GERUSALEMME -
Primo stop nella missione del segretario di Stato
americano Colin Powell in Israele. Dopo il faccia
a faccia col premier israeliano Ariel Sharon di
stamane, Powell non è riuscito a ottenere quello
che cercava: una data precisa per il cessate il
fuoco. Il premier israeliano, pur augurandosi di
concludere "il più presto possibile"
l'offensiva nei Territori, non si è preso alcun
impegno e non ha fornito nessuna indicazione
sulla fine degli attacchi in Cisgiordania. In una
conferenza stampa congiunta, Powell ha ammesso:
"Non ho una precisa risposta alla domanda
sul calendario dei tempi del ritiro
dell'esercito".
COMMENTO - era naturale che COLIN
- non sarebbe riuscito a concludere nulla - anzi
si comprende il motivo per il quale si sia
offerto in questa difficile trattativa con SHARON
- il problema e' che l'america di BUSH - vuole
far fuori POWEL perche' stava prendendo sempre
piu' consensi - ora inviarlo per la pace che non
vogliono gli USA e' evidente a chi giova questa
mossa politica.
Il segretarrio di Stato Usa ha messo in chiaro
una volta di più che gli Stati Uniti non
condividono la linea adottata dal governo Sharon
nei Territori palestinesi dal loro più
tradizionale alleato mediorientale, e ha messo in
guardia Israele su ciò che ha definito le
conseguenze strategiche a lungo termine della
repressione in atto ormai da due settimane e
sugli effetti che avranno negli altri Paesi della
regione.
Questo non significa che gli Stati Uniti siano
contro Israele, anzi, ha precisato Powell
"sono al fianco di Israele e vogliono
cercare una soluzione alla situazione nei
Territori". Una solidarietà che scaturisce
dalla medesima volontà di combattere il
terrorismo. Poi si è fatto anche più esplicito:
"Ben comprendiamo che cosa è il terrorismo
e, come vi abbiamo risposto noi, così sappiamo
che Israele ha il diritto di rispondervi",
ha osservato Powell alludendo agli attentati
dell'11 settembre.
Più esplicitamente ancora, Powell ha
sottolineato che la sua amministrazione vuole che
l'iniziativa militare ebraica abbia una scadenza
precisa. "Auspico si possa trovare il modo
per arrivare a un accordo su questo punto, sulla
durata delle operazioni", ha insistito il
segretario di Stato, "e si ritorni su un
tracciato che conduca a una soluzione
politica".
Una prospettiva che al momento Sharon non ha
voluto aprire negando a Powell non solo la
"tregua immediata e senza indugi" che
da giorni gli Stati Uniti chiedono, ma anche una
data prossima. Per una missione che molti
giudicano "impossibile", le prime
battute non appaiono tra le più rassicuranti. In
una missione che ha come obiettivo di mettere
fine a 18 mesi di conflitto e alla recrudescenza
delle ultime settimane delle violenze, incombe
l'ombra inquietante di quanto avvenuto nel campo
profughi di JENIN, teatro di feroci
combattimenti in cui sono stati uccisi 22 soldati
israeliani e centinaia di palestinesi. Al termine
dell'incontro, Sharon ha ribadito che Israele non
può arrestare le operazioni militari prima di
aver "sradicato il terrorismo".
Domani Powell sonderà le intenzioni dei
palestinesi, incontrando il leader dell'Anp
Yasser Arafat
(12 aprile 2002)
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