PER
LA PACE IN MEDIO ORIENTE segnalato
da conqus.
In vista della riunione delle Commissioni
Esteri e Difesa di Camera e Senato, che si svolgerà
domani venerdì 18 agosto per discutere della
partecipazione italiana alla missione di pace Onu in
Libano, Vi inviamo il documento con cui la Tavola della
pace e il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per
la pace e i diritti umani delineano le caratteristiche
del mandato, del comando, della composizione e dei
principi che devono essere rispettati dalla Missione.
Sabato 26 agosto ad Assisi si svolgerà una
manifestazione nazionale per la pace in Medio Oriente
promossa dalla Tavola della pace e dal Coordinamento
Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti
umani.
Perugia, 17 agosto 2006
Per contatti di stampa:
Alessandra Tarquini 3479117177
EMAIL: stampa@perlapace.it Sito: www.tavoladellapace.it
Documento della
Tavola della pace*
indirizzato al Parlamento e al Governo italiano sulla
forza di pace dellOnu in Libano
Il mandato, il
comando, la composizione e i principi della missione Onu
La Risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di Sicurezza
dimostra ancora una volta che lONU rimane
listituzione multilaterale essenziale e ineludibile
per il mantenimento della pace e della sicurezza
internazionale e che pertanto è nellinteresse di
tutti procedere velocemente al suo rafforzamento e alla
sua democratizzazione come da anni andiamo sostenendo. Il
buon funzionamento delle istituzioni internazionali
multilaterali e un ordine internazionale basato sulla
Carta delle Nazioni Unite e sul Diritto internazionale
sono obiettivi ineludibili per costruire la pace in Medio
Oriente e in ogni altra parte del mondo. La Risoluzione
1701 del Consiglio di sicurezza è un documento che
contiene una novità importante: forse per la prima volta
le Nazioni Unite (NU) riescono a mettere insieme due
obiettivi, quello immediato, della cessazione delle
ostilità, e quello di lungo periodo, della pace giusta e
duratura in Medio Oriente.
MANDATO
Nonostante la Risoluzione non contenga un esplicito
riferimento al Capitolo VII della Carta delle NU, il
mandato della missione UNIFIL (United Nations Interim
Force in Lebanon) è più ampio di quello previsto per il
tradizionale peacekeeping. E un mandato corredato
di autentica e forte autorità politica sopranazionale.
Per usare la tipologia di Boutros Boutros-Ghali,
contenuta nel documento UnAgenda per la
pace, la missione UNIFIL rientra nellarea del
peacemaking (pacificazione): E lazione
per condurre le parti ostili allaccordo,
essenzialmente attraverso mezzi pacifici come quelli
contemplati nel Cap.VI dello Statuto delle NU, ma anche
con gli strumenti militari previsti dal Cap. VII.
Pertanto il mandato di UNIFIL rinforzata non
è soltanto di mera interposizione, ma contempla altre
importanti funzioni. Il testo della Risoluzione 1701 è
abbastanza esplicito al riguardo. Per quanto attiene in
particolare gli obiettivi strettamente militari, è da
escludere che essi abbiano carattere offensivo. Dunque,
la caratteristica della missione UNIFIL è quella di una
robusta forza di polizia militare internazionale, non di
una forza di combattimento bellico. La nuova
UNIFIL si differenzia nettamente da missioni
multinazionali quali, per esempio, Enduring
Freedom e ISAF in Afghanistan. Essa beneficia in partenza
di una forte ed ampia legittimazione giuridica nel segno
dellautorità sopranazionale delle Nazioni Unite.
Il difficile compito del disarmo, attribuito dalla
Risoluzione al governo del Libano, il quale può chiedere
la collaborazione a UNIFIL, potrà essere agevolato dalla
scrupolosa osservanza del contemporaneo embargo nei
riguardi dellingresso di armi in Libano.
COMANDO
Coerentemente con lalto profilo politico della
missione, il comando militare della stessa
devessere esercitato sotto il controllo diretto
dellautorità politica delle NU, cioé
personalmente dal Segretario generale delle NU in stretta
collaborazione con il Consiglio di sicurezza. Occorre
evitare quanto successo in Bosnia ove lautorità
politica delle NU fu esercitata da un inetto funzionario
delegato dal Segretario generale. Poiché si tratta di
unoperazione di polizia militare internazionale,
vale per essa quanto è proprio delle operazioni di tale
natura, quindi diversamente dalle operazioni belliche: il
poliziotto è sempre sotto autorità politica, ne
discende che la catena di comando operativo sul campo
deve agire nel rispetto del diritto internazionale nella
sua interezza (non soltanto del capitolo relativo al
diritto internazionale umanitario) e, va sottolineato con
forza, sotto la costante vigilanza dellautorità
politica sopranazionale delle NU.
COMPOSIZIONE
Data la natura complessa e lalto rilievo
delloperazione che, come prima precisato, si
articola in funzioni di interposizione e di
imposizione della pace in vista di una
soluzione duratura, è importante che la stessa missione
contenga al suo interno, come elemento caratterizzante,
una forte componente diritti umani in
particolare per assicurare che i diritti fondamentali
siano rispettati, in primo luogo dal personale militare
impiegato. Per la realizzazione di questa human
rights dimension occorre che allinterno della
missione UNIFIL, quale sua parte strutturale, ci sia
personale civile in congruo numero e con appropriata
competenza: monitori dei diritti umani, specialisti nel
settore dello sviluppo e dellassistenza umanitaria,
personale esperto in comunicazione e dialogo
interculturale, nonché nella collaborazione con le
organizzazioni non governative, le istituzioni civili
locali, il mondo della scuola e dellinformazione.
E importante che tra questi civili ci sia anche un
difensore civico che sorvegli il
comportamento dei Caschi blu nei loro rapporti con la
popolazione.
PRINCIPI
Tra i principi che devono guidare la missione UNIFIL si
segnalano i seguenti.
Il primato dei diritti umani. I diritti umani devono
essere rispettati e protetti anche durante un conflitto e
chi commette gravi violazioni dei diritti umani sia
considerato un criminale. La salvaguardia
della vita e della dignità delle persone deve essere
lobiettivo primario della missione.
La legittima autorità politica sopranazionale.
LONU deve esercitare una forte autorità politica
sopranazionale di comando e controllo della missione,
quindi anche delle operazioni sul campo. Trattandosi di
unoperazione di polizia militare internazionale, il
comando operativo sul campo non può essere mai lasciato
a se stesso.
Il coinvolgimento delle legittime istituzioni locali e
della popolazione. E di tutta evidenza che
lefficacia di un intervento internazionale in una
situazione di conflitto come quella libanese dipende in
larga misura dal consenso della popolazione.
Lapproccio della missione UNIFIL deve pertanto
essere di tipo bottom-up, cioè deve tener
conto dei bisogni fondamentali delle popolazioni che sono
afflitte da violenza e da insicurezza. UNIFIL deve
ricercare il consenso della popolazione locale attraverso
un continuo processo di comunicazione, consultazione e
dialogo con le autorità di governo locale, le
organizzazioni non governative, i gruppi della società
civile, le organizzazioni femminili, i media locali.
Appunto per il conseguimento di questi fini, è
indispensabile la componente diritti umani come prima
segnalato.
La pace duratura in tutto il Medio Oriente. Il focus
della missione deve chiaramente essere
regionale, tenuto conto del fatto che oggi i
conflitti non hanno confini definiti, si diffondono per
via transnazionale, soprattutto attraverso le reti
terroristiche e criminali che provocano situazioni di
grave insicurezza non soltanto allinterno di uno
stato ma a livello regionale. Non si deve ripetere quello
che è successo nella ex Jugoslavia, dove la mancata
inclusione del Kosovo negli accordi di Dayton sulla
Bosnia e Erzegovina non è estranea allo scoppio della
guerra nel 1999. La proposta del Ministro degli affari
esteri DAlema di inviare unanaloga missione
delle NU a Gaza va dunque nella direzione giusta: per la
costruzione di una pace duratura in MO bisogna risolvere
contestualmente sia il conflitto tra Israele e Libano sia
il conflitto tra Israele e Palestina.
Il rispetto della Carta delle Nazioni Unite e del Diritto
internazionale . Il compito principale della missione
UNIFIL devessere quello di contribuire
allapplicazione del Diritto internazionale. Ciò
comporta, da un lato, che si agisca con costante
riferimento alla Carta delle NU, al Diritto
internazionale dei diritti umani, al Diritto
internazionale penale, oltre che al diritto
internazionale umanitario) e, dallaltro, che si
potenzino le capacità civili della missione come prima
segnalato allo scopo sia di dare un maggior sostegno alle
istituzioni e alle organizzazioni di società civile
locali, sia di favorire il dialogo interculturale tra le
parti, sia di contribuire alla raccolta di informazioni
che possono portare allincriminazione di criminali.
Il personale militare della missione UNIFIL dovrà essere
consapevole che in sede internazionale vige oggi il
principio secondo cui la responsabilità penale è
personale. Alle cosiddette regole di ingaggio
e al consueto codice di comportamento per i
Caschi blu, deve tra laltro accompagnarsi il
codice condotta sessuale già approvato
dallAssemblea generale delle NU il 15 aprile 2003.
Perugia, 17 agosto 2006
Documento elaborato in collaborazione
con il prof. Antonio Papisca e il prof. Marco Mascia del
Centro diritti umani dellUniversità di Padova
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