Il ministro
della Funzione Pubblica contro i giudici napoletani
I Democratici di sinistra chiedono che il governo
riferisca al Senato
Frattini:
"Non dimentichiamo:
gli aggrediti sono gli agenti"
Fini:
"Chi sbaglia paga, ma si sa da che parte sta la
violenza"
Cordova: "Ci sono state strumentalizzazioni
politiche"
ROMA - "Gli
aggrediti sono i poliziotti, gli aggressori i no
global". Anche Franco Frattini si aggiunge alla
lista dei ministri schierati contro i magistrati
napoletani "colpevoli" di aver fatto arrestare
8 poliziotti durante l'indagine sulle violenze ai fermati
dopo gli scontri di piazza del 17 marzo del 2001. E la
riflessione di Frattini è arrivata proprio mentre i Ds,
tramite il capogruppo al Senato Gavino Angius, chiedono
che il governo riferisca sulla vicenda.
Frattini è stato molto chiaro nella sua scelta di stare
a fianco dei poliziotti accusati piuttosto che da quella
degli accusatori. "Vicende così delicate non vanno
strumentalizzate", dice il ministro della funzione
pubblica, "la magistratura deve mettere le carte in
tavola e spiegare nel più breve tempo possibile quali
sono le motivazioni che hanno giustificato una custodia
cautelare a distanza tanto grande dai fatti, quando cioé
il pericolo di fuga o la possibilità di ripetere il
reato mi sembra proprio che non ci fossero". Il
ministro non è convinto, e lo dice, da quegli arresti
che non possono essere motivati con "un generico
riferimento all'inquinamento delle prove, al pericolo di
fuga o alla possibilità di ripetere un reato".
Il ministro ha precisato di "non conoscere gli
atti", ma ha sottolineato che "la magistratura
deve aver una sola preoccupazione", quella di fare
chiarezza in una "situazione di incertezza che non
può essere condivisa". Frattini ha poi aggiunto
"da esponente di Forza Italia, che si è occupato
dei problemi delle forze di polizia" che "in
questi casi non bisogna dimenticare che gli aggrediti
sono i poliziotti e gli aggressori i no global. Quando le
forze di polizia si difendono da un'aggressione difendono
noi, difendono le istituzioni".
Sulla stessa linea anche Gianfranco Fini, uno dei primi a
schierarsi dalla parte degli agenti e che oggi è tornato
sull'argomento. "Il principio sacrosanto del chi
sbaglia paga vale sempre e comunque", ha detto il
vicepresidente del Consiglio che poi ha aggiunto: "I
fatti hanno dimostrato come tra i tanti problemi che ci
sono in Italia ci sia anche quello di far valere questa
regola qualsiasi sia la carica istituzionale che riveste
colui che sbaglia".
Fatta la precisazione Fini poi si allinea a quanto detto
da Frattini. "In Italia - ha detto il vice di
Berlusconi - esistono anche leggi non abrogate che
vietano di andare in piazza con il volto mascherato, il
casco ed il bastone. E' possibile che si arrivi
all'arresto tra le forze dell'ordine mentre ancora non si
sa chi sono gli indagati tra i manifestanti, che non sono
animelle candide? Sia a Napoli che a Genova ci sono state
manifestazioni violente. La violenza si sa da che parte
sta". Bisogna allora "indagare, ma nei
confronti di tutti, e purtroppo i tempi lunghi della
giustizia fanno presagire che ci vorrà molto prima di
fare chiarezza. Se poi si dovesse appurare l'innocenza
degli arrestati mi chiedo cosa possa pensare il cittadino
o il poliziotto di Napoli".
Caustico il presidente dei Ds Massimo D'Alema. "Il
governo - dice D'Alema - come sempre si è comportato
male. E questo scarso senso delle istituzioni non è una
sorpresa". "Mentre posso capire - ha proseguito
l'ex presidente del Consiglio -il malessere e il
sentimento di protesta tra gli agenti di polizia e
auspico che ci sia un'indagine che evidenzi le
responsabilità, che ritengo siano individuali, credo non
si possa criminalizzare l'intero corpo della Polizia di
Stato. Il governo deve tuttavia rispettare l'autonomia
della magistratura. Mi sembra che questo governo, ad ogni
appuntamento di rilievo, sbaglia. Ma questa non è una
sorpresa".
E le opinioni dei ministri espresse sui giornali non
bastano all'opposizione. Infatti Angius ha preso carta e
penna ed ha scritto al presidente del Senato Marcello
Pera per chiedere un confronto in aula con il governo.
"L'emissione degli ordini di custodia cautelare nei
confronti di poliziotti accusati di diversi reati in
occasione degli scontri di piazza del 17 marzo dello
scorso anno - scrive Angius - e le reazioni seguite alle
decisioni della Procura di Napoli e, ancora, le polemiche
che ne sono seguite e che hanno coinvolto membri dello
stesso Governo, rischiano di innestare uno scontro grave
e pericoloso per l'equilibrio dei poteri nel nostro
ordinamento. Da ciò l'urgenza e la necessità che
vediamo di un serio confronto parlamentare".
Il procuratore di Napoli Agostino Cordova, infine, ha
parlato di strumentalizzazioni che "contribuiscono a
creare situazioni inesistenti".
(29 aprile 2002)
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