Napoli,
l'ordinanza del giudice che ha risposto positivamente
alla richiesta della procura di custodia cautelare per i
poliziotti
"Pericolosi
e vendicativi"
Ecco i motivi degli arresti
Secondo
il gip gli accusati "hanno la tendenza ad abusare
del loro potere e potrebbero rifarsi su chi li ha
accusati"
NAPOLI - "Pericolosi"
con "tendenza ad abusare della loro qualità di
pubblici ufficiali", e soprattutto in grado di
mettere in atto "vendette contro chi li ha
accusati" per questo gli otto poliziotti di Napoli
accusati di violenze di vario genere dopo gli scontri al
Global forum di Napoli andavano arrestati. almeno questa
è la convinzione del Gip Isabella Iaselli che ha detto
sì alla richiesta della procura ed ha firmato gli ordini
di custodia cautelare.
Nelle 63 pagine di ordinanza con cui il magistrato spiega
le motivazioni dell'arresto il quadro che viene dipinto
è a tinte forti. "Sussiste - scive il gip - senza
dubbio la pericolosità vista la oggettiva gravità dei
fatti, considerata la massiccia organizzazione
predisposta per compiere atti illeciti, di mortificazione
morale e materiale ai danni di soggetti già
infortunati" e in relazione alla "negativa
personalità degli indagati, che hanno dimostrato la
tendenza ad abusare della loro qualità di pubblici
ufficiali ai danni della collettività e spinti solo da
desiderio di violenza fine a se stessa".
Le azioni di cui gli otto a vario titolo sono chiamati a
rispondere sarebbero state "poste in essere
all'interno di una caserma, al di fuori di qualsiasi
provocazione e ai danni di giovani inermi" che
"erano già feriti e si erano recati al pronto
soccorso per essere medicati. I contatti tra gli
indagati, tra loro e con gli altri agenti non ancora
identificati, vanno recisi per evitare reiterazioni di
condotte delittuose analoghe, magari per vendetta nei
confronti di chi li ha accusati. Non si tratta di
un'ipotesi remota - si legge nell'ordinanza - dal momento
che forme di violenza a sangue freddo sono già state
poste in essere" e "nessuna forma di
ravvedimento è stata manifestata successivamente".
Risulta quindi a giudizio del Gip "adeguata la più
grave misura degli arresti domiciliari richiesta dal
Pm".
Secondo l'accusa gli indagati avrebbero "trasportato
illegittimamente ed indiscriminatamente tutti i soggetti
recatisi presso alcuni ospedali cittadini per essere
sottoposti a cure, presso la caserma Raniero; li
trattenevano, impedendo loro di comunicare con l'esterno
e di essere assistiti dai difensori; li obbligavano a
subire maltrattamenti, percosse, intimidazioni, minacce e
danneggiamenti; prelevavano loro il materiale
fotografico, pur in assenza di tutti i presupposti di
legge e senza provvedere alla redazione di alcun
verbale".
In particolare, i manifestanti prelevati e trattenuti in
caserma sarebbero stati costretti a "rimanere per
lungo tempo inginocchiati con la faccia al muro e le mani
dietro la testa" e minacciati "ripetutamente di
violenze alla persona", oltre che colpiti ed
ingiuriati "reiteratamente". I sequestri e le
perquisizioni nei loro confronti sarebbero avvenuti
"in violazione delle disposizioni del codice di
procedura penale e delle leggi speciali che regolano la
materia". Funzionari ed agenti sono accusati tra
l'altro di aver colpito con "calci, pugni, schiaffi
e manganellate" alcuni dimostranti, o comunque non
impedito o istigato a farlo, provocando in taluni casi
"lesioni personali".
Nelle 63 pagine di ordinanza ci si sofferma sulle testimonianze rese dai manifestanti che hanno lamentato
violenze dopo essere stati condotti alla Raniero in
quella che venne ribattezzata la "stanza delle
torture", denunce che, secondo i giudici napoletani,
sono tutte vere e per nulla esagerate. In particolare,
diverse persone, ragazzi e ragazze, hanno denunciato di
essere stati denudati nel corso delle perquisizioni, di
essere stati malmenati e di essere stati costretti a fare
delle flessioni.
Se le indagini hanno consentito di raccogliere indizi e
riscontri sulle lesioni riportate dai manifestanti
all'interno della caserma, sono invece
"confusi" i ricordi in merito ad una presunta
violenza sessuale subita all'interno del bagno perche
"alcuni parlano di abusi commessi nei confronti di
una ragazza, mentre altri ricordano che si disse che su
di un ragazzo era stata commessa una violenza con l'uso
di un manganello". Il riferimento è ad un tentativo
di sodomizzazione che un manifestante di Padova avrebbe
subito ad opera di un poliziotto. Sul punto, però,
"non si ritengono sussistenti i gravi indizi di
colpevolezza" in quanto le dichiarazioni rese da due
ragazze "sono comunque dichiarazioni de relato"
e la stessa presunta vittima della violenza "nega la
circostanza e nello stesso senso sono le dichiarazioni
della sua ragazza".
La misura cautelare "è stata richiesta dal Pm nei
confronti di quegli agenti che certamente si sono
distinti per essere tra i più esagitati e partecipi
attivamente agli atti di violenza, tanto è vero - scrive
il Gip - che il loro volto è rimasto impresso nel
ricordo di chi ha subito le maggiori vessazioni. Maggiore
responsabilità è poi da attribuire a chi aveva proprio
il compito di coordinare l'attività del personale
impegnato".
(27 aprile 2002)
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