26.04.2002
Violenze al Global Forum di Napoli del 2001: arrestati
sei poliziotti, caos in Questura
di Enrico Fierro
Due funzionari,
uno impegnato allantidroga, laltro
allantirapina, sei poliziotti: tutti agli arresti
(domiciliari) per quella brutta giornata del 17 marzo di
due anni fa. La prima grande manifestazione dei
no-global, lanticipo di quanto sarebbe successo a
Genova durante il G8. Sequestro di persona, violenza
privata, lesioni personali sono alcuni dei reati
contestati. E un mistero che contribuisce ad alimentare
la tensione: i magistrati della procura della Repubblica
avevano dato agli organi di polizia giudiziaria precise
indicazioni perché le ordinanze di custodia cautelare
venissero eseguite sabato mattina. Lanticipo del
provvedimento al pomeriggio di venerdì a sconcertato gli
stessi magistrati, che ora vogliono vederci chiaro e
capire i motivi di una decisione che non si sa ancora da
chi è stata presa.
E a Napoli scoppia la rivolta dei poliziotti, con
cinquanta agenti che a tarda sera si ammanettano davanti
alla questura. Nelle loro parole lo sdegno per un
provvedimento che non si aspettavano. «I magistrati
hanno motivato larresto dei colleghi dicendo che
cera il pericolo di inquinamento delle prove. Un
anno dopo: tutto ciò è assurdo». Spuntano i primo
nomi, quello del vice questore Carlo Solimene e del
commissario capo Fabio Ciccimarra.
«Secondo le dichiarazioni accusatorie - si legge in una
nota della Procura - tutti i giovani che a seguito degli
scontri con le forze dell'ordine di quel giorno si erano
recati presso gli ospedali cittadini per farsi medicare
furono prelevati con la forza, condotti verso la caserma
Raniero senza alcuna giustificazione e lì sottoposti a
gravi forme di maltrattamenti, ingiustificate
perquisizioni personali e gratuite mortificazioni». In
caserma ai ragazzi sarebbero stati sottratti rullini
fotografici e distrutte macchine fotografiche e
cellulari. Tra le accuse, rivela uno dei legali dei
poliziotti, Sergio Rastrelli, vi sarebbe anche quella di
violenze sessuali. «Ma sono smentiti dagli stessi
interessati», precisa lavvocato. «Quello della
magistratura - è il suo giudizio - è un provvedimento
esasperato sia in termini di richiesta, sia in termini di
conferma da parte del gip. Noi andremo a confutare nel
merito una aggressione inaudita nei confronti dei tutori
dellordine in un contesto che purtroppo è stato
oltremodo politicizzato». L'ordinanza di custodia
cautelare è stata firmata dal gip Isabella Iaselli e
chiesta da un pool di magistrati coordinati dal
procuratore aggiunto Paolo Mancuso. «I fatti in oggetto
- scrive il Procuratore Agostino Cordova - non minano la
fiducia di questo Ufficio nei confronti del personale di
Polizia in generale e di quello in servizio presso la
Questura di Napoli in particolare» Ma appena si è
diffusa la notizia dei provvedimenti della magistratura,
nella Questura di Napoli è scoppiata la protesta dei
poliziotti. Urla, indignazioni, agenti in lacrime al
terzo piano. «Continuamente ci vengono a dipingere la
questura di rosso, a volte restiamo rinchiusi dentro, ci
sentiamo impotenti di fronte a tutto quello che accade»,
gridano ai cronisti, in un clima di forte tensione. Gli
agenti si sono riuniti fino a tarda sera davanti alla
Questura, e a poco sono servite le parole del questore
Nicola Izzo. «Non facciamoci prendere dalla rabbia. Non
è una bella situazione ma non dobbiamo farci del male e
non dobbiamo fare del male a loro. State calmi, non
fatevi prendere dal panico. Affrontiamo la situazione con
freddezza». Poi, il questore ha parlato ad agenti e
funzionari «da collega a colleghi»: «Non prendiamo
posizioni sbagliate. Già il provvedimento degli arresti
domiciliari significa che tutto si risolverà in un paio
di giorni».
Una brutta pagina quella del 17 marzo. Due manifestanti
arrestati, 21 denunciati, decine e decine di fermati,
oltre 100 tra poliziotti e carabinieri feriti, un
centinaio di feriti anche tra i no-global. E poi brutte
storie di manifestanti picchiati anche senza ragione,
costretti a baciare la foto di Mussolini, storie di
poliziotti in borghese con la suoneria del cellulare
intonata su «Facetta nera». Uno scenario che
puntualmente si verificherà a Genova. Gli scontri, dopo
una serie di scaramucce, lanci di sampietrini e molotov
contro la polizia, vetrine infrante, il saccheggio della
sede di un' agenzia di lavoro interinale in via Depretis,
divamparano violenti quando il corteo di alcune migliaia
di manifestanti (6000 secondo le stime della polizia)
sbucò in piazza Municipio, ai margini della «zona
rossa».
Schierati «a testuggine», dietro uno scudo in plexigas
i manifestanti tentarono di sfondare il cordone di
polizia, carabinieri e «baschi verdi» della finanza
all'altezza dell'incrocio di via Medina, a poche
centinaia di metri da Palazzo San Giacomo. Fu corpo a
corpo per diversi minuti tra i due schieramenti, poi le
cariche cominciarono a susseguirsi, precedute dal lancio
di lacrimogeni. Ma la strategia dellordine pubblico
mostrò una falla micidiale: ai manifestanti non erano
state lasciate vie di fuga. Da Palazzo Reale, dove i
lavori del Forum si stavano concludendo alla presenza del
Ministro dell'Interno Enzo Bianco, i delegati stranieri
della Conferenza internazionale udivano i colpi dei
lacrimogeni ed il fumo che si alzava sulla grande piazza.
Arginato il tentativo di sfondamento, le forze di polizia
inseguirono i manifestanti fino all'altezza del Porto,
travolgendo anche chi non aveva partecipato agli scontri.
Su questo si appuntarono soprattutto le proteste di Ds,
Rifondazione comunista, e della Rete Lilliput. Alcuni dei
fermati furono trasportati in caserme della polizia e dei
carabinieri, tra le quali la caserma «Ranieri» di
piazza Carlo III, dove - secondo l'accusa contestata ai
poliziotti - sarebbero avvenuti gli abusi ai danni dei
manifestanti. Durissime le polemiche proseguite per
giorni. Alle accuse di aver esagerato durante gli scontri
in piazza Municipio i sindacati di polizia replicarono
parlando di «gruppi organizzati per la guerriglia». Uno
degli arrestati, Giuseppe Innamorato, di Bari, denunciò
di avere subito violenze ed intimidazioni dalle forze
dell'ordine dopo il fermo e fu ricoverato all'ospedale
Loreto Mare. «Siamo stati aggrediti, abbiamo reagito»,
replicò il questore di Napoli Nicola Izzo. Ma le denunce
arrivate dai genitori di molti dei ragazzi feriti,
parlavano daltro. «Molti di noi sono stati
testimoni di comportamenti incredibili da parte di
poliziotti, finanzieri e carabinieri che sembravano
impazziti e si avventavano con sadismo proprio contro i
più giovani. Sono comportamenti che vanno sanzionati e
colpiti e non certo coperti e giustificati come sta
tentando di fare il questore di Napoli».
Una presa di posizione cauta
nelle forme, forte nella sostanza. Ma i toni utilizzati
da un altro ministro in quota An, Maurizio Gasparri, sono
ben più duri: a suo giudizio la decisione dei magistrati
napoletani è "grave e sorprendente", e
"costituisce la prosecuzione della politica con
altri mezzi". Anche gli esponenti locali di Forza
Italia si schierano compatti dalla parte degli arrestati:
secondo il senatore Emidio Novi "un gruppo di
magistrati di sinistra, appartenenti alla stessa corrente
di quei giudici che impedirono le intercettazioni degli
eversori No global alla vigilia della guerriglia di
Genova, cerca di provocare tensione nelle forze
dell'ordine".
Più prudente il ministro direttamente interessato,
Claudio Scajola: "Nel rispetto per il lavoro della
magistratura - dice - attendo di conoscere le ragioni
poste a fondamento di un provvedimento così grave".
Il responsabile del Viminale esprime poi "sentimenti
di vicinanza alla polizia napoletana, di cui mi sono ben
noti professionalità e spirito di sacrificio e, in
particolare, alla squadra mobile, che opera da sempre in
condizioni ambientali difficili contro la camorra".
Quanto al capo della polizia, Gianni De Gennaro stasera
"rinnova e conferma" i "sentimenti di
stima e gratitudine per gli uomini e le donne che fanno
parte della polizia napoletana. E ricorda che
"sussiste la presunzione di innocenza per gli
attuali indagati".
Più esplicitamente schierati i sindacati delle forze
dell'ordine: ad esempio il segretario nazionale
dell'Associazione nazionale funzionari di polizia,
Giovanni Aliquò, parla di "assoluto
sconcerto", e giustifica "l'indignazione dei
poliziotti in servizio alla Questura di Napoli".
Anche il generale Maurizio Scoppa, presidente del Cocer
dei carabinieri, manifesta la "vicinanza" degli
uomini dell'Arma ai poliziotti, sottolineando che,
"ancora una volta", sono gli agenti a dover
rendere conto del loro operato "e non i manifestanti
violenti".
Dalle istituzioni ai leader della protesta no-global.
Luca Casarini e Francesco Caruso, in una nota, esprimono
soddisfazione, ma invitano anche a "chiarire le
responsabilità politiche, che nel caso di Napoli vanno
oltre i confini stessi della destra autoritaria, essendo
il ministro degli Interni dell'epoca il signor Bianco,
esponente del centrosinistra". Vittorio Agnoletto
aggiunge: "Noi avevamo sempre sostenuto che Napoli
era stata la prova generale per il G8 di Genova, anche
alla luce delle violenze e delle umiliazioni denunciate
dai ragazzi". Infine, il Coordinamento genitori
delle vittime degli abusi: a loro giudizio, gli arresti
di oggi sono "un ragio di luce".
(26 aprile 2002)
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