I RIFIUTI
DI GAZA di
vittorio
Un grosso problema preoccupa in
questi giorni gli Israeliani, e in
particolare il Ministro per le Infrastrutture Binyamin
Ben-Eliezer.
Pare, infatti, che i rifiuti scaricati dalla Striscia di
Gaza nel
Mediterraneo, senza aver subito alcun tipo di
trattamento, stiano
inquinando il mare antistante l'impianto di
desalinizzazione di
Ashkelon, mentre analoga situazione si verifica per i
rifiuti che
giungono in Israele attraverso i corsi d'acqua del West
Bank.
In passato, in realtà, esistevano diversi progetti
finanziati dagli
Usa e dalla Germania per il trattamento dei rifiuti e
delle acque
reflue nei Territori palestinesi, progetti rimasti,
però, sulla carta
a seguito delle recenti elezioni legislative e
dell'ascesa al potere
di Hamas.
Strana gente, questi ebrei di Israele.
Dal 25 giugno al 16 agosto, hanno ucciso ben 207
Palestinesi, in gran
parte civili, ivi inclusi 10 donne e 46 bambini, e ne
hanno feriti
almeno 815, tra cui 27 donne e 232 bambini.
Dal 25 giugno, le devastazioni provocate dai
bombardamenti
d'artiglieria e dai raid aerei israeliani costringono la
popolazione
di Gaza ad avere elettricità solo per 6-8 ore al giorno,
ed acqua
solo per 6 ore ogni due giorni, acqua la cui qualità -
sia detto per
inciso - è molto scarsa e provoca numerosi casi di
diarrea acuta e
dissenteria.
Il blocco dei finanziamenti e dei trasferimenti tributari
in favore
dell'amministrazione palestinese fa' si che gli impiegati
pubblici da
tempo siano rimasti senza regolari stipendi, e ciò si
riflette, tra
le altre cose, sul servizio di rimozione dei rifiuti
solidi urbani; a
ciò aggiungasi che la mancanza di benzina costringe a
restare fermi
gran parte degli automezzi deputati a tale scopo.
L'impianto di depurazione delle acque di Beit Lahia è
ormai al
collasso, ed è stato ripetutamente danneggiato dal fuoco
dell'artiglieria israeliana.
Nella Striscia di Gaza, soltanto il 30% dei residenti
gode di entrate
più o meno regolari, e ciò si riflette in una crescente
malnutrizione
degli strati più deboli della popolazione, solo in parte
alleviata
dall'intervento del World Food Programme e di altri enti
umanitari.
Ed in tutto questo, l'unica cosa che preoccupa gli
Israeliani è
il "disturbo" di dover trattare e depurare
l'acqua di mare di
Ashkelon prima di avviare il processo di desalinizzazione
vero e
proprio!
Il Ministro israeliano Ben-Eliezer ha scritto
all'ambasciatore
tedesco, sostenendo che "questi progetti (di
finanziamento degli
impianti di trattamento dei rifiuti, n.d.r.) sono vitali
da un punto
di vista umanitario", e tuttavia nessuno, in
Israele, mostra di
preoccuparsi del disastro umanitario in atto oggi a Gaza.
Naturalmente, di tutto questo, di questa ingiusta e
bestiale
punizione collettiva perpetrata ai danni della
popolazione
palestinese nessuno parla, anzi, al contrario, troviamo
ancora oggi
qualche anima bella che sostiene che Israele ha mostrato
la
sua "volontà di pace" mediante il ritiro
unilaterale dalla Striscia
di Gaza.
Dimenticando che, attualmente, la Striscia di Gaza non è
altro che
una enorme prigione a cielo aperto, in cui regnano fame,
povertà,
distruzione, morte.
Anzi, è ancora peggio, perché almeno in una prigione
sono i
carcerieri a dover fornire cibo, acqua, elettricità e ad
organizzare
lo smaltimento dei rifiuti.
E in una prigione non succede mai che i carcerieri
irrompano
all'improvviso per massacrare i reclusi.
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