ARAFAT TORNA
LIBERO
Il leader palestinese può uscire dal suo
quartiere generale di Ramallah dopo 34 giorni d'assedio
dell'esercito israeliano.Tolto l'assedio a Ramallah.
Jenin: annullata commissione d'inchiesta Arafat: «Sono
pronto al dialogo con Israele» Il presidente dell'Anp
lascia per la prima volta in un mese il suo quartier
generale. Scontri nella notte a Betlemme
GERUSALEMME - Arafat è libero. Tolto l'assedio dei
blindati israeliani, il leader palestinese ha già
effettuato una visita nella città di Ramallah, acclamato
dalla folla. Tra accuse a Sharon («E' un terrorista, un
nazista»), Abu Ammar si è però detto disponibile a
palare di pace. «Sono pronto a riprendere il dialogo
politico con Israele», ha detto il presidente
palestinese parlando ai giornalisti all' interno del
ministero dell'Educazione, a Ramallah, dove ha incontrato
centinaia di bambini giunti da tutte le scuole della
citta. Alla domanda su come rispondesse all'offerta
rivolta ieri sera dal ministro della Difesa israeliano
che suggeriva di «riprendere immediatamente il dialogo
politico con i palestinesi», Arafat ha risposto
testualmente: «Anch'io sono pronto a farlo». Una folla
di bambini e guardie del corpo lo ha poi trascinato via
dal tavolo sul quale era salito per rivolgere un saluto
ai piccoli scolari.
PARTNER DI PACE - Più tardi, alle domande di altri
giornalisti, Arafat ha puntualizzato: «Se c'è la
volontà ci sarà la pace, e io ho la volontà di
continuare ad attuare quel che ho firmato con il mio
partner di pace Itzhak Rabin». Commentando la grave
crisi ancora in corso nella chiesa della Natività di
Betlemme, il presidente palestinese ha affermato che il
suo popolo «è pronto a difendere ogni luogo sacro,
cristiano, musulmano o ebraico». A qualcuno che gli ha
chiesto se oggi fosse «un gran giorno», Arafat ha
risposto: «lo sarà quando potrò andare alla Chiesa
della natività». Ai bambini che gli urlavano intorno
«noi siamo pronti a dare la vita per te», il leader
palestinese ha risposto, correggendoli ad alta voce:
«no, dovete farlo per la Palestina».
RITIRO - La situazione si è sbloccata quando Israele
ha iniziato ieri sera la rimozione dell'assedio al
quartier generale di Yasser Arafat a Ramallah dopo che i
cinque palestinesi dell'Fplp, responsabili
dell'assassinio del ministro Zeevi e un sesto
responsabile di traffico d'armi - la cui sorte era stata
oggetto di una complessa trattativa internazionale - sono
stati rinchiusi nel carcere di Gerico (Cisgiordania) dove
adesso saranno sorvegliati da agenti britannici e
statunitensi. Alla notizia che i sei - cinque membri del
Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp)
e un consigliere economico di Arafat - erano entrati nel
carcere di Gerico i primi mezzi blindati israeliani hanno
subito iniziato il ritiro da Ramallah, concludendo così
di fatto l'operazione Muraglia di difesa. Secondo la
radio militare israeliana, i soldati resteranno ancora
nel centro di una sola città palestinese: Betlemme, dove
ancora prosegue l'assedio alla Chiesa della Natività,
teatro, questa notte di un duro e prolungato scambio di
colpi d'arma da fuoco tra i miliziani ancora
asserragliati all'interno del complesso e i militari
israeliani.
UN MORTO A BETLEMM - Soldati israeliani hanno ucciso un
palestinese armato nel complesso della Natività a
Betlemme. Secondo il governatore di Betlemme Mohammed
Medani, che si trova all'interno del complesso, gli
israeliani hanno aperto il fuoco contro due palestinesi
andati nell'orto in cerca di cibo, ne hanno ucciso uno e
hanno ferito l'altro. Gli israeliani dicono invece di
aver ferito quattro palestinesi che avevano sparato
contro di loro: due sono stati ricoverati in ospedale,
mentre gli altri hanno rifiutato le cure. Secondo i
militari israeliani, uno di questi potrebbe poi essere
morto per le ferite. Intanto a Gerusalemme, l'inviato del
Papa, cardinale Roger Etchegarray ha incontrato con il
presidente israeliano Moshe Katzav. Il cardinale è
arrivato in Israele per tentare di sbloccare la
situazione di stallo creatasi attorno alla Natività,
assediata ormai da un mese dalle forze israeliane.
LA DENUNCIA - A questo proposito Yasser Arafat ha
denunciato con parole di fuoco l'assedio posto dai
soldati israeliani alla Basilica. Dopo il ritiro dei
carri armati, il presidente palestinese si è detto
«furibondo» per ciò che sta avvenendo a Betlemme.
«...È un grande crimine... e io chiedo al mondo intero
di muoversi rapidamente per fermare questo crimine», ha
affermato. In un'altra intervista rilasciata alla CNN, il
leader palestinese ha sottolineato che il presidente
egiziano Hosni Mubarak è preoccupato, come lui, per «le
barbare attività» dell'esercito israliano. Alla ABC ha
detto che «nello stesso momento in cui iniziavano il
loro ritiro, le forze di Gerusalemme hanno fatto fatto
saltare in aria la sede della Guardia Nazionale
Palestinese, la sede del comandantte della Cisgiordania e
un'altra struttura. Nelle dichiarazioni fatte agli organi
di informazione americani, Arafat ha espresso il
proposito di continuare a battersi per la pace anche in
nome del defunto premier israeliano Yitzhak Rabin,
assassinato dall'estremista Yigal Amir nel 1994. «Non
posso scordare la pace dei coraggiosi che firmai insieme
col mio partner Rabin, che fu ucciso da questi gruppi
fanatici che ora sono al potere in Israele», ha
dichiarato alla CNN. «Credo - ha rilevato - che se c'è
la volontà, la strada si trova».
JENIN: ANNULLATA LA COMMISSIONE D'INCHIESTA - Intanto,
mentre il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha
annunciato ufficialmente di aver annullato la commissione
d'inchiesta che doveva far luce sulla battaglia di Jenin,
il movimento islamico palestinese Hamas ha minacciato di
compiere nuovi attentati «nelle prossime settimane o
giorni» ed ha denunciato l'accordo che ha reso possibile
il ritiro delle forze israeliane che assediavano il
quartier generale del presidente palestinese Yasser
Arafat a Ramallah. «La resistenza è ancora forte - ha
dichiarato alla Bbc un alto responsabile del movimento,
Abdelaziz al Rantisi - Vedremo nuove operazioni nelle
prossime settimane o giorni». Il dirigente di Hamas ha
denunciato l'accordo che ha permesso lo sblocco della
situazione a Ramallah: «Arafat ha rinunciato all'ultima
porzione di sovranità». «Ha messo fine agli accordi di
Oslo - ha continuato - ai negoziati, a ogni speranza di
uno stato indipendente. I palestinesi non hanno ormai
altra scelta che la lotta armata». 2 maggio 2002
OLANDA, UCCISO
PIM FORTUYN
Il leader anti-immigrazione olandese
preso a colpi di pistola in strada da un 32enne
animalista, a pochi giorni dalle elezioni politiche del
15 maggio che lo vedevano favorito.
Colpito dopo un'intervista a Hilversum, vicino ad
Amsterdam Tre colpi alla testa, ucciso leader xenofobo
Pim Fortuyn, 54 anni, guidava l'estrema destra olandese
Arrestato un sospetto. Disordini all'Aja L'AJA - Tre
colpi di pistola in un parcheggio di Hilversum, sedici
chilometri a sudest di Amsterdam, hanno stroncato ieri
sera la vita di Pim Fortuyn, l' alfiere della nuova
destra olandese, populista e xenofoba. Poco dopo le sei,
Fortuyn, 54 anni, era appena uscito dagli studi
radiotelevisivi della cittadina, dove aveva rilasciato l'
ennesima intervista sulle elezioni del 15 maggio
prossimo. In base alle prime ricostruzioni, ancora
frammentarie, un uomo gli si è avvicinato sparandogli a
distanza ravvicinata tre colpi alla testa e alla nuca.
Secondo altre fonti, invece, gli spari sarebbero stati
almeno sei. Quattro testimoni avrebbero visto l'
attentatore, che indossava un berretto da baseball,
mentre scappava dal parche ggio tentando di far perdere
le proprie tracce.
CACCIA ALL'UOMO - E' subito partita una gigantesca caccia
all' uomo e un paio di ore dopo l' omicidio la polizia ha
comunicato di aver arrestato un sospetto. Si tratta di un
uomo, di razza bianca e di nazionalità olandese. Questi
gli scarni elementi forniti dagli investigatori che si
sono limitati a confermare l' inizio degli interrogatori.
Secondo alcune fonti, per ora senza conferma ufficiale,
il sospetto sarebbe stato notato da due poliziotti non
lontano dal parcheggio e al momento del fermo sarebbe
stato trovato in possesso di una pistola. Nella notte
sono proseguiti gli interrogatori, ma l' uomo arrestato
si sarebbe rifiutato di rispondere. «Ho visto Fortuyn
colpito alla testa disteso per terra sull' asfalto» ha
annunciato alla tv olandese il reporter Dave Abspoel, che
aveva appena finito di intervistare l'uomo politico. Il
Paese è sconvolto.
PROGRAMMI INTERROTTI - Le televisioni hanno interrotto
tutti i programmi e trasmettono informazioni e
aggiornamenti sui fatti di Hilversum. Il premier uscente
Wim Kok, nel confermare la morte di Fortuyn si è
dichiarato «estremamente scioccato» aggiungendo che è
stato «inferto un durissimo colpo al nostro Stato di
diritto democratico». In effetti la società olandese,
per tradizione democratica e aperta, non ha mai vissuto
nulla di neppure lontanamente paragonabile alla violenza
politica. E adesso, a nove giorni dalle elezioni, è
stato ucciso il candidato favorito, l' uomo che secondo i
più recenti sondaggi era in grado di ribaltare gli
equilibri politici del Paese. Fortuyn aveva costruito la
sua fortuna grazie a un cocktail di intolleranza e
richiami alla legge e all' ordine, condito con una
ricetta liberista in economia.
ANTI-ISLAMICO - Ma ciò che più aveva fatto presa sull'
elettorato erano stati gli accenti xenofobi, contro gli
immigrati, soprattutto quelli di origine islamica. Di
certo l'uomo politico ucciso ieri a Hilversum non era un
amante delle mediazioni e questo gli aveva attirato addosso
proteste, contestazioni e anche minacce da più parti.
Secondo un esponente del suo partito che ha rilasciato
un' intervista televisiva, la polizia prendeva in seria
considerazione queste minacce e aveva disposto una
sorveglianza particolare attorno alla sua abitazione.
Finora però tuttosi era risolto a torte in
faccia, come quelle che di recente avevano tirato a
Fortuyn, durante una conferenza stampa, alcuni giovani
attivisti della sinistra. Ieri sera la gente intervistata
per strada dalle tv si dichiarava addirittura incredula
di fronte al primo assassinio politico nella storia dell'
Olanda moderna.
I MILITANTI - Ben più dura la reazione dei militanti del
neonato partito di Fortuyn, fondato solo all' inizio
dell'anno dopo la separazione da un altro movimento di
estrema destra. I supporter del leader assassinato hanno
circondato il Parlamento scandendo slogan contro la
classe politica e i media, accusati di avere demonizzato
Fortuyn. Comizi improvvisati e cori hanno fatto da
contorno a questo happening che si è protratto fino a
notte fonda. La tensione è sfociata in un breve scontro
con la polizia, intervenuta in forze per disperdere la
folla. Molti manifestanti hanno lanciato bottiglie e
pietre, distruggendo alcune vetrine del centro. Tutta l'
area è stata immediata mente circondata e chiusa al
pubblico, mentre in un palazzo poco distante il governo
era riunito in seduta d' emergenza per valutare il
possibile rinvio delle elezioni. Grande folla anche a
Hilversum sul luogo dell' omicidio, dove molte persone
hanno deposto fiori e candele.
PELLEGRINAGGIO - In serata è cominciato anche un mesto
pellegrinaggio di militanti e semplici cittadini verso la
bella villa di Rotterdam immersa nel verde che Fortuyn
aveva trasformato in una sorta di quartier generale del
suo movimento. In questa casa il leader assassinato amava
ricevere i giornalisti, intrattenendoli nell' ampio
giardino fiorito. Proprio lì, tramite il suo portavoce
Herben, avevamo fissato per giovedì prossimo un
appuntamento per un' intervista con il Corriere. «L'
indirizzo non importa - aveva detto il portavoce -
chiedete al tassista della casa di Fortuyn, tutti sanno
dov' è». E infatti nella serata di ieri, una lunga fila
di persone in attesa si era formata davanti all' ingresso
della villa. E' questo l'ultimo omaggio a un uomo e a un
leader controverso. Ma adesso pochi commentatori sono
disposti a scommettere sulla sopravvivenza politica del
partito di Fortuyn, costruito a sua immagine e
somiglianza, senza un numero due in grado di succedergli
al comando.
10 maggio 2002
IL PAPA IN
AZERBAIGIAN E BULGARIA
Giovanni Paolo II visita l'ex repubblica
sovietica, musulmana, e la Bulgaria, completando la
riconciliazione con Sofia dopo l'attentato del 1981 per
il quale si era parlato di un coinvolgimento dei servizi
segreti bulgari.
POLANSKI VINCE
CANNES
La Palma d'oro del Festival del cinema va
a «Il pianista» di Roman Polanski. Grand Prix della
giuria per «L'uomo senza passato» di Aki Kaurismaki.
IL VERTICE DI
PRATICA DI MARE
I 19 leader dei Paesi Nato e il
presidente russo Putin firmano l'atto di nascita del
Consiglio Nato-Russia: Mosca coinvolta nei processi
decisionali in materie chiave come lotta al terrorismo e
controllo degli armamenti.
I leader dell'Alleanza atlantica aprono alla Russia
Nato, firmata la Dichiarazione di Roma Il vertice viene
allargato a venti componenti compresa Mosca La lotta al
terrorismo è la questione centrale PRATICA DI MARE - I
leader della Nato, all'inizio del vertice di Pratica di
Mare, hanno adottato formalmente la Dichiarazione di Roma
che dà vita al «Consiglio a venti» che comprende anche
la Russia. Subito dopo, con l'arrivo del presidente russo
Vladimir Putin, è iniziato il vertice allargato
Nato-Russia.
LOTTA AL TERRORISMO - La nuova minaccia del terrorismo
è la prima preoccupazione con la quale deve fare i conti
il nuovo scenario politico internazionale. I valori
fondamentali «non si affermano soltanto, bisogna anche
difenderli»: per questo, occorre trasformare la Nato
«per far fronte alle nuove minacce» del terrorismo. Lo
ha detto il premier spagnolo Josè Maria Aznar nel suo
intervento al vertice, sottolineando che l'11 settembre
«ci ha mostrato i rischi estremi» cui sono sottoposti i
paesi riuniti intorno al tavolo di Pratica di Mare. «Non
possiamo nè dobbiamo stare seduti» - ha aggiunto il
Aznar - ad attendere che i nostri valori siano messi in
pericolo: «Bisogna essere preparati per qualsiasi
attacco che li possa colpire».
ROBERTSON RINGRAZIA IL POPOLO ITALIANO - Il segretario
generale della Nato, George Robertson ha aperto i lavori ringraziando
Silvio Berlusconi per il suo «generoso aiuto» e il «popolo
italiano» al quale, ha detto, «siamo grati». Robertson
ha invitato oggi tutti i leader dell'Alleanza e Putin a
lottare uniti «contro il comune nemico» del terrorismo.
Robertson ha detto che «venti Paesi, da Vancouver a
Vladivostok, cercano comuni soluzioni» contro le minacce
globali. E l'uomo della strada, in Russia come negli
Stati Uniti, dopo i fatti dell'11 settembre sa «che c'è
un comune nemico lì fuori», pronto a colpire. Il
segretario generale della Nato ha sottolineato che «ci
sono grosse aspettative» nei confronti dei leader di
Nato e Russia perché il vertice odierno «non sia solo
un evento protocollare» ma sia seguito da decisioni e
azioni concrete. Il «successo o il fallimento» del
Consiglio a venti dipende dalla capacità di tutti di
lavorare nell'«interesse comune». È questo
l'«appello» del segretario generale della Nato. BERLUSCONI:
LOTTARE CONTRO IL TERRORISMO - Berlusconi all'inizio del
suo intervento ha subito ringraziato il presidente
americano per la prudenza, la saggezza e la lungimiranza
di George W. Bush e a quello russo Putin per il coraggio,
la tenacia e la determinazione. Bisogna lottare contro il
«nuovo folle terrorismo» e per risolvere diverse nuove
emergenze, ha affermato il presidente del Consiglio
sottolineando l'importanza dell'accordo Nato di oggi
definendolo come un importante matrimonio tra oriente e
occidente. Da Pratica di Mare parte un messaggio per un «futuro
più sicuro e più sereno. Noi oggi siamo più forti che
mai» e il terrore «non potrà vincerci mai. Non avete
nessuna possibilità di prevalere», ha aggiunto
riferendosi al terrorismo internazionale. «Dobbiamo
essere portatori di democrazia e libertà presso tutti i
popoli», ha concluso Berlusconi. «Questa giornata la
ricorderò come una delle più belle della mia vita».
PUTIN: IMPENSABILE QUALCHE ANNO FA - «Fino a poco tempo
fa un incontro di questo genere era impensabile», ha
affermato il presidente russo Putin. Ma la dichiarazione
di Roma è una «base per lavorare insieme»,non «una
panacea» per difenderci contro le minacce che incombono.
«Non c'è alternativa alla collaborazione» tra la Nato
e la Russia, ha aggiunto Putin.
BUSH: «EUROPA TUTTA LIBERA E IN PACE» - L'allargamento
del Consiglio a 20 segna il conseguimento di un'Europa
«tutta libera e in pace», ha detto il presidente
americano George W. Bush.
CHIRAC: TUTTI ALLO STESSO LIVELLO - «È giunto il
momento di fare un nuovo passo avanti e di accogliere la
Russia in quanto partner effettivo, in seno a un
Consiglio dove i venti membri siederanno, come noi stessi
attorno a questo tavolo, esattamente allo stesso
livello», ha affermato il presidente francese Jacques Chirac.
Il leader francese ha detto che «non basta approvare
testi, occorre farli vivere, stabilire abitudini di
lavoro, sia in campo militare, sia in campo
diplomatico». Il presidente francese auspica in
particolare che «le decisioni o le azioni comuni che
possiamo adottare insieme portino su argomenti che sono
al cuore delle competenze della Nato, come la gestione
delle crisi in Europa, in particolare nei Balcani, il
disarmo o la non proliferazione». Chirac si è detto
convinto che «queste nuove relazioni con la Nato devono
essere accompagnate da più stretti rapporti con l'Unione
europea». 29 maggio 2002
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