Inascoltate le parole di Bush che ha chiesto il ritiro immediato
Sempre più difficile la missione di Colin Powell


Va avanti la guerra di Sharon
"In gioco la salvezza di Israele"

Ma il segretario di Stato incontrerà Arafat
"Sono pronto a restare per qualche tenpo"



GERUSALEMME - George W. Bush sta ancora aspettando. Giudica insufficiente il ritiro da due delle città assediate della Cisgiordania annunciato ieri notte dal premier israeliano Ariel Sharon. Ma Sharon continua a offrire assicurazioni, ma non date sul ritiro. Lo ha ripetuto a Colin Powell, il segretario di Stato in missione in Medio oriente, che questa mattina gli aveva telefonato per ribadire la posizione della Casa Bianca: "il ritiro deve essere immediato". "Now", aveva detto il presidente Bush, e "now" significa subito. Ma l'obiettivo non sembra dietro l'angolo e infatti Powell aggiunge: "Non ho ancora fissato una data di partenza e sono pronto a restare per qualche tempo".

Niente da fare. E Bush, probabilmente, è destinato ad attendere ancora, mentre la missione di Colin Powell si fa sempre più difficile. Sharon oggi è stato chiarissimo: "Continueremo a combattere - ha detto il premier - fino a quando riusciremo ad attuare la decisione del governo di smantellare le infrastrutture terroristiche", ha detto dai microfoni della radio. "E' una battaglia per la sopravvivenza del popolo ebreo e dello stato di Israele", ha aggiunto. Una dichiarazione che Sharon ha rilasciato subito dopo l'agguato di Jenin, questo pomeriggio, quando tredici riservisti israeliani sono caduti in un'imboscata di un kamikaze palestinese.

Israele ormai gioca sulle parole. Gideon Saar, segretario del governo israeliano, ha sostenuto che la richiesta del presidente Usa è stata di "cominciare" subito il ritiro e che ciò non significa che questo debba svolgersi allo stesso tempo da tutti i Territori occupati.
E guadagna tempo Israele, quando afferma che il ritiro dei militari continuerà, ma solo mano a mano che le truppe avranno realizzato gli obiettivi di loro competenza in ciascuna delle aree investite dall'operazione "Muraglia di difesa". Quattro o due settimane di tempo, ha chiesto lo Stato maggiore israeliano. E per ora Sharon non sembra intenzionato ad abbreviare i tempi.

Su un punto almeno Israele si è piegato alle pressioni americane. L'incontro di Colin Powell con Arafat molto probabilmente ci sarà. Sharon avrebbe concesso al presidente dell'Anp - chiuso in alcune stanze del suo quartier generale a Ramallah - di incontrare una delegazione di esponenti dell'Autorità palestinese in vista dell'arrivo di Powell nella regione. Oggi Powell ha incontrato il presidente egiziano Mubarak e ha confermato "l'intenzione di vedere il presidente Arafat". Un'affermazione molto diversa da quel "se le circostanze lo permetteranno", cui il capo della diplomazia americana aveva condizionato un incontro con Arafat prima di lasciare Washington. E a Israele, che continua ad affermare di non ritenere più Arafat un valido interlocutore politico ma "solo capo di una banda di terroristi", Powell ha risposto dichiarando di essere latore di un messaggio per il leader palestinese, oltre che per lo stesso Sharon.

I commentatori israeliani iniziano intanto a chiedersi con preoccupazione se "si stia avvicinando la fine della luna di miele tra Sharon e Bush". Ma potrebbero essere - aggiungono altri - solo momenti di tensione, anche aspra, come è accaduto in passato. Contrasti poi superati col tempo.

(9 aprile 2002)