DE - DI - CA -
BA - J
ho portato come me
all'esposizione di Enrico Baj,l'ultima avvenuta a
Roma, due magnifiche bambine, pensavo che l'arte
infantile dell'artista, riuscisse a coinvolgerle e a
renderle partecipi al mondo di idee meravigliose che
si trasmettono con i colori.
Le domande che le due bambine mi
hanno fatto mentre guardavamo l'esposizione, sono
state queste :
ma chi e' il generale ?
perche' lo disegna cosi' cattivo
?
chi era pinelli ?
perche' lo fa cadere da una
finestra ?
perche' disegna l'apocalisse ?
come mai molti omini che disegna
hanno un sorriso feroce ?
quante maschere tristi - perche
?
ho capito che l'arte di enrico
baj non era affatto infantile, era ed e', un'arte
dirompente strutturale, sociale, un'arte come poche
che si interessa della quotidianita', che non la
sfugge, e ci si infuria all'interno, che la contesta
e dimostra, la espone e la denuncia.
ma cos'era l'arte se non tutto
questo ? - cosa voleva dirci e darci la storia umana
di van gogh, degli espressionisti tedeschi, di quel
giocarellone di picasso, che dentro la testa di ogni
nostro pensiero ci ficca prepotentemente la denuncia
di guernica ?
Baj dadaista ? - baj picassiano
? baj figurativo ?
niente di tutto questo, solo
amore e fantasia creativa da spiattellarci negli
occhi fin dentro l'ultima vena del cuore...
Un rivoluzionario irriflessivo,
poco dogmatico.
un'uomo che quando lo incontravi
( come mi e' capitato di fare recentemente ) sembrava
non esistere
ma con la pittura ti mangia
dentro, divora le tue contraddizioni per poi
presentartele in bella forma, estetica di gusto
vivace, lasciandoti senza fiato e al confronto con la
propria idiozia.
legni - corde - coriandoli -
carte, tutto diventa oro e natura, nelle sue mani,
trasforma la materia, ti infilza
con la sua infanzia adulta, ti asciuga e inchioda per
quello che si continua a perpetuare nel mondo
capitalista senza lasciarti incolpevoli punti
interrogativi - domande.
vaghiamo come involucri per poi
renderci conto che il - PIENO - esterno, non era
altro che... nulla.
caro enrico, ci hai lasciato - e
rimane di te la solita roba che critici e
imprenditori dell'arte si sbrigheranno a svendere e
prezzare -
per chi come me non e' stato
capace di intedere oltre la tua infantilita', tanto
che sono stati proprio loro, i bimbi, a dirmi quanto
sei grande, ma anche a comprenderti, rimane quella
serie lunga e interminabile di maschere - trucchi e
pastrocchi.
due o tre di loro sorridono, il
resto e' un nostro autoritratto collettivo e triste,
che mai nessun altro riuscira' a disegnarci cosi'
dettagliatamente nella sua opposizione allegra.
da te ho imparato che - STARE
FUORI - non e' poi cosi' brutto come vogliono farci
credere.
grazie di tutto.
md.