Yasser Abed
Rabbo, responsabile dell'Informazione
ha però precisato di non essere stato arrestato
Perquisita
la casa
del ministro di Arafat
Continuano
le trattative sulla basilica di Betlemme
I frati rinchiusi in chiesa: "Non siamo
ostaggi"
NABLUS -
L'esercito israeliano ha perquisito stasera, per circa
mezz'ora, anche l'abitazione del ministro
dell'Informazione palestinese Yasser Abed Rabbo, nei
pressi di Ramallah, secondo quanto ha detto lui stesso
all'Afp. "Non sono stato arrestato", ha
dichiarato Rabbo, smentendo voci in tal senso indotte
dall'irruzione dei militari nella sua casa a El Bireh,
località nelle vicinanze del capoluogo della
Cisgiordania. "Hanno perquisito la casa e se ne sono
andati", ha precisato, aggiungendo che nessuna
spiegazione gli è stata data dai soldati, di cui non ha
precisato il numero.
Dopo qualche ora la precisazione dell'esercito
israeliano: la perquisizione è stata un
"errore". Un portavoce ha dichiarato all'Afp
che i militari, che controllavano tutte le case di una
strada, non sapevano che si trattasse di quella del
ministro. Il portavoce ha confermato che Rabbo non è
stato in alcun momento arrestato, e ha aggiunto che gli
sono state presentate le scuse per quanto accaduto.
A Betlemme la situazione della basilica della natività
è ancora in una situazione di stallo, dopo una giornata
dedicata alle trattative. Per tutto il giorno, fin da
questa mattina, i soldati di Sharon, dal piazzale
antistante la chiesa, hanno invitato i palestinesi a
uscire dal complesso dove si trovano nascosti da giorni
insieme a quaranta frati francescani. Lo ha detto
all'Ansa il governatore di Betlemme Muhammad al Maden,
che si trova all'interno della chiesa.
"Non usciremo - ha detto al Maden - abbiamo paura
che ci ammazzino". Ma nel nascondiglio mancano ormai
cibo e medicine e ci sono feriti che si stanno aggravando
rapidamente. E un portavoce delle forze armate
israeliane, ha riferito che gli israeliani sono
"pronti a mandare medici, medicinali e cibo" ai
palestinesi asserragliati nella chiesa a patto che questi
si arrendano. "Abbiamo provato a trattare con i
palestinesi - ha detto il portavoce - ma loro hanno fatto
capire che non sono interessati a negoziare con
noi".
I frati francescani rinchiusi temono che l'esercito
israeliano voglia legittimare un attacco alla basilica
facendo credere che i religiosi sono ostaggio dei
palestinesi. "I frati non sono ostaggi, sono a casa
loro e al posto loro, per fedeltà alla loro vocazione e
per obbedienza agli ordini dei loro superiori", ha
chiarito all'agenzia Fides padre David Jaeger, portavoce
ufficiale della Custodia di Terrasanta. "Circolano
voci che l'esercito abbia deciso ufficialmente di
considerare i frati al servizio della basilica della
Natività come ostaggi", ha spiegato padre Jaeger,
"un comandante militare della zona (Marcel Aviv) lo
ha dichiarato a una radio italiana da noi ascoltata. Non
si può non temere che ciò possa essere fatto nel
tentativo di legittimare un assalto armato, forse
imminente". Dei quaranta frati francescani
intrappolati, quattro (che si trovano in cattive
condizioni di salute), tra cui uno italiano, sono usciti
e sono stati portati in un luogo di cura.
Nel frattempo almeno undici palestinesi sono stati uccisi
in Cisgiordania durante violenti scontri, durati tutta la
notte e proseguiti stamane, con i soldati israeliani a
Nablus e Jenin. Lo dicono funzionari della sicurezza
palestinese che riferiscono anche di ventiquattro feriti,
sei dei quali in gravi condizioni. Fonti militari
israeliane riferiscono che anche un soldato dell'esercito
di Tel Aviv è stato ferito e versa ora in gravi
condizioni. Testimoni parlano di perquisizioni e
rastrellamenti casa per casa che l'esercito sta
effettuando in queste ore. E, sempre a Betlemme, sono
stati trovati i corpi di sette palestinesi, probabilmente
"collaborazionisti" che sarebbero stati uccisi
nei giorni scorsi.
(5 aprile 2002)
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