STORIA DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO Si dice che il Debito Pubblico è stato aumentato dal GOVERNO D'ALEMA - PRODI... per entrare in Europa. In realtà come i grafici dimostrano, il debito pubblico italiano è stato aumentanto a dismisura dalla BANDA SOCIALISTI. Una vera e propria banda che ha fatto affari pubblici sulla nostra pelle e che dopo la scomparsa di Craxi, i suoi ex uomini, svenduti a FORZA ITALIA - governi BERLUSCONI - hanno continuato ad aumentare il debito pubblico italiano. Diciamo che Craxi comincio' a risollevare il paese sperperando il debito pubblico, Ciampi lo aumento' a dismisura pazzesca anche per fare un favore agli americani, con i governi successivi il debito si fermo' ... Amato riusci' a mantenerlo sperperando come Craxi. D'alema si rese conto del problema reale del nostro paese e comincio' a diminuire il debito pubblico, lo stesso fece PRODI ... ma quando tornano al potere gli ex uomini di CRAXI - parlo di BRUNETTA - TREMONTI - che avevano lavorato nella segreteria di Craxi, sotto governo Berlusconi il debito torno' a raggiungere il 120 per cento dal 105 lasciato dalla sinistra. ma andiamo per ordine... AGGIUNGENDO CHE IL DEBITO PUBBLICO VENIVA FINANZIATO STAMPANDO LA LIRA E QUINDI CREANDO INFLAZIONE. tabella della storia del debito pubblico italiano : ANALISI ARTICOLI : CON IL GOVERNO ANDREOTTI - 1976 - 1979 - PASSIAMO DAL 44 DEGLI ANNI 70 - AL 65 - IL DEBITO AUMENTA 21 PUNTI. DAL 1979 AL 1983 - GOVERNI COSSIGA - FORLANI - SPADOLINI - FANFANI - IL DEBITO PUBBLICO SI STABILIZZA TRA IL 55 - 60 PER CENTO... CALA CIOE' DI 5 PUNTI IN MEDIA. GOVERNO CRAXI - DAL 1983 AL 1987 - IL DEBITO PUBBLICO PASSA DA 60 PUNTI A 84,5 PUNTI - AUMENTA CIOE' DI 24,5 1987 - 1992 - GOVERNI - FANFANI GORIA - DE MITA - ANDREOTTI - IL DEBITO PASSA DALL'84,5 AL 98 - AUMENTA DI 14 PUNTI DAL 1992 - AL 1994 - GOVERNI AMATO CIAMPI - IL DEPITO PUBBLICO PASSA DAL 105 AL 121,5 - AUMENTA DI 16,5 PRIMO GOVERNO BERLUSCONI - DAL 1994 - AL 1995 - PASSA DA 121 A 120 - DIMINUISCE DI UN PUNTO. DAL 1995 - AL 2001 ... I GOVERNI DINI E POI QUELLI DELL'ATTUALE PD - D'ALEMA - PRODI - AMATO - IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO TORNA A QUOTA 108 - CALA CIOE' DI 14 PUNTI... E' SOSTANZIALMENTE UN RECORD. GOVERNO BERLUSCONI - DAL 2001 - AL 2006 - SOSTANZIALMENTE IL DEBITO PUBBLICO CALA DI ALTRI 2 PUNTI E ARRIVA A RAGGIUNGERE QUOTA 105. GOVERNO PRODI - DAL 2006 AL 2008 - DIMINUISCE ANCORA IL DEBITO PUBBLICO DI ALTRI DUE PUNTI E ARRIVIAMO AL 103,6 GOVERNO BERLUSCONI - 2008 - 2010 - IL DEBITO PUBBLICO SCHIZZA A 119 PUNTI AUMENTA CIOE' IN SOLI DUE ANNI DI CIRCA 16 PUNTI PERCENTUALE... PER CONCLUDERE NEL 2011 SEMPRE GOVERNO BERLUSCONI A 121 PUNTI. COME INCIDE IL DEBITO PUBBLICO SUL PIL. PRODOTTO INTERNO LORDO.
DEBITO PUBBLICO CRAXI Sicuramente il debito pubblico con Bettino Craxi, raggiunge il lapice, si vede nelle cartelle che possiamo tranquillamente parlare di 24 punti percentuali, peggiore cioe' di quello di Andreotti, 20 punti percentule e in anni sostanzialmente e storicamente diversi. La politica economica dei suoi governi è stata molto discussa: da un lato l'inflazione, dal 1983 al 1987, scese dal 12,30% al 5,20%, e lo sviluppo dell'economia italiana, secondo soltanto a quello del Giappone, vide sia una crescita dei salari (in quattro anni, di quasi due punti al di sopra dell'inflazione), sia il momentaneo sorpasso del reddito nazionale e di quello pro-capite della Gran Bretagna, diventando il quinto paese industriale avanzato del mondo[12]. In quegli stessi anni però il debito pubblico passò da 234 a 522 miliardi di euro (dati valuta 2006) e il rapporto fra debito pubblico e PIL passò dal 70% al 90%[13]. Ciò ha fatto dire che la sua gestione del bilancio - sul punto non correttiva degli squilibri accumulativi nei conti pubblici nel decennio precedente - ha contribuito a provocare allo Stato l'enorme debito pubblico, decisamente superiore alla media europea. MA DOPO CRAXI ARRIVA CARLO AZEGLIO CIAMPI A FARE IL TERREMOTO SUL DEBITO PUBBLICO ITALIANO - LUI E BERLUSCONI SONO I VERI RESPONSABILI DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO... BERLUSCONI PERO' PRENDE LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO MENTRE A MANOVRARE L'ECONOMIA CI SONO GLI UOMINI DI CRAXI - A COMINCIARE DA CIAMPI - SOCIALISTA - PER CONCLUDERE A GIULIO TREMONTI E BRUNETTA... TUTTI UOMINI SOCIALISTI CHE HANNO LAVORATO NELLA SEGRETERIA DI CRAXI. Nel 1981 la Banca dItalia divorziò dal Tesoro e praticamente cessò di acquistare titoli di Stato. Da allora essi vennero dati in pasto, con interessi crescenti, prima al mercato interno, e poi alla speculazione finanziaria mondiale. Perché questo avvenne? Quali le conseguenze? In questi giorni la stampa tedesca ha attaccato con forza Draghi. Sulla "Frankfurter Allgemeine Zeitung", Holger Steltzner lo ha accusato di voler trasferire alla Bce i metodi della Banca dItalia. Questa sarebbe al servizio dello Stato, di cui alimenterebbe le casse. Se ora la Bce finanziasse i debiti statali acquistandone i titoli, scatenerebbe linflazione e aggraverebbe la crisi dellEurozona. Come ha fatto notare anche il "Sole 24 Ore", le critiche di Steltzner alla Banca dItalia sono infondate. A partire dal 1981 la Banca dItalia (su decisione di Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi) ha "divorziato" dal Tesoro e non è più intervenuta nellacquisto di titoli di Stato. Ciò che non viene detto, però, è che quella lontana decisione contribuì a produrre non solo lenorme debito pubblico ma anche il primo attacco ai salari. Lattuale debito pubblico italiano si formò tra gli anni 80 e 90, passando dal 57,7% sul Pil nel 1980 al 124,3% nel 1994. Tale crescita, molto più consistente di quella degli altri Paesi europei, non fu dovuta ad una impennata della spesa dello Stato, che rimase sempre al di sotto della media Ue e delleurozona e, tra 1991 e 2005, sempre al di sotto di quella tedesca. Nel 1984 lItalia spendeva al netto degli interessi sul debito il 42,1% del Pil, che nel 1994 era aumentato appena al 42,9%. Nello stesso periodo la media Ue (esclusa lItalia) passò dal 45,5% al 46,6% e quella delleurozona passò dal 46,7% al 47,7%. Da dove derivava allora la maggiore crescita del debito italiano? Dalla spesa per interessi sul debito pubblico, che fu sempre molto più alta di quella degli altri Paesi. La spesa per interessi crebbe in Italia dall8% del Pil nel 1984 all11,4%, livello di gran lunga maggiore del resto dEuropa. Sempre nello stesso periodo la media Ue passò dal 4,1% al 4,4% e quella dellEurozona dal 3,5% al 4,4%. Nel 1993 il divario tra i tassi dinteresse fu addirittura triplo, il 13% in Italia contro il 4,4% della zona euro e il 4,3% della Ue. La crescita dei debiti pubblici dipende da molte cause, soprattutto dalla necessità di sostenere le crisi e la caduta dei profitti privati che, dal 74-75, caratterizzano ciclicamente i Paesi più avanzati. Tuttavia, è evidente che politiche sbagliate di finanza pubblica possono rendere ingestibile la situazione del debito, come è avvenuto in Italia. Visto che lentità dei tassi dinteresse sui titoli di Stato, ovvero quanto lo Stato paga per avere un prestito, dipende dalla domanda dei titoli stessi, leliminazione di una componente importante della domanda, quale è la Banca centrale, ha avuto leffetto di far schizzare verso lalto gli interessi e, quindi, di far esplodere il debito totale. Inoltre, la mancanza del cordone protettivo della Banca dItalia espose il nostro debito alle manovre speculative degli investitori internazionali. Fu quanto accadde nel 1992, quando gli attacchi speculativi alla lira costrinsero lItalia ad uscire dal Sistema monetario europeo e a svalutare. E' il principio stesso dell"autonomia" della Banca centrale, tenacemente difeso, ad aver dato per trentanni in Italia gli stessi risultati negativi che ora sta producendo nellEurozona. Ci si potrebbe chiedere a questo punto quale fu la ragione del divorzio tra Banca dItalia e Tesoro. Lo spiega il suo autore, lallora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta. Uno degli obiettivi era quello di abbattere i salari, imponendo una deflazione che desse la possibilità di annullare «il demenziale rafforzamento della scala mobile, prodotto dallaccordo tra Confindustria e sindacati». Infatti, nel 1984, con gli accordi di San Valentino, la scala mobile fu indebolita e nel 1992 definitivamente eliminata. Anche oggi, come allora, le presunte "necessità" di bilancio pubblico sono la leva attraverso cui ridurre il salario, in Italia e in Europa. Con la differenza che oggi lattacco si estende al salario indiretto, cioè al welfare. Altro sistema per svalutare, non avendo piu' la lira a disposizione, è quello di svalutare appunto il lavoro, gli operai, attraverso un sistematico progetto di licenziamenti, precarieta', disoccupazione. DEBITO PUBBLICO CON BERLUSCONI ROMA - Da quando Silvio Berlusconi è sceso in politica, nel 1994, sotto i sui tre governi, il debito pubblico è cresciuto più del doppio rispetto agli esecutivi guidati dai suoi avversari. Negli ultimi 17 anni, Berlusconi è stato presidente del consiglio per quasi la metà del tempo registrando un incremento complessivo del debito pubblico del 13,5%. Molto più del 5,1% registrato sotto la guida degli altri quattro primi ministri: Lamberto Dini, Romano Prodi (due volte), Massimo D'Alema e Giuliano Amato. Il 13 settembre scorso, a Strasburgo, in Francia, Berlusconi spiegò di aver ereditato il debito dalle amministrazioni che lo avevano preceduto. Il fardello del debito è quasi raddoppiato tra il 1982, quando ammontava al 63,1% del Pil, e il 1994, quando sotto il primo governo guidato da Berlusconi arrivò al 121,8%. Nel 2007, con Romano Prodi a Palazzo Chigi, il debito è sceso al 103,6%, al livello più basso dal 1991. "Berlusconi non è stato certo aiutato dalla recessione che lo ha colpito mentre era al governo e dagli alti tassi di interesse che hanno aumentato il costo del debito" dice Paolo Manasse, professore di economia all'Università di Bologna. "Tuttavia - prosegue Manasse - con Berlusconi la spesa pubblica è sempre aumentata, anche negli anni di crescita economica e questo, insieme a scelte come quella di abolire la tassa sulla proprietà nel 2008, ha contribuito ad aumentare il debito pubblico". Le tre principali agenzie di rating hanno recentemente tagliato il giudizio sullo stock italiano, proprio mentre il Paese sta lottando per evitare di essere contagiato dalla crisi europea dei debiti sovrano cercando di portare il proprio sotto il livello 120% del Pil. Il fardello più alto d'Europa, dopo la Grecia. L'8 agosto scorso la Banca Centrale europea ha iniziato a comprare titoli di Stato italiani dopo che i rendimenti erano schizzati alle stelle e la Grecia si avvicinava al fallimento. b.k |