Ma forse ormai si crede Napoleone
di Rina Gagliardi
Non siamo mai stati inclini alla demonizzazione dell’avversario, anche se si chiama Silvio Berlusconi. Non abbiamo reagito alla annunciata vittoria del centrodestra gridando al golpe, ma cominciando ad attrezzarci ad una vera (e non breve) opposizione politico-sociale. Insomma, non siamo di quelli che denunciano “il regime” ad ogni piè sospinto. E tuttavia quel che sta succedendo in Rai è più che inquietante: ci segnala un pericolo grave, non solo per l’informazione e la libertà di espressione in questo Paese. Una minaccia che va ormaim qyotidiniamente, galoppando.
Vediamo la sequenza dei fatti - e delle parole. Martedì sera (al termine della giornata dello sciopero generale), viene varato il nuovo assetto del servizio pubblico. E’ brutto, più brutto di uno “scarafone”: non piacerebbe nemmeno a mamma sua. E soprattutto riflette la cultura, cioé l’incultura profonda della destra italiana: la quale ha un’idea povera, rozza, inarticolata del mondo e della società ed è incapace per questo di produrre non solo intellettuali autentici, ma perfino conduttori di talk-show un po’ carismatici. Si poteva, nonostante tutto, aspettare la prova dei fatti, cioè dei palinsesti? Si poteva, certo. E tuttavia a sgomberare il campo dai dubbi ci ha pensato il Cavaliere in persona, licenziando in un colpo solo tre delle figure più popolari della Tv di questi anni: un bell’esempio di “democrazia bulgara”. Ieri, poi, nello stesso giorno in cui Fabio Fazio veniva dichiarato “ospite non gradito” al varietà di raiuno, seguendo la linea del perseverare diabolicum il presidente del consiglio ha ribadito, parola per parola, il discorso *liberal* di Sofia. Non solo non si pente, ma rincara la dose. Davvero, navigando tra le righe dei lanci di agenzia, si ha la sensazione di una logorrea fuori controllo, di un’inarrestabile arroganza: se continua così, tra non molto il nostro Presidente del consiglio proclamerà in diretta dalle sue (sei) Tv di essere la reincarnazione vivente di Napoleone - e guai a chi ne dubita. Intanto, lui non ascolta neppure le sagge reprimende di un giornalista “non sospetto” come Giuliano Ferrara, e inveisce contro la sinistra, in toto, colpevole di avergli scippato, nientemeno, che diciassette punti di consenso elettorale. C’è da rimanere increduli: ma come, il padrone di metà del sistema televisivo, e il controllore politico dell’altra metà, fa la vittima televisiva? Si dichiara perseguitato, umiliato e offeso? E riserva ai suoi avversari politici aggettivi come “criminoso”, “indegno”, “infame”? Non è detto, certo, che Berlusconi conosca davvero il significato delle parole che gli prendono forma sulle labbra: quando dice infame, magari pensa che si tratti di un epiteto solo un po’ “colorito” (tipo che tempo infame! , pronunciato in un giorno di pioggia permanente). Fo§rse non sa che, in una gran parte d’Italia, esso equivale al peggiore e più grave degli insulti: ed è forte quanto e più di una condanna morale. Infame è chi ha tradito i valori più sacri, chi si è venduto ai nemici, chi ha tramato alle spalle delle persone che si fidavano, chi si è coperto di disonore - infami sono le spie, i delatori, i ricattatori, gli avvelenatori professionali. Si rende conto, il Cavaliere, delle bombe che fa esplodere e delle guerre che dichiara? Legatelo, per favore.
19 aprile 2002