Violente cariche delle forze dell'ordine in pieno centro
Occupata e in seguito sgomberata piazza Municipio


Napoli, guerriglia al corteo
anti globalizzazione

I manifestanti cercavano di raggiungere piazza Plebiscito
Duecento feriti. Due arresti, 21 denunciati


di ANDREA DI NICOLA

NAPOLI - Doveva essere la festa del popolo di Seattle, ma l'illusione di una tranquilla passeggiata per il centro di Napoli è durata solo un paio d'ore. Poi hanno preso il sopravvento i violenti e la manifestazione si è trasformata in una mattinata di paura, sassaiole, cassonetti bruciati, cariche, lacrimogeni, molotov e feriti, tanti feriti: quasi duecento fra poliziotti, carabinieri e manifestanti, 2 arresti e 21 denunciati.

La mattinata è iniziata presto. A Palazzo Reale si aspetta l'arrivo del ministro dell'interno Enzo Bianco, a qualche chilometro squatter, centri sociali, Rifondazione comunista, anarchici, gruppi italiani e stranieri cominciano a srotolare i loro striscioni, ad alzare i fazzoletti sul volto, a tirare fuori l'armamentario solito fatto anche di caschi e bastoni con un solo obiettivo: superare la "zona rossa" e arrivare in piazza Plebiscito.

Il corteo parte ma l'aria fra i 20 mila manifestanti è tesa. Non si sentono slogan, ogni gruppetto marcia per conto proprio, nessuno riesce a controllare la situazione. La polizia sta defilata, e a metà del "rettifilo" di corso Umberto un gruppo di 150 anarchici dà il via agli scontri, a freddo e senza un motivo. Tirano fuori i sanpietrini che hanno divelto da terra e si accaniscono contro le vetrine blindate di una banca che viene distrutta.

La celere guarda da lontano. Poi il gruppo si sposta e continua con le violenze, se la prende con un'altra banca poi, ancora a freddo, contro un plotone di poliziotti. Un'assalto in piena regola al quale le forze dell'ordine, fedeli agli ordini di mantenere la calma, non hanno risposto.

Intanto la testa del corteo è in piazza Municipio. E poco dopo arrivano gli anarchici con le loro bandiere nere e rosse di copertura delle mazze di piccone, quelli che negli anni Settanta si chiamavano gli Stalin. E ci arrivano sulla scia di una sede dell'Adecco completamente distrutta e già carichi dagli scontri precedenti. Illusi dalla tranquillità di polizia e carabinieri pensano di poter forzare per arrivare fino in piazza Plebiscito. Ma compiono un errore terribile. Dietro una gigantesca pannocchia di mais di gomma, e protetti da scudi, partono all'assalto all'altezza di via Verdi. Attaccano con pietre e bastoni ma questa volte polizia e carabinieri reagiscono: Parte una prima carica di alleggerimento. In piazza è il panico ma un nutrito gruppo di contestatori risponde alla carica e così, con i giovani accerchiati nella piazza che diventa la loro fossa dei leoni, cominciano una serie di cariche (alla fine saranno 11) con i contestatori a lanciare molotov, sanpietrini in risposta alle manganellate e ai lacrimogeni della polizia.

La piazza diventa un inferno e ci vorranno almeno tre quarti d'ora di battaglia per sgomberare e allontanare i giovani. Poi le forze dell'ordine prendono il sopravvento e se la prendono anche con quei manifestanti che con gli scontri non c'entravano nulla, manganellando a ripetizione chiunque trovassero sulla loro strada, anche quelli a braccia alzate. Alla fine tornano alle loro postazioni portandosi dietro come trofei gli striscioni sequestrati ed esultando verso i colleghi delle seconde linee che rispondono a colpi di manganello sulle transenne in un clamore innaturale e sorprendente ma esplicativo dello stato d'animo di poliziotti e carabinieri.

Tutt'intorno alla zona è un carosello di ambulanze, i ragazzi tornano in corteo verso la facoltà di architettura a leccarsi le ferite, c'è ancora qualche scaramuccia ma il peggio è passato: per il popolo di Seattle la battaglia è persa, a piazza del Plebiscito non sono arrivati.

(17 marzo 2001)

Sono le madri e i padri dei ragazzi picchiati ieri dai
poliziotti durante il corteo contro il Global Forum


Napoli, i genitori chiedono
le dimissioni del questore

Folena: "Se ci sono stati eccessi da parte delle forze
dell'ordine anche questi vanno stigmatizzati"

NAPOLI - Le violente polemiche per la presunta brutalità gratuita della polizia durante la manifestazione di ieri, non si placano. E oggi, alla schiera di politici scandalizzati, si aggiungono i genitori dei ragazzi "selvaggiamente picchiati" dagli agenti, chiedendo a gran voce le dimissioni del questore di Napoli, Nicola Izzo.

"Molti di noi sono stati testimoni di comportamenti incredibili da parte di poliziotti, finanzieri, carabinieri che sembravano impazziti che si avventavano con sadismo proprio contro i più giovani - scrive in una nota il coordinamento dei genitori -. Sono comportamenti che vanno colpiti e sanzionati e non certo coperti e giustificati come sta tentando di fare il questore di Napoli".

Già ieri sera una quarantina di madri e padri avevano annunciato la protesta e questa mattina al coordinamento sono giunte nuve numerose adesioni. Sotto accusa i comportamenti violenti soprattutto nei confronti dei minorenni che partecipavano al corteo insieme agli adulti o che addirittura si trovavano nei luoghi della guerriglia per caso.

"Pensavamo fosse ancora un diritto manifestare un dissenso - scrivevano ieri sera genitori e docenti napoletani -. Abbiamo mandato i nostri figli con serenità e abbiamo veduto poliziotti effettuare cariche senza alcun motivo all'altezza di Calata San Marco su ragazzi inermi che li avevano chiamati "servi dello stato", e che arretravano con le mani alzate nel tentativo di porre fine alla carica".

Il questore Nicola Izzo non rilascia nuove dichiarazioni in proposito, dopo una conferenza stampa, bilancio dei tre giorni di Global Forum, in cui ha fermamente difeso i suoi agenti. "Ci siamo solamente difesi - ha detto a chi lo accusava di eccessiva brutalità - lo dimostra il fatto che gli schieramenti che sono intervenuti sono solo quelli che erano posti a tutela degli sbarramenti caricati dai manifestanti".

Contro l'intervento arbitrario della polizia nella manifestazione di ieri è intervenuto anche il coordinatore della segreteria nazionale dei Ds, Pietro Folena, biasimando gli eccessi di violenza da parte delle forze dell'ordine. "Noi siamo contro ogni violenza - ha aggiunto poi Folena - e riteniamo che per manifestare si debbano usare le armi della pace, della tolleranza. La politica, però, deve saper ascoltare la domanda di tanti ragazzi, che vogliono una globalizzazione giusta che si occupi dei poveri, e dei grandi mali del mondo di questa epoca".

(18 marzo 2001)