Dichiarazione per la Risoluzione Democratica della Questione Kurda Il Medio Oriente, un luogo con allinterno un acceso conflitto, è continuamente al centro dellattenzione mondiale. Sebbene la motivazione stia nel suo essere territorio dove il sistema mondiale si è formato, la ragione principale è la non democratizzazione della regione. Quando non viene sviluppata una cultura democratica, la società e le forze politiche non sono rispettose dei diritti luna delle altre, dando così luogo ad un conflitto. Il motivo e la base per lintervento delle forze straniere è dovuto al fatto che i sistemi politici del territorio sono anti-democratici Una delle ragioni fondamentali del perchè il Medio Oriente non è stato democratizzato è la mancata soluzione della questione kurda. Questa questione non viene risolta alla radice, di conseguenza gli sforzi per risolvere gli altri problemi nella regione rimangono inefficaci e non portano alla stabilità. I responsabili per la mancata soluzione della questione sono le forze internazionali e territoriali. A causa di quanto sopra il popolo kurdo ha subìto molte afflizioni. Tuttavia, le forze che dominano sul Kurdistan non hanno raggiunto la serenità. Senza una democratizzazione la pace non si svilupperà nel Medio Oriente e persisteranno il sospetto e lansia di arabi, kurdi, turchi, persiani, assiri e israeliani, gli uni nei confronti degli altri. La tensione che ne deriva sfocerà inevitabilmente nel conflitto. Gli stati regionali che hanno mantenuto la loro politica conforme al Trattato di Losanna, che nega il popolo kurdo, non hanno mai riconosciuto I kurdi come popolo e a loro si rivolgono con la forza. Questi stati non hanno alcun sistema positivo verso i kurdi. Al contrario la loro unica politica consiste nel sopprimere con violenza quei kurdi che, giustamente, insorgono. Attualmente, con la stessa mentalità, cè unalleanza anti-kurda tra Turchia, Iran e Siria. In tutta la storia i kurdi hanno resistito contro la politica di annientamento e sono arrivati a questo punto di impasse. Pioniere di questa mentalità è lo stato turco con la sua politica di violenza contro il popolo kurdo, sfociata in conflitto e tensione.
Lattuale periodo nel mondo e nel Medio Oriente e
gli sviluppi che il Movimento per Fino ad ora in Turchia e a livello internazionale molti circoli, intellettuali, scrittori, istituzioni della società civile e il Governo Federale del Kurdistan del Sud, hanno fatto proposte e appelli ad entrambe le parti per un cessate il fuoco. Recentemente il portavoce del ministro degli esteri americano ha rivolto un appello al nostro movimento per un cessate il fuoco unilaterale e per il disarmo. Purtroppo unazione unilaterale non è sufficiente per risolvere il problema. Se lo fosse tutti i nostri sforzi sarebbero indirizzati ad intraprendere, unilateralmente, qualunque azione necessaria alla soluzione della questione. Tuttavia, la storia della nostra lotta dimostra che gli sforzi unilaterali non bastano per porre fine al conflitto.
Lopinione pubblica sa bene che il leader del nostro
movimento ha chiesto vari cessate il fuoco unilaterali
nel 1993, 1995 e 1998, per aprire il cammino verso una
soluzione democratica. Tuttavia queste iniziative non
hanno portato ad una soluzione e lo stato turco vi ha
trovato unopportunità per sopprimere il nostro
movimento aumentando le incursioni. Quando con
larresto del nostro leader Abdullah Ocalan ad
Imrali il 2 agosto 1999 tutti questi sforzi si sono
rivelati inutili, il nostro movimento ha abbandonato la
strategia della lotta armata, le forze della guerriglia
si sono ritirate oltre il confine della Turchia
posizionandosi sulla linea dellauto-difesa. In tal
modo il nostro movimento ha dato alla Turchia
lopportunità di trovare di sua spontanea volontà
il modo per risolvere la questione, senza porre alcuna
pressione. Lo stato turco, che non aveva alcuna
giustificazione per non procedere alla soluzione, non ha
mostrato alcun volontà di farlo. Sebbene fosse sotto
pressione sia a livello nazionale sia internazionale,
Ci siamo appellati allo stato turco molte volte per
fermare la situazione di stallo e di annientamento messo
in atto con la procrastinazione nel tempo della politica.
Poichè nessun passo è stato compiuto nella nostra
direzione, nel marzo del 2003, con la formazione della
federazione kurda nel Kurdistan iracheno e con
lintervento degli USA in Iraq, lo stato turco ha
creato unalleanza con Iran e Siria temendo la
costituzione di un Kurdistan più grande. Per annientare
le dinamiche kurde indipendenti, sono state riprese
operazioni militari su larga scala e politiche di
tensione.
Contro questi attacchi, il 1° giugno 2004, il periodo
dellautodifesa ci è stato imposto. Secondo la
nostra nuova strategia di lotta lHPG (Forze di
Difesa Popolare) non fa uso della lotta armata ma
dellautodifesa armata contro gli attacchi armati
sul nostro popolo. E per contrastare queste
aggressioni che il nuovo periodo è iniziato con le
azioni di rappresaglia dellHPG.
Il 10 agosto 2005 il nostro movimento ha iniziato un
periodo di un mese di nessuna azione come
gesto amichevole per il discorso del Primo Ministro
Erdogan a Diyarbakir e per gli sforzi di pace di alcuni
intellettuali, al fine di creare una possibilità per la
pace e la soluzione democratica. In risposta a quanto
sopra le forze armate turche hanno potenziato le loro
offensive e il risultato di quel mese di nessuna
azione è stato che la perdita delle forze
dellHPG è stata quadruplicata. Il Primo Ministro
Erdogan, non rivendicando le sue parole, ha sostenuto la
violenza perpetrata dalle forze armate. La ricerca di una
risoluzione politica pacifica e gli sforzi del popolo
kurdo sono stati valutati come debolezza e disperazione
dalla tradizione politica che vede armi e violenza nel
significato del termine forza.
Mentre il mondo è entrato in un periodo di dialogo come
soluzione a questo tipo di questioni, cè solo una
ragione che spiega la sospensione di tutte le strade per
dialogare con il Movimento per
Il Movimento per
Riteniamo che lattuale crisi e conflitto danneggino
i turchi, i kurdi e tutti i popoli del Medio Oriente. Per
questo motivo abbiamo preso in considerazione gli appelli
e il desiderio di pace di alcune forze internazionali,
istituzioni internazionali e vari ambiti e, tenendo conto
degli ultimi appelli di pace del nostro leader, abbiamo
deciso di formulare una nuova proposta.
Con questo obiettivo noi come Consiglio Esecutivo del
Koma Komalen Kurdistan (KKK, Confederazione del
Kurdistan) ci siamo incontrati nei giorni tra il 7-9
Agosto 2006 per discutere della situazione e abbiamo
deciso di avviare un nuovo periodo per la pace e la
democrazia.
Pertanto lo stato turco deve rispondere con una
dichiarazione per dimostrare la volontà di dialogo e di
soluzione, deve cessare le offensive e porre fine alle
pesanti condizioni di isolamento imposte al nostro
leader. Non si tratta di condizioni ma di presupposti che
qualunque forza dovrebbe accettare per dimostrare la
propria disponibilità.
Se
Le due parti possono sviluppare una base sui passi che
seguono per arrestare il conflitto. Segue la possibilità
di mettere la seconda fase allordine del giorno. La
seconda fase rappresenta linizio della soluzione
democratica alla questione kurda. Una prospettiva di
autonomia democratica allinterno dei confini della
Turchia, a sostegno della libertà del popolo kurdo, può
essere fondamentale per una soluzione permanente.
La sequenza di azioni che le due parti devono
intraprendere nella seconda fase per una soluzione
permanente: 1-
Il riconoscimento dellidentità kurda e delle
garanzie costituzionali di tutte le identità sotto
lidentità di Cittadini Della Turchia come
identità superiore, 2-
Il superamento di ostacoli posti davanti allo sviluppo
della lingua e cultura kurda, il riconoscimento
dellistruzione nella lingua madre e del kurdo
riconosciuto come la seconda lingua ufficiale accanto al
turco nella regione del Kurdistan, e inoltre il mostrare
rispetto per le altre minoranze culturali, 3-
Il riconoscimento, sulla base della libera attività
politica e di organizzazione, del diritto di manifestare
il proprio pensiero, credo e libertà di espressione, il
superamento, nella costituzione e nella legge, di tutte
le disuguaglianze sociali, prima di tutto la
discriminazione di genere, 4-
Con un progetto di riconciliazione, al fine di pervenire
ad un reciproco perdono tra i due popoli, costituire un
sindacato di pace e libertà, e su questa base operare il
rilascio dei prigionieri politici, incluso il leder del
PKK, senza porre ostacoli alla loro partecipazione in
politica e nella vita sociale, 5-
Il ritiro delle forze presenti sul territorio del
Kurdistan per motivi di guerre speciali,
labolizione del sistema dei guardiani di villaggio,
lo sviluppo dei progetti sociali e politici necessari per
il ritorno nei villaggi ivi dislocati, 6-In parallelo alla realizzazione dei suddetti articoli linizio, con un calendario stabilito da entrambe le parti, del graduale disarmo e della partecipazione legale nella vita sociale democratica. La soluzione permanente alla questione kurda in Turchia può essere attuata mettendo in pratica questi passi fondamentali. Questo significa anche che la Turchia diventerebbe un paese pienamente democratico. La risoluzione della questione kurda in Turchia comporterà anche la risoluzione democratica della questione kurda, entro gli attuali confini, in Iran e in Siria. La risoluzione della questione kurda in questi paesi porterà alla democratizzazione del Medio Oriente. Estirpando sospetto e ansia si avrà modo di trovare una soluzione a tutte le questioni della regione. Appare chiaro che la risoluzione alla questione kurda in questi termini porterà benefici alle forze internazionali e ai popoli della regione. La stabilità e la pace possono essere sviluppati solo con una soluzione democratica alla questione kurda e con la prospettiva di democratizzare il Medio Oriente. Lamicizia tra i popoli, il rispetto reciproco e un sistema equo, possono essere realizzati solo con un simile progetto. Quando in realtà si tende ad implementare piani di annientamento usando la violenza contro il movimento per la liberazione kurdo, le conseguenze possono solo essere conflitti e instabilità che non portano beneficio a nessuna delle parti. Occorre riconoscere oggi che il PKK e il suo leader rappresentano la realtà principale del popolo kurdo. Cercare oggi di separare gli uni dallaltro, inseguire una soluzione di non esistenza del PKK e Ocalan, significa solo spingere la questione in un impasse e far intensificare il conflitto. Euna questione molto importante che tutte le forze devono seguire per uno sviluppo corretto ed equo della soluzione. Il progetto di soluzione del nostro leader Ocalan non riguarda solo i kurdi ma la libertà e la democrazia per lintera popolazione del Medio Oriente. La giusta soluzione dei problemi tra i popoli, incluse le divergenze tra Palestina e Israele e lo sviluppo della stabilità, può solo passare attraverso questa prospettiva. La piattaforma denominata meccanismo ternario tende a risolvere una questione alla radice, tende al dialogo, alla soluzione democratica. Noi come kurdi mostreremo limpegno necessario e la dedizione per una risoluzione. In questo caso noi rappresentanti dei kurdi saremo esemplificati nel meccanismo ternario in cui il nostro popolo e movimento possono riporre la propria fiducia. Se però ci si basa sulla politica di violenza che la Turchia ha perpetrato contro i kurdi negli anni, noi non laccetteremo e questo farà inasprire le ostilità e accrescerà limpasse. E comprensibile che la Turchia, che non ha altra politica tranne quella della negazione e dellannientamento, speri che gli USA attacchino il Movimento per la Liberazione kurdo. Tuttavia, non cè logica né spiegazione nellattacco da parte degli USA contro il PKK. E contro gli interessi degli USA e delle forze alleate che affermano di essere in linea con la mentalità democratica, affrontare il Koma Komalén Kürdistan che si batte per questi princìpi. La realtà dei popoli democratici che il movimento ha sviluppato può essere facilmente identificata nellatteggiamento della gente di Diyarbakir (Amed), che è il simbolo del popolo kurdo. Riteniamo inoltre che linteresse delle forze internazionali passi attraverso laccettazione e il rispetto della volontà mostrata dal popolo di Amed. E una realtà indiscutibile che la soppressione del Movimento per la Liberazione Kurdo sia una perdita per il popolo, per le organizzazioni del Kurdistan meridionale e per tutti i kurdi. Le forze che insistono sulla negazione dei kurdi nella regione vogliono indebolire il popolo kurdo annientando il nostro movimento e di conseguenza credono di avere la meglio sulle politiche del Medio Oriente. Con questi mezzi prevedono che le forze internazionali accetteranno la loro politica di negazione. Riteniamo che tutti i kurdi ne siano consapevoli. In questottica ci appelliamo al Governo Federale del Kurdistan Meridionale e a tutte le parti perchè prendano posizione contro ogni politica di annientamento e che si impegnino per una risoluzione democratica e pacifica della questione kurda. Dichiariamo di voler agevolare e partecipare a qualunque azione che vada in questa direzione. Sebbene le forze internazionali e i paesi del territorio possano giocare un ruolo di agevolazione, il luogo per la soluzione della questione nel Kurdistan settentrionale come linterlocutore, è la Turchia. La Turchia deve accettare che la soluzione avverrà con i kurdi che vivono nel paese. E opportuno che la Turchia si renda conto che non risolverà il problema implorando gli USA affinché si alleino contro la nostra organizzazione, creando unalleanza anti-kurda con lIran e la Siria, attaccando le nostre forze, mettendo sotto pressione il KDP (Partito Democratico Turco) e il PUK (Unione Patriottica del Kurdistan) e inviando truppe in Libano per conferire unimmagine positiva alla comunità internazionale. Lo stato turco dovrebbe ascoltare gli appelli del popolo kurdo e del suo leader invece di portare avanti relazioni diplomatiche contro il Movimento di Liberazione Kurdo, e di dare concessioni su concessioni, considerando che la questione potrebbe essere risolta in breve tempo. Poiché il progetto che abbiamo sviluppato contiene delle condizioni estremamente ragionevoli, gli interessi di entrambe le parti sono stati espressi. In realtà, se si mettono da parte negazione-annientamento e le lenti scioviniste, si vedrà che la soluzione va incontro agli interessi della Turchia. Sulla base dellamicizia tra i kurdi, turchi, arabi e tutti i popoli della regione, riteniamo che tutte le questioni possano essere risolte attraverso il dialogo e i metodi pacifici allinterno di un sistema equo e democratico. Crediamo che il conflitto armato non può risolvere i problemi. Tuttavia, laddove lonore, la dignità e i valori umani fondamentali sono violati e non ci sono altri mezzi per difenderli, constatiamo che anche lONU ha accettato secondo le leggi internazionali che il diritto allautodifesa, inclusa la resistenza armata, è legittimo ed è un diritto legale. La violenza armata che va oltre lautodifesa è terrorismo e come tale la condanniamo. Per la soluzione delle divergenze tra i popoli e per lo sviluppo di un sistema democratico libero, riteniamo importante e moderna questa prospettiva nella soluzione di tali questioni. Ci appelliamo ai circoli mediatici internazionali e regionali, intellettuali e scrittori, e a tutti gli ambienti vicini alla democrazia, per rivendicare il nostro progetto di soluzione pacifica e democratica e perchè prendano posizione contro le politiche di annientamento sulla base della violenza dello stato turco. Come movimento vorremmo sottolineare ancora una volta che la soluzione corretta e giusta è lautonomia democratica nei confini della Turchia. Crediamo che una soluzione nellunità della Turchia rappresenti un vantaggio per il popolo kurdo e per i popoli della regione. Ci appelliamo ancora una volta a tutte le forze politiche internazionali e regionali e ai circoli democratici affinchè si impegnino ad avviare una soluzione democratica e a sostenere la risoluzione democratica della questione kurda allinterno dei confini politici della Turchia. Consiglio Esecutivo del KKK 20 agosto 2006 |