Terremoto dopo l'intervista dell'ex leader della Cgil a "Repubblica"
Angius: "Non è vero che non sappiamo rispondere agli elettori"
I Ds contro Cofferati
"Sei tu a creare divisioni"
Ma la sinistra interna del partito
lo difende. Salvi: "Tesi di buon senso"

ROMA - L'intervista a Sergio Cofferati di Repubblica ha avuto un effetto devastante sulla segreteria dei Ds. L'aria che si respira al Botteghino sembra una chiamata alle armi contro quello che è stato interpretato come un attacco frontale sferrato dall'ex leader della Cgil. Il giudizio, sia da parte del segretario Piero Fassino, sia del presidente Massimo D'Alema è stato durissimo e condiviso dagli altri, anche "per la singolare coincidenza" - come osserva ironicamente un membro della segreteria - con l'assemblea dei parlamentari dell'Ulivo. Come se non bastasse, le idee espresse dal "Cinese" hanno invece rinvigorito la sinistra interna dei Ds contribuendo ad aumentare la spaccatura tra la segreteria e la minoranza del partito.

A metà pomeriggio, la risposta a Cofferati è affidata al capogruppo al Senato Gavino Angius: "Le parole di Sergio Cofferati non aiutano il centrosinistra. Trovo che tra il Cofferati estivo e il Cofferati autunnale ci sia una bella differenza... Forse mi ricordo male, ma Sergio Cofferati, in un'intervista rilasciata al
Corriere della Sera ad agosto, aveva detto cose molto diverse sull'Ulivo e sull'opposizione rispetto a quelle contenute nell'intervista a Repubblica di oggi".

"In ogni caso - aggiunge Angius - è un'intervista che chiarisce molte cose... In primo luogo non condivido e ritengo sbagliati gli 'anatemi' che l'ex segretario della Cgil lancia oggi contro tutti noi. Respingo, perché falsa, l'affermazione che l'opposizione non sa rispondere alle istanze della società. Credo che dopo un primo momento di difficoltà, il centrosinistra si sia fatto sentire e abbia aiutato gli italiani ad aprire gli occhi sui danni che il governo Berlusconi sta compiendo. Certamente ciò è avvenuto grazie anche agli input e ai giusti calci negli stinchi che abbiamo ricevuto anche dai movimenti. Ma le argomentazioni di Cofferati di oggi non mi sembra aiutino la coesione del centrosinistra. Anzi, a mio giudizio, provocano altre divisioni".

Uno sfogo politico a tutto campo quello di Angius che arriva dopo ore di silenzio rabbioso nel partito. "Mi sembra davvero curioso - dice ancora il capo dei senatori - che un dirigente politico come Cofferati non colga, o non voglia cogliere, il nesso evidente tra contenuti e struttura, tra politica e organizzazione, tra programmi e funzionamento dell'Ulivo, e soprattutto che contesti il principio del voto a maggioranza. Ricordo che la Cgil è arrivata addirittura fino alla rottura dell'unità sindacale per affermare il principio della decisione a maggioranza".

Di tutt'altro avviso è Cesare Salvi. "Un difetto di Cofferati? E' troppo moderato", scherza l'esponente del correntone. Più seriamente, Salvi assicura che "Cofferati dice cose di assoluto buon senso, del resto molto simili a quelle che da tempo diciamo io e Fabio Mussi". Per il vicepresidente del Senato, Cofferati "ha ragione da vendere perché riproporre il vecchio Ulivo, già uscito sconfitto dalle ultime elezioni, in una versione ristretta ed 'epurata' delle componenti di sinistra è un suicidio politico-elettorale".

Ma Salvi condivide anche le critiche di Cofferati al gruppo dirigente dell'Ulivo: "I vari leader come Rutelli e Fassino hanno lasciato passare più di un anno e mezzo senza aprire un confronto sulla proposta politica da offrire al Paese e all'elettorato. Se continuiamo con queste idee e con questo gruppo dirigente alle prossime elezioni abbiamo già perso".

(23 ottobre 2002)

23.10.2002
Cofferati critica il «neo centralismo democratico» e l'Ulivo si divide di nuovo
di red.

Le dure critiche mosse dall'ex segretario della Cgil, Sergio Cofferati alla regola della «decisione a maggioranza», che Ds e Margherita vorrebbero introdurre nell'Ulivo, hanno scaldato ulteriormente gli animi alla vigilia dell'assemblea degli eletti. Le razioni rispecchiano fedelmente la diversità di vedute esistenti all'interno della coalizione. Le parole del
cinese hanno trovato, come prevedibile, la condivisione di quelle componenti del centrosinistra che non accettano di essere schiacciati dal principio del «centralismo democratico». Viceversa, sono state dure le reazioni di Margherita e Ds, i partiti che maggiormente beneficerebbero del principio decisionale in questione. In particolare quelle della maggioranza Ds.

«Cofferati dice quello che pensa la stragrande maggioranza degli elettori dell'Ulivo». Fulvia Bandoli, esponente della sinistra Ds, definisce «totalmente condivisibili» le parole dell'ex segretario della Cgil. «Nel merito Cofferati ha del tutto ragione e le sue sono le nostre posizioni espresse sulla guerra, sulla necessità di un programma e sul fatto che non si può decidere con la disciplina. Le regole - osserva Bandoli - devono venire dopo un progetto condiviso».

Posizione condivisa anche da i Verdi. «Cofferati ribadisce una verità elementare che noi Verdi continuiamo a spiegare da mesi: in nessuna coalizione al mondo si decide a maggioranza». È il primo commento di Alfonso Pecoraro Scanio. «In tutti i paesi europei - spiega iol presidente dei Verdi - nelle coalizioni ci si accorda con spirito unitario e su programmi condivisi. Chi insiste per spaccare l'Ulivo in maggioranza e minoranza è un nemico dell'unità della coalizione».

D'accordo anche i Comunisti italiani. «L'appello di Cofferati è un contributo positivo perché dice delle cose di buon senso». Marco Rizzo, capogruppo del Pdci alla Camera, commenta le parole di Sergio Cofferati sottolineando la necessità di costruire un Ulivo «forte», basato su un'«unità condivisa, che è il contrario dei poteri di veto».

Le parole del "cinese" sono condivise perfino dai centristi dell'Udeur. «Cofferati ha ragione. Non possiamo introdurre una idea di centralismo di coalizione laddove il centralismo democratico è stato condannato dalla storia». Sono le parole di Pino Pisicchio, capogruppo dell'Udeur alla Camera. «Se il centrosinistra vuole rilegittimarsi come forza di governo alternativa al centrodestra - spiega Pisicchio - deve evitare di proporsi come agglomerato di entità tenute insieme in qualche modo».

Nettamente opposti i commenti degli esponenti della maggioranza Ds e della Margherita. «Trovo singolare la critica radicale che Cofferati muove all'Ulivo circa il metodo di decisione a maggioranza». Lo dice il vicecapogruppo dei Ds al Senato Luigi Viviani. «Nel sindacato - sostiene Viviani - Cofferati e la Cgil hanno fatto della decisione a maggioranza una ragione essenziale di democrazia. Questa contraddizione tra il Cofferati sindacalista e il Cofferati politico contribuisce a spiegare quali sarebbero gli effetti di un Ulivo bloccato da una fase indefinita di discussione contrassegnata da veti, cioè il vero suicidio dell'Ulivo». In sintonìa anche le parole di Gavino Angius: le decisioni dell'Ulivo vanno prese a maggioranza, «l'unico principio che vige in democrazia» e che l'alleanza di centrosinistra deve «regolamentare bene perchè è giusto dare garanzia a tutti, ma si deve decidere perchè altrimenti ne va della funzione stessa dell'Ulivo». Angius, capogruppo dei Ds al Senato, ha detto queste cose al termine della riunione del gruppo a Palazzo Madama prima dell'assemblea dei parlamentari dell'Ulivo. Una riunione dai toni accesi dove si sono registrate le orami note divergenze tra maggioranza e minoranza del partito della Quercia: «Larga parte dei Ds è d'accordo sul principio di maggioranza, la minoranza continua ad essere contraria purtroppo. Non c'è niente di nuovo - ha osservato Angius - ci sono delle preoccupazioni e io penso che vadano giustamente ascoltate e discusse. Ma la contrarietà al principio mi sembra strana e anche inquietante perchè bisogna certamente tutelare le minoranze, però forse bisogna anche pensare a tutelare le maggioranze...».

Più pacata, va detto, la reazione di Rosy Bindi (Margherita). «L'Ulivo vince se è capace di fare sintesi politica: non è pensabile ripetere la vicenda degli Alpini». La Bindi, a differenza di Cofferati ritiene «positivo» che si introduca il metodo del centralismo democratico per arrivare alle decisioni della coalizione. «Da sempre i gruppi hanno deciso a maggioranza, ma ciò non vuol dire - aggiunge l'esponente della Margherita - che la coalizione si divida in una parte maggioritaria di buoni e bravi e in una minoranza di dannati. Insomma questo principio non può snaturare il pluralismo dell'Ulivo».

Tutto più difficile, dunque. Anche se non mancano - come dire? - i tentativi di mediazione. Possono essere lette così le frasi di Violante, capogruppo della Quercia alla Camera. «Regola prioritaria è la ricerca del consenso su posizioni nelle quali si possa riconoscere l'intera coalizione. Solo quando si sia rivelato impossibile conseguire un consenso unanime, la decisione
credo debba essere assunta a maggioranza».