La via antimperialista di Ahmadinejad ed il tradimento di Rohani

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di Stefano Zecchinelli

1. Gli accordi fra l’imperialismo Usa e l’Iran vengono visti da alcuni analisti ( qui cito il più preparato, Thierry Meyssan ) come una vittoria del fronte antimperialista contro l’occidente capitalistico, questa posizione, in realtà, è molto riduttiva e debole.

I nord-americani sanno bene che, per ora, non possono entrare in rotta di collisione con la Russia – la quale si riposizione come grande potenza capitalistica – e quindi perseguono una strategia imperialistica denominata ‘imperialismo intelligente’.

La diplomazia diventa (1) un mezzo di penetrazione politico ( oltre che economico ) degli occidentali i quali (2) riescono, così, a spostare progressivamente a destra l’asse dei governi non allineati.

In quanto a Rohani, qualche mese fa, scrivevo: ‘Rohani dovrà abbandonare il forte antimperialismo di Ahmadinejad perché la modernizzazione industriale richiede l’abbraccio delle teorie sulla coesistenza pacifica ( con imperialismo e sionismo ), ma non potrà fare molte concessioni, né agli Usa e né ad Israele, ne vale il futuro della potenza ( capitalistica ) iraniana. Ciò che cambieranno saranno le politiche interne: Ahmadinejad fece riforme strutturali di tipo semi-socialista ( nazionalizzazioni e politiche anti-borghesi ), mentre Rohani darà ossigeno ai ceti medi ed alla piccola borghesia filo-occidentale che, nel 2009, animò l’onda verde, protesta reazionaria ( non di massa ! ) per molti aspetti simile alle rivoluzioni colorate pilotate dalle CIA’.

La mia analisi, nel verso finale, mancava di dire ( per questo è stata parzialmente debole ) che dando ossigeno a ceti sociali borghesi e reazionari si finisce, in modo inequivocabile, per abbandonare l’antimperialismo finendo fra le braccia della potenza imperialistica più forte.

Insomma, l’asse del mio discorso cade e Rohani sta riconciliano l’Iran con gli Usa in modo pericoloso, non tanto per la Siria baathista che ha respinto i mercenari neo-liberisti sul terreno della lotta armata, ma per la Resistenza palestinese e per l’eroica guerriglia degli Hezbollah. Solo la Resistenza armata può vincere l’entità sionista ma il ricco sceicco islamico si è avviato sulla strada della coesistenza pacifica.

I geopoliticisti vedono l’accordo Usa ed Iran in modo favorevole ma, privi di un serio metodo di analisi, dimenticano che l’imperialismo resta criminale anche quando poggia il fucile sulla spalla sinistra.

2. Nello stesso articolo ricordavo che Ahmadinejad: ‘viene dagli apparati militari ( i Pasdaran di ferro che si sono formati durante la guerra contro l’Irak, intrisi di un forte sentimento anti-americano ), e, perseguendo una politica interna di ‘statalismo sociale’, ed estera contrassegnata dall’anti-sionismo e dall’anti-americanismo, è entrato in rotta di collisione con il mondo capitalistico occidentale. Il blocco storico ( usando delle categorie gramsciane ) che reggeva Ahmadinejad era sicuramente nazional-popolare, con un appoggio particolarmente importante delle classi lavoratrici concentrate non nelle metropoli come Teheran ma nelle periferie. L’ex presidente iraniano, pressato dall’imperialismo e sostenuto dalle classi sociali subalterne, non ha potuto che perseguire una sorta di ‘via venezuelana all’antimperialismo’, forte del suo messianesimo anti-clericale che lo avvicina molto all’Islam Rosso di Ali Shariati’.

Appena Obama ha teso la mani a Rohani, la mano del presidente statunitense è sporca di sangue, lo sceicco ha risposto accettando il dialogo; quando, l’Hitler di Washington, provò a fare lo stesso con Ahmadinejad, l’ex presidente, in modo estremamente coraggioso, mise in dubbio la versione ufficiale sui fatti dell’11 settembre 2001.

Ahmadinejad si è dimostrato un lottatore antimperialista: (1) ha stretto forti legami con Chavez ed il nazionalismo progressista latino-americano aprendo alla Rivoluzione cubana e dimostrando stima ed ammirazione per Fidel Castro; (2) ha disconosciuto Israele, permettendo alla Resistenza libanese di respingere gli assassini sionisti nel 2006, e mettendo, Hamas, nelle condizioni di fronteggiare l’aggressione neo-coloniale sionista del 2008; (3) non ha fatto nessuna concessione a forze borghesi riprendendo gli ideali della rivolta antimperialistica del 1979.

Penso che sia interessante notare come, oggi, l’antimperialismo si pone prevalentemente sul terreno politico militare anche se in forme diverse: in Venezuela, Chavez, veniva dall’esercito ( essendo, nei paesi coloniali, la carriera militare anche un modo per sfuggire dalla povertà ) e, nella versione radicale, le FARC sono una organizzazione militare marxista-leninista che mantiene gli appoggi principali nella Cuba castrista e nel Venezuela chavista. In Medio Oriente si ripete un processo simile: i Pasdaran al potere hanno ostacolato il clero filo-capitalista, mentre, anche qui, nella versione radicale, gli Hezbollah libanesi ( appoggiati dall’Iran e dalla Siria ) sono una organizzazione guerrigliera.

Questa constatazione fa a pezzi le teorie della sinistra eurocentrica che sovrappone il concetto di globalizzazione a quello di imperialismo ( come ha fatto Toni Negri con la errata teoria dell’Impero ) e che riduce i processi sociali al mero fattore economico ( es. rivendicazioni economiche come i salari, ecc … ).

Ahmadinejad, seppur in una prospettiva islamica, ha contestato, oltre il neoliberismo, il capitalismo. Gli intellettuali della sinistra europea hanno fatto spallucce verso di lui ma, come ricordavo: ‘Nel mondo coloniale e post-coloniale non sempre la religione è l’oppio dei popoli ( espressione che Marx, oltretutto, mutua da Balzac ). Dovendosi difendere dal colonialismo occidentale i popoli coloniali, spesso, sono stati avvallati dal potere religioso che ha partorito vere e proprie correnti socialiste. Non è un caso che nel Congresso di Baku del 1920 il Presidente dell’Internazionale Comunista Zinovev invita i popoli arabi a sventolare la jihad contro l’imperialismo britannico. Tutte cose che gli pseudo-antimperialisti occidentali, gonfi di islamofobia, non riescono proprio a farsela entrare nella zucca’.

A differenza di quello che pensano gli pseudo-marxisti italiani, ‘il nostro’ ( riferito a M.A. ) è il punto di arrivo della lotta popolare che portò al rovesciamento dello Scià e, della Resistenza, dei Pasdaran contro l’esercito di Saddam, guerra percepita dagli iraniani come Resistenza anti-americana dato che Saddam era stato presentato come un agente degli Usa.

Ahmadinejad ha contestato con grande coraggio la ‘religione olocaustica’ in quanto mito di fondazione dello Stato criminale di Israele. Davanti i tentativi, in occidente, di criminalizzare il dissenso e la ricerca storica penso che i tre quesiti da lui posti restino attuali.

(1) Perché fra le 60 milioni di vittime che la Seconda Guerra Mondiale fece solo una piccola minoranza è diventata così potente ?

Di questi 60 milioni solo una minoranza ( di cui ricordiamo i 9 milioni di soldati dell'Armata Rossa morti per salvare il mondo dal nazismo ) apparteneva agli eserciti.

(2) Il termine revisionismo – che non c’entra nulla con il negazionismo – ha una accezione positiva: si revisiona una teoria introducendo nuove scoperte, quindi, sicuramente, si migliora. Perché chi pone domande sull’olocausto viene perseguitato ?

(3) Se l’olocausto è avvenuto in Europa che cosa c’entrano i palestinesi ?

Perfetto, faccio miei questi quesiti e li giro ai giornalisti ed agli storici, a volte ignoranti ed a volte corrotti, di quella che in occidente pretende essere la sinistra, una pretesa strampalata data la loro incapacità di analisi e di ricerca dei processi reali che ostacolano il capitalismo e l’imperialismo.

Che dire a questi signori ? Possono sbattere i piedi dietro le loro cattedre ma, per quanti libri scrivano, Chavez ed Ahmadinejad hanno dimostrato di conoscere l’imperialismo molto meglio di loro. Gli antimperialisti stanno con chi mette i guerriglieri libanesi nelle condizioni di eliminare i soldati sionisti, il resto, non ha importanza ed, oramai, non è più degno di essere discusso.