I PILASTRI
CULTURALI 1) Famiglia
La famiglia è
l'ambito naturale in cui si trasmettono i valori morali e
civili fondamentali, è un grande elemento di coesione
sociale e di solidarietà ed è anche la garanzia per il
futuro del Paese.
Nel corso degli
ultimi decenni la famiglia è stata sottoposta a una
forte pressione dai cambiamenti strutturali che hanno
investito tutte le società più industrializzate. Le
politiche governative fin qui seguite non hanno sostenuto
la famiglia, ma l'hanno spesso ignorata o addirittura
ostacolata, rendendo difficile il suo impatto con i nuovi
ritmi del lavoro, con il sistema assistenziale e
educativo, con i servizi pubblici.
Anche per questo
dobbiamo oggi affrontare un problema demografico che
certo grava su tutti i Paesi occidentali, ma che riguarda
specialmente l'Italia. La denatalità e il progressivo
invecchiamento della popolazione determinano scompensi
sociali ed economici, soprattutto in relazione alla
necessità di garantire le pensioni, l'assistenza e la
sanità.
È per questo che
occorre riformulare e rafforzare il patto fra le
generazioni che deve garantire al Paese la certezza del
futuro. Tutta la nostra politica, dalla fiscalità ai
fondi pensione, dagli asili nido ai contratti di lavoro,
sarà mirata a sostenere e sviluppare la famiglia, come
fondamento di un nuovo patto sociale, come fattore di
solidarietà fra le generazioni, come sorgente di valori
positivi e protagonista dinamica della modernizzazione
del Paese. In questo quadro una speciale considerazione
va riconosciuta alle donne le quali, della famiglia,
continuano a rappresentare il cardine assoluto, pur
trovandosi oggi anche a dare il loro prezioso contributo
di intelligenza, capacità e generosità in tutte le
professioni e in tutti gli ambiti. È essenziale
garantire loro concretamente pari opportunità nel lavoro
e nella vita sociale e va riconosciuta la speciale
difficoltà del ruolo che le donne si trovano a svolgere
in relazione alle responsabilità familiari e a quelle
lavorative. Occorre sostenere con interventi concreti la
loro opera che le qualifica come protagoniste nella
costruzione del futuro.
2) SVILUPPO
Non è possibile
migliorare gli standard di vita, non è possibile
garantire solidarietà e servizi pubblici, non è
possibile neanche mantenere la nostra posizione
internazionale, senza uno sviluppo economico forte e
continuato. Dunque il presupposto di qualsiasi politica
di redistribuzione e di modernizzazione è lo sviluppo,
che può derivare solo dalla libertà creativa, dalla
capacità di iniziativa e d'innovazione, dalla ricerca e
dal lavoro.
In Italia tutte
queste energie sono sistematicamente ostacolate e
mortificate da idee arcaiche. Una visione vecchia del
sindacato blocca il lavoro. Un ecologismo integralista e
irrazionale blocca pregiudizialmente tutte le grandi
opere. Troppe tasse e troppe regole bloccano e soffocano
gli investimenti, la produzione, i consumi.
Con l'avanzare
della globalizzazione la competizione internazionale si
fa più pressante, il nostro Paese perde colpi rispetto
agli altri Paesi dell'Europa e del mondo più dinamici e
meno ingessati. Per evitare un declino inarrestabile
occorre dunque una nuova ventata di libertà. Non la
libertà di licenziare, ma la libertà di assumere senza
quei vincoli che rendono temerario l'offrire lavoro.
Occorre altresì la libertà di costruire le nuove Grandi
Opere pubbliche nel rispetto dell'ambiente. Stimolando e
permettendo lo sviluppo, con la leva fiscale e con le
riforme liberali, si può rilanciare l'economia.
Con un'economia
che va bene diventa davvero possibile ciò che alla
sinistra pare impossibile: ridurre le tasse ed aumentare
contemporaneamente le pensioni minime.
3) FEDERALISMO
Noi concepiamo lo
Stato come garante dei diritti naturali, non come fonte e
quindi padrone di quei diritti. Nel primo caso il
cittadino è sovrano, nel secondo diventa inesorabilmente
suddito.
Nella nostra
visione lo Stato ha compiti di coordinamento, stimolo e
controllo secondo il principio di sussidiarietà. Per
garantirne l'efficacia ed evitare sprechi è necessaria
una pubblica amministrazione all'altezza dei tempi e dei
compiti. Oggi l'organizzazione dello Stato è
inefficiente e burocratica. Non possiamo essere
protagonisti nel nuovo millennio con una pubblica
amministrazione inadeguata. Noi vogliamo modernizzarla,
con idee e tecniche nuove.
Sappiamo inoltre
che per realizzare questa modernizzazione occorre
superare il centralismo statale, perché è un modello
obsoleto, costoso e inefficiente.
Lo schema della
devoluzione, come trasferimento progressivo di competenze
verso l'alto dallo Stato all'Europa, e verso il basso
dallo Stato alle Regioni, è uno sviluppo della filosofia
regionalista già presente nella Costituzione del 1948.
Noi crediamo che
uno Stato più efficiente e vicino ai cittadini sia
fattore di crescita del sentimento di appartenenza
nazionale, così come la realizzazione di Grandi Opere
infrastrutturali che favoriscono le comunicazioni e lo
sviluppo e aumentino la qualità della vita dei
cittadini.
4) SICUREZZA
La sicurezza delle
persone, la salvaguardia della loro incolumità e la
protezione dei loro beni è il fondamento del patto fra
cittadini e istituzioni, senza il quale lo Stato perde la
sua legittimità storica e morale.
Oggi il Paese è
sempre meno sicuro e, ciò che è ancora peggio, i
cittadini si sentono sempre meno sicuri perché lo Stato
non garantisce il loro diritto a non avere paura. L'alto
numero di cittadini che rinuncia perfino a denunciare i
crimini subiti è il sintomo di una pericolosa sfiducia
che rischia di delegittimare le istituzioni.
Per adempiere a
questo suo fondamentale dovere, per garantire ai
cittadini la libertà dalla paura, oggi lo Stato, oltre a
riacquistare il controllo del territorio, deve
innanzitutto prevenire il crimine e non solo reprimerlo.
Questo problema si può risolvere solo con la
riorganizzazione di tutto l'apparato dell'ordine
pubblico, in modo da far rivivere, rendere effettiva e
concreta quella fondamentale funzione dello Stato sin qui
trascurata, forse anche dimenticata, che è la
prevenzione dei reati.
Il fenomeno della
immigrazione deve perdere il carattere di emergenza. La
libertà di circolazione delle persone in tutto il
pianeta è un diritto naturale. Ma ogni società ha
altrettanto forte il diritto a proteggere i propri
interessi, la propria identità, il proprio futuro.
L'aumento di
criminalità dovuto all'immigrazione clandestina produce
un atteggiamento genericamente negativo verso la presenza
di extracomunitari nel nostro Paese. Di fronte a ciò non
si può reagire accusando i cittadini di razzismo, ma si
deve garantire la loro sicurezza. Il modo migliore per
prevenire il possibile diffondersi di sentimenti xenofobi
è un serio controllo dell'immigrazione clandestina.
Serve una politica
rigorosa, che funzioni da barriera e non più come
richiamo per nuovi e maggiori flussi di immigrazione
indiscriminata. Occorre un controllo rigoroso delle
frontiere. Occorre identificare nel lavoro e non nella
clandestinità la condizione base di ingresso nel Paese.
Occorre accogliere dignitosamente e rispettosamente gli
immigrati che vengono in Italia per lavorare legalmente e
contribuiscono alla ricchezza nazionale. Occorre invece
contrastare severamente coloro che vengono in Italia per
delinquere.
Il traffico della
droga, in tutte le sue forme, non deve essere tollerato o
giustificato, deve essere stroncato. Una efficace azione
di contrasto alla diffusione di ogni tipo di droga e alla
criminalità organizzata che ne controlla il traffico
deve basarsi sulla dissuasione, sulla prevenzione e sulla
repressione.
5) VOCAZIONE
EUROPEA E OCCIDENTALE
Dal dopoguerra a
oggi la politica internazionale dell'Italia ha sempre
poggiato su tre pilastri fondamentali: l'idea di Europa,
la fedeltà all'Alleanza atlantica, la piena
collaborazione con gli Stati Uniti. Sono state infatti
proprio queste tre grandi scelte storiche a rendere
possibile un lungo periodo di pace, di sicurezza, di
libertà, nonché di sviluppo civile, economico e
sociale.
La collaborazione
con gli Stati Uniti, che la sinistra italiana accetta con
riserve ideologiche, va riaffermata in modo pieno, in
relazione alle politiche di pace e sicurezza, alla
collaborazione nel G8 per lo sviluppo economico mondiale,
alla liberalizzazione dei mercati con un impegno ispirato
alla reciproca lealtà, alla ripresa di un proficuo
accordo sui grandi temi della tutela dell'ambiente, alla
cooperazione per il progresso scientifico e tecnologico,
alla tutela dei diritti umani e civili e alla lotta
contro la povertà.
Quanto al futuro
del nostro continente va tenuto ben presente che oggi si
confrontano di fatto due diverse concezioni dell'Europa,
che corrispondono anche a due diverse idee
dell'individuo, delle sue libertà e del suo rapporto con
la politica.
Nella prima
visione, in cui noi ci riconosciamo, prevalgono i diritti
naturali delle persone, le istituzioni sono sempre
funzionali ad essi e sono quindi sempre e soltanto al
servizio del cittadino; nella concezione socialista e
statalista, che è poi quella propria alle sinistre a cui
noi ci contrapponiamo, sono invece lo Stato e i suoi
poteri che finiscono per avere il predominio, prevalendo
di fatto sulla persona, con il cittadino che si trova ad
essere al servizio dello Stato e dei partiti.
In questo quadro
la nostra politica europea si differenzia grandemente da
quella delle sinistre e propone quindi agli italiani e
agli europei soltanto soluzioni e prospettive
autenticamente liberali al fine di mutare radicalmente i
risultati deludenti che le sinistre hanno fatto
registrare in questi ultimi anni di governo dell'Unione,
e cioè un tasso di sviluppo inferiore della metà e un
tasso di disoccupazione superiore del doppio a quello
degli Stati Uniti, una costante fuga di capitali e di
investimenti verso l'area del dollaro, una perdita di
quasi il 25 per cento del valore dell'euro rispetto alla
moneta americana.
Questi sono i
fatti indiscutibili che impongono all'Europa di cambiare
rotta. Un vasto schieramento di forze europee, in cui si
riconosce anche la Casa delle libertà, si propone
obiettivi ambiziosi per tutti i cittadini dell'Unione:
più sviluppo, più lavoro, più imprese. Obiettivi da
perseguire attraverso politiche ispirate ai seguenti
indirizzi di fondo:
Promuovere una
Costituzione europea di stampo veramente liberale
che ridisegni in modo rigorosamente bilanciato e
in applicazione stretta del principio di
sussidiarietà i vari poteri spettanti al
Parlamento, alla Commissione, agli Stati membri,
alle Regioni, e che veda adeguatamente
incrementati i poteri della Corte di Strasburgo
quale organo di tutela dei diritti di libertà.
Rilanciare al massimo
le condizioni della crescita economica e sociale
attraverso le più opportune forme di
flessibilità, di innovazione e di creatività
d'impresa, così da poter raggiungere un doppio
risultato: quello di debellare la piaga della
disoccupazione e quello di non rallentare le
prospettive di allargamento dell'Unione a tutti i
Paesi extracomunitari ai quali è stato
riconosciuto già da anni lo status di futuri
membri dell'UE.
Ricercare nuove e più
stringenti forme di collaborazione con gli Stati
Uniti d'America, a cominciare dalle questioni
concernenti la Difesa.
Ricercare e attuare nuove forme
di cooperazione rivolte allo sviluppo economico-sociale
dei molti Paesi confinanti o comunque vicini all'Unione,
specialmente al fine di dar vita a un miglior controllo
reciproco degli attuali flussi migratori.
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