Tanta gente
comune, e non solo cittadini ebrei, al corteo
indetto da Ferrara contro "i pacifisti a senso
unico"
Migliaia
di persone
all'Israele-day
Molte
adesioni eccellenti alla manifestazione. Il portavoce
della Comunita ebraica: "Finalmente non ci sentiamo
più soli"ROMA
- "Un grande successo, siamo in diecimila":
gongola l'organizzatore, Valeriano Giorgi, un passato
ventennale tra le fila della Cgil e tanti cortei alle
spalle. Sono le 19 sotto le scale del Campidoglio, in una
massa di bandiere bianche e azzurre con la stella di
Davide, alla testa del serpentone umano che sta
partecipando all'Israele-day: l'iniziativa di
solidarietà indetta da Giuliano Ferrara e Massimo
Teodori, e sostenuta da una massiccia campagna sul
quotidiano "Il Foglio". Una manifestazione
snella nello svolgimento: breve marcia fino all'entrata
della Sinagoga, dove ciascun partecipante depone un
sassolino in memoria delle vittime del terrorismo
kamikaze, e poi ringraziamenti dal palco - allestito in
via del Tempio - da parte dei leader della Comunità
ebraica.
E, ad arrivare per primo alla meta, è un gruppo dietro
uno striscione dal senso chiarissimo: "Noi siamo con
Israele". E cioè dalla parte del popolo ebraico,
sotto attacco - secondo gli organizzatori - sia degli
uomini-bomba, sia di un'opinione pubblica sblilanciata in
favore dei palestinesi. Tra la gente - bambini,
adolescenti, ultraottantenni reduci dai campi di
sterminio, ebrei osservanti riconoscibili dallo zucchetto
- nessuna bandiera politica: solo quella israeliana,
insieme al volantino che raffigura, di spalle, un bimbo
con la kefya accanto a uno ebreo, e la scritta
"Israele deve vivere".
Insomma, una manifestazione volutamente di parte, che ha
ricevuto circa 1.800 adesioni scritte: "Ma abbiamo
ancora una valanga di e-mail da guardare",
puntualizza Giorgi. Tante quelle eccellenti, da
Gianfranco Fini a Pier Ferdinando Casini, da Romano Prodi
all'ultima pervenuta, da parte di Silvio Berlusconi:
"Sono d'accordo con lo spirito della vostra
iniziativa". Nessuno di loro, però, partecipa in
strada, per impegni vari.
Ma personaggi politici, mescolati tra la folla, ce ne
sono. In prima fila Ignazio La Russa, An: "Sono qui
anche in rappresentanza di Fini - spiega - siamo tutti
convinti che bisogna dare solidarietà non solo al popolo
di Israele, ma anche alla nazione di Israele".
Concetto non troppo dissimile da quello espresso dal
diessino Umberto Ranieri: "Questa - dichiara - è
una manifestazione per il diritto di Israele a vivere.
Questo ovviamente non significa
essere d'accordo con Sharon".
La vera star, però, è lui, l'ideatore dell'iniziativa.
Cioè il direttore del "Foglio", contrario
"ai pacifisti a senso unico", accolto dai
manifestanti con tifo da stadio: "Ferrara,
Ferrara", gridano in centinaia. Il più soddisfatto,
però, è Riccardo Pacifici, portavoce della Comunità
ebraica di Roma: "Siamo felici di partecipare,
insieme a tutta la città - spiega - a un evento che
toglie la nostra Comunità dal suo isolamento".
E in effetti, scorrendo il serpente di persone -
avrebbero dovuto muoversi in fila indiana, attaccati a un
chilometro e 200 metri di corda, ma erano troppi e così
l'idea è stata accantonata - la sensazione è che
prevalga la gioia: di esserci, di partecipare. Anche se
sempre mescolata alla rabbia: "Sono nata in Israele,
vivo qui da 23 anni - racconta Gabriella David, una
signora ben vestita presente con le amiche - ma non ho
affatto paura: voglio combattere per il mio popolo".
E a chi le chiede se avrebbe manifestato in un corteo con
esposta anche la bandiera palestinese, risponde così:
"No, loro hanno già abbastanza sostegno".
Una cinquantina di metri più avanti, un signore anziano
scuote la testa vedendo La Russa in prima fila: "Mi
chiamo Rosario Militello - racconta - ho 78 anni, e a 19
sono stato deportato a Mauthausen, dove sono rimasto nove
mesi. Non sono ebreo, ma ho sofferto con loro. Quando
giro per le scuole, parlo sempre male di quelli
lì..." E indica il parlamentare di An.
Difficile dimenticare, dunque. E anche difficile
ricomporre l'incomprensione tra due popoli, che giunge
fino a Roma: oggi alle 19 da un lato le centinaia di
bandiere ebraiche; a pochi metri, all'angolo di piazza
Venezia, il presidio permanente delle associazioni
pro-palestinesi. In mezzo, a separarli, decine e decine
di poliziotti.
(15 aprile 2002)
|