DA - LA REPUBBLICA

Il centrosinistra saluta la disponibilità dell'ex sindacalista
"Ora faccia parte dell'ufficio di programma"
Cofferati, l'Ulivo applaude
"Positivo che scenda in campo"
Fassino: "Lasciamoci alle spalle le recenti competizioni"
Rutelli: "Era una delle alternative che gli avevamo proposto"

ROMA - L'Ulivo accoglie con soddisfazione e, viste le polemiche del passato, anche un certo sollievo, la scesa in campo di Sergio Cofferati. Una disponibilità a far parte di un ufficio di programma senza leader di partito ma che coinvolga oltre i partiti anche associazioni e movimenti, affidata oggi alle colonne di Repubblica. "Siamo lieti che Cofferati voglia essere parte di questo comune impegno" dice Piero Fassino, nell'aprire i lavori della direzione dei Ds. "Sono lieto che Cofferati abbia sciolto le riserve" aggiunge il leader della Margherita, Francesco Rutelli.

E se Cofferati aveva parlato della necessità di voltare pagina per il centrosinistra, ecco che Fassino ritorna sul tema invocando "una nuovo Ulivo che si lasci alle spalle quello a bassa intensità degli ultimi mesi". Due i passaggi, scandisce il segretario diessino davanti alla direzione del suo partito, l'assemblea dei parlamentari e "la costituzione di un ufficio per il programma che consenta all'Ulivo un salto di qualità nelle sue proposte". Infine servirà mettere mano anche alla "ricostituzione di un gruppo dirigente" e alla creazione di un rapporto "permanente" con i movimenti e la società civile: "Lasciandoci definitivamente alle spalle inutili forme di competizione o, peggio, di contrapposizione" dice Fassino. Parole che suonano come un tentativo di superare le divisioni interne al centrosinistra fra partiti e movimenti o associazioni.

Sul fronte della Margherita invece tocca a Rutelli commentare la proposta lanciata dall'ex segretario della Cgil: "A Cofferati sono state prospettate varie ipotesi di coinvolgimento, una delle quali è quella che lui disegna. Nei prossimi giorni daremo il via all'ufficio di programmanel quale non ci saranno i segretari di partito". Esattamente come chiede Cofferati. Solo su un punto Rutelli dissente. Accade quando Cofferati dice che Berlusconi dovrebbe dimettersi in caso di condanna ("sarebbe un dovere morale"). "Sono opinioni del tutto legittime - afferma Rutelli - ma da dieci anni abbiamo imparato che la più grande arte di Berlusconi è il vittimismo".

Dunque il momento di un coinvolgimento diretto dell'ex segretario della Cgil è arrivato. Dopo mesi di frizioni con i leader dell'Ulivo, dopo aver più volte glissato davanti alle offerte arrivate dal centrosinistra, stavolta Cofferati ha deciso. Si metterà direttamente in gioco. Anche in vista di quell'assemblea nazionale dell'Ulivo che Fassino fissa per la primavera.

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DA - LA REPUBBLICA - L'INTERVISTA

L'ex leader della Cgil: "Berlusconi? Se lo condannano
avrebbe il dovere morale di dimettersi"
Cofferati scende in campo:
"Ulivo, farò la mia parte"
Subito un ufficio per il programma elettorale
di MASSIMO GIANNINI

ROMA - Berlusconi è sempre più in difficoltà. E come sempre, quando è in difficoltà accentua l'arroganza, gli strappi al sistema delle regole e all'assetto delle istituzioni. Per l'opposizione è giunto il momento di una svolta. Il Nuovo Ulivo deve lanciare con forza il suo progetto politico. Deve presentare agli elettori il suo programma, alternativo a quello della destra. Ora o mai più: io sono pronto a fare la mia parte". Dopo mesi di polemica con l'establishment del centrosinistra, Sergio Cofferati esce allo scoperto proprio nel giorno della direzione dei Ds. E alla luce dell'offensiva del Cavaliere sulla giustizia, sulle riforme e sulla guerra, l'ex segretario della Cgil lancia agli alleati dell'Ulivo la sua proposta: via libera, subito, ad un ufficio" incaricato di elaborare il programma della coalizione. Vi partecipino tutti: i rappresentanti dei partiti, ma non i leader che devono fare un altro mestiere", gli amministratori locali, i rappresentanti dei movimenti, le associazioni, gli intellettuali e le più alte personalità. In questo schema, Cofferati è disponibile a far parte subito del nuovo organismo, e anche a presiederlo se glielo proporranno. Chiede solo all'Ulivo di far presto.

Cofferati, Berlusconi contrattacca a tutto campo, e denuncia la sinistra che prepara spallate giudiziarie e manovre di piazza. Ce l'ha anche con lei, evidentemente?


Cofferati, Berlusconi contrattacca a tutto campo, e denuncia la sinistra che prepara spallate giudiziarie e manovre di piazza. Ce l'ha anche con lei, evidentemente? Parlare di manovre di piazza' è insensato. La piazza è di tutti, ed è uno dei tanti luoghi nei quali si sviluppa l'iniziativa politica, e nei quali si rende visibile la volontà dei cittadini. Il fatto che in questi mesi sia stata occupata in modo sereno e composto dai girotondi, dai movimenti, dai pacifisti, dai no global e dai di lavoratori, è solo la conferma che la piazza è un luogo di grande democrazia. Altro che manovre' per sovvertire la democrazia... La verità è che dopo la decisione della Cassazione sui processi Imi-Sir e Sme, che non è una sentenza sul merito, il presidente del Consiglio ha sfoderato un'arroganza che non ha precedenti, accreditando l'idea che la pronuncia della Suprema Corte equivalga già alla conclusione del processo. E' una volgare strumentalizzazione, che serve a Berlusconi per drammatizzare la situazione politica, e tenere sotto costante minaccia la magistratura. L'attacco ai giudici è un fatto gravissimo. L'attività giudiziaria non compete né alla destra né alla sinistra: la magistratura è potere autonomo e tale deve restare. E invece il governo attenta continuamente a questa autonomia, mettendo in pericolo gli equilibri istituzionali".

Il fatto è che il Cavaliere si considera un perseguitato".


Il Cavaliere non può considerarsi diverso dagli altri cittadini. Questo sistematico tentativo di descrivere un esercito di toghe schierate contro di lui rientra in una precisa, destabilizzante strategia dell'intimidazione, che il premier usa contro i giudici e contro l'opposizione. Stavolta, in più, ci ha aggiunto anche l'ipotesi delle elezioni anticipate".

Ma lei ci crede o la considera solo una minaccia?


Viverla come una minaccia sarebbe come dire che l'opposizione ha paura del voto, e questo è sbagliato. No, io considero la sortita sulle elezioni anticipate come l'ennesimo tentativo di condizionare gli equilibri politici e istituzionali, arrogandosi il diritto di sciogliere le Camere che, fino a prova contraria, spetta solo al Capo dello Stato. Evidentemente Berlusconi pensa di aver già realizzato il presidenzialismo".

Se il Tribunale di Milano lo condanna davvero, Berlusconi si dovrebbe dimettere?


Obblighi formali non ce ne sono. Ma di fronte a una condanna, sia pure non definitiva, io credo che chi rivesta incarichi di governo dovrebbe avvertire il dovere morale e la sensibilità istituzionale di dimettersi. Lo trovo del tutto ovvio".

Quindi l'opposizione deve scaldare i motori?


L'opposizione deve mostrare nervi saldi, grande determinazione e soprattutto immediata capacità di produrre svolte positive. Nervi saldi servono perché io vedo un quadro politico ed economico in ulteriore peggioramento, e quindi temo nuovi strappi da parte del premier. Su tutti i fronti. Per questo dobbiamo procedere con grande determinazione, su due fronti che giudico assolutamente prioritari. Il primo è la guerra. Berlusconi sta compiendo atti politici molto gravi. Ha aggirato il Parlamento. Ha impedito il vertice europeo, mentre nel frattempo lavorava al di fuori per fornire un sostegno acritico e subalterno verso gli Stati Uniti".

Obiezione: e se il vero strappo non fosse stato quello di Berlusconi, ma di Francia e Germania che hanno fatto blocco da sole al vertice di Versailles?


Proprio il fatto che Chirac e Schroeder si sono mossi da soli era una ragione in più per fare il vertice europeo, non per sabotarlo. In realtà è chiaro che la sola preoccupazione di Berlusconi era che la Ue potesse virare su una posizione non consona agli interessi americani. Solo per questo ha impedito il vertice".

A questo punto che succede?


A questo punto il governo non deve limitarsi a venire in Parlamento, a riferire. Serve un dibattito parlamentare vero, che si deve concludere con un voto. E io propongo che l'opposizione presenti un suo ordine del giorno, unitario, per dire un no forte, chiaro e incondizionato alla guerra all'Iraq. La stragrande maggioranza delle opinioni pubbliche, e non solo in Italia, non vuole il conflitto. E l'eventuale pronunciamento dell'Onu non è più una garanzia sufficiente: le pressioni americane sugli ispettori sono inaccettabili, e rendono ormai poco credibili le Nazioni Unite".

Il secondo fronte prioritario per l'opposizione qual è?


La politica economica. Ci sono problemi enormi, che la guerra potrebbe aggravare facendo esplodere i prezzi e le materie prime. L'inflazione è già alta, il nostro differenziale rispetto ai partner europei è risalito, e questo peggiora l'export e la competitività. Il governo non fa nulla. Semplicemente, non vede il problema. A questo si aggiunge il fatto che ci sono almeno 10 milioni di lavoratori senza contratto: oltre a generare conflitti, questo determina un ulteriore calo della domanda interna. Il Parlamento ha votato una Finanziaria che contiene valori del tutto privi di fondamento: si parla di una crescita del 2,3% del Pil, mentre tutti gli istituti di ricerca, compresa Confindustria, ormai prevedono al massimo l'1,3%. Chi colmerà questa differenza? Non si sa. Anche qui, il governo non vede il problema. Come non si occupa della Fiat: tiene banco solo la questione dei futuri assetti proprietari, mentre nessuno parla della futura strategia industriale del gruppo".

E l'opposizione che dovrebbe fare, secondo lei?


Deve rilanciare con convinzione la sua idea alternativa sullo sviluppo economico, che si basa su scuola, ricerca e formazione. Su queste questioni serve un'iniziativa politica grandissima, per oggi e per domani".

Prima ancora ci sarebbe da concordare una linea sul referendum di Bertinotti sull'articolo 18. O preferite glissare perché siete spaccati?


Io penso che quel referendum sia un grave errore, che produce solo divisioni vistose. Resto convinto che la risposta migliore sia quella di attivare la più presto due iniziative di legge, sul modello di quelle proposte dalla Cgil, per riformare gli ammortizzatori sociali ed estendere le tutele a quei milioni di lavoratori parasubordinati che oggi ne sono privi".

Ma intanto si organizzano i comitati per il no?


Io ho una mia opinione, su questo. Ma non voglio renderla esplicita adesso. Non è reticenza. Dobbiamo discutere, nel centrosinistra: di questa e di molte altre questioni. Per questo, oggi più che mai, dico che è il momento che l'alleanza si dimostri capace di produrre svolte positive".

A cosa allude?


Alludo al programma. E' giunto il momento di avviare subito la discussione sulla proposta politica del Nuovo Ulivo. Occorre creare subito l'organismo adatto. Dobbiamo mettere insieme tanti soggetti diversi. Io propongo un raggruppamento molto largo e rappresentativo, che comprenda innanzitutto i rappresentanti politici".

Cioè i segretari dei partiti.


No, secondo me è meglio che nella nuova struttura non vi siano i segretari, che hanno un altro ruolo e devono continuare a svolgerlo nel fuoco della battaglia politica quotidiana. E' meglio che partecipino altri rappresentanti dei partiti. Poi immagino che nell'ufficio di programma debbano esserci gli amministratori locali e i rappresentanti delle associazioni: alcune in forma diretta, altre come il sindacato in forma mediata, poiché in casi del genere è necessario rispettare i limiti della reciproca autonomia. Poi dovrebbero partecipare le alte personalità del centrosinistra, personaggi di spicco del mondo della cultura e dell'economia. E infine, dovrebbero partecipare soprattutto i rappresentanti dei movimenti: i partiti non devono averne paura, sono portatori di sensibilità specifiche e di grandi energie, che possono rinnovare la politica, non metterla in discussione.

Ma ci sono le condizioni politiche, dentro un Ulivo ancora così confuso e spaccato, per una svolta del genere?


Io ritengo di sì. E c'è più di un motivo per fare in fretta. Di fronte a un governo in affanno e sempre più tentato dalle torsioni populiste e plebiscitarie, è necessario riportare l'attenzione del Paese sui problemi concreti, offrendo un'alternativa credibile. E poi si avvicinano le elezioni. Prima le amministrative, che sarebbero l'occasione per testare a livello locale gruppi di lavoro sul programma, costituiti sul modello dell'ufficio per il programma nazionale, all'insegna del principio un Ulivo in ogni casa'. Poi le europee, dove si voterà col proporzionale e crescerà la tentazione alle divisioni. E' fondamentale arrivare a questi appuntamenti con una rinnovata identità del centrosinistra, comune e condivisa. Anche per avviare, nella prospettiva delle elezioni politiche del 2006, temi utili a un confronto con Bertinotti".

Questo voleva dire, quando ha detto se c'è la volontà politica si possono spostare anche le montagne"?


Esattamente. Dobbiamo fare questo sforzo positivo. Tutti insieme".

Tutti insieme" vuol dire che anche lei è finalmente disposto a fare la sua parte? A entrare in questo benedetto ufficio di programma del Nuovo Ulivo?


Io voglio proseguire la mia attività in Pirelli e continuare a fare politica in forme diverse come ho fatto finora. Ma certo, in un consesso largo come quello che ho descritto, se i promotori vorranno, io sono pronto a partecipare. Purché si faccia in fretta. Gli elettori del centrosinistra non ci chiedono altro".

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DA - L'UNITA'

Fassino apre di fatto la gestione unitaria Ds. Sorpresi sinistra e berlingueriani
di n.a.

Va avanti. Piero Fassino incassa il sì della Direzione e accelera i tempi. La meta? Il governo unitario della Quercia da far decollare in occasione della Conferenza programmatica. Una segreteria del partito che faccia sedere allo stesso tavolo maggioranza e minoranza. Una svolta rispetto al dopo Pesaro, alle divisioni congressuali, al deficit di comunicazione che ha fatto vivere "fassiniani" e "berlingueriani" sotto lo stesso tetto ma da separati in casa.

Una svolta imposta dai fatti: dalla guerra alle porte, dalla necessità di mettere in campo un partito e un centrosinistra capaci di rispondere a quelli che Fabio Mussi definisce «i progressivi strappi istituzionali di Berlusconi». Alla fine della direzione di ieri, il leader Ds rileva che tutti gli interventi hanno condiviso il suo appello all’unità e decide di rilanciare. Non perdiamo tempo, spiega nella sostanza, compiamo già un primo atto. «Mi faccio carico io di associare, da domani, i compagni delle due minoranze congressuali con forme di consultazione permanente e di coinvolgerli costantemente in tutte le principali decisioni che la segreteria debba assumere».

La prassi della «consultazione» dovrebbe essere normale in un partito, ma le recenti tensioni interne ai Ds danno alle parole di Fassino il significato di una svolta. La consultazione dovrà permettere di verificare, da subito, «il grado di convergenza» sulle singole scelte. «Qualora su di esse si verifichino delle divergenze - aggiunge il leader della Quercia - ci sarà modo di governarle». Né la costituzione di un organismo, né la modifica degli assetti post congressuali. Un primo gradino, invece. Dovrà consentire «di registrare su tutti i passaggi significativi, l'orientamento, la valutazione delle minoranza». La maggioranza non rinuncerà alla linea di Pesaro, la minoranza non dovrà mettere da parte «il proprio punto di vista». Maggioranza e minoranza, però, dovranno concorrere da postazioni più avanzate «a costruire gradualmente una guida unitaria del partito».

La mossa del segretario sorprende la platea che immaginava il rinvio della prima mossa sul cammino della gestione unitaria. Le posizioni rimangono diverse su molti temi: la minoranza vorrebbe un no più esplicito e incondizionato alla guerra all’Iraq che vada oltre «il conflitto non è inevitabile» del Segretario, oltre il punto interrogativo sull’atteggiamento che i Ds dovrebbero assumere in caso di via libera Onu agli Usa.

I RAPPORTI CON LA CGIL
Il correntone, inoltre, vorrebbe una posizione di appoggio più esplicito alla Cgil. La Quercia, ripete Fassino, aderirà allo sciopero del 21 febbraio proclamato «dalla sola Cgil». Nel contempo, però, «avverte la responsabilità di non distinguere il sostegno a quella giornata di lotta da un impegno a favore di obiettivi condivisi dall'intero movimento sindacale su cui sia possibile promuovere iniziative unitarie». Tra l’altro, aggiunge il leader Ds, non sono giustificati «una prassi di negoziati e accordi separati» visto che «la finalità prima di qualsiasi sindacato» deve tendere «a negoziare e sottoscrivere accordi capaci di offrire tutele e certezze ai lavoratori».

Quanto al referendum per l'estensione dell'articolo 18, Fassino ricorda che la Quercia fin dall’inizio ha espresso «con chiarezza il suo giudizio negativo». Il "correntone" attribuisce alla maggioranza posizioni critiche nei confronti della Fiom e della Cgil. Apprezza, di converso, il fatto che Fassino faccia proprio il progetto di legge Bassanini- Amato- Salvi-Mancino sulle riforme istituzionali: niente elezione diretta né del Capo dello Stato, né del premier, Poteri del presidente del consiglio, temperati da contrappesi parlamentari. Un passo avanti rispetto al documento dei segretari dell’Ulivo.

BOTTA E RISPOSTA[b]
«Siamo lieti che Sergio Cofferati voglia essere parte di questo comune impegno...», così aveva esordito Fassino, aprendo i lavori della direzione. Un riferimento all’intervista in cui l'ex leader della Cgil rilanciava la proposta di un ufficio di programma dell'Ulivo «senza leader di partito». Apertura al correntone e apprezzamento per Cofferati: il clima della direzione di ieri è stato segnato da questi fatti. Ma anche dal botta e risposta tra Berlinguer e D'Alema. Il leader del correntone, al termine del suo intervento, aveva richiamato le parole di Fassino: «Anch'io sono d'accordo sulla necessità della convivenza, del riconoscimento e dell'unità, ma sottolineo soltanto che è essenziale il clima. Ci possono essere reciproci errori e reciproci eccessima dobbiamo evitare un regime sussultorio e ondivago nel quale, da un lato, si fanno profferte, dall'altro si lanciano anatemi e accuse come quelle che sono state rivolte dal compagno D'Alema al compagno Folena in una trasmissione televisiva». Accuse «rispetto alle quali «non c'è stata nessuna solidarietà come se fosse stato lui il capro espiatorio o il protagonista...» della sconfitta elettorale del 2001. D'Alema ascolta, poi interrompe e ribatte.

Singolare...- commenta - in realtà, l'unico capro espiatorio ero io e ho detto che, quanto meno, c'era una responsabilità collettiva...». «Allora siamo d'accordo - replica Berlinguer - e finiamo così la questione...». Ma D’Alema riprende la parola: «Sì ma se qualcuno l'avesse fatta prima questa affermazione...». «Quando sono stato chiamato dalla "riserva" - ricorda a questo punto Berlinguer - ho detto che, pur non avendo partecipato alla vita politica di quegli anni, mi sentivo corresponsabile. Non mi sono tirato fuori».

[b]NUOVO ULIVO
Fassino, ieri ha chiesto un centrosinistra più forte, un’alleanza capace, di compiere «un salto». Perché non serve «un Ulivo a bassa intensità». Per battere Berlusconi, infatti, «è necessario un centro-sinistra che si presenti come "alleanza per il governo dell'Italia"». Servono quindi «altre scelte»: un'assemblea nazionale che vari al più presto «il nuovo Ulivo»; un ufficio per il programma; la «ricostituzione di un gruppo dirigente»; «sedi di rapporto permanente con i movimenti». Tutto questo nel momento in cui il governo mostra un «atteggiamento di vassallaggio nei confronti di Washington», «è preda di suggestioni populistiche», compie «strappi che accrescono i rischi di una crisi civile in settori cruciali quali la giustizia, l'informazione, gli assetti istituzionali».

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DA - IL CORRIERE DELLA SERA

Cofferati in campo, dall'Ulivo solo applausi

Rutelli: «Gli avevamo prospettato varie ipotesi, ora ha scelto. Mi sembra un fatto utile». I Verdi: ora un programma comune

ROMA - Dopo l'annuncio di Sergio Cofferati, che scioglie la sua riserva e dice che «farà la sua parte», dai leader dell'Ulivo arrivano solo applausi. Se sinceri o di circostanza sarà il futuro a rivelarlo. Piero Fassino, nell'aprire i lavori della direzione dei Ds, dice: «Siamo lieti che Sergio Cofferati voglia essere parte di questo comune impegno». Così il segretario dei Ds, parlando di un impegno per rilanciare l'Ulivo suscitando «energie, risorse e passioni», commenta l'intervista dell' ex segretario della Cgil apparsa su «Repubblica» in cui si dice pronto a far parte di un ufficio di programma per l'Ulivo senza leader di partito ma che coinvolga oltre i partiti anche associazioni e movimenti.

RUTELLI - Rutelli fa quasi eco a Fassino: «Fa piacere che Cofferati abbia reso pubblica la sua disponibilità a partecipare all'elaborazione del futuro programma dell' Ulivo», ha detto rispondendo ai giornalisti a Montecitorio. «In questo cammino - ha aggiunto Rutelli - tutti i dirigenti politici, e non solo, debbono dare il loro contributo, e il fatto che Cofferati abbia positivamente sciolto la riserva è un fatto che salutiamo con soddisfazione». «Già da alcuni mesi noi gli avevamo prospettato varie ipotesi per un suo coinvolgimento - ha proseguito il leader della Margherita - e ora ha annunciato la preferenza per una di queste: mi sembra un fatto utile».

BERSANI E PECORARIO SCANIO - Anche da altri esponenti dell'Ulivo arrivano parole di apprezzamento per l'uscita di Cofferati. Le proposte avanzate da Cofferati per l'Ulivo sono «utili e positive», dice il diessino Pierluigi Bersani. Anche per il presidente dei Verdi Alfonso Pecorario Scanio «la disponibilità di Sergio Cofferati è certamente positiva. Ora si parta con i tavoli programmatici del Nuovo Ulivo». «Si è perso sin troppo tempo - ha aggiunto il presidente dei Verdi - in chiacchiere inutili sulla leadership, dal momento che senza unità programmatica non può esistere la coalizione del centrosinistra. Il primo banco di prova per l'unità della coalizione - ha concluso Pecoraro - sia un no chiaro, senza se e senza ma, alla guerra all'Iraq».

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DA - LA STAMPA

RUTELLI: FA PIACERE QUESTA SUA OFFERTA DI PARTECIPAZIONE
FASSINO: LIETI DELL'IMPEGNO DI SERGIO
Cofferati alla sinistra: «Pronto a fare la mia parte»
L'ex segretario Cgil si candida all'«ufficio»
che elaborerà il programma del Nuovo Ulivo

3 febbraio 2003

«Berlusconi è sempre più in difficoltà. E, come sempre, quando è in difficoltà accentua l'arroganza, gli strappi al sistema delle regole e all'assetto delle istituzioni. Per l'opposizione è giunto il momento di una svolta». È la premessa con la quale l'ex leader della Cgil, Sergio Cofferati, annuncia di essere pronto a fare la sua parte nel «Nuovo Ulivo».

«Il Nuovo Ulivo - dice - deve lanciare con forza il suo progetto politico. Deve presentare agli elettori il suo programma, alternativo a quello della destra. Ora o mai più: e io sono pronto a fare la mia parte».

L'ex segretario della Cgil lancia agli alleati dell'Ulivo la sua proposta: via libera, subito, ad un 'ufficio' incaricato di elaborare il programma della coalizione. «Vi partecipino tutti i rappresentanti dei partiti - dice Cofferati - ma non i leader, che devono fare un altro mestiere, gli amministratori locali, i rappresentanti dei movimenti, le associazioni, gli intellettuali e le più alte personalità».

Cofferati respinge l'accusa di Berlusconi sul fatto che la sinistra stia preparando 'manovre di piazza'. «La piazza è di tutti - replica - ed è uno dei tanti luoghi nei quali si sviluppa l'iniziativa politica, e nei quali si rende visibile la volontà dei cittadini. Il fatto che in questi mesi sia stata occupata in modo sereno e composto dai girotondi, dai movimenti, dai pacifisti, dai no global e dai di lavoratori, è solo la conferma che la piazza è un luogo di grande democrazia. Altro che manovrè per sovvertirla».

Sulle elezioni anticipate, Cofferati non è d'accordo sul considerarla solo una minaccia. «Viverla come una minaccia - osserva - sarebbe come dire che l'opposizione ha paura del voto, e questo è sbagliato».

FASSINO. ''Siamo lieti che Sergio Cofferati voglia essere parte di questo comune impegno''. Cosi' Piero Fassino, nell' aprire i lavori della direzione dei Ds parlando di un impegno per rilanciare l'Ulivo suscitando ''energie, risorse e passioni'', commenta l'intervista dell' ex segretario della Cgil apparsa oggi su ''Repubblica'' in cui si dice pronto a far parte di un ufficio di programma per l'Ulivo senza leader di partito ma che coinvolga oltre i partiti anche associazioni e movimenti. ''Serve un centrosinistra - osserva Fassino nella sua relazione - che si presenti come 'alleanza per il governo dell'Italia' e sia capace, come nel '96, di suscitare energie, risorse, passioni. Serve aprire una fase del tutto nuova, che si lasci alle spalle quella sorta di Ulivo 'a bassa intensita' che abbiamo conosciuto negli ultimi mesi''. Il segretario dei Ds individua nella assemblea dei parlamentari dell'Ulivo un ''primo passo significativo'' nella ristrutturazione della coalizione di centrosinistra in quanto ''potra' conseguire una maggiore coesione ed efficacia nell'azione parlamentare''.

RUTELLI. E subito si registra la reazione positiva di Francesco Rutelli, leader della Margherita: «Fa piacere che Cofferati abbia reso pubblica la sua disponibilità di partecipare all'elaborazione del futuro programma dell'Ulivo -afferma - Già da alcuni mesi gli avevamo prospettato varie ipotesi di suo coinvolgimento, oggi ha annunciato la preferenza per una di queste. Mi sembra un fatto utile, si tratta di recuperare tutto il tempo che abbiamo alle nostre spalle con un'accelerazione che
permetta il più largo coinvolgimento di espressioni delle forze politiche, delle forze sociali, dell'associazionismo, del mondo universitario in questo grande sforzo che non sarà di breve periodo, che sarà di grande valore soprattutto se avrà una grande qualità».

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DA - LA STAMPA

I commenti politici alla dichiarazione di Cofferati



Dopo Fassino e Rutelli, che hanno risposto positivamente alla autocandidatura di Sergio Cofferati all'«ufficio» che dovrà creare il Nuovo Ulivo da opporre al Polo delle Libertà nelle prossim elezioni, altri commenti, in genere più contrastati e problematici, si sono susseguiti nella giornata.

Clemente Mastella, leader dell'Udc, dà la sua «approvazione» alla decisione di Cofferati di scendere in campo al fianco dell'Ulivo ma fa anche sapere che per vincere non si deve mettere troppo «enfasi» su Cofferati, specie nella stesura del programma: «10 mila Cofferati non fanno vincere l'Ulivo; 10 mila Cofferati e mezzo Mastella contribuiscono a far vincere l'Ulivo», ha detto. Per il leader dell'Udeur «bisogna vedere che cosa esce dal programma e se il programma è quello di Cofferati - ha osservato - francamente non sono interessato. Se si tratta del programma di Cofferati e dell'area di centro che io rappresento in maniera compromissoria questa è un'idea vincente». Interrogato sul ruolo di Cofferati, Mastella risponde sornione che «non è che Cofferati non avesse già un altro lavoro... Ma ora ne farà uno più politico, e quindi spero che possa dare una mano e contribuire ad allargare la rappresentanza di consenso del centrosinistra».

«La disponibilità di Sergio Cofferati è certamente positiva. Ora, quindi, si parta con i tavoli programmatici del Nuovo Ulivo». Il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, commenta così l'intervista dell'ex segretario della Cgil, ricordando anche che i Verdi già nel giugno 2002 avevano chiesto l'avvio dei tavoli programmatici. «Si è perso sin troppo tempo - ha aggiunto il presidente dei Verdi - in chiacchiere inutili sulla leadership, dal momento che senza unità programmatica non può esistere la coalizione del centrosinistra».

Antonio Di Pietro «prende atto» delle dichiarazioni odierne di Fassino e Cofferati e conferma la propria disponibilità «alla costruzione di una nuova coalizione del centrosinistra più ampia dell'attuale ed alla quale contribuire anche noi, con pari dignità, con idee, programmi e classe dirigente a tutti i livelli».

Negativo il parere del Ministro degli Affari regionali, Enrico La Loggia (FI): «La discesa in campo di Sergio Cofferati sarà un problema per la Sinistra. Cofferati aiuterà noi del Polo a vincere e a raccogliere più consensi -ha detto il Ministro - perché non sarà facile per il centrosinistra mantenere unito lo schieramento».

Da Cofferati è giunta, secondo il leader del «correntone» diessino Giovanni Berlinguer, la «dimostrazione della piena disponibilità personale al coinvolgimento per un'alleanza più ampia e più propositiva... La proposta è di creare un ufficio di programma con i partiti che designeranno i loro rappresentanti in modo funzionale alla elaborazione di un programma che richiede competenze, disponibilità di tempo e minori interferenze con la politica quotidiana».

«Dal suo ufficio alla Pirelli, Sergio Cofferati rilascia l'ennesima intervista e detta la linea generale che tutta la sinistra non tarderà a seguire. D'Alema farà come al solito un pò di capricci, ma alla fine si adeguerà». Ad affermarlo, in una nota, è il portavoce di Forza Italia, Sandro Bondi. Che critica anche la posizione espressa dall'ex leader Cgil in merito alle Nazioni Unite: «Cofferati dice che le Nazioni Unite non sono credibili. Ma questa è un'affermazione di estrema gravità, che rompe con tutte le posizioni ufficiali della sinistra italiana ed europea, e delegittima quella che tutti considerano l'unica legittima autorità sul piano internazionale. Vorrei sapere cosa ne dirà Prodi».

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