Il leader dell'Olp
alla tivù israeliana fa una pessima figura
perde le staffe e alla fine riceve l'imbeccata di un
suggeritore
Intervista-processo
ad Arafat
"Basta, io non sono Bin Laden"
GERUSALEMME Yasser
Arafat non dà interviste convenzionali, con domande e
risposte che seguono un percorso razionale. I suoi
incontri con la stampa somigliano spesso a udienze,
pilotate dai consiglieri alle spalle del Rais. Possono
interrompersi bruscamente, come è successo durante un
colloquio con Christiane Amampour della Cnn. Possono
diventare una rabbiosa arringa. Oppure procedere tra
sorrisi, abbracci e aneddoti. Ma forse il presidente
palestinese non aveva mai concesso un'intervista come
quella trasmessa venerdì sera dalla televisione
israeliana. Già le sue interviste alla tivù dello Stato
ebraico sono una rarità. In più questa, affidata a Oded
Granat, un giornalista che parla perfettamente l'arabo,
ha rivelato un Arafat senza limiti, che straparla, perde
le staffe, inveisce, confonde e alla fine deve ricevere
l'imbeccata di un suggeritore fuori campo per lanciare un
messaggio di pace. Un Arafat debole, nervoso, addirittura
patetico, secondo i commenti di ieri della stampa
israeliana. Eppure l'intervista ha imbestialito il
governo Sharon: "Non si dà una tribuna pubblica a
chi è responsabile della morte di tanti ebrei",
protesta un portavoce. Il premier ha cercato di impedire
la trasmissione. Ecco un estratto della conversazione.
Signor Arafat, se la sente di dire al popolo israeliano:
mai più attentati suicidi, mai più attacchi
terroristici?
"Lasci che le dica una cosa. Noi coopereremo gli
uni con gli altri, perché questi attentati suicidi non
sono contro di voi, sono contro il popolo palestinese. E
come ho già affermato varie volte, si tratta di azioni
illegali".
Loro non la pensano così, sono convinti di avere
ricevuto luce verde da lei. "Luce verde?" E'
quello che pensano.
"Prima di tutto quelli che hanno ucciso Zeev
Schiff". (Arafat confonde Rehavam Zeevi, il ministro
del Turismo israeliano assassinato dal Fronte Popolare a
metà ottobre, con Zeev Schiff, columnist, vivo e vegeto,
del quotidiano Haaretz, ndr.)
Zeevi.
"Sì, Zeevi".
Dicevo, perché non dichiara finita l'Intifada? Perché
non dice al suo popolo che non deve più volare neanche
un proiettile?
"Lei è ingiusto. Quante volte ho ordinato
arresti e dichiarato la fine delle violenze? E ho
dichiarato un..."
Le sue dichiarazioni non erano sufficienti.
"Quante volte l'ho fatto? (Si rivolge a un
collaboratore fuori campo, ndr.). Portatemi la condanna
che abbiamo emesso dopo gli attentati a Gerusalemme e
Haifa. E prima di quella volta, abbiamo condannato gli
attentati precedenti".
Forse quelle condanne non bastavano?
"Perché? Non abbiamo forse arrestato molti
militanti del Fronte Popolare, compresi leader militari e
politici?"
Ma non sono pericolosi come Hamas e la Jihad islamica.
"Mi lasci finire. Quelli che abbiamo arrestato
il giorno dopo quell'attentato, quanti erano? Mi dica
quanti erano".
Gli americani dicono che è tutta scena, propaganda
televisiva.
"Buon Dio (arrabbiato, gesticolando, ndr.)! Chi
se ne frega degli americani! Gli americani stanno dalla
vostra parte e vi hanno dato tutto. Chi vi ha dato gli
aerei? Gli americani. Chi vi ha dato i carri armati? Gli
americani. Chi vi dà i soldi? Gli americani".
Ma gli americani hanno anche provato a...
"Non mi parli degli americani. Comunque Hamas e
la Jihad sono stati addestrati dagli iraniani".
Come mai lei, che era considerato il nostro partner di
pace, oggi è diventato il nemico di Israele?
"Colpa dei media israeliani".
Che cosa c'entrano i nostri media?
"Infiammano il mondo intero. Buon Dio, avete una
tale influenza sui media in Europa".
Lasciamo stare l'Europa, qui parliamo delle
impressioni che ha di lei il popolo di Israele...
"Il popolo di Israele fa parte della popolazione
ebraica mondiale".
Lei ha perso la fiducia non solo degli israeliani, ma
di tutti gli ebrei nel mondo.
"Perché i vostri media non smettono di incitare
contro di noi. Dicono che io sono come bin Laden e che
l'Autorità Palestinese è come i Talebani. Io sono bin
Laden? Sono bin Laden?"
Pensa di avere la situazione sotto controllo?
"Certamente".
Pieno controllo?
"Certamente".
Dunque Hamas non fa quello che vuole?
"Ci prova, dopo le misure prese contro Yassin
(gli arresti domiciliari imposti al leader spirituale di
Hamas, ndr.) c'è stata qualche manifestazione".
Ma i suoi inferiori dicono che non hanno ricevuto da
lei ordini chiari di fermare la violenza.
"Portatemi chi l'ha detto e lo spedisco in
prigione".
Gli israeliani sono delusi, si aspettavano da lei più
arresti di terroristi.
"Già, per voi le mie carceri hanno la porta
girevole".
Non è così?
"Le dico io come sono le mie carceri. L'altra
notte, alle 3 di notte, non dormivo, e ho sentito
bombardare il carcere vicino al mio ufficio". (Si
sente un sussurro fuori campo: "Stendo la mano in
segno di pace...") Arafat: "Cosa?" (La
voce fuori campo ripete più distintamente: "Stendo
la mano in pace...") Arafat: "Stendo la mano in
segno di pace al popolo di Israele, per il bene dei
vostri e dei nostri figli". (La voce riprende:
"Sono determinato a far rispettare gli
accordi...") Arafat (guardando fisso la telecamera):
"E sono determinato a far rispettare gli accordi,
tutti gli accordi internazionali, ogni accordo stipulato
fra me e i leader di Israele". (e.f.)
(10 dicembre 2001)
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