un'altra
ragazza lesbica violentata 18 APRILE 2004 - 18 AGOSTO 2006
A poco più di due anni dal nostro caso, ecco che
un'altra ragazza lesbica ha
dovuto subire uno stupro - politico. Non è senza nome,
come le decine, le
centinaia che non denunciano o non finiscono sui giornali
- si chiama Paola.
Ha trent'anni e frequenta Torre del Lago, il "Mama
Mia" - l'Eldorado dei Gay
e delle lesbiche nuovo millennio.
Nei giorni scorsi mi ha scritto una donna che non
conoscevo prima
dell'Aprile 2004 - che fu talmente indignata dal silenzio
o dagli insulti
che dovemmo sopportare da contattarmi personalmente per
chiedermene conto.
Era sconvolta: «Cinzia, è terribile! Nessuno ricorda
Sara...».
L'aggressione che abbiamo subito, non è mai esistita,
amica mia. Soprattutto
il movimento LGBT* (quello che popola ed anima il ghetto,
quello dei leader
che siedono in parlamento, vanno in TV, che si fanno
interpreti dei nostri
bisogni, delle nostre opinioni) ha finto che non sia mai
avvenuta o, dopo
qualche parola di circostanza, ha girato la testa da
un'altra parte. Chi
sapeva ha dimenticato in fretta perché non aveva nessun
motivo personale per
tenerlo a mente, o ne aveva molti per liberarsene.
Sara non ha subito violenza nella pineta dietro al
"Mama Mia". L'ha subita
in una zona di campagna, nei pressi della mia abitazione,
lontano dal
palcoscenico, dal ghetto. Non abbiamo denunciato
pubblicamente l'accaduto
per farci pubblicità (???), come troppi hanno insinuato,
ma perché dopo
appena 50 giorni la magistratura stava tentando di
archiviare la pratica! E
non l'abbiamo denunciata subito perché furono i
carabinieri a pregarci di
non farlo per poter indagare senza avere i riflettori
puntati addosso - se
avessero saputo che a nessuno importava un fico secco,
non si sarebbero dati
tanta pena.
Una violenza sessuale, contro una donna lesbica, in
provincia di Lucca. Un
agguato premeditato, dettato da lesbofobia. Due uomini,
alti. Italiani. Le
analogie finiscono qui.
Se mai saranno identificati, mi chiedo se a qualcuno
verrà in mente di far
vedere le loro foto a Sara. Non credo - perché esistono
stupri di serie "A"
e stupri di serie "B". Stupri da commentare
usando il condizionale e stupri
garantiti. Stupri stupri e mezzi stupri. Stupri buoni per
riempire una
pagina di giornale, e stupri di cui non è opportuno
interessarsi.
Così, dopo la notizia della violenza sessuale inferta a
Paola, mi sono
sentita in colpa per aver avuto ragione, inferocita per
non essere stata
ascoltata. Ho pensato: se alla manifestazione di Lucca
fossero venuti in
diecimila invece di duecento (ma per la vetrina infranta
alla Libreria
Baroni furono duemila!), se la comunità LGBT*, le
associazioni, gli
inquirenti, i politici e i giornalisti avessero fatto il
proprio lavoro,
oggi, forse, lei e le altre starebbero a cena con le
amiche, a ridere e
scherzare, invece...
Poi, il colpo di grazia alla mia (alla nostra) emotività
già messa a dura
prova.
Il 5 Settembre 2006, "La Nazione", "Il
Tirreno" e "Il Corriere di Lucca"
pubblicano contemporaneamente la notiziona che
l'aggressione avvenuta nel
2004, è stata. archiviata. Accidenti, che tempismo -
solo un anno di
ritardo!
Gli articoli, a parte le solite fantasticherie riproposte
sebbene
pubblicamente smentite, forniscono particolari
dettagliatissimi sull'indagine,
prova che, questa volta, qualcosa a qualcuno l'hanno
chiesta. Volevano far
fare bella figura agli inquirenti e a loro stessi - gli
ipocriti. L'avrebbero
fatta se avessero onestamente scritto che l'inchiesta è
stata archiviata a
meno di dodici mesi dai fatti dopo ben tre tentativi
andati a vuoto perché
NOI ci siamo opposte (al quarto abbiamo desistito,
ovviamente - potevamo
aspettarci un miracolo)? Ragionevolmente: QUESTA, che
razza d'indagine può
mai essere stata?
Tanta solerzia, tanto sospetto puntiglio, tanto manifesto
paraculismo,
avremmo voluto vederlo quando facevano a gara
nell'insinuare il dubbio che
cose del genere fossero avvenute! Quando, invece
d'informare su quello che
succede in questa città, in questo paese, tacevano,
insabbiavano,
minimizzavano, screditavano!
Ed ora c'è persino chi finge di distrapparsi le vesti,
grida allo scandalo,
s'indigna. Troppo tardi - e troppo facile farlo a
posteriori, quando non
serve più.
Ad oggi, le uniche persone che posso ringraziare, sono
alcune donne della
Commissione Provinciale Pari Opportunità di Lucca e
pochi altri che a titolo
personale si sono esposti, ci sono stati vicino,
annichiliti come noi di
fronte alla cattiveria, al menefreghismo,
all'opportunismo e all'ottusità
dei nostri simili - uomini o donne, di sinistra o di
destra, etero o
omosessuali che fossero.
Ogni santo giorno leggo storie di persone offese,
abusate, aggredite.
Conosco ogni loro pensiero, ogni loro emozione, so cosa
significa sapersi
vulnerabili, soli, ho visto e ogni giorno rivedo negli
occhi della gente la
stessa indifferenza, la stessa incredulità o malafede,
lo stesso fastidio,
sulle labbra quei sorrisetti che procurano più dolore di
una coltellata, che
levano il fiato - e non mi do pace. Come si fa a non
capire? Come si fa a
fregarsene? Come si può pensare che una persona meriti
quel che ha subito,
che se l'è cercato? Come si fa a lasciarla sola? Come ci
si può credere
persone dabbene sapendo di aver contribuito alla sua
sofferenza, o di non
aver fatto quello che era nelle nostre possibilità per
alleviarla?
Per noi è stato un disastro - durante e dopo
l'aggressione. Mi auguro che a
Paola vada meglio, mi auguro ed auguro a tutte le Paola
che verranno una
legge antidiscriminatoria che finalmente definisca e
punisca in modo
specifico i reati dettati da omo, lesbo e transfobia, che
i politici esigano
l'applicazione di questa legge, che gli inquirenti la
smettano di usare due
pesi e due misure. Tuttavia, dobbiamo guardare in faccia
la realtà: se alla
vigilia dell'adozione da parte del Parlamento nigeriano
di una legge che
vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso
punendoli con il carcere,
ben 56 parlamentari italiani sottoscrivono e inviano a
quel governo una
lettera per scongiurarne l'approvazione, ma poi, di
fronte a quello che
succede in casa nostra, all'ennesimo caso di stupro
politico ai danni di una
lesbica, soltanto Franco Grillini, Titti De Simone e
Vladimir Luxuria
firmano un'interrogazione parlamentare e a tutti sembra
che abbiano fatto
chissà cosa, è evidente che non c'è alcun motivo per
essere ottimisti o
speranzosi, ma per essere incazzati e preoccupati sì, e
molto anche - con
ragione, anche se inutilmente.
C. Ricci - Lucca, 6 Settembre 2006
SEGUE COMUNICATO
Comunicato delle Lesbiche Antifasciste
Italiane sullo stupro di Torre del La
COMUNICATO DELLA *LAI (Lesbiche Antifasciste
Italiane)
CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE
* La LAI, Lesbiche Antifasciste Italiane, è una lista
apartitica di
discussione, confronto e informazione di Lesbiche che,
mentre si riconoscono
nel principio etico che ogni diversità è un valore e
pertanto deve essere
rispettosa civiltà, si dichiarano antifasciste,
antirazziste,
laiche,femministe, e pacifiste.
Lo stupro perpetrato in questi giorni a Torre del Lago è
un delitto
"politico" contro una donna lesbica e a rendere
più intollerabile l'evento,
di per sé doloroso, è il fatto che per crimini di tale
natura non esistono
ancora in Italia quelle tutele specifiche, che sono già
presenti in altri
stati.
Come spesso in passato, i giornali hanno catalogato
l'episodio nella
cronaca, evidenziando soprattutto che i violentatori sono
"italiani". Oh
guarda che stranezza, non sono stati dei fondamentalisti
islamici! E com'è
possibile che accadano "certe cose" in un Paese
cattolico e bianco e
capitalista, magari ad opera di bianchi e capitalisti,
convinti anche di
essere buoni cattolici?
Ancora una volta sulla stampa si è parlato
principalmente della circostanza
che Paola, lesbica, è stata stuprata in una zona
appartata dove si era
recata di sua volontà...come a dire che in fondo se l'è
cercata
e che esistevano motivi spiegabili - il lesbismo e la
pretesa di girare da
sola - perché qualcuno "liberamente" ne
abusasse.
In questo stupro di matrice politica la violenza è
doppia: contro un corpo
di donna, contro un corpo di lesbica. E l'oggetto della
violenza ha tanti
nomi. Oggi si chiama Paola, a Torre del Lago; ma si
chiamava con un altro
nome altrove, oppure non ha potuto neanche nominarsi,
come in tanti casi non
denunciati per la paura dettata dall'intimidazione.
E' necessario dire chiaro e forte che si è trattato
d'una violenza fascista,
d'uno stupro di massa alimentato dall'ideologia
patriarcale, religiosa o
laica che sia. Lo stupro di Paola è l'ennesimo episodio
della continua,
ripetuta aggressione nei confronti di lesbiche, gay e
transessuali e
purtroppo non sarà neanche l'ultimo, perché l'estrema
destra in Italia da
anni sta alimentando odio e violenza verso chi - a parer
suo - reca danno
alla triade Dio-Patria-Famiglia.
Questa brutale campagna d'opinione va
avanti da anni, acquistando un carattere sempre più
dilagante e devastante,
dati anche i tentativi - espliciti o striscianti - di
sminuire la gravità
degli attacchi che "i bravi ragazzi",
rappresentanti delle "sane famiglie",
impunemente portano avanti.
Dobbiamo cambiare rotta. Lo stupro, soprattutto uno di
questo tipo,
non si esaurisce fra vittima e carnefice, ma si estende
alla comunità di cui
il soggetto violentato fa parte. Colpire una donna
lesbica, un gay, uno o
una trans, oltre ad essere un crimine odioso contro la
persona che ne è
vittima, tende a colpire al cuore la sua, la nostra
comunità d'appartenenza.
E' necessaria una forte battaglia culturale e anche
un'azione legislativa
specifica, per fermare non solo gli esecutori dei
crimini, ma anche tutti
coloro - siano essi opinionisti, politici, medici,
religiosi d'ogni
estrazione - che, sostenendo il disprezzo e l'odio verso
gay,
transessuali e lesbiche, o verso quelle altre donne
eterosessuali che
comunque vivono liberamente la loro sessualità,
alimentano il retroterra
culturale in cui maturano delitti come questo.
Dobbiamo lottare con fermezza perché sia varata una
legge contro le
discriminazioni d'ogni portata, nei confronti di tutte le
persone che vivono
liberamente la propria sessualità e la propria identità
di genere; dovremo
altresì vigilare sull'applicazione di questa legge e
garantire che vengano
svolte campagne per farla conoscere; ma dovrà cambiare
anche l'atteggiamento
del "movimento lgbt" verso la discriminazione
rivolta ai "diversi", deve
cambiare a partire da adesso.
Bisogna saper mettere in campo una mobilitazione
tempestiva, per far capire
che la persona oggetto di violenza NON E' sola. Fascisti
ed estremisti di
destra in genere contano proprio sulle divisioni
esistenti all'interno del
movimento, per portare avanti il loro progetto
reazionario con l'avallo
delle chiese, della famiglia e di tutte quelle
istituzioni la cui esistenza
si fonda sulla sottomissione delle donne e dei
"diversi".
Basta. Va fatta giustizia nei confronti di chi abbatte il
suo odio cieco sui
deboli e "diversi", testimoni che, col loro
semplice "esistere", sono i
germi vitali di un modo altro e possibile d'interpretare
il mondo. I delitti
causati da odio fobico verso gruppi differenti dal
proprio si assomigliano
tutti, quale che sia la specificità del gruppo.
L'inclusione dei crimini
compiuti a danno degli appartenenti alla comunità lgbt
tra quelli
determinati da differenze razziali, etniche, religiose e
nazionalistiche,
per i quali la legge Mancino prevede specifiche tutele,
è dunque il minimo
che si possa oggi pretendere da una società civile
europea.
Ribadiamo: dello stupro di Torre del Lago subito da
Paola, una lesbica
trentenne, sono responsabili tutti. Tutti quelli che in
questi mesi hanno
designato i gay tramite il termine di
"culattoni", tutti quelli che vogliono
"curare" coloro che suppongono e definiscono
come "malati", o "pervertiti",
o "froci", ma sono responsabili anche quelli
che associano la parola gay a
pedofilo. Sono s i n g o l a r m e n t e responsabili
tutti coloro che non
vogliono garantire alla comunità lgbt i diritti, che non
vogliono tutelare i
suoi componenti sul lavoro e nella vita, disattendendo
consapevolmente lo
specifico invito della Comunità Europea, a varare leggi
di tutela dalle
discriminazioni in base all'orientamento sessuale.
Lo stupro di Torre del Lago pesi sulle loro coscienze,
perché questo atto è
la quasi-diretta conseguenza delle tante vessazioni,
piccole e grandi,
fatte subire alla comunità lgbt quotidianamente e molto
spesso coperte da
silenzio; è la conseguenza quasi-diretta di
discriminazioni che generano la
paura; è il risultato delle tante parole d'odio dette e
sentite in tv, lette
sui giornali o udite nei comizi, sbandierate con estrema
arroganza dai
vecchi e dai nuovi fascisti.
A Paola giunga la nostra voce, la nostra solidarietà di
donne, di lesbiche
pronte a scendere in piazza per lei e per le altre, per
quelle tante che,
diversamente da lei, non trovano il coraggio di
pervenire, con la stessa sua
forza, alla denuncia.
PER CONTATTI:
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Luisa Raineri (amministratrice)
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