7 agosto 2000
Seat-Tmc, nasce
il nuovo polo tv


MILANO - Lorenzo Pellicioli voleva la tv, la "Claudia Schiffer dei contenuti" come l'aveva definita. E adesso ce l'ha fatta: Seat Pagine Gialle rileverà il controllo di Telemontecarlo dal gruppo Cecchi Gori per una valutazione vicina ai 1000 miliardi di lire. L'intesa, che dovrebbe esser stata definita nella notte nell'ufficio dell'avvocato Sergio Erede a Milano (condizionale d'obbligo viste le incertezze e gli slittamenti di questi giorni), verrà ufficializzata oggi, secondo quanto riferito da fonti vicine alla trattativa. La lentezza del negoziato è stata causata da lunghe discussioni tra legali e consulenti su aspetti tecnici e legislativi. Tutto, probabilmente, è stato complicato anche dal fatto che i più diretti interessati sono serenamente in vacanza.

Il nuovo polo televisivo italiano, dunque, è in partenza: Tmc finisce nel carniere di Seat che nei prossimi giorni sposerà Tin.it, il primo Internet provider tricolore, tutto sotto le ali protettrici di Telecom. Telefoni, tv, Internet, pubblicità: si profila un protagonista assoluto nell'area della "convergenza" dei nuovi media. Ed è facile immaginare che Seat- Tmc sarà un caso di confronto politico dei prossimi mesi, tenuto conto della necessità di modificare la legge Maccanico e della chiara benedizione del centro-sinistra al salvataggio di Cecchi Gori. Si vedrà. Per adesso bisogna registare i messaggi distensivi, dopo le prime cannonate, di Mediaset ricevuti da Roberto Colaninno che, dal canto suo, promette di non voler fare guerre, mentre l'arrivo di Telecom nella tv riapre bruscamente i giochi sui futuri assetti della Rai. Quanto ci guadagna il gruppo Cecchi Gori? L'acquisizione viene fatta totalmente da Seat che rileva subito la maggioranza del capitale di Tmc, circa il 75%, ed entro un paio d'anni potrà acquistare da Vittorio Cecchi Gori anche la quota residua del capitale a un prezzo già determinato. Poca la liquidità che scorre in questa operazione. Pellicioli usa la stessa formula impiegata nelle ultime operazioni europee.

Seat si fa carico dei debiti del gruppo fiorentino (complessivamente esposto per 500 miliardi su 750 di fatturato), paga parte in azioni e parte in contanti. Ieri sera si parlava di circa 300 miliardi di lire cash che finirebbero nella tasche del produttore cinematografico che, così, si conquista la palma di grande venditore dell'estate 2000. Cecchi Gori, per evitare il peggio, rinuncia a due pezzi del suo cuore: il centravanti Batistuta e le reti tv.

Naturalmente l'arrivo di un editore della qualità e della forza finanziaria come Telecom riapre i giochi televisivi - file di delusi di Rai e di Mediaset si metteranno in coda davanti a Tmc, per non parlare del corteggiamento di Seat al direttore generale di Saxa Rubra, Celli - e mette in discussione gli equilibri economici legati al ricco mercato della pubblicità. Anche se Telemontecarlo ha percentuali di ascolto da prefisso telefonico ed è un peso piuma sul mercato pubblicitario, da oggi in poi verrà certamente guardata con maggiore rispetto dai concorrenti.

Se l'accordo verrà ufficializzato oggi, senza ulteriori intoppi, bisognerà iscrivere anche questo strappo alla nuova Telecom, targata Olivetti. Dopo Seat-Tin.it, che in settimana affronterà la prova assembleare dei soci, adesso tocca alla tv. La vecchia Seat delle Pagine Gialle, inoltre, si conferma una delle migliori privatizzazioni del Paese: venduta per due lire (circa 3000 miliardi), oggi è un gruppo di livello almeno europeo, con valutazioni indipendenti che oscillano tra i 70mila e i 100mila miliardi e una capacità di investimento di 24mila miliardi. Adesso Colaninno e Pellicioli devono pensare anche alla tv e ci sarà da divertirsi. I problemi non mancano e non sono solo quelli di raffinate strategie. Resterà la neo-direttrice Sonia Raule? E il leggendario Biscardi che fine farà? Quest'ultimo ha capito che aria tira e si è riciclato nella New Economy: il suo "Processo del lunedì" andrà su Internet dalla prossima stagione.



14 agosto 2000
Lotta contro il tempo
per salvare i marinai

MOSCA - Quarantotto ore con il cronometro in mano e le orecchie tese nella speranza di cogliere i rumori attutiti dei soccoritori. E' la lunga notte dei 120 uomini che compongono l'equipaggio del sottomarino nucleare russo incagliato sul fondo del mare di Barents, forse dopo una collisione con un'altro sommergibile. Sono più di dieci le navi che lottano contro il tempo per evitare ai marinai la morte certa. La necessità di fare in fretta è l'unica cosa certa, dopo che per tutto il giorno si sono inseguite voci contrastanti sulla sorte dei russi.

Sono tutti vivi, ha detto una fonte del comando della Flotta del Nord, precisando che sono stati gli stessi marinai a comunicarlo battendo colpi sulle pareti metalliche secondo l'alfabero Morse. Lo stesso comando ha poi precisato che non c'è per ora certezza perchè l'urto subito in una possibile collisione potrebbe aver fatto morti in una parte del mezzo distante da quello da dove sono giunti i segnali Morse.

E' uno scontro con un altro mezzo navale - potrebbe essere un sommergibile straniero - ad aver provocato il suo inabissamento. Il sottomarino attende i soccorsi con i due reattori nucleari spenti, le apparecchiature spente, in regime di assoluta emergenza. Non aveva a bordo armi nucleari. L'incidente è avvenuto nel corso delle manovre aeronavali svoltesi tra il 10 e il 13 agosto.

"E' una situazione difficile", ha commentato il comandante della marina russa, ammiraglio Vladimir Kuroyedov aggiungendo che sono poche le possibilità di successo. Non ha precisato se la situazione difficile sia riferita alla salvezza dei 120 marinai o all'imbarcazione. La zona dell'inabissamento è 69 gradi 40 minuti nord e 37 gradi 35 minuti est, ha riferito in serata il comando della marina. In questo punto del mare di Barents si trovano le unità della flotta militare che assistono il mezzo in avaria. Le condizioni atmosferiche sono ideali, il fondo è però agitato da forti correnti sottomarine.

Le operazioni di recupero cominceranno domani dopo uno studio attento dell'avaria e delle tecniche più adatte. Una nave è riuscita a calare fino al Kursk una sonda che pompa aria dalla superficie. L'informazione è stata dagli esperti del centro di soccorso marittimo di Murmansk, citati dall'agenzia Interfax, secondo i quali viene esclusa l'evacuazione di emergenza dei marinai e l'abbandono di una delle più moderne unità della flotta russa.

Secondo alcune fonti, il sommergibile non ha a bordo le speciali capsule che permettono l'evacuazione dell'equipaggio fino a una profondità di 200 metri. Deve essere allora affiancato da mezzi più piccoli che possono così riportare in superficie l'equipaggio. Sono tutte questioni allo studio dei soccorritori che si trovano sul posto i quali puntano, comunque, a far riemergere il mezzo senza evacuare i marinai.

Varato nel 1994, il Kursk (Oscar-2 nella classificazione Nato) è stato l'ultimo sommergibile della sua generazione a essere messo in mare. E' scattato dopo l'inabissamento l'allarme di inquinamento nucleare, reso possibile da una rottura dei due reattori nucleari che ne permettono la propulsione. Le apparecchiature sono state spente, non c'è stato un aumento della radioattività, non c'è per ora alcun pericolo di fuoriuscita di materiale radioattivo, hanno detto le autorità.

Nel porto di Severomorsk, da dove è partito il Kursk, ci sono 88 sommergibili atomici fuori uso - risalgono al periodo sovietico - che hanno ancora a bordo il combustibile nucleare che potrebbe riversarsi in mare a causa dell'usura dei contenitori. Ci sono stati, in quasi 50 anni di attività, una decina di incidenti di sommergibili nucleari sovietici con più di 500 morti. Ma questi allarmi non riguardano il Kursk che è il vanto della cantieristica militare russa. L'avaria è sempre possibile, ma l'ipotesi prevalente è per ora quello dello scontro in mare con un altro sommergibile o con un mezzo non identificato. Sono tutte questioni che potranno essere chiarite dopo il recupero del mezzo e dei suoi uomini.




19 agosto 2000
Oltre due milioni
in preghiera con il Papa


ROMA - Oltre due milioni di ragazzi tutta la notte raccolti in preghiera insieme a Giovanni Paolo II. Il Cantico delle creature e l'arrivo di un piacevole venticello segnano l'inizio della festa e fanno dimenticare ai giovani la fatica e il caldo della lunga giornata cominciata all'alba. La musica, i canti e le preghiere in tutte le lingue cancellano le storiche divisioni tra paesi non sempre fratelli: cileni e argentini sono gli uni accanto agli altri. Così come non lontani sono cubani e americani.

A bordo di un elicottero, Giovanni Paolo II raggiunge i due milioni di giovani che lo aspettano da ore a Tor Vergata. Un boato lo accoglie all'atterraggio: applausi, sventolii di bandiere, grida di gioia esplodono non appena l'elicottero tocca il suolo dell'area romana destinata alle celebrazioni conclusive del Giubileo dei giovani.

Il Papa, accompagnato da cinque ragazzi, in rappresentanza dei diversi continenti, attraversa il grande arco del Giubileo. Stringendo le mani dei giovani con i quali scambia grandi sorrisi, il Pontefice sale sulla "papamobile" e attraversa il "suo" popolo per arrivare al palco e presiedere la veglia.

E' l'ora dei festeggiamenti. Salutati dal sindaco di Roma Francesco Rutelli, oltre due milioni di papaboys cantano, ascoltano le testimonianze da tutto il mondo, applaudono. Giovanni Paolo II con la mano destra batte il tempo ai cori da stadio urlati in tutte le lingue. I sudamericani e gli spagnoli: "Juan Pablo secundo, te quiere todo el mundo", gli italiani ritmano: "Gio-va-nni Pao-lo...ta-ta-ta-ta." come sono soliti fare con i loro beniamini del calcio. I francesi ribattono "Vive Jean Paul deux..." e qualcuno accenna anche un: "Chi non salta è..." subito smorzato dal riprendere della cerimonia.

A sentire questo tifo in tutte le lingue del mondo, non consueto in circostanze religiose, si emoziona anche chi a Tor Vergata c'è per lavoro. E l'atmosfera è resa ancor più suggestiva da quattordici moderne fiaccole che in realtà sono stoffe bianche collegate ad alcune macchinette che le gonfiano, le muovono e le colorano simulando il fuoco.

Viene da un Paese che ha vissuto oltre venticinque anni di guerra civile Domingos. Viene dall'Angola e, davanti al Papa, racconta la sua storia fatta di sofferenza. Ricorda di come la guerra, nel 1990, gli abbia ucciso i genitori di quando lo scorso anno uno dei suoi fratelli fu rapito e ucciso, a pochi passi da casa. Ma Domingos li ha perdonati. L'ha fatto grazie alle parole del Pontefice quelle che pronunciò nell'omelia della prima celebrazione eucaristica in Angola. "Ho perdonato gli assassini di mio fratello - ha detto -, assassini che nemmeno conoscevo".

Solo un brivido per la sorveglianza, quando una ragazza elude tutti i controlli e si avvicina al Papa che segue lo spettacolo e lo abbraccia a lungo. La ragazza, capelli castani e maglietta grigia, rimane per molti secondi con la testa appoggiata al viso di Giovanni Paolo II. Poi un addetto alla sicurezza si avvicina e la accompagna via.


 

 

 

 

 

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