17.04.2002
Cofferati: non ci fermeremo «Una giornata straordinaria»,
un punto di arrivo e di una nuova partenza
«perché non ci fermeremo fino a quando non
avremo realizzato in nostri obiettivi, governo e
imprenditori lo sappiano». Lo stralcio
dellarticolo 18, dellarbitrato, e ora
anche la cancellazione della norma che annulla
molti diritti dello Statuto dei lavoratori per
chi emerge dal nero, e passa un colpo di spugna
sulla contrattazione. È contenuta nel
provvedimento sullo «scudo fiscale» su cui il
governo ha posto a fiducia da votare proprio il
giorno dello sciopero. «Una provocazione», «è
un macigno in più sulla via del dialogo...».
Sergio Cofferati conclude il suo intervento e
rilancia: unaltra condizione per il dialogo
è il rispetto per la controparte, «questo
governo denigra i suoi interlocutori». E piazza
Santa Croce, in cui non cè lo spazio per
uno spillo, gli tributa lultimo applauso -
il 35esimo in 45 minuti - di una mattinata che si
ricorderà a lungo. Una mattina straordinaria, su
Firenze splende il sole a dispetto delle
previsioni meteo, e che altre previsioni
sarebbero saltate nel giro di poche ore si è
visto molto presto, dalla fila interminabile di
pullman che dalla via Senese raggiungevano il
centro scaricando manifestanti di tutta la
regione, tornando indietro alla ricerca di un
parcheggio. 200mila i partecipanti pronosticati,
400mila il conteggio finale dei sindacati. Tre i
cortei, ma come ha giustamente osservato uno
speaker, Firenze è stata ununica piazza.
Non solo Santa Croce e tutte le vie intorno per
un largo raggio, ma anche piazza della
Repubblica, piazza della Signoria dove due
maxischermi rimandavano le immagini della piazza
principale, i suoni e le parole tradotte per i
non udenti nella lingua dei segni. Un fatto
inedito anche questo. È stata la più grande
manifestazione sindacale che il capoluogo toscano
abbia mai ospitato, il cuore di quellunico
ideale corteo che ieri ha attraversato il paese
in nome dei diritti portando il peso del
«lavoro» fuori dalle fabbriche e dagli uffici,
ovunque quasi deserti. Le 9 sono passate da poco
quando Sergio Cofferati prende posto alla testa
del corteo che muove da piazza Indipendenza (con
i metalmeccanici, gli studenti, i professori), è
acclamato come un leader, il leader, ad ogni
passo sono applausi, abbracci, autografi da
firmare. Come sta? «Benissimo, con tutta questa
gente...». Il primo giorno del congresso di
Rimini (il 6 febbraio) sembra lontanissimo,
eppure lo sciopero generale di ieri è partito da
lì, «lo proporremo a Cisl e a Uil, ma la Cgil
è pronta a farlo da sola, se necessario»,
avvertì il Cinese dal palco. Non è stato
necessario: lattacco ai diritti da parte
del governo e delle imprese, il mix di
«arroganza e debolezza» come Cofferati ieri ha
detto più volte, ha reso inevitabile quel che 70
giorni fa poteva sembrare un azzardo, il
sindacato è unito non solo Cgil, Cisl e Uil, ma
anche la sigla di destra, lUgl, la Cisal e
le cento sigle dei Cobas hanno fatto di questo
sciopero uno momento storico. Il corteo si muove,
alcune trombe intonano «Bandiera rossa», la
Filarmonica di Siena le segue, seguita a sua
volta dalla majorettes. È proprio la Toscana, e
subito si passa a ritmi rock. «I consumi
elettrici sono quelli della domenica, questo
significa che il paese è fermo», dice Cofferati
durante il corteo. E si comincia a capire
laria che tira nel resto dItalia.
Quando il sindacalista prende la parola un
applauso interminabile gliela toglie, volano
centinaia di palloncini, ed è tutto uno
sventolio di bandiere, quelle rosse della Cgil e
dei partiti di sinistra, quelle di Cisl, Uil e le
altre. «Questa manifestazione conferma la
consapevolezza della posta in gioco, le scelte
del governo sono scelte di restaurazione fatte
passare per moderne riforme». Ed ecco che torna
il «collateralismo» tra Berlusconi «e le
imprese più arretrate». Distingue Cofferati,
tra impresa e impresa ed è la prima volta che lo
fa in modo così netto. Ci tornerà nel suo
discorso: «Il governo ha cercato scientemente lo
scontro sociale e ha tentato di dividere il
sindacato, un fatto dannoso anche per le imprese
che hanno bisogno di un interlocutore forte e
coeso». Ancora: «Sono tanti, intellettuali,
professori, anche imprenditori che hanno voluto
essere qui oggi per far sapere che condividono le
ragioni del sindacato». Cè qualche crepa
nel fronte imprenditoriale, e chissà che non si
allarghi. A quanti liquidano lo sciopero come
«politico», Cofferati chiede: «Conoscete
qualcosa di più sindacale dei diritti e delle
regole del lavoro o delle pensioni?». Con scuola
e tasse sono oggetto di deleghe, «così si
esautora il Parlamento e si svilisce il confronto
con le parti sociali. Si riduce la Costituzione
materiale del paese». Un passaggio, anche questo
nuovo, è per i giornalisti e il loro sindacato,
la Fnsi, che «autonomamente ha deciso di
scioperare». È importante «anche se hanno
fatto stizzire alcuni direttori, campioni di
libertà che pur di essere in edicola hanno fatto
stampare i loro giornali il giorno prima e
distribuiranno ai loro lettori non notizie ma
fogli di propaganda». Diritto
allinformazione: anche lex presidente
della Rai, ora solo professore universitario a
Firenze, ne ha parlato con i giornalisti,
inserendo quel diritto tra «quelli violati».
Oltre a Roberto Zaccaria, i «professori» del
«Laboratorio per la democrazia», Francesco
Pardi e Paul Ginsborg: «no alla flessibilità
selvaggia» e «no alla legalizzazione
dellillegalità», ha detto il primo,
«siamo qui per dare il nostro appoggio». Infine
lo scrittore Antonio Tabucchi che al termine del
discorso stringe Cofferati in un abbraccio: «Sei
stato bravissimo, ci hai commosso»
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