Peres: "Su questo punto la mia posizione è di annientarli"

In un’intervista con il quotidiano Yediot Ahronot, il Ministro degli esteri israeliano Shimon Peres ha esternato il suo pensiero per quanto concerne la presente situazione del conflitto israelo-palestinese.

Di seguito sono riportati alcuni stralci tratti da questa intervista.

Yediot Ahronot (Y.A.): "L’impellenza del Ministro degli Affari Esteri di riavviare le trattative con Arafat si scontra con avversari ostinati; il Vice-Capo di stato maggiore, il generale di divisione Moshe -Bugy- Ya'alon, e l’intera leadership dell’ IDF. Gli uomini di Peres si lamentano per il fatto che per ogni discussione il forum dell’IDF convochi una folta schiera di rappresentanti; il Capo di stato maggiore, il suo vice, il Capo dell’Intelligence, il Capo della Divisione di Pianificazione, il Capo dell’Unità di Ricerca dell’Intelligence dell’ IDF e molti altri. Tutti loro condividono la stessa opinione contro Peres."

"Peres è convinto che Ya'alon abbia deciso di liberarsi di Arafat. "Ammettiamo pure che ci sbarazziamo di lui", dice Peres.

"Cosa accadrà in seguito?". Pur con tutte le critiche che vengono mosse contro Arafat, lui è l’unico palestinese che riconosce l’esistenza di Israele e della Giordania sulla carta geografica. Infatti, Israele non compare nemmeno sulle cartine dei nuovi libri di testo palestinesi. Se se ne andrà, Hamas, la Jihad islamica e gli Hezbollah prenderanno il suo posto. Cercheranno di fondare uno stato tra l’Iraq e l’oceano. Arafat vuole parlare con noi, mentre loro vogliono fare qui quello che hanno fatto in Libano. Arafat vuole essere accettato dall’occidente, mentre loro potrebbero preoccuparsi meno dell’occidente. A un certo punto, Arafat voleva rinunciare al terrorismo, mentre loro sono terroristi a tutti gli effetti".

Y.A.: "Credo che Ya'alon ce l’avesse con Arafat una volta resosi conto che Arafat gli mentiva spudoratamente."

Peres: "Non conosco una sola persona nel Medio Oriente che dica la verità. Allora, cosa dovremmo fare, prenderci una vacanza, immigrare in Uganda ed aspettare fino a quando impareranno a dire la verità?"

Y.A.: "Secondo un’opinione prevalente, ogni volta che Arafat si trova nei guai, lei si affretta a soccorrerlo. E’ successo nel '93 con gli accordi di Oslo, e accade di nuovo oggi".

Peres: "Non è Arafat che salvo, ma noi stessi. In questo caso, c’è anche una considerazione morale. Non abbiamo bisogno di esercitare il controllo su un altro popolo. E c’è anche una riflessione politica da fare. Se fossimo rimasti nei territori, tutto il mondo sarebbe insorto contro di noi. Ne siamo certi, il mondo non legittimerà mai gli insediamenti".

"Noi dobbiamo apparire non come gli oppressori dei palestinesi, ma come gli oppressori del terrorismo, dobbiamo aiutare i residenti [palestinesi]. Questo, Ya'alon non lo capisce. Così come non esiste un buon terrorismo e un cattivo terrorismo, allo stesso modo non possiamo parlare di una buona occupazione e di una cattiva occupazione. Molte persone nel mondo credono che la guerra dei palestinesi contro di noi sia una guerra contro l’occupazione. Agli occhi del mondo, Arafat non è una persona malvagia".

Y.A.: "Contrariamente alle valutazioni che emergono dall’ I.D.F., Peres fa una distinzione tra Arafat e le organizzazioni terroristiche".

Peres: "E’ necessario combattere Hamas, la Jihad islamica, il P.F.L.P., e gli Hezbollah senza giungere ad alcun compromesso. Dobbiamo provvedere ad eliminarli. Qualsiasi mezzo è lecito. Se non sarà Arafat a farlo, ci penseremo noi o l’occidente. Non si può scendere a compromessi con il terrorismo".

Y.A.: "E i Tanzim?"

Peres: "Ho chiesto ad Arafat, "Che ne è di Marwan Barghouti?"

Invece di rispondere alla mia domanda. Arafat mi ha chiesto di un ministro dello schieramento di destra del governo israeliano".

Y.A.: "Arafat è in grado di giocare su due tavoli, ovvero continuare il terrorismo qui e allo stesso tempo sostenere l’ America contro Bin Laden?"

Peres: "Sì. . Ma solo fino alla prossima fase quando la guerra contro il terrorismo colpirà i terroristi ovunque essi si trovino".

Y.A.: "E lei pensa che agirà in questo modo combattendo il terrorismo ?"

Peres: "Dipende soprattutto da noi".

Y.A.: "Lei ritiene che rispetterà gli accordi che avete sottoscritto con lui?"

Peres: "Vuole sapere quale risultato negativo ha portato la tregua che abbiamo concordato a Beit Jallah? Sono passati due mesi e non un solo colpo è stato sparato a Gerusalemme. Ci saremmo accontentati anche di una sola settimana. Persino di un giorno. Il Capo dei Servizi di Sicurezza Generale ha affermato che la violenza si è drasticamente ridotta. E’ forse un male questo?"

Y.A.: "Stando alle sue valutazioni, crede che Arafat raggiungerà una tregua?"

Peres: "Non una tregua completa al cento per cento. Ecco perché intendo perfezionare il dibattito. Arafat deve rendere illegali le organizzazioni terroristiche. Non so se arresterà i terroristi, ma voglio spingerlo a questo passo con l’aiuto degli americani. Voglio dire ad Arafat, 'se vuole far parte della coalizione, allora lo faccia e basta."

Y.A.: "Sembra che il governo "unito" non possa durare a lungo. Secondo l’opinione corrente, avrebbe vita breve, fino al prossimo marzo."

Peres: "Sharon deve farsi un esame di coscienza, nessuno può sfuggire al dilemma. Non c’è altra soluzione al di fuori di un accordo. Le recinzioni non fermeranno i missili Katyusha o gli attacchi suicidi."

Y.A.: "Ritiene che Ariel Sharon possa tornare alle posizioni prima del‘67 riguardo ai confini?"

Peres: "Non lo so, ho visto così tante cose nella mia vita. Chi lo avrebbe mai detto che Begin avrebbe riconsegnato tutto il Sinai?"

Y.A.: "Sembra che lei abbia la certezza che tutto tornerà a posto una volta raggiunti gli accordi."

Peres: "Solo nel momento in cui raggiungeremo un accordo sui confini, potremo considerarlo come cosa fatta."

Y.A.: "Svanirebbero d’un colpo tutti i sogni palestinesi su Jaffa e Haifa?"

Peres: "Su questo punto, la mia posizione è di uccidere e di annientare."

da Yediot Ahronot