa esportare , dal momento che non è una merce , ma solo la conquista consapevole di un popolo .

Inoltre , pur riconoscendo che gli Usa sono stati in grado di dotarsi di una costituzione democratica esemplare , non si può negare che via via l’impianto democratico è diventato sempre più evanescente , tant’è che a un assetto formale corrisponde , sul piano della prassi , il brutale esercizio della forza . Quest’ ultimo si manifesta non solo nel vasto sistema globale , ma anche nei confronti del popolo americano , basti pensare che a S. Francisco , durante le manifestazioni del movimento , sono stati arrestati e fermati 150 pacifisti . In realtà nella "democratica " America dilaga una nuova forma di maccartismo , che , ovviamente , inficia il pluralismo delle opinioni e stigmatizza il pensiero critico . Ciò è anche suffragato dal fatto che il giornalista Henry Noor è stato sospeso dal suo giornale per aver preso parte ad un corteo contro la guerra . Ne consegue che , considerando il clima da caccia alle streghe , i sondaggi che propagandano l’adesione del popolo alla guerra , risultano inconsistenti e inattendibili , vuoi per via delle censure , vuoi per le auto-censure . Per quanto concerne l’antiamericanismo tout court , è riduttivo , fuorviante e pregno di devastanti generalizzazioni . Esiste , infatti , l’altra America , ossia quella degli oppressi , che non è guerrafondaia e che purtroppo è condannata al silenzio. Ma l’anti-americanismo non è giustificato anche perché si rivela funzionale alla dottrina-Bush . Difatti l’odio antiamericano viene strumentalizzato per incentivare sentimenti patriottici , che sono funesti , perché non fanno altro che propagare il consenso.

D’altra parte , non possono destare stupore né le guerre sporche , né le mistificazioni della libertà , perché l’amministrazione Bush rappresenta l’estrema destra nordamericana , basti pensare che il vicepresidente Cheney e la consigliera per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice sono ex dirigenti di compagnie petrolifere . Inoltre , Coca Cola ha garantito rifornimenti all’esercito Usa e ha sostenuto Bush con 660 mila dollari. Non senza ragione lo storico Peter Tompkins , commentando l’elezione di Bush , ha osservato che si è trattato di un colpo di Stato dell’estrema destra , aiutata dalle multinazionali dell’energia e delle armi .

Ciò significa che la mano invisibile del capitale finanziario ha bisogno del braccio armato Usa per dominare il pianeta sub specie pecuniae .

Ma a questo punto conviene porre il seguente quesito : quali sono gli obiettivi strategici degli Stati Uniti ? Si può affermare sommariamente che il protagonismo egemonico Usa intende controllare i paesi dell’area caucasica , caspica e transcaspica . Va precisato che il progetto unilaterale implica non solo il controllo delle risorse energetiche , ma persegue anche l’obiettivo di accerchiare la Russia ad Ovest e la Cina ad Est .

E’ evidente , dunque , che per l’unilateralismo degli Stati Uniti l’attentato dell’11 settembre è stato provvidenziale , perché ha consentito di attaccare nemici evanescenti e" stati –canaglia" , sulla base di un disegno imperiale , che peraltro , dopo il collasso dell’ordine bipolare , si era già delineato con la prima guerra del Golfo .

Vero è , come sostiene Michael Hardt , che mentre il ruolo degli Usa nel primo Impero si muoveva su un terreno che alternava superiorità e collaborazione , successivamente , con il colpo di Stato per governare il mondo , si è imposta una forma di unilateralismo che intende concentrare i poteri globali nelle mani monarchiche degli Stati Uniti .

Ciò detto , occorre aggiungere che , per quanto concerne il mitico Saddam , sfuggono alcuni dettagli non trascurabili . Difatti " l’imperatore " Bush dimentica che nel corso degli anni 80 , le imprese Usa hanno rifornito Saddam di armi nucleari ,chimiche , missilistiche e biologiche .

Ma , al di là dei perversi meccanismi imperiali , il dato inquietante è che le strategie geopolitiche stanno sortendo effetti nefasti , tant’è che il pianeta sta assumendo le caratteristiche di una polveriera globale . Non senza ragione Danilo Zolo , paventando un ciclo di nuove guerre mondiali e valutando la complessa situazione odierna , osserva :"La regressione che si profila è conclamata : è una regressione globale , si potrebbe dire . E’ una regressione che ci riporta agli inizi del secolo scorso , alla situazione anarchica precedente alla fondazione delle istituzioni internazionali del Novecento , con il connesso pericolo di un sempre più diffuso ricorso all’uso della forza da parte delle potenze che oggi dominano il mondo " .

In questo clima incerto e destabilizzante , la Ue dovrebbe operare un radicale salto di paradigma , colmando il deficit sociale e politico e costruendo l’Europa della giustizia sociale e della pace . In altri termini , sarebbe auspicabile " la costruzione di un’Europa aperta al mondo che promuova un progetto orizzontale e democratico di relazioni globali" ( M. Hardt ) .

Ciò significa che non si può , e non si deve opporre all’unilateralismo americano un’altra potenza , infatti , bisogna scongiurare lo spettro di un inedito bipolarismo . Ne consegue che , per annientare questa possibile minaccia , occorre , " senza se e senza ma " , bombardare la cultura bellica , distruggere le multinazionali che finanziano le attività militari : in altre parole , si dovrebbe azzerare l’economia armata e , al tempo stesso , si dovrebbe eliminare la logica di mercato .

Ovviamente , per debellare il diritto della forza e per affermare la forza del diritto , è necessaria una nuova resistenza , che non può prescindere dal messaggio pedagogico della lotta di liberazione . E’ evidente quindi che il 25 aprile 2003 assume una valenza dirompente , perché gli altissimi significati della Resistenza si rivelano vivi ed attuali . D’ altro canto la Resistenza è stata un fatto storico europeo , anche se quella italiana presenta una inconfondibile originalità . Pertanto , nella consapevolezza che i partigiani post-moderni possono continuare l’iter interrotto della lotta di liberazione , ritengo che sia proficua una rivisitazione storica , perché , come ha osservato il professor Jean-Jacques Roche , " l’Europa esisterà solo quando nelle piazze ci saranno monumenti ai caduti con nomi italiani , francesi , tedeschi . E per valori condivisi ". Ciò , nella fase odierna , è particolarmente importante , perché quelle radici storiche rappresentano un percorso esemplare di contropotere .

Analizzando il quadro degli avvenimenti della lotta di liberazione , si evince che esiste un rapporto tra la tradizione risorgimentale della "guerra per bande " e la Resistenza , anche se quest’ultima presenta caratteristiche peculiari che generano una svolta decisiva .

Vero è che il problema dell’eredità del Risorgimento ha suscitato polemiche e controversie. Difatti , questa eredità è stata addirittura rivendicata dai fascisti , tant’è che il decreto De Vecchi sentenziò che " il Risorgimento era anch’esso un prodotto autarchico ".

Inoltre , per evidenziare la barbarie culturale del nostro paese , giova rievocare le osservazioni fatte nel 36 da Amintore Fanfani . Quest’ultimo affermò : " E’ stato detto molto bene che con la proclamazione dell’impero fascista si conclude il Risorgimento". In realtà , come rilevò Gobetti , " il fascismo si ricollega alla parte caduca e donchisciottesca del nostro Risorgimento ".

Ma , al di là degli aspetti mitologici e degli schemi astratti , si evince che esistono alcuni elementi innovativi che collegano Risorgimento e Resistenza .

La figura di Andrea Costa risulta esemplare in tal senso , infatti , rappresenta uno dei tramiti preziosi fra Risorgimento e nascente movimento socialista .

Non è casuale poi che molte formazioni partigiane abbiano assunto denominazioni di carattere risorgimentale . Non senza ragione R. Battaglia scrive : " Quante formazioni " Mazzini , Bandiera , Pisacane " nella guerra partigiana ! Quanti volontari della libertà che hanno affrontato la lotta portano il nome di " Bixio " o di "Nullo ! "

Pertanto , pur registrando fuorvianti interpretazioni , è bene rimarcare che esiste una elaborazione popolare del Risorgimento che non può essere sottovalutata .

D’altra parte è significativo il fatto che se " i repubblichini " tentarono di risuscitare i ricordi del Risorgimento , è altresì vero che il tentativo non solo abortì , ma si rivelò anche controproducente . Il discorso sarebbe riduttivo , però , se si trascurassero le interpretazioni storiografiche ambivalenti che hanno visto nella Resistenza un "secondo Risorgimento" . Difatti emergono due interpretazioni : una democratica , l’altra reazionaria . Purtroppo è prevalsa la tendenza deteriore e conservatrice . Ciò è da imputare al fatto che sono stati esclusi dall’elaborazione socialisti e comunisti . In realtà , come sostiene A. Gramsci ," la presentazione della storia d’Italia è antistorica , perché impedisce di valutare adeguatamente lo sforzo compiuto dagli uomini del Risorgimento sminuendone la figura e l’originalità , sforzo che non fu solo verso i nemici esterni , ma specialmente contro le forze interne conservatrici che si opponevano all’unificazione ". Inoltre , Gramsci sottolinea un aspetto estremamente importante , infatti afferma : "Nel Risorgimento si manifesta già , embrionalmente , il rapporto storico tra Nord e Sud , come un rapporto simile a quello di una grande città e una grande campagna : essendo questo rapporto non già quello organico normale di provincia e capitale industriale , ma risultando tra due vasti territori di tradizione civile e culturale molto diversa ….. Ciò che nel periodo del Risorgimento è specialmente notevole è il fatto che nelle crisi politiche , il Sud ha l’iniziativa dell’azione : 1799 Napoli, 20-21 Palermo , 47 Messina e la Sicilia , 47-48 Sicilia e Napoli ".

L’autorevole voce del grande Gramsci conferma , dunque , che esiste un rapporto tra Rinascimento e Resistenza . E’ opportuno chiarire , però , che mentre nel Risorgimento la frattura fra democratici e moderati fu completa e irrimediabile , nella Resistenza , specie nei momenti decisivi , si assistette , invece , alla confluenza degli sforzi . Ognuno , infatti , portò il contributo della propria particolare ideologia e visione del mondo :" i comunisti la volontà combattiva e l’esperienza internazionale , i socialisti l’autorità di una tradizione di lotte per il progresso e la pace , gli azionisti il fervore intellettuale e il repubblicanesimo, i cattolici la sincera ansietà di un riscatto morale e religioso , i liberali una onesta indignazione di fronte alla corruzione dello Stato fascista " .

Inoltre , per comprendere appieno lo spirito della lotta di liberazione , occorre sottolineare che la Resistenza non è stata solo una guerra tra opposti schieramenti di Stati , ma è stata soprattutto una guerra ideologica tra fascismo e antifascismo e , al tempo stesso , lotta radicale della parte più avanzata di ogni popolo .

Le osservazioni fatte mettono in luce che , pur essendo mutato il contesto storico , si registrano non poche analogie tra la Resistenza e le odierne lotte di contropotere . Difatti , non è forse vero che il movimento dei movimenti ingloba anime diverse e differenze ? E non è forse vero che i rivoltosi postmoderni , anche se inconsapevolmente , stanno ripercorrendo l’iter delle lotte partigiane , contro tutte le forme di fascismo e contro i misfatti dei poteri costituiti ?

Da qui la necessità di rendere vivo e palpitante il ricordo delle atrocità del nazifascismo , per avvertire con la stessa indignazione la dicotomia tra barbarie e civiltà , tra brutalità imperiali e cultura della giustizia sociale e della pace .

Ciò significa che il sacrificio della Resistenza deve risorgere nelle coscienze , perché quella fulgida esperienza è naufragata via via nel grande mare dei compromessi e delle ipocrisie .

A questo punto , per tenere alta la fiaccola della lucidità e per demistificare la retorica dei sepolcri imbiancati , è bene rievocare lo scenario post-bellico . Dopo la seconda guerra mondiale , il clima di giustificata euforia viene soverchiato subitamente dal trionfo della controrivoluzione , infatti , il quadro internazionale è caratterizzato dalla guerra fredda , dall’egemonia Dc , dalla doppiezza del togliattismo . In realtà , siamo passati dal fascismo mussoliniano , simbiotico con lo stato monarchico , a un post- fascismo subalterno all’area imperiale americana . Per decostruire criticamente un impianto concettuale che vede nel periodo post-bellico una sorta di Eden , e soprattutto per evitare che ancora una volta il 25 aprile si traduca in un vuoto rituale , conviene ricordare la strage di Portella della Ginestra (1947) con la quale si spacca l’unità nazionale . Inoltre , le cifre della repressione , che vanno dal 1948 al 1954 , sono significative : caduti 70 , arrestati 148-269, condannati 61-243 . Giova sottolineare che sempre in questo periodo sono arrestati 1697 partigiani . Successivamente , dopo i tentativi di golpe di Tambroni (1960) e quello del generale De Lorenzo (1964) , si giunge a un governo di centro-sinistra e poi alla strage di Stato di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 . Intanto , la repressione diventa sempre più brutale , anche per via del ripristino della legislazione liberticida fascista del 1976 . Conviene evidenziare che con la legislazione di emergenza si compie la definitiva cooptazione del Pci . Difatti quest’ultimo si dichiara favorevole al restringimento delle libertà costituzionali . A questo punto , senza entrare nei dettagli e senza analizzare tutto il complesso percorso che porta al terrorismo , al craxismo e al buonismo , è lecito concludere che esiste un iter unilineare che va da Togliatti a Berlinguer , per giungere poi alle robinsonate dei giorni nostri .

Ne consegue che , alla luce della verità effettuale , la Resistenza si rivela una rivoluzione tradita , basti pensare all’alleanza repressiva Stato- Mafia , allo stragismo , alla P2 di Gelli , alla costante ingerenza Usa , alle operazioni di squadrismo di Stato .

I quesiti che si pongono sono : si può affermare che un’autentica democrazia abbia mai avuto diritto di cittadinanza ? Il mondo ipotizzato dalla lotta di liberazione si è mai realizzato ? In questo caso non è necessario ricorrere ai posteri per formulare l’ardua sentenza , dal momento che è sufficiente ricostruire la storia dei misfatti , dei compromessi, dei misteri .

In realtà , come si evince dal sommario excursus storico , la matrice rivoluzionaria della lotta di liberazione è stata via via cancellata dalla commistione nefasta dei poteri costituiti . Inoltre , considerando la vocazione compromissoria della sinistra ufficiale , non possono destare eccessivo stupore i nauseanti balletti odierni . D’altra parte , anche se può sembrare paradossale , il tatticismo di marca togliattiana, continua ad essere il vangelo ispiratore , vuoi nella versione riformista , vuoi nella versione pseudorivoluzionaria .

Le osservazioni fatte non sono vane , perché il contesto attuale non concede spazio ad un acritico ottimismo e , al tempo stesso , impone una lucida valutazione della realtà fattuale .

In altri termini , bisogna superare tutti i paradigmi del dogmatismo dottrinario e del volgare pragmatismo , per attivare la praxis rivoluzionaria con un costante impegno di trasformazione radicale .

A questo punto , constatando che i venti di guerra soffiano sempre più minacciosi , è opportuno analizzare le possibili coordinate della fase post-bellica .

L’indagine , in realtà si rivela scabrosa , perché , pur riconoscendo che la società civile e le moltitudini stanno esprimendo un bisogno di liberazione , occorre prendere atto che l’incubo hobbesiano incombe , portando alla vertigine dell’intollerabile e scardinando il solido nucleo dell’ottimismo .

Difatti , la svolta geopolitica mostra che l’amministrazione Bush sta pianificando il business della ricostruzione , per ribaltare i criteri di gestione del petrolio . L’operazione è di fatto devastante per Francia e Russia , che fino a oggi , hanno controllato il cospicuo commercio con il consenso dell’Onu . Gli Usa intendono rompere questo meccanismo , e ciò è suffragato dalla proposta presentata all’Onu per creare una commissione guidata dall’alleanza bellica . Va precisato che alle riunioni per la ricostruzione irachena hanno partecipato i paesi della coalizione , ossia Gran Bretagna , Australia , Portogallo e Italia . Non sono stati , invece , invitati al convitaccio , Francia , Germania , Russia e Cina . E’ evidente che questo impianto strategico non si può sottovalutare , perché Russia e Francia hanno contratti petroliferi in Iraq , sicché , anche per via di questi interessi , il mercato della ricostruzione potrebbe prospettare scenari sempre più inquietanti . .

A questo punto , constatando che il numero degli Onusiani è in costante aumento , e considerando che l’Onu viene percepita come la panacea di tutti i mali , conviene promuovere una riflessione critica sull’argomento .

In realtà , assumendo un livello di analisi altro , si evince che nel contesto attuale invocare l’Onu , ovvero le " Nazioni disunite " , risulta riduttivo ed estremamente opinabile , vuoi perché questo sistema è inegualitario e gerarchico , vuoi perché è impotente e subalterno agli Usa , vuoi perché le sue regole fondative sono inutilizzabili nei confronti dei potenti del pianeta , vuoi perché è composto da una maggioranza di Stati non democratici .

Inoltre , come sostiene Toni Negri , alle Nazioni Unite manca la dignità di un corpo

sovrano e il desiderio di rappresentare una democrazia assoluta globale .

La verità è che la funzione dell’Onu è legata al passato , infatti , pur registrando forme obsolete di nazionalismo , lo Stato-nazione è stato superato dai complessi processi della globalizzazione . Ne consegue che le vocazioni onusiane non solo risultano inefficaci ,

ma rivelano anche presupposti decisamente fuorvianti . Difatti , a rigore di logica , il governo del mondo globale non può discendere né dalle riforme , né da organizzazioni internazionali nate 60 anni fa , ma può solo essere l’espressione della volontà delle moltitudini post-moderne . Continuando a demistificare il ricorrente refrain onusiano , occorre aggiungere che l’Onu non solo è stata un’organizzazione funzionale ai poteri dei vincitori del 1945 , ma successivamente , con la mitica caduta del Muro , è diventata un organismo subordinato all’egemonia -Usa . Giova rimarcare poi che le violazioni dell’Onu sono state una costante , basti pensare alla questione israeliana , all’occupazione da parte della Turchia di due quinti di Cipro , all’Indonesia di Timor est , all’embargo in Iraq . Ricostruendo poi il periodo post-bellico e valutando la cosiddetta giustizia internazionale , emergono ambiguità e contraddizioni che hanno suscitato aspre e legittime critiche . I giudizi negativi sono ampiamente giustificati , perché i Tribunali di Norimberga e di Tokio non solo hanno manifestato un marcato pregiudizio punitivo permeato da un palese spirito di vendetta , ma si sono rivelati anche inefficaci . Non senza ragione Amnesty International ha denunciato che nella seconda metà del secolo le atrocità , i crimini di guerra , le deportazioni e i genocidi non sono affatto diminuiti .

Ciononostante , a distanza di cinquant’anni dall’esperienza dei Tribunali di Norimberga e di Tokio , nel 1993 , è stato istituito dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il Tribunale dell’Aja per la ex Iugoslavia . Questo Tribunale non è autonomo , vuoi perché è un organo sussidiario del Consiglio di Sicurezza , vuoi perché gli Usa hanno fornito cospicui finanziamenti .

Le considerazioni fatte evidenziano che le organizzazioni internazionali , se sono sottoposte a vincoli strutturali , assolvono una funzione prettamente formale , sicché , soprattutto nella fase odierna risultano sterili pedine nella complessa scacchiera della "globocolonizzazione " .

Ciò significa che la rifondazione costituzionale può discendere dalle spinte controfattuali , dalla forza costituente di una democrazia radicale , e non dalla dialettica del capitale o dal diritto capitalistico . D’altro canto , la democrazia assoluta nasce dalle lotte del contropotere, dai desideri , dai bisogni , dalle esigenze di liberazione .

In quest’ottica , alcuni slogan usati nel corso della guerra preventiva si rivelano riduttivi e privi di senso . Per esempio lo slogan " né con Bush né con Saddam " è di fatto futile , grottesco e decisamente fuori dalla grammatica politica globale . Le sortite neutraliste , infatti , sono estremamente opinabili , perché trascurano elementi imprescindibili , ossia che Bush e Saddam si muovono entrambi nell’area dei poteri globali e sono , al tempo stesso, uno degli effetti della globalizzazione neoliberista . In altri termini , i Bin Laden ,i Saddam , il pretesto del terrorismo internazionale , sono funzionali all’unilateralità imperialista del governo Bush . Ma per evitare di approdare ad un irrazionale manicheismo , conviene precisare che , se Bush è un falco , è altresì vero che gli altri governi non possono assumere il ruolo di pie colombe . Difatti , " le aristocrazie globali " , rappresentate dalla Francia , dalla Germania , dalla Russia e dalla Cina , sono parte integrante del gioco planetario .

La verità è che nel mondo globale tutto è interdipendente , anche se gli Stati Uniti di Bush , con la conquista dell’Iraq , hanno consolidato la loro egemonia , garantendosi una stabile presenza sul secondo paese fornitore di greggio del mondo . Inoltre , la colonia irachena risulta preziosa , perché consente di controllare l’intera area medio-orientale .

Ma il " codice strategico " non si ferma qui , infatti , si profilano attacchi alla Siria , all’Iran , e non è azzardato prevedere l’etnocidio del popolo palestinese .

Il quadro macabro e orripilante non deve disarmare né la speranza , né l’indignazione , infatti , la resistenza postmoderna dovrebbe essere in grado di operare una radicale rivoluzione culturale . Ciò significa che occorre costruire una democrazia libertaria ed assoluta , rimuovendo , però, tutti i paradigmi che intendono rivisitare la cupa realtà dello Stato monopartitico . Se ho fatto esplicito riferimento ad una democrazia libertaria non è casuale, perché ritengo che siano estremamente allarmanti e ripugnanti i processi sommari perpetrati dal regime castrista ai danni dei dissidenti cubani . Non senza ragione a questo proposito José Saramago, Nobel portoghese per la letteratura e comunista, ha giustamente osservato : " Dissentire è un diritto- che si trova e si troverà scritto con inchiostro invisibile in tutte le dichiarazioni di diritti umani passate, presenti e future. Dissentire è un atto irrinunciabile di coscienza " . Il progetto di trasformazione sociale e culturale deve demolire , dunque , l’attuale "civiltà " dominante , coniugando etica e politica e negando perentoriamente le tortuose strategie del passato . Onestà , chiarezza , determinazione, pluralismo , imperativi morali devono costituire i presupposti imprescindibili per una autentica lotta di liberazione .

Lucidamente Frei Betto sostiene che contro i tre grandi valori della globalizzazione neoliberista , ossia il dollaro , l’euro , lo yen , il progetto alternativo deve partire dai tre valori che ispirarono la rivoluzione francese del 1789 , cioè libertà , eguaglianza e fraternità . Suggestive ed esaltanti sono poi le proposte formulate da Bourdieu , che ha ipotizzato " una nuova Internazionale , non organizzata , non dogmatica , non al servizio di un partito , bensì un’Internazionale dell’umanità , degli esseri umani " .

Valicando , però , i confini del giardino della speranza e ritornando agli orrori della realtà fattuale , emergono dati inquietanti . Difatti , si registra non solo la vergognosa spartizione delle spoglie irachene , ma si celebrano anche i fasti delle più eclatanti menzogne , basti pensare che addirittura si creano analogie tra la guerra di conquista irachena e la fulgida esperienza della Resistenza . Intanto , mentre i paradossi si moltiplicano a dismisura , le regole canoniche del biopotere dilagano e legittimano macabri rituali sacrificali , infarciti di una barbarie culturale e linguistica davvero sconcertante .

Il quadro a tinte fosche , dunque , non consente l’inerzia delle vecchie forme della politica , ma impone una svolta radicale : in altri termini , come vuole Giuseppe Bronzini , bisogna "disobbedire , disobbedire , disobbedire " .

Da qui la necessità di opporre una salutare resistenza contro gli espansionismi guerrafondai , contro l’omogeneizzazzione mercantile del mondo , contro l’unilateralismo imperialista di Bush , contro la possibile gerarchia di un secondo Impero, contro la misoginia endemica dei poteri , contro le crociate repressive : in altre parole , contro l’escalation dell’inumano .

Preso atto che lo scenario è ripugnante e destabilizzante, sarebbe auspicabile che i rivoltosi postmoderni recuperassero lo spirito dei partigiani della libertà , instaurando un dialogo con chi ha immolato la propria vita in vista di un mondo altro .

Il 25 aprile 2003 dovrebbe , dunque , costituire un’occasione preziosa per rievocare la Resistenza , intesa non come passato sclerotico e mummificato , né come commemorazione di un museo di trapassati , ma intesa , invece , come filo rosso che connette tutte le lotte di liberazione .

Wanda Piccinonno