MADRID AL BANDO I COMUNISTI

Madrid mette al bando due partiti della sinistra basca.  Cosa hanno da dire i progressisti e le sinistre europee?

comunicato della Rete dei Comunisti

 

Nel più completo silenzio delle forze politiche ‘progressiste’ iberiche ed europee, la magistratura spagnola e il governo di Madrid sono tornati a violare nella maniera più netta ogni regola democratica.

Il 16 settembre scorso il tribunale speciale ereditato direttamente dal franchismo ha deciso la messa al bando di Azione Nazionalista Basca (ANV) perché rappresenterebbe una copertura, una mascheratura di Batasuna, forza politica già illegalizzata anni fa col consenso unanime di PP e PSOE. Non perché eserciterebbe qualche forma di violenza quindi, ma semplicemente perché avrebbe rappresentato i valori e gli obiettivi politici di un partito che, messo fuori dalla legalità, non poteva più farlo. Prosegue così la catena di messe al bando di formazioni politiche rappresentative di centinaia di migliaia di voti democraticamente espressi. ANV, tra l’altro, era uno dei partiti più antichi della scena politica basca: fondato nel 1930 a seguito di una scissione socialista e indipendentista del Partito Nazionalista Basco, aveva partecipato attivamente alla mobilitazione a fianco della Spagna repubblicana, condividendo responsabilità di governo con quel Partito Socialista che oggi decide la sua chiusura così come fece il generalissimo Francisco Franco nel 1937. Un partito che ha ottenuto decine di sindaci e centinaia di consiglieri comunali e provinciali alle ultime amministrative viene chiuso d’imperio, perché difende una visione sociale ed economica alternativa a quella imposta con la forza al popolo basco attraverso la repressione, la tortura, gli arresti di massa e la militarizzazione.

La stessa sorte è toccata ieri anche al Partito Comunista delle Terre Basche, la cui attività è già stata sospesa e le sedi chiuse oltre un anno fa.

Come se non bastasse, il 17 settembre la stessa magistratura di Madrid ha condannato a pene pesantissime, 200 anni di carcere complessivamente, 21 militanti delle organizzazioni che si battono per la difesa dei prigionieri politici baschi: avvocati e giuristi per lo più, attivisti sociali, giornalisti. Anche qui, nessun reato di sangue o di violenza contestato, basta perseguire alcuni obiettivi politici e credere in certi ideali per finire in galera.

La Rete dei Comunisti, così come ha fatto ogni qual volta il sistema di potere oligarchico che muove i fili della cosiddetta ‘democrazia’ spagnola ha abbattuto la propria scure sul movimento popolare e sulla sinistra basca, denuncia il silenzio e la complicità delle istituzioni internazionali e, ancora più grave, quello del mondo politico europeo che si fregia del titolo di progressista.

Le misure liberticide e repressive di Madrid continuano a tenere il popolo basco in una condizione di apartheid politica, condannando una fetta importante di popolazione alla negazione dei diritti democratici, politici, sociali e nazionali. Una punizione collettiva inaccettabile.

Cosa hanno da dire rispetto a questo le forze politiche progressiste e di sinistra? Il silenzio assomiglia sempre più alla complicità.

 

 La Rete dei Comunisti