DADA¹ CONTRO IL POTERE IN CITTA¹ (E ALTROVE) L¹ultima novità della stagione è quella che maggiormente ci ha colpito (almeno per quanto riguarda la nostra città): Palazzo Gradari, splendida residenza signorile del 1599, di proprietà comunale, riportata alla luce grazie al restauro a cura dell¹Amministrazione e restituita alla collettività con l¹organizzazione di mostre, convegni, incontri, proiezioni, matrimoni e quant¹altro, presto sarà di nuovo (forse proprio mentre leggete queste righe) alienata al pubblico e destinata ad ospitare uffici ed aule per corsi parauniversitari o paramedici (probabilmente ³più para che medici², come recitava una battuta dell¹irresistibile Arizona Junior dei fratelli Coen). Lo sdegno si unisce al disgusto, la rabbia ad un tragico sentimento di impotenza di fronte al rinnovarsi dello scempio, del degrado, in una città come la nostra che ha perso per strada la propria multiforme anima culturale, improntata, nei secoli d¹oro, all¹apertura, al cosmopolitismo, alla partecipazione popolare, e piegata ora, nei secoli bui al culto del cemento e dell¹apparire, della smania di potere e della mediocrità. Come scriveva Nietzsche (un grande senza tempo, capace di vedere a lungo nella storia e ben oltre i propri orizzonti): ³La società industriale del profitto è la forma di esistenza più infame che esista². Ed è proprio sotto il
segno dell¹infamia crediamo che si consuma questo
nuovo, triste capitolo della storia cittadina, vergato
nel senso del ³togliete a tutti per dare a pochi² che
già il regime berlusconiano aveva improntato. Ed è
proprio qui la questione: la logica del potere, pure
variando i suoi agenti, non cambia, purtroppo. Resta
quanto mai attuale, così, la saggia e sventata
acquisizione della cultura politica ed estetica
libertaria: non lottiamo per
(ottenere) il potere, ma contro
ogni potere al mondo! Da qui la necessità anche ora
di battersi contro questo potere,
perché non merita che il nostro più profondo disprezzo.
Come farlo? Recuperando e facendo rivivere in modo
creativo lo sberleffo anarchico d¹inizio novecento e
degli anni ¹70: ³Sarà una risata che vi
seppellirà!². Spazio quindi al dadaismo,
all¹infrazione di ogni normalità, all¹inventarsi di
nuove forme d¹espressione e di rivolta (non violenta e
capace di mettere alla berlina l¹ottusità del
buonsenso), alla faccia dei miseri detentori
dell¹infamia al potere! |