Quella destra xenofoba olandese che ora piace alla Lega
di Carlo Brambilla

Teorema firmato dal ministro leghista, Umberto Bossi: «Le Pen è fuori dal sistema. Pim Fortuyn, no. Lui era nel sistema. Era un sincero europeista e un vero leader populista che ha evidentemente spaventato il Palazzo del sistema». E quando Bossi parla di «sistema», intende parlare di «sinistra». Ecco le sue parole esatte, riportate dal quotidiano «la Padania», sull’omicidio del capo dell’estrema destra xenofoba olandese: «L’attentato si inserisce in un clima che la sinistra ha diffuso e diffonde in Europa, grazie al peso dei mass media: e cioè la spinta a demonizzare tutto quello che non è “Pensiero unico”». Un lessico, sulla «diffusione permanente dell’odio», in perfetta linea berlusconiana. Di suo Bossi aggiunge il presunto bersaglio politico dei terroristi che si celerebbero dietro la dottrina del “Pensiero unico”. Ecco il nemico: «Tutto quanto le diverse società, in diversi Paesi, esprimono di nuovo, di più aderente agli interessi dei popoli e non delle èlites. Insomma a furia di guardare l’abisso, poi finisce che l’abisso ti cattura col suo sguardo». Il capo del Carroccio si è mostrato molto «impressionato» da questo delitto, definito, un po’ contradditoriamente con la tesi sostenuta: «Indecifrabile». Bossi tuttavia vi legge un segnale: «In Europa non viene garantita la democrazia, nemmeno in un Paese tollerante, moderno e libertario come l’Olanda».
Dal punto di vista politico, il Bossi «populista» ma «governativo», «antiimmigrati» ma «promotore di leggi», catalizzatore di voti xenofobi ma ufficialmente, nelle dichiarazioni, non razzista, inventore di «Forcolandia» ma, a modo suo, «europeista», si sente molto più vicino a Fortuyn che a Le Pen, il fascista e razzista dichiarato, battuto dalle urne in Francia. Più vicino al sociologo assassinato che non allo stesso leader della Carinzia Jorge Haider. Eppure con Haider ci furono incontri e anche manifestazioni comuni, con Le Pen, in un passato abbastanza lontano, qualcuno parlò di attenzioni della Lega per la politica del capo dell’estrema destra francese. Attenzioni che non ebbero seguito anche a causa della scarsa considerazione di Le Pen per il Carroccio. Incontri ufficiali vi furono invece con un altro leader populista e ultranazionalista: il russo Zirinovskij. E con Fortuyn? Ufficialmente i due movimenti, Lega e «Leefbar Nederland» (Olanda vivibile) non si sono mai incrociati. Avrebbero potuto farlo in seguito? Probabilmente sì, soprattutto se il peso elettorale di Fortuyn fosse cresciuto fino alla conquista di un quarto dei seggi parlamentari olandesi e ancor più se «Ln» avesse imboccato la strada delle elezioni europee riuscendo a eleggere qualche rapprsentate al Parlamento d’Europa. Probabilmente sì, anche perchè Fortuyn era un frequentatore dell’Italia. E per il suo «buen retiro» non aveva scelto un posto qualsiasi, ma Provesano di San Giorgio della Richinvelda, un paesino di 400 abitanti in provincia di Pordenone, una roccaforte della Lega. È qui che probabilmente le spoglie di Fortuyn riposeranno per sempre. Così almeno conferma Bruno Ambrosio, marmista friulano emigrato in Olanda nel 1963: «Sarà una tomba in marmo bianco e nero, elegante, come lo era il personaggio». Fortuyn frequentava il Friuli da 15 anni e due anni fa acquistò e ristrutturò una vecchia casa che chiamò «Rocca Jacoba», in onore della madre appena morta. Fortuyn capitò in Friuli per ragioni personali avendo convissuto per nove anni proprio col cognato di Ambrosio, un olandese da cui si separò otto anni fa. Ma il paesino friulano restò il suo ritiro preferito.
E i contatti con la Lega? Parla il sindaco Sergio Covre (leghista della prima ora, eletto col 64 per cento dei voti), che pur avendo già concesso la disponibilità alla sepoltura di Fortuyn nel cimitero di Provesano tiene a precisare: «Non l’ho mai incontrato. Sapevo che veniva spesso in paese. Ma nient’altro. La politica? Sono un amministratore più che un politico. Ho letto delle sue posizioni. Ripeto che personalmente non ho mai avuto un incontro con lui».