ROMA - Chissà,
oggi forse piacerebbe anche a certa destra. Perché Pino
Zac (Giuseppe Zaccaria) ce l'aveva a morte con i giudici,
che nei suoi disegni conciava nei modi peggiori
possibili. Ma erano altri tempi. E l'accanimento, mai
pari comunque a quello riservato verso preti e vescovi,
era giustificato. Da oggi una scelta di cento suoi
disegni è in mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma
(28 marzo-12 aprile). A presentarlo a 17 anni dalla
scomparsa, oltre agli amici di più vecchia data, tra cui
i disegnatori Zarrol e Vauro, Dario Fo (autore di un
breve saggio in catalogo), sarà anche la moglie,
Drahomira Biligova, che questa sera si esibisce in una
suonata di Janacek dal titolo "Le nostre
serate".
La musica era una delle grandi passioni di Zac, uno dei
rari momenti in cui la sua matita non graffiava ma
scorreva morbida tra ritratti, innocenti ironie
("Beeh Beethoven", "Stock Hausen") e
così via con garbo. Momenti rari per uno che come lui
che invece la matita spesso la usava come una clava.
Verso i politici, tra i più maltrattati dell'epoca c'è
sicuramente l'immarcescibile Andreotti, poliziotti e
clero. Ecco, oltre ad essere stato come dice Dario Fo
"il primo vignettista al mondo a disegnare il papa
nudo", verso il clero tutto Zac mostra una ferocia
che ha veramente dello straordinario. Le immagini, con
cui denuncia la repressione sessuale, sono di una
crudezza unica e anticipano un certo gusto del disegno
non tanto trash quanto tosto, spietato. Non a caso Pino
Zac, ricorda Zarrol, non solo fu tra i fondatori del
"Male", ma fu quello che più di altri
s'incaponì per dare quel nome al giornale. Lui, nato per
sbaglio a Trapani ma abruzzese a tutti gli effetti come -
curioso a dirsi - sono altri due grandi del disegno:
Andrea Pazienza e Tanino Liberatore, autore di Rank
Xerox, per il male, le brutture aveva un fiuto speciale. E le stigmatizzava con
tale assiduità da collezionare "tante denuncie
quasi quanto le mie", puntualizza Dario Fo. Senza
peraltro conoscere frontiere.
Per un certo periodo Zac lavora come una specie di
inviato del giornale francese "Le canard
enchainé". E ne combina talmente di tutti i colori
che a un certo punto, nonostante si tratti del giornale
fiore all'occhiello della satira francese, lo cacciano.
Non è in effetti che ci andasse giù tanto morbido, tra
i suoi bersagli più presi di mira figuravano il
presidente Georges Pompidou, ritratto bestialmente nudo,
e Giscard d'Estaing.
Roba passata, disegni che appartengono alla storia del
secolo, come quelli fatti sempre per "Le canard
enchainé", che raccontavano la rivoluzione
khomeinista, l'invasione sovietica di Praga, le bombe
americane in Vietnam e altri orrori. Sì perché, come
chiarisce di nuovo Dario Fo, Zac non era solo un
disegnatore, per quanto brillante. Era anche
sceneggiatore, scrittore, regista. E con il disegno
inventava anche storie molto dolci e visionarie. Una
delle serie più belle è quella che prende spunto dal
"Cavaliere inesistente" di Calvino per
realizzare un film d'animazione. E poi copertine di libri
e di dischi, carte da gioco, tra cui una serie erotica
piuttosto hard, personaggi celebri come il gatto Filippo
disegnato per "Paese sera" di cui purtroppo
rimane un solo esemplare, racconti impossibili: città
fatte con le carte bollate e illustrazioni di alcune
sonate di Chopin purtroppo del tutto perse
Pur tra tanta produzione diversa, Pino Zac rimane un
disegnatore puro, un vignettista vero. Da dove si vede?
Dal fatto che è l'unico, in Italia, a non dover fare
ricorso al testo. La sua vignetta dice tutto.
(27 marzo 2002)
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