PROGRAMMA

Roma negli ultimi sette anni è molto cambiata: ha ritrovato l'orgoglio della sua storia e del suo ruolo di capitale internazionale, ha cominciato a colmare il ritardo infrastrutturale accumulato nei decenni precedenti, ha vinto la sfida del Giubileo. Una città che non può, e non vuole, tornare indietro ma dove molto resta ancora da fare.
Il Sindaco e l'amministrazione comunale che guideranno la città a partire dal 2001 saranno impegnati a costruire, insieme alle cittadine e ai cittadini, la Roma del nuovo millennio.

Una città giusta per tutte le romane e i romani.
Per i bambini, che non hanno il potere del voto e che affidano agli adulti i loro diritti e le loro esigenze, troppe volte dimenticati e non rispettati.
Per gli anziani, che vivono spesso una condizione di solitudine, di disagio economico, di emarginazione.
Per i giovani alla ricerca di un buon lavoro e non solo di un reddito, magari precario e inadeguato.
Per le donne che a fatica conciliano l'attività lavorativa, le responsabilità
familiari, la ricerca di spazi e opportunità.
Per i meno fortunati che devono adattarsi a una città difficile, fatta ancora di troppe barriere ed esclusioni.
Per chi è inserito nel mondo delle professioni e della produzione e chiede sostegno per la propria attività.
Per gli stranieri che cercano qui una dignità di vita e di lavoro, sfuggendo la povertà e l'insicurezza.

Walter Veltroni vuole essere il Sindaco di tutti loro.

E insieme a loro migliorare le condizioni di vita e l'ambiente della città, perché sia più facile respirare, muoversi, lavorare, conoscere, crescere, divertirsi, aiutarsi e sostenersi.
E' un impegno che riguarda tutta la città: quella famosa in tutto il mondo per il suo patrimonio storico e monumentale e quella di tanti quartieri e periferie dove vive la stragrande maggioranza dei romani.
Ed è l'impegno che proponiamo alle elettrici e agli elettori romani e su cui vogliamo essere giudicati.

Molti anni saranno ancora necessari per sanare i guasti prodotti
dal caos urbanistico della seconda metà del secolo. Roma si è sempre sviluppata intorno ad un unico centro, il centro storico, sovraccarico di funzioni e troppo intensamente sfruttato, anche alla luce della sua particolare fragilità storico-artistica.

Lo sviluppo residenziale lungo le vie consolari e lungo il Tevere ha avuto luogo nel dopoguerra in modo disordinato e non programmato. In periferia è prevalsa un'urbanizzazione disordinata, dispersa, fatta di tanti nuclei sparsi frutto dell'abusivismo e degli insediamenti di edilizia pubblica, isolati sul territorio e abbandonati a loro stessi.

Roma è diventata, così, un'immensa area metropolitana in cui le nuove attività terziarie e produttive hanno continuato a sovraccaricare il centro e a espandersi verso i quartieri semi-centrali, aggravandone la congestione. Al tempo stesso, allontanandosi dal centro, si susseguono aree residenziali affollate, poco vivibili, prive dei servizi e collegamenti necessari.

Nella città cresciuta in questo modo distorto si sono accumulate enormi trasformazioni demografiche, sociali, economiche. La popolazione di Roma, è vero, è ormai quasi costante. Ma negli ultimi trent'anni i residenti nei quartieri centrali e semi-centrali sono passati da 2.280.000 a 1.845.000, con una diminuzione di 435.000 abitanti. La popolazione delle zone cosiddette periferiche è, invece, più che raddoppiata, passando da 460.000 a 945.000 abitanti, con un aumento di 485.000 persone. L'aumento maggiore si è avuto nelle zone all'esterno del Grande Raccordo Anulare, dove troviamo oggi 320.000 abitanti in più.

In pratica, è come se una città delle dimensioni di Bologna si fosse spostata di circa 10 chilometri. Alle sue spalle, gli edifici "svuotati" sono stati utilizzati in gran parte per le attività terziarie, in parte restano poco utilizzati per effetto dell'invecchiamento della popolazione. E nelle zone più lontane dal centro, di recente insediamento, è emersa un'enorme richiesta di trasformazioni, di migliore qualità della vita, di identità collettiva.

La città che vogliamo costruire è una comunità di protagonisti, che non si limitano a votare una volta ogni cinque anni, ma che in modo moderno ed efficace sono presenti ogni giorno per difendere i propri diritti, per dire la propria sulle grandi questioni, per migliorare i servizi collettivi. Il nuovo Sindaco vuole rendere conto a loro, passo dopo passo, sui tempi e i modi di attuazione del programma.

Con loro e per loro, vogliamo costruire un'amministrazione pubblica in grado di aiutare la città a sviluppare le proprie grandi energie. Un'amministrazione che lavora su piani annuali e pluriennali, con obiettivi e tempi chiari e verificabili. Un'amministrazione capace di garantire, al tempo stesso, la rapidità e la trasparenza delle decisioni.

Nel nuovo assetto federalistico che l'Italia si sta dando,
i Comuni saranno sempre più impegnati nelle politiche sociali, negli interventi di sostegno alle famiglie, all'infanzia, alla popolazione anziana, nelle attività assistenziali, negli interventi per il diritto alla casa, nelle materie socio-sanitarie.

Un nuovo welfare di cittadinanza


Nei prossimi cinque anni dovremo progettare e realizzare il nuovo sistema di welfare romano. Intendiamo far diventare le politiche sociali una priorità per l'intera giunta comunale, e non più un settore separato, per quanto importante, dell'amministrazione. Per questo vogliamo varare un Piano Regolatore delle Politiche Sociali, sotto la diretta responsabilità del Sindaco, che stabilisca, anno per anno, gli obiettivi di qualità e quantità dei servizi per la cittadinanza e per le fasce di popolazione più bisognose. Le politiche sociali e sanitarie devono, al tempo stesso, prevenire il disagio sociale e sostenere le situazioni di difficoltà, momentanee o di lungo periodo.

E' indispensabile agire contemporaneamente sulla quantità e qualità e sulle diverse forme di servizi, per venire incontro alle esigenze di una grande metropoli moderna, assicurando il buon funzionamento di un sistema integrato di interventi sociali e sanitari.

E' necessario potenziare l'informazione, raggiungere in modo più capillare tutte le situazioni di bisogno, rafforzare le reti di solidarietà, formate da volontariato e cooperazione sociale, e le forme di organizzazione spontanea delle famiglie e dei piccoli gruppi; è necessario, inoltre, sviluppare le strutture residenziali, semiresidenziali e il sostegno a domicilio.

Bisogna portare, sia pur gradualmente e compatibilmente con le risorse disponibili, ad un livello europeo la qualità e la quantità dei servizi.
E bisogna integrare l'assistenza sociale con quella sanitaria. Di fronte al cattivo funzionamento delle strutture sanitarie, purtroppo largamente presente nelle grandi città, è necessario che l'autorità comunale (che non ha competenze nella gestione sanitaria) anche in base alle novità previste dalla riforma sanitaria, assuma una funzione di rappresentanza dei cittadini, del loro diritto alla salute, delle esigenze delle fasce più deboli della popolazione, segnalando le situazioni di degrado sociale. Vogliamo proporre per ogni cittadino che si trova in una condizione di difficoltà un tutor, cioè un unico riferimento a cui rivolgersi, per coordinare l'informazione su tutti i servizi e le opportunità che l'amministrazione pubblica offre.

Questo potrebbe essere il medico di medicina generale o l'assistente sociale o l'operatore del privato sociale.
Il Comune promuoverà, inoltre, il Centro Unico per le Prenotazioni e farà la sua parte perché l'utilizzazione dei servizi sanitari e sociali diventi più facile, perché vengano ridotte le liste di attesa e soprattutto perché vengano ridotti la fatica e il tempo impegnato dai cittadini per ottenere una prestazione, una risposta, un servizio. Il Cup deve consentire ai cittadini romani e ai loro medici di poter prenotare direttamente dalle farmacie o dagli studi dei medici le prestazioni sanitarie e sociali in modo trasparente e veloce.

Migliorare la qualità della vita dei cittadini significa avere cura dell'ambiente in cui vivono: la riduzione delle diverse forme di inquinamento, il recupero ambientale delle periferie, una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, la salvaguardia delle aree protette, la disponibilità di parchi e giardini, la tutela della biodiversità sono obiettivi centrali del nostro programma.

La città eco-compatibile

Oggi 63 mila ettari di Agro romano, fino a poco tempo fa terra di conquista, sono salvaguardati.

Adesso si tratta di estendere e valorizzare questo patrimonio naturalistico. Si deve rafforzare la rete del verde, i cosiddetti corridoi ecologici che consentono la rigenerazione biologica dell'ecosistema di Roma, incredibilmente ricco di specie animali e vegetali. E si devono recuperare parchi, giardini, piazze, viali, aree archeologiche, zone monumentali in cui si intrecciano natura e cultura.

Si devono sostenere le attività agricole e agrituristiche compatibili, con l'obiettivo del pieno utilizzo delle aree agricole, della loro conversione al biologico, della promozione delle produzioni agricole locali. Non dimentichiamo che Roma è il comune agricolo più esteso d'Europa.

Già da alcuni anni Roma ha intrapreso la strada dello sviluppo urbano in armonia con la natura. Il Piano di Azione Ambientale, approvato dalla Giunta uscente e sottoposto all'attenzione del Consiglio Comunale, rappresenta un passo decisivo per stabilire gli obiettivi in campo ambientale, rispettare gli accordi internazionali previsti dall' Agenda 21 e migliorare l'ambiente cittadino.

Alcune azioni definite dal Piano sono oggi per Roma una realtà concreta: dalle aree verdi tutelate con il Piano delle Certezze, alla rete ecologica diventata la base della proposta del nuovo Piano Regolatore, dalla significativa riduzione di alcuni inquinanti atmosferici come monossido di carbonio, benzene e biossido d'azoto, alla elaborazione del Piano di zonizzazione acustica.

Nei prossimi anni è nostra intenzione sviluppare tutte le azioni programmate dal Piano di Azione Ambientale: biodiversità, mobilità, qualità dell'aria, rumore, gestione delle acque, gestione dei rifiuti, politiche energetiche. E vogliamo dedicare una grande attenzione alla vivibilità dei singoli quartieri attraverso la cura e la manutenzione del verde pubblico, il miglioramento del decoro urbano, la vigilanza, la riduzione del traffico e, quindi, dell'inquinamento atmosferico, l'incremento della mobilità alternativa, anche con la realizzazione di piste ciclabili, percorsi e isole pedonali.

Vogliamo, inoltre, operare contro il degrado delle aree più periferiche con una più efficace pianificazione e gestione delle attività economiche ad alto impatto ambientale (attività di autodemolizione e rottamazione, attività estrattive, attività industriali).

Sono circa 330.000 le bambine e i bambini dai 0 ai 13 anni che vivono a Roma:

cittadini portatori di diritti e di esigenze che la comunità locale troppo spesso non rispetta, dimenticando che, fra l'altro, una città più amica dei bambini è una città più amica di tutti.

All'altezza delle bambine e dei bambini

Noi vogliamo guardare la città dall'altezza dei bambini: solo così potremo davvero capire il loro disagio e individuare le soluzioni per farli vivere meglio.

Una "città all' altezza delle bambine e dei bambini" deve diventare un valore ed un metodo che coinvolge tutte le azioni collettive, da quelle culturali a quelle del territorio, da quelle ambientali a quelle sportive.

L'obiettivo è di realizzare concretamente spazi per i bambini e le bambine nei musei, nelle biblioteche, nei Municipi, punti verdi attrezzati nei parchi, strade e piazze più verdi e più vivibili, luoghi per lo sport in tutte le scuole e in tutti i quartieri.

Negli ultimi anni a Roma sono state avviate trasformazioni profonde per avvicinare le strutture pubbliche alle esigenze dei bambini che crescono, giocano e studiano nella città.

In particolare, grazie alla legge 285/1997, sono stati messi in campo 45 miliardi di lire per sostenere 86 progetti e 112 interventi, per due terzi promossi dalle Circoscrizioni, sviluppando una inedita collaborazione tra il Comune, il Provveditorato agli studi, le Asl, il Centro per la giustizia minorile, decine di associazioni e cooperative del cosiddetto "terzo settore".

Ma ancora moltissimo resta da fare.

Ci attende la progettazione del nuovo piano cittadino per l'infanzia e l'adolescenza.

In questa direzione, sono importanti due progetti, quello del Museo dei bambini al Borghetto Flaminio e quello della Città archeologica dei bambini a Villa Celimontana.

Altro impegno prioritario è moltiplicare i nidi per l'infanzia. A Roma ci sono 67.000 bambini da zero a tre anni, mentre i posti disponibili nei nidi comunali sono 8.200. La lista d'attesa è di oltre 6.000 bambini ed è al di sotto della domanda potenziale dato che molte famiglie non tentano neppure di accedere al servizio. Vogliamo ridurre questo inaccettabile squilibrio, a cominciare dalle zone della città dove questo servizio è meno presente.

Vogliamo, infine, promuovere con un marchio di qualità del Comune (family friendly) tutti gli esercizi commerciali, i pubblici esercizi, gli alberghi, i cinema, le strutture culturali, che predispongono spazi e offerte speciali per le bambine e i bambini.

Mettiamo al primo posto l'obiettivo di aumentare la partecipazione alla cultura. E' un obiettivo di democrazia, perché l'esperienza culturale fa parte della crescita umana ed è giusto che sia disponibile per tutti. Ma è anche un obiettivo economico, perché le istituzioni culturali romane potranno mantenere e aumentare il numero di visitatori raggiunto alla fine del decennio solo se saranno in grado di far nascere continuamente nuova domanda, sia da parte dei cittadini e delle cittadine romane, sia da parte dei turisti.

Per far crescere la domanda di cultura è necessario investire in comunicazione, in informazione, nel rapporto con le scuole e con l'industria turistica. E' necessario occuparsi con maggiore convinzione di particolari categorie, come i bambini e la popolazione anziana, per i quali vanno predisposti spazi appositi e proposte specifiche.

Nel capitolo sui giovani, abbiamo illustrato la proposta di una Card cultura destinata ai giovani e alle famiglie a basso reddito.
Vanno, inoltre, velocemente attivate tutte le forme di promozione che le nuove tecnologie rendono oggi possibili: biglietti integrati per i circuiti del patrimonio culturale, prenotazioni telefoniche e telematiche, prevendite insieme ai pacchetti del turismo culturale, musicale o congressuale.

Al tempo stesso, vogliamo investire sulla rete culturale diffusa della città. In tutti i quartieri, e non soltanto nel centro storico, dovranno esserci almeno una biblioteca, un cinema, uno spazio per la cultura. In molte zone le strutture per il consumo e la produzione culturale rappresenteranno quelle nuove vocazioni destinate a cambiare la vita delle periferie, come i nuovi teatri di Tor Bella Monaca, di Ostia, di Villa Lazzaroni.

Roma è molto cambiata in questi anni Novanta.
Dopo una difficile crisi economica è tornata a tenere il passo della crescita, le sue attività produttive si sono rinnovate e sono in grado di cogliere le opportunità di un mercato in rapido mutamento.
La Capitale non è più soltanto la città della burocrazia e dell'edilizia. Le imprese romane si sono impegnate per fronteggiare le difficoltà economiche e per collocarsi sulla frontiera dell'innovazione e del mercato aperto. Anche il governo locale ha fatto la sua parte attraverso i tanti progetti e le tante realizzazioni di questi ultimi anni.

Una nuova realtà economica

Sono molti i dati che confermano questo stato di cose e che segnalano la nuova realtà economica e produttiva della città.
In termini assoluti il valore aggiunto è aumentato, nel 1999, dell'1,6%, contro l'1,3% in Italia. Le previsioni per il periodo 2000-2001 assegnano all'economia romana un tasso medio annuo di crescita al 3%, superiore a quello segnato dall'intero paese nel 2000.
Lo sviluppo si è spostato dalle attività della Pubblica Amministrazione ai servizi di mercato e all'industria e, in particolare, al terziario avanzato e ai nuovi servizi per le imprese e per la popolazione, che costituiscono una delle grandi sfide per il futuro economico della Capitale.
Le imprese attive a Roma sono cresciute sensibilmente (+ 8,2%) tra il 1998 e il 2000 (+10% nel settore industriale, +7% nel terziario), a fronte del dato nazionale del 2,4%.
Anche l'occupazione cresce in modo più sostenuto rispetto a quasi tutte le altre grandi città italiane. Naturalmente, il funzionamento del mercato del lavoro romano deve migliorare, devono aumentare le opportunità di occupazione, si deve ridurre il tasso di disoccupazione, che resta elevato, e regolare le nuove forme di lavoro flessibile, per evitare che generino precarietà, mancanza di diritti e di garanzie sociali. Le condizioni per questo miglioramento esistono.
Roma, però, deve ancora rafforzare la propria posizione e il suo sviluppo produttivo va difeso e proiettato nel futuro. Va difeso, innanzitutto, a livello nazionale, fronteggiando le posizioni tendenti all'emarginazione della Capitale (ricordiamo il caso di Malpensa). E va difeso, in secondo luogo, a livello internazionale, dove il nostro sistema produttivo sconta ancora alcune arretratezze.
Va proiettato, poi, nel futuro per accrescere il peso economico di Roma che, per la prima volta nella sua storia moderna, ha la possibilità di diventare una capitale produttiva del paese, valorizzando il suo capitale di ricerca, tecnologia, risorse umane, specializzazioni.
Roma necessita di una direzione di marcia chiara e all'altezza delle sue effettive potenzialità.
Il nostro obiettivo è di fare di Roma la Capitale della nuova economia della conoscenza allineandola nell'arco di dieci anni alle città più ricche d'Europa.

Troppo tempo, e troppi costi, sono oggi sprecati dai romani per la mobilità.

Migliorare il sistema della mobilità è il nostro primo obiettivo, ben sapendo che si tratta di miglioramenti graduali e progressivi e che non esistono ricette miracolose. Ma sapendo al tempo stesso che la qualità di una città, la qualità della vita per le lavoratrici e i lavoratori, la capacità di attrarre investimenti e posti di lavoro dipendono in gran parte dall'efficienza dei sistemi di mobilità.

Un moderno sistema della mobilità

Per migliorare la mobilità a Roma è necessaria una politica di lungo periodo che tenga insieme diversi elementi.

L'accessibilità nazionale e internazionale della città.

Il riequilibrio territoriale, garantendo un sistema efficiente a livello urbano, di area metropolitana e regionale.

L'incentivo al trasporto collettivo, mantenendo e ampliando nel corso del tempo la convenienza all'uso dei mezzi collettivi rispetto a quelli privati. E' per questo che ci impegniamo a sperimentare nuove politiche tariffarie che tengano conto dei bisogni delle fasce sociali più deboli.

L'equità, assicurando anche nelle periferie la massima efficienza e convenienza all'uso del trasporto collettivo. E' per questo che intendiamo concentrare a favore delle periferie l'aumento dell'offerta di trasporto su autobus. Entro la fine del 2001 vogliamo portare gli autobus da 120 a 150 milioni di chilometri/vettura, con nuove linee e potenziamenti di linee esistenti.

Le risorse finanziarie, con certezze di flussi per un arco temporale almeno decennale per le nuove opere necessarie.

L'equilibrio fra le diverse modalità di trasporto, migliorando le relazioni fra i sistemi a bassa capacità (autobus) quelli a media (tram) quelli ad alta (metropolitane e ferrovie) e fra questi e il sistema dei parcheggi.

L'efficienza, completando il riassetto delle società pubbliche di trasporto, proseguendo sulla linea dell'integrazione, del recupero di produttività, garantendo una forte capacità di programmazione e di gestione pubblica dei sistemi di trasporto collettivo e preparando la città e le aziende ai cambiamenti che verranno introdotti dalla riforma delle politiche nazionali dei servizi di trasporto locale.

Gli ultimi sette anni sono stati caratterizzati da iniziative senza precedenti nella storia contemporanea della città. Noi vogliamo continuare facendo di più e meglio.

La redazione del nuovo Piano Urbano della Mobilità, diventato obbligatorio per legge, è la prima priorità della nuova amministrazione. Non partiamo da zero, ma dal Programma Integrato per la Mobilità (Proimo) elaborato dalla giunta Rutelli, che ha di fatto anticipato la normativa nazionale e ha avvantaggiato Roma rispetto ad altre città nella corsa ai finanziamenti statali.

Al primo posto poniamo il problema dell'accessibilità nazionale e internazionale di Roma, e al primissimo posto il necessario rilancio dell'aeroporto di Fiumicino.

L'aeroporto di Roma - i cui attuali punti di forza sono la disponibilità di tre piste rispetto alle due di Malpensa e il significativo incremento di efficienza del terminal, frutto degli interventi effettuati - deve essere messo in grado di far valere la sua specializzazione nei collegamenti con i paesi del Mediterraneo, con l'Africa e l'Asia (complessivamente 323 voli intercontinentali contro i 278 di Malpensa) e di conquistare una posizione di maggiore forza nei collegamenti con l'est europeo e il Medio Oriente. Inoltre, il progetto delle Ferrovie dello Stato per una bretella o passante ferroviario sul lato ovest della città permetterà un migliore collegamento all'aeroporto: il bacino di utenza di Fiumicino si allargherà così a tutto il centro d'Italia, da Firenze a Napoli, e ancora più incomprensibile apparirebbe la scelta di frenare lo sviluppo dell'hub romano.

Le stazioni ferroviarie sono, insieme a Fiumicino, le altre grandi porte di Roma, e il rinnovamento della Stazione Termini mostra bene come esse possano trasformarsi in centri vitali e produttivi della città. Riteniamo strategici i progetti di ampliamento e di rinnovo delle altre stazioni ferroviarie romane, a cominciare da Tiburtina e Ostiense, e intendiamo dare rilievo prioritario alla realizzazione degli accordi già approvati fra Comune e Ferrovie dello Stato.

Il Consiglio comunale ha concluso sette anni di lavoro approvando
una grande riforma per la città e proponendo ai romani una grande speranza: già con le prossime elezioni le Circoscrizioni saranno sostituite dai Municipi, con nuova autorevolezza, nuovi poteri e nuove responsabilità verso i cittadini. E insieme crescerà la città metropolitana: una nuova alleanza strategica tra decine di comuni, grandi e piccoli, della provincia di Roma, che lavoreranno insieme per una grande comunità di oltre quattro milioni di uomini e di donne. Lavoreranno insieme per lo sviluppo sociale ed economico, la modernizzazione delle infrastrutture e la qualità ambientale di un grande territorio che sarà la Capitale della nuova Italia federale.

La riforma della Capitale

Con la riforma costituzionale appena approvata dal Parlamento, sta oggi crescendo un'Italia nuova, solidale e federale, una vera Repubblica delle autonomie. E' un'opportunità storica per la nostra città: per la prima volta la Costituzione - riconoscendo la nuova realtà delle città metropolitane - sottolinea solennemente la funzione nazionale di "Roma Capitale della Repubblica", prevedendo che un'apposita legge dello Stato ne disciplini l'ordinamento. La contrarietà della destra a questa legge deve far ben riflettere i cittadini romani: è una dimostrazione di quanto pericoloso e anti-romano sia il contenuto del patto politico siglato fra il Polo delle libertà e la Lega.
Noi vogliamo una nuova legge per la Città metropolitana di Roma Capitale.
E' necessario scrivere subito un nuovo patto tra la Repubblica e la sua Capitale, con il rafforzamento e la semplificazione delle istituzioni locali, l'individuazione di adeguate risorse finanziarie per modernizzare la Capitale e sostenerne le funzioni di interesse nazionale, mantenendo almeno i livelli di impegno raggiunti con il piano per il Giubileo. La legge dovrà attribuire alla città metropolitana poteri necessari per armonizzare con efficienza le esigenze di vita quotidiana della città con le esigenze tipiche di una Capitale moderna, eliminando sovrapposizioni e interferenze tra le diverse amministrazioni e superando i poteri di veto delle burocrazie statali e regionali che rallentano lo sviluppo della città. Anche il nuovo Statuto della Regione Lazio dovrà affermare con chiarezza e lealtà la specificità di Roma, riconoscendo alla città metropolitana della Capitale il diritto-dovere di governarsi in autonomia, senza appesantimenti burocratici e centralistici.

In questi anni abbiamo imparato come i risultati migliori e le politiche più efficaci sono sempre il frutto della collaborazione fra istituzioni internazionali, governi, autonomie locali, organizzazioni non governative, associazionismo, volontariato. Solo unendo le forze, con il rispetto reciproco dei ruoli e delle potenzialità di ciascuno, è possibile costruire una moderna politica di cooperazione e solidarietà. Da questa convinzione vogliamo partire per porre di nuovo Roma al servizio del progetto di un mondo più umano e più giusto.

Vogliamo che Roma dia nei prossimi anni un nuovo impulso ai rapporti di scambio e di collaborazione con le più importanti metropoli del pianeta, a partire dal gemellaggio con Parigi e dal patto di amicizia con New York. Altri legami di forte cooperazione sono stati costruiti con le più importanti capitali d'Europa e del Mediterraneo, dell'Asia e dell'America Latina. E la nostra città ha saputo cogliere le opportunità di crescita economica e culturale inserendosi nei circuiti di cooperazione tra le città dell'Unione europea: da Eurocities a Telecities, dalla Commissione per le aree urbane del Parlamento di Strasburgo fino all'Unione delle capitali dell'Unione europea.

Sarebbe sbagliato separare questi piani, quasi che nelle attività internazionali di competenza del Comune di Roma ci fossero due diverse linee di impegno, separate tra loro: le azioni dirette a moltiplicare le opportunità per Roma e per i romani e quelle orientate piuttosto alla solidarietà verso i paesi più poveri. Non è e non deve essere così.

Roma ha infatti la possibilità e il dovere di proporsi come collegamento tra l'Europa e il Mediterraneo, come portale internazionale per un dialogo tra l'area di massimo sviluppo economico e tecnologico del pianeta e le aree svantaggiate da rapporti internazionali ingiusti. Del resto proprio l'esperienza della ricostruzione in Bosnia ha dimostrato come i risultati più efficaci si possono realizzare solo con l' impegno delle collettività locali di molti paesi, unite tra loro, e che il ritorno a condizioni di convivenza democratica e di sviluppo economico e sociale nei paesi balcanici è un elemento di enorme importanza per il nostro stesso paese.