prostituzione

da www.gay.it



1 - Quali sono, secondo te, le eventuali differenze e le eventuali somiglianze fra prostituzione maschile e prostituzione femminile?

Il tratto comune è senza dubbio il danaro, anche se l'essere "pagati" per fare sesso risponde a bisogni e domande diverse. Per alcuni è bisogno di danaro non altrimenti disponibile; per altri\e la prostituzione è uno specifico sessuale per il quale il danaro è solo un alibi che, a volte, fa persino parte del gioco erotico. Ciò è particolarmente vero per alcuni omosessuali che mimetizzano la propria identità vissuta con sofferenza o non accettata per niente attraverso la mediazione del danaro: "se lo faccio per lavoro, allora non sono gay".
Nella prostituzione eterosessuale i rischi li corre la prostituta perché quasi sempre la "puttana" è disprezzata dal cliente che vive il rapporto sessuale con la prostituta come qualcosa di sbagliato e, a volte, persino di ripugnante. Questo è lo stesso meccanismo nella prostituzione maschile, ma perfettamente rovesciato: è il prostituto che disprezza e, spesso, odia il cliente, in genere un omosessuale anziano o non più giovane cresciuto nella cultura della clandestinità dell'omosessualità. Nella prostituzione eterosessuale è la prostituta che corre i rischi maggiori; in quella maschile è il cliente; ma il meccanismo psicologico è lo stesso: il profondo disprezzo dell'uno verso l'altro, disprezzo prodotto da una società che ha tolto la prostituzione dall'illegalità giuridica senza avere il coraggio né la volontà di renderla "legale" nella società stessa perpetuando l'ipocrisia del "si fa ma non si dice".


2 - Perché borghesi e benpensanti hanno così paura (almeno in teoria) del sesso a pagamento?

Perché la prostituzione non è solo una mera transazione di danaro per una prestazione, ma è parte integrante delle fantasie sessuali di quelle moltitudini che vi si rivolgono quotidianamente in tutto il mondo. La prostituzione c'è anche tra e con chi non ne avrebbe nemmeno bisogno. Vanno a "puttane", a viados, a travestiti, a qualsiasi cosa uomini (perché, non dimentichiamolo, l'utenza è quasi esclusivamente maschile) che sono anche giovani e giovanissimi. Molti sono costretti a prostituirsi per bisogno, ma molti lo fanno perché gli piace e molti vanno a prostituti, a marchette perché questo è il loro modo di vivere la sessualità.
Dubito che la prostituzione possa scomparire: il "mestiere più antico del mondo" sarà anche l'ultimo a scomparire. Finché ci sarà disparità tra le persone (di bellezza, di status, di collocazione sociale, culturale, di sex appeal, ecc.) ci sarà prostituzione. Forse, in una società più libera dove la sessualità sia sgravata dall'immane peso del senso di colpa amorevolmente coltivato dall'integralismo religioso e dall'ipocrisia del perbenismo, la prostituzione si ridurrà o sarà un episodio della vita, una parentesi.

3 - Come mai anche nella prostituzione maschile si sta insinuando il racket?

Negli ultimi anni c'è stata l'esplosione della prostituzione maschile di strada nelle sue varie forme. E' evidente che quando un fenomeno diventa rilevante anche dal punto di vista economico le organizzazioni criminali tentano di inserirsi per garantirsi nuovi guadagni e nuovi "mercati". Ciò è facilitato dal clima di proibizionismo e di ricattabilità che ancora oggi caratterizza ambiente e luoghi della prostituzione.
Anche la debolezza di chi si prostituisce, debolezza sociale prodotta dal clima di condanna culturale che ancora avvolge chi si prostituisce, favorisce l'instaurarsi dello sfruttamento della criminalità organizzata. La colpevolizzazione sociale della prostituzione si trasforma in colpevolizzazione del prostituto il quale può cadere facilmente preda di organizzazioni criminali che, tra l'altro, rendono ancora più problematica per il prostituto la ricerca di un'alternativa di vita e di lavoro.

4 - Perché tante persone sono disposte a pagare cifre considerevoli per avere rapporti non protetti?

Ancora una volta ci soccorre la psicologia. A mio parere la colpevolizzazione dell'atto sessuale con un prostituto, il profondo senso di paura e di vergogna, il disprezzo che circonda le persone che hanno rapporti sessuali con prostituti, porta i clienti a comportamenti autodistruttivi, autolesionisti. Il senso di colpa introiettato, l'idea che ciò che si fa sia sbagliato e riprovevole, porta molte persone ad atteggiamenti e comportamenti autopunitivi di carattere ovviamente inconscio, ma dalle conseguenze evidenti. Non si vuole usare il preservativo perché, inconsciamente, ci si vuole punire, anche severamente. Non a caso la risposta degli interessati sulle ragioni di questo comportamento autolesionista è il più delle volte fatalista: "se mi deve capitare capita", risposta tipica di chi corre il rischio e vive il rischio stesso addirittura come ulteriore incentivo erotico.
Ciò è particolarmente evidente in alcuni clienti omosessuali (devastati dai sensi di colpa e dal rifiuto di sé) per i quali la componente del rischio, in generale, è parte integrante della sessualità.

5 - La tua opinione a livello politico?

Innanzitutto occorrerebbe una legislazione che liberalizzi definitivamente la prostituzione togliendole quei reati (ad es. il favoreggiamento) che sembrano fatti apposta per colpire chi si prostituisce e non gli sfruttatori, perché chiunque frequenti un prostituto stabilmente può essere accusato di favoreggiamento.
Da molte parti, anche a sinistra (ad es.Vattimo) si comincia a discutere della possibilità di dar vita nelle città ad aree autogestite dove sia possibile l'esercizio della prostituzione senza tutti quei problemi di ordine pubblico che vengono sollevati periodicamente e che rischiano0 sempre di dar fiato agli argomenti di moralisti e censori.
Si dovrebbe poi affermare una cultura della privacy per cui la cosiddetta opinione pubblica non dovrebbe più intromettersi nella vita intima delle persone, lasciando la sfera sessuale in un ambito a un tempo più libero e meno oggetto di scorribande clericali su ciò che è bene e ciò che è male (i cattolici hanno il sacrosanto diritto di vivere secondo la propria coscienza, ma non quello di imporre ope legis la loro morale tramite le leggi dello stato a chi cattolico non è). La sessualità tra adulti consenzienti dovrebbe uscire definitivamente dal campo della morale e dei giudizi di valore (e comunque è bene ricordare ai cattolici l'ammonimento evangelico a non giudicare) e rimanere nella vita intima di ciascuno, al riparo da quelle condanne sociali di fatto che relegano la vita di una grande quantità di persone nel regno dell'infelicità. In ogni caso è bene ricordare che l'approvazione della legge sulla privacy anche in Italia (è stato nominato presidente dell'autorità di garanzia Stefano Rodotà) rende finalmente efficace il diritto alla riservatezza sulla vita sessuale dei singoli.
Vorrei dire, infine, che quando si parla di prostituzione ci si riferisce sempre a quella di strada o, al massimo, agli "accompagnatori" o a diversi altri eufemismi occupazionali che mascherano una sostanza sempre uguale a sé stessa.
Ma ci sono mille situazioni di pressione, di ricatto, di "scambio" dove la prostituzione diventa il modo mascherato di relazionarsi e di, per es., fare "carriera". Non do giudizi morali, non voglio a mia volta fare il censore, ma sbaglierebbe, e di grosso, chi pensasse che tutta la prostituzione sia solo in qualche piazza o solo su qualche marciapiede.