ATTENTATO A
DJERBA
SCIOPERO
GENERALE Almeno due milioni di lavoratori in piazza I
sindacati: fermi 13 milioni di lavoratori Nel settore industriale ladesione media si fermerebbe al 60% (42% a Torino e 40,4% a Milano), al 48,7% in Fiat (90% secondo i sindacati, con punte del 95% allIveco e alla Fiat Avio), in calo rispetto al 94, mentre si limiterebbe al 2% nelle aziende artigiane, pari alla percentuale dimprese che hanno più di 15 dipendenti. I primi dati forniti dalla Funzione pubblica sullo sciopero del pubblico impiego invece rivelano unadesione media del 50%, con punte del 55-60% nelle amministrazioni comunali e una partecipazione del 46,4% nella scuola cui i sindacati contrappongono unadesione pari al 75%.
LUCE SUI NUMERI - Immancabile il balletto delle cifre. Ha cominciato il leader della Cgil, Sergio Cofferati, che ai manifestanti riuniti in piazza Santa Croce a Firenze (400 mila secondo il sindacato, la metà per la questura) ha dimostrato così la riuscita dello sciopero: «L'Enel ha detto che il consumo di energia a livello nazionale è quello della domenica, dunque vuol dire che il Paese è fermo». Immediata la precisazione dellEnel: fornire i dati sui consumi non è compito della società ma del Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (Grtn). Controprecisazione della Cgil: i dati in effetti sono del Grtn ma indicano comunque alle 11 un consumo di 32 mila megawatt contro i 47 mila di un normale giorno lavorativo nellora di punta e «pari sostanzialmente al consumo domenicale». Uno sguardo al sito Grtn però rivela che la media domenicale in questo periodo dellanno è di 25 mila megawatt, mentre quella di un giorno lavorativo si aggira sui 40 mila. Il dato di ieri si collocherebbe dunque a metà strada.IL PRIMATO IN FABBRICA - Secondo gli industriali non sarebbero state le grandi città del Nord le protagoniste dello sciopero. Al 42% di Torino e al 40,4% di Milano si contrapporrebbe il 79,49% di Napoli, il 59% di Roma, il 60% di Vicenza, il 65% di Brescia, il 75% di Pisa, il 54,3% di Firenze, il 68% di Parma, il 60% di Perugia, il 50% di Bari, il 57% di Como, il 70% di Ancona. Record a Pordenone (80%), con la punta del 98% alla Electrolux, e nella categoria dei metalmeccanici (85%). Dati molto distanti da quelli dei confederali: a Bologna avrebbe scioperato almeno il 90% degli occupati (68% per Assindustria). A Genova gli organizzatori parlano di unadesione del 100%. In Veneto la Cisl registra il 95% nell'industria e il 75% nel pubblico impiego. Nel Lazio il 95% e l80-85%. In Campania e in Sicilia la media è del 90%. LE PIAZZE - Controversi anche i dati delle piazze che hanno ospitato le manifestazioni. A Milano, dove ha parlato il leader della Cisl, Savino Pezzotta, il sindacato ha indicato 300 mila partecipanti, la questura 100 mila. A Roma il conteggio oscilla tra i 200 mila e i 40 mila. A Bologna, dove ha parlato il segretario della Uil, Luigi Angeletti, si passa dai 350 mila ai 150 mila. A Torino lo scarto è di 50 mila manifestanti: tra i 150 mila e i 100 mila. Le manifestazioni si sono svolte quasi ovunque senza incidenti. A Milano gruppi di giovani hanno sparso letame in unagenzia di lavoro interinale mentre a Trieste ne hanno sigillato un ingresso. A Torino si sono registrati atti di vandalismo contro le sedi di Forza Italia e della Lega e contro una caserma dei carabinieri. TUTTI A PIEDI - Sensibili i disagi nel trasporto pubblico. Secondo fonti industriali i lavoratori delle Ferrovie hanno aderito al 62%. Di fatto molte stazioni tra le 9 e le 17 sono apparse deserte. Blocco quasi totale nel settore aereo tra le 10 e le 18: fermi all80% gli scali di Fiumicino e Malpensa. Alitalia ha cancellato 271 voli su 374. Elevata lastensione nei trasporti locali: superiore ovunque al 90% per i sindacati. Vasta adesione nei musei. Chiusi al 50%, secondo lAbi, gli sportelli bancari. Fermi, in serata, anche alcuni cinema. 26 aprile 2002 UN AEREO CONTRO
IL PIRELLONE - LE PEN VINCE,
DISFATTA DI JOSPIN OTTO AGENTI
ARRESTATI A NAPOLI Dopo gli scontri del 17 marzo 2001. Scajola: «Vi sono vicino» Napoli, violenze sui no global: 8 agenti arrestati Tensione e una catena umana dei colleghi in rivolta attorno alla Questura impediscono l'esecuzione degli arresti domiciliari NAPOLI - Sequestro di persona, violenza privata,
lesioni personali: queste le accuse formulate nell'ordinanza
di custodia cautelare nei confronti degli otto poliziotti
arrestati venerdì. I due funzionari di cui sono stati
disposti gli arresti domiciliari sono il vicequestore Carlo
Solimene e il commissario capo Fabio Ciccimarra (indagato
per concorso in lesioni anche dalla procura di Genova
nell'ambito dell'inchiesta per l'irruzione nella scuola
Diaz al G8). Gli altri arrestati sono ispettori e
sovrintendenti. Secondo le accuse, i giovani partecipanti
al Global Forum del 17 marzo 2001 che dopo gli scontri
con le forze dell'ordine si erano recati negli ospedali cittadini
per farsi medicare, furono prelevati con la forza,
condotti alla caserma Raniero «senza alcuna valida
giustificazione - scrive il procuratore Agostino Cordova
- e lì sottoposti a gravi forme di maltrattamenti,
ingiustificate perquisizioni personali e a gratuite
mortificazioni». La procura ricorda anche che i
manifestanti hanno dichiarato di aver subìto la
sottrazione di rullini fotografici e la distruzione di
telefonini cellulari «senza alcuna valida, apparente
giustificazione, e senza aver redatto alcun verbale». Le
ordinanze sarebbero motivate dal pericolo di inquinamento
delle prove e reiterazione dei reati. LA RIVOLTA DEI COLLEGHI - Proteste, urla,
indignazioni, agenti in lacrime dopo i provedimenti
emessi dalla magistratura di Napoli. Una cinquantina di
poliziotti ha organizzato una catena umana attorno alla
questura. Tenendosi per mano - alcuni si sono ammanettati
fra di loro - e abbracciandosi hanno formato un cordone
che si sta allargando dall'ingresso principale della
questura, attraverso le strade laterali fino all'ingresso
posteriore dell'edificio. «Si tratta di arresti con
motivazioni politiche che non conosciamo», dicono alcuni
poliziotti, e aggiungono: «Questi arresti sono
illegittimi». |