DA - LA REPUBBLICA

La tragedia in fase di atterraggio, la navetta si è disintegrata
Bush: "Ma il nostro viaggio nello spazio continuerà"
Texas, esplode lo Shuttle
Sette astronauti a bordo
La Nasa: "Un giorno tragico. Non conosciamo le cause"
Escluso l'attentato: "Erano troppo in alto per essere colpiti"

WASHINGTON - La navetta spaziale Columbia si è disintegrata nel cielo. Un'esplosione di cui ancora non si conoscono le cause nella fase del rientro. A bordo dello Shuttle c'erano sette astronauti. Il primo comunicato della Nasa è: "Forse abbiamo perso navetta ed equipaggio". Poi, un lungo silenzio mentre le immagini tv mostrano al mondo il passaggio della Columbia su Dallas, Texas: una serie di scie luminose nel cielo che testimoniano il disastro. Non una sola scia, ma più di una, la navetta si è spezzata.

Soltanto dopo quattro ore, la Nasa conferma tutto con una conferenza stampa al Kennedy Space Center di Cape Canaveral, in Florida. "Oggi è un giorno tragico per la nostra famiglia - dice l'amministratore Sean O'Keefe - per le famiglie degli astronauti e per la nazione". "Non sembra" che ci siano superstiti, ma una dichiarazione formale in tal senso, cioè sulla morte dei sette astronauti, è prevedibile solo quando saranno stati ritrovati il relitto della navetta spaziale e i resti dell'equipaggio. O'Keefe, voce spezzata, volto affranto, ammette che non si conoscono le cause dell'incidente, "lo Shuttle si è disintegrato in volo", dice.
Infine tocca a George W. Bush rompere il silenzio a andare persino oltre la Nasa nella certezza della perdita di sette vite umane: "Il Columbia è perduto, non ci sono sopravvissuti non ci resta che pregare per loro anime". Poi il presidente aggiunge: "Il nostro viaggio nello spazio continuerà".

Ora tocca agli esperti capire che cosa è successo. Una cosa sembra certa: non si è trattato di un attentato terroristico. "A questo punto non ci sono indicazioni che l'incidente sia stato causato da qualcosa o qualcuno a terra", dice O'Keefe e precisa che le squadre di investigatori sono al lavoro e tengono i responsabili della Nasa costantemente informati. O'Keefe ha annunciato che un secondo briefing, per i dettagli tecnici, si terrà più tardi.

Lo Shuttle, con a bordo i sette astronauti - fra cui il primo israeliano in orbita, Ilan Ramon e due donne - al comando del responsabile della missione, Rick Husband, doveva tornare sulla Terra alle 09,16 locali (le 15,16 in Italia). I contatti sono stati persi alle 15 italiane. In quel momento la navetta spaziale viaggiava alla velocità di 20.113 chilometri orari a un'altitudine di 60.210 metri. Il rientro avviene con il pilotaggio manuale: ai comandi c'era il pilota William McCool. Quando ha perso i contatti con la navetta, la Nasa ha proclamato lo stato d'emergenza e ha inviato delle squadre di ricerca.

Kykle Herring, portavoce della Nasa, ha assicurato che fino a quel momento non erano stati segnalati problemi. Anzi, le ultime parole dell'astronauta David Brown, uno dei sette a bordo della Columbia erano state rassicuranti: "Dobbiamo proprio tornare?". Un testimone, Bob Mulner della cittadina di Palestine, ha raccontato di avere udito un boato mentre lo Shuttle, durante la manovra di rientro, stava sorvolando il Texas.

La "Cnn" e altre emittenti americane continuano a mandare in onda, anche con fermo immagine, il momento in cui la scia bianca dello Shuttle si divide in diversi tronconi. Ma c'è di più. Alla velocità a cui viaggiava la navetta (mach 6, cioé sei volte la velocità del suono) gli astronauti non avevano alcuna possibilità di abbandonare lo Shuttle, secondo quanto hanno detto vari esperti alla Cnn. Si è saputo, inoltre, che subito dopo il decollo del Columbia per la sua 28esima missione, il 16 gennaio, c'era stato un piccolo incidente: una parte della schiuma isolante del serbatoio esterno si er staccata e si ritiene abbia colpito l'ala sinistra della navicella. Sarebbero andate perdute anche alcune piastrelle dello scudo termico, ma questo è un fatto non insolito.

Dopo la notizia del ritrovamento in Texas di alcuni rottami, la Casa Bianca ha preannunciato una riunione d'emergenza con i rappresentanti delle agenzie di sicurezza. E Bush ha deciso di rientrare da Camp David a Washington. Per il momento anche la Casa Bianca esclude atti terroristici. Un funzionario ha definito "altamente improbabile" l'ipotesi visto che lo Shuttle era troppo in alto per essere colpito da terra. E il portavoce del dipartimento di Stato americano Anne Marks conferma: "Non c'è niente che lo indichi al momento". Che le autorità Usa propendano per la tesi dell'incidente lo dimostra anche il fatto che l'Fbi non è stato coinvolto nelle indagini.

L'agenzia spaziale americana ha portato moglie, mariti e figli degli astronauti della Columbia in un locale protetto a Cape Canaveral. Intanto Israele sta seguendo col fiato sospeso il dramma della Columbia. Le fasi finali dell'atterraggio erano trasmessa in diretta da due reti televisive nazionali, quando è si è appreso che i contatti radio si erano bruscamente interrotti. Il governo israeliano ha trasferito in una località segreta i familiari di Ilan Ramon per tenerli lontani dai giornalisti.

La Columbia effettuò la sua prima missione nel 1981 E' il primo serio incidente che coinvolge uno Shuttle dal 28 gennaio 1986 quando il Challenger esplose al decollo da Cape Canaveral e i sette astronauti a bordo persero la vita. Qualche giorno fa, a bordo, l'equipaggio aveva ricordato con un minuto di raccoglimento le vittime di quella tragedia.

1 FEBBRAIO 2003

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DA - LA REPUBBLICA

Il presidente americano ai familiari dell'equipaggio dello Shuttle
"Ci mancherà il loro coraggio, preghiamo per le loro anime"
Bush: "La Nazione piange
ma il viaggio continua"

WASHINGTON - "Lo Shuttle Columbia è perduto, non ci sono superstiti". E' il momento di abbandonare i toni di guerra per George W. Bush. Di fronte alla tragedia della navetta spaziale disintegratasi in volo mentre rientrava sui cieli del Texas, il presidente degli Stati Uniti parla alla nazione per pochi minuti. Non ha lo sguardo determinato del guerriero che ha avuto fino a qualche ora prima parlando della minaccia Saddam Hussein. Ha il volto del lutto per i sette astronauti morti. "Questa è una terribile notizia e un grande momento di tristezza per il nostro paese", afferma rivolgendosi agli americani dalla Cabinet Room della Casa Bianca.

Ma poi Bush aggiunge: "Il nostro viaggio nello spazio continua" nonostante il sacrificio degli uomini e delle donne dell'equipaggio della navetta. "Per il loro coraggio e idealismo, mancheranno a tutta l'America". Ai loro familiari, il presidente assicura: "Non siete soli, tutta la Nazione piange con voi".

Con un riferimento biblico, Bush dice che "lo stesso Creatore che ha battezzato le stelle conosce il nome delle sette anime che oggi piangiamo". "L'equipaggio del Columbia non è tornato salvo sulla Terra - prosegue Bush - ma noi possiamo pregare perché sia giunto in salvo alla destinazione finale".

Appresa la notizia dell'incidente, il presidente è tornato d'urgenza alla Casa Bianca da Camp David per presiedere una riunione d'emergenza, che sembra aver escluso ogni causa dell'esplosione diversa da quella tecnica, legata alle manovre di rientro della navicella spaziale: forse un cedimento strutturale.

Bush ha telefonato personalmente ai familiari delle vittime e ha ricevuto, insieme al premier israeliano Ariel Sharon - a bordo dello Shuttle c'era per la prima volta nella storia anche un astronauta israeliano - messaggi di cordoglio da tutto il mondo.

(1 febbraio 2003)

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DA - LA REPUBBLICA.

L'esplosione avvertita in numerose cittadine del Texas
"Sembrava un tornado, la casa tremava "
Il racconto dei testimoni
"Un boato, poi la scia bianca"
Lo scoppio si è sentito anche in Louisiana
Intasati i centralini della polizia

ROMA - "Un boato, e la casa che tremava". Sono numerosi i testimoni che, in alcune località del Texas, hanno vissuto in diretta alcune fasi della tragedia dello Shuttle. La navetta è esplosa proprio mentre stava sorvolando lo Stato, e il fragore è stato udito dagli abitanti di alcune cittadine.

"Ho udito una forte esplosione - ha raccontato Bob Mulner, di Palestine -, all'inizio ho pensato a un tornado, anche perché la casa ha tremato per un buon minuto. Poi - continua - ho alzato gli occhi al cielo e ho visto una scia bianca che si divideva in vari tronconi". Parla di un'esplosione anche un abitante di Carollton, "un boato sordo, e poi il rumore delle finestre della mia casa, che hanno iniziato a vibrare". A Plano, Gary Hunziker ha raccontato di aver visto "due oggetti luminosi" che sembravano volare accanto allo Shuttle nella fase di rientro.

Lo scoppio è stato avvertito anche in Louisiana, in particolare a Bossier City, una cittadina a 300 chilometri da Dallas; la centrale di polizia è stata tempestata di telefonate, "alcuni hanno detto di aver visto un aereo che si disintegrava sopra Shreveport - ha raccontato l'agente Steve Robinson -, altri hanno segnalato la presenza, nel cielo, di una gigantesca palla di fuoco, e il boato è stato talmente forte che un uomo ha detto che c'era stata un'esplosione nella sua casa". Robinson ha anche ricordato un episodio degli anni '80, quando un satellite russo rientrò nell'atmosfera; "Anche allora ricevemmo moltissime telefonate - ha detto - e alla fine si seppe che il corpo celeste era caduto a circa 1.600 chilometri da qui".

(1 febbraio 2003)

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DA - LA REPUBBLICA

Due donne e cinque uomini a bordo dello Shuttle
Per quattro di loro era il primo viaggio nello spazio
L'equipaggio
del Columbia

CAPE CANAVERAL - L'equipaggio a bordo dello Shuttle Columbia era composto da sette persone, due donne e cinque uomini. Gli astronauti si erano imbarcati sedici giorni fa.

Rick D. Husband, comandante
Husband, nato 45 anni fa ad Amarillo, in Texas, al suo secondo viaggio nello spazio. Colonnello dell'Air Force e pilota collaudatore, nel 199 aveva pilotato il volo della navetta che si agganciò alla stazione spaziale internazionale. Selezionato per il programma spaziale nel 1994, era al suo quarto tentativo di entrare nell'élite degli astronauti. Oltre al volo e allo spazio, il comandante Husband aveva l'hobby del canto e si esibiva come baritono in diversi cori religiosi.

William C. McCool, pilota
McCool, 41 anni di Lubbock, in Texas, sposato, tre figli. Comandante della marina americana, esperto pilota, al suo primo viaggio nello spazio nel ruolo di responsabile di manovra. Era stato selezionato dalla Nasa nel 1996 come pilota collaudatore. "L'unica cosa che non mi piace del volo sullo Shuttle è che dovrò essere io a prelevare i campioni di sangue ai miei compagni per gli esami di routine che facciamo nello spazio", aveva detto poco prima della partenza.

Michael P. Anderson, responsabile degli esperimenti di bordo
Anderson, 43 anni, figlio di un dipendente dell'aeronautica, era nato in una base militare. Veniva da Spokane, nello stato di Washington e amava volare più d'ogni altra cosa. Del volo spaziale odiava la fase di lancio. Anderson, uno dei pochissimi astronauti di colore, era alla seconda missione spaziale dopo quella del '98 a bordo della navetta che agganciò la navicella russa Mir. Fisico e colonnello dell'Air Force, responsabile delle missioni scientifiche dello Shuttle Columbia.

David M. Brown, tecnico e medico di bordo
Brown, 46 anni, aviatore e medico di bordo, responsabile di molti esperimenti, tra cui quelli biologici. Pilota e capitano della marina, era al suo primo viaggio nello spazio ma aveva alle spalle numerose attività, tra cui quella di pilota e di medico, oltre a essere probabilmente l'unico astronauta ad aver lavorato come acrobata in un circo. Diceva di aver portato nel suo lavoro alla Nasa, cominciato nel 1996, molto di quell'esperienza: "Sono entrambi lavori in cui è necessario saper lavorare in squadra, fare attenzione alla sicurezza e rimanere concentrati anche alla fine di una lunga giornata di lavoro quando sei stanco e stai per fare cose rischiose".

Kalpana Chawla, tecnico
Nata in India nel 1961, Chawla era immigrata negli Stati Uniti negli anni 80. Ha conseguito il dottorato in ingegneria aerospaziale all'università del Colorado, voleva diventare una progettista di aerei e l'idea di andare nello spazio non la sfiorava nemmeno. Era diventata astronauta nel 1994 dopo aver lavorato nel centro ricerche della Nasa. Durante una missione sullo Shuttle nel 1996 aveva compiuto un paio di errori che avevano fatto perdere il controllo di un satellite e altri due astronauti erano dovuti andare a riprenderlo. "Ho smesso di pensarci" aveva detto "quando ho capito quali erano le lezioni che potevo imparare da questo incidente, ed erano tante. Non bisogna guardare al passato, ma al futuro". Era consapevole che per molti questo suo secondo volo era un modo per rifarsi.

Laurel Clark, tecnico e medico di bordo
Clark, 41 anni, comandante della marina, al suo primo viaggio nello spazio. Laureata in medicina all'università del Wisconsin, aveva lavorato a bordo di sottomarini. Suo figlio di otto anni era un po' preoccupato per la sua attività di astronauta cominciata nel 1996. Ma lei raccontava a tutti l'ottimo addestramento fatto per garantire la loro sicurezza e diceva: "Ci sono tante cose diverse che facciamo durante la vita che potenzialmente sono pericolose, ma io ho scelto di non smettere di farle. Alla fine hanno tutti accettato che è quello che io voglio fare". Era responsabile di numerosi esperimenti biologici dello Shuttle.

Ilan Ramon, tecnico del carico
Ramon, 47 anni, primo astronauta israeliano. Colonnello e pilota da caccia dell'Air Force israeliana. "Per Israele e per tutta la comunità ebraica questa missione è un simbolo", aveva dichiarato prima della partenza, conscio di essere il primo israeliano ad andare nello spazio. Ramon era pilota militare fin dagli anni 70 e aveva combattuto nella guerra dello Yom Kippur, nel 1973, e nella campagna del Libano nell'82. Lascia a Tel Aviv la moglie e quattro figli.

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DA - LA REPUBBLICA

I nomi e i numeri
della missione Sts-107

WASHINGTON - Ecco la scheda tecnica della missione STS-107, l'ultima della navetta spaziale Columbia.

- Lancio: 16 gennaio alle 10:39 locali, le 16:39 in Italia - navetta: Columbia

- durata prevista della missione: 15 giorni, 22 ore e 17 minuti

- atterraggio previsto: 1 febbraio alle 09:16 locali, 15:16 italiane

- altitudine della missione: 277 chilometri, con una inclinazione orbitale di 39 gradi

- tipo di missione: scientifica

- uscite nello spazio: nessuna

- carico di bordo: moduli di ricerca Spacehab RDM e quattro tonnellate di materiale per esperimenti scientifici

- equipaggio della navetta Columbia:
comandante di bordo: Rick Husband (Usa)
co-pilota: William McCool (Usa)
comandante del carico di bordo: Michael Anderson (Usa)
specialisti di missione: David Brown (Usa); Kalpana Chawla (Usa); Laurel Clark (Usa)
specialista del carico di bordo: Ilan Ramon (Israele)

(1 febbraio 2003)

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DA - L'UNITA'

Tragedia dello shuttle, per il capo della Nasa non c'è errore umano
di Bruno Marolo

L'orrore viene dallo spazio, per una America che ormai vive sotto la sferza di continue sciagure, come l'Egitto al tempo delle sette piaghe. Lo shuttle Columbia è esploso in volo. I sette astronauti a bordo sono morti. Il loro destino sì è compiuto in un attimo, con un bagliore che è stato visto dalla Louisiana alla California, e una cascata di detriti sul Texas che per un atroce beffa della sorte si sono abbattuti a pochi chilometri dal centro spaziale di Houston, dove vivono parenti, amici e colleghi delle vittime.

«Le pareti di casa mia - racconta Benjamin Laster, un agricoltore di Kemp nel Texas - si sono messe a tremare, come se nel cortile passasse un treno. Sono corso fuori con la mia famiglia e ho visto una nube di fumo da cui cadevano enormi frammenti, come una pioggia di meteoriti».

Erano le 8 del mattino nel Texas, le 9 a Washington e le 3 del pomeriggio in Italia quando il contatto radio fra lo shuttle e il centro di Houston si è improvvisamente interrotto. Mancavano 16 minuti all'ora fissata per l'atterraggio. Il comandante Rick Husband, di 45 anni, al suo secondo viaggio nello spazio, aveva iniziato la discesa verso la base di Cape Canaveral in Florida. Lo shuttle si trovava 65 mila metri sopra il Texas. Era l'ultimo passaggio e il comandante ha rivolto un saluto ai colleghi. «Houston, tutto bene - ha detto - tra poco saremo a terra». Sono state le sue ultime parole.

Ancora una volta milioni di americano hanno seguito, con il fiato sospeso, le immagini della tragedia che si svolgeva sotto i loro occhi sugli schermi televisivi. Le telecamere erano puntate su un oggetto luminoso che lentamente, inesorabilmente, solcava il cielo, come una cometa che annunciasse la sventura. La Nasa confermava di avere perso il contatto radio con lo shuttle ma ufficialmente non precisava quale fosse la sorte degli astronauti. Buzz Aldrin, uno degli uomini che hanno camminato sulla luna, è stato il primo a dire ad alta voce quello che tutti avevano capito. «È avvenuta una cosa terribile - ha spiegato alla Cnn - temo che non ci siano speranze».

Poco dopo la bandiera della base di Cape Canaveral è stata abbassata a mezz'asta. Mogli e figli degli astronauti erano riuniti per la festa del ritorno. Un autobus li ha raccolti sulla piattaforma di osservazione per condurli lontani da fotografi e operatori televisivi che impietosamente li circondavano, per cogliere sui loro volti le prime espressioni di angoscia incredula.

Vi erano sette uomini e una donna a bordo. Soltanto due, il comandante Rick Husband e la specialista della missione Kalpana Chawla, avevano già volato sullo shuttle. Gli altri cinque erano alla prima esperienza. I loro nomi sono William McCool, Nichael Anderson, David Brown, Laurel Clark e Ilan Ramon. Ramon, lo specialista addetto allo smistamento del carico, era un colonnello dell'aeronautica israeliana, il primo israeliano nello spazio. Il 16 gennaio, giorno della partenza, Cape Canaveral era blindata per il timore di attentati, e le stesse drastiche misure di sicurezza erano state prese ieri per l'atterraggio. Un caso sinistro ha voluto che gran parte delle schegge dell'esplosione si abbattessero su un piccolo comune del Texas di nome Palestine. L'ipotesi del terrorismo sembra esclusa. Lo shuttle era troppo alto per essere colpito da un missile. L'idea che vi potesse essere un ordigno nascosto è assurda: soltanto il personale con il nulla osta di massima sicurezza ha accesso alla rampa di lancio, e prima della partenza ogni vite, ogni cavo, ogni circuito viene controllato.

Il presidente George Bush è immediatamente rientrato alla Casa Bianca dalla residenza di campagna a Camp David, dove trascorreva il fine settimana. La sua prima telefonata è stata per il primo ministro israeliano Ariel Sharon. La seconda per il direttore dell'Fbi Robert Mueller, che ha assunto la direzione delle indagini.

Il primo indizio è evidente. Il 16 gennaio, poco dopo il decollo, un pezzo del rivestimento isolante di un serbatoio esterno di carburante si è staccato e ha colpito l'ala sinistra. Venerdì, alla vigilia della data prevista per l'atterraggio, il direttore dei controlli da terra Leroy Cain aveva assicurato la stampa che non vi era alcun pericolo. «I nostri ingegneri - aveva dichiarato - hanno accertato che i danni all'ala sono minimi e non vi sono problemi per il rientro a terra».

Durante la discesa, lo shuttle si comporta come un aliante. Impiega un'ora per planare a motori spenti dall'orbita nello spazio sulla pista di atterraggio. La superficie esterna è rivestita con 20 mila piastrelle isolanti, per proteggere gli astronauti da una temperatura superiore a 1500 gradi centigradi, provocata dall'attrito con l'aria.

Il Columbia ha volato per la prima volta nel 1981. È il più vecchio dei quattro shuttle ed era stato nello spazio 27 volte prima di questa. Come gli altri tre, era stato bloccato a lungo in officina l'anno scorso. I tecnici della manutenzione avevano scoperto una serie di crepe nelle condutture di uno dei motori, ma dopo mesi di controlli avevano concluso che non c'era pericolo per l'equipaggio.

In realtà, lo shuttle è un veicolo spaziale vecchio e superato sotto molti aspetti. In 24 anni di servizio i quattro traghetti spaziali della flotta hanno portato a termine 112 missioni. La Nasa aveva progettato una versione più avanzata, ma ha dovuto rinunciare per mancanza di fondi. Anche le spese per la manutenzione venivano ormai affrontate con parsimonia. Il bilancio per l'esplorazione dello spazio è molto ridotto negli Stati Uniti, da quando non vi è più un immediato interesse militare.
Nell'era dei voli spaziali, cominciata 42 anni fa con la missione del colonnello russo Yuri Gagarin, prima di ieri non c'erano mai stati incidenti nella fase del ritorno a terra. Tuttavia la settimana scorsa la Nasa ha ricordato gli anniversari di due eventi luttuosi: l'esplosione del traghetto spaziale Challenger, che ha provocato la morte dei sette astronauti a bordo il 28 gennaio 1986, e l'incendio dell'astronave Apollo in cui morirono tre persone il 27 gennaio 1967.

Sabato la Nasa ha lanciato un appello alla popolazione del Texas perché non si avvicini ai resti incandescenti. Chi li toccasse, anche dopo il raffreddamento, rischierebbe di essere contaminato. Nel comune di Nacodoches, la via principale è cosparsa di detriti. «Certi pezzi sono larghi un metro - ha raccontato al telefono il barbiere del paese, James Milford - altri sono molto più piccoli. Sembrano parti di un motore. Una graffa di metallo lunga una trentina di centimetri ha sfondato il tetto del nostro dentista, Jeff Hancock».

A Palestine, presso Dallas, la polizia ha chiesto rinforzi per isolare i frammenti. «Molta gente - racconta il portavoce Steve Petrovich - ci ha chiamati per segnalare un "bang" simile a quello di un aereo supersonico e la comparsa di strisce di vapore nel cielo. Alcuni pensavano di avere visto un Ufo. La caduta dei detriti ci ha finalmente fatto comprendere che lo shuttle era esploso sopra di noi».

A Plano, un altro piccolo centro del Texas, Gary Hunzinker, appassionato di astronomia, guardava il cielo del mattino. Sapeva che lo shuttle sarebbe passato per l'ultima volta sopra di lui a quell'ora. «Ho visto due oggetti luminosi volare a fianco di uno più grande spaziale - ha raccontato - e per un momento ho pensato che aerei supersonici scortassero lo shuttle, chissà perché. Poi ho capito che si era disintegrato e tre grandi frammenti solcavano il cielo».

Il senatore John Glenn, ex astronauta, e la moglie avevano appena acceso il televisore nella loro casa nel Maryland. «Ogni volta che un traghetto spaziale atterra - confessa Glenn - per noi è una emozione. Volevamo seguire la discesa a Cape Canaveral e dopo un attimo la Nasa ha annunciato la perdita di contatto. Quando il silenzio radio dura diversi minuti, evidentemente è accaduto qualcosa di spaventoso. Ci siamo abbracciati piangendo». Ancora una volta è tempo di lacrime.

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DA - L'UNITA'

Guidoni: «Ma nonostante tutto le corse dello Shuttle devono continuare»
di red

«William Mc Cool, David Brown e Laurel Clark erano miei compagni di corso. Fra di noi ci chiamavamo le sardine. Ci chiamavano così perchè era una classe di quaranta persone, il corso più affollato della Nasa a Huston». Umberto Guidoni, il primo astronauta italiano sullo Shuttle, ha visto come tutti le immagini tv sul disastroso rientro dello Shuttle. «Il rientro - raccont all'agenzia Adn Kronos - è una delle fasi più delicate. Dalle immagini della Cnn sembra, ripeto parlo solo di quel che ho visto in televisione, che lo shuttle si sia spezzate in tre parti. Potrebbero essersi staccate le ali dal resto della cabina e questo probabilmente per qualche problema termico».

Secondo Guidoni, «se c'è stato cedimento delle piastrelle si potrebbe spiegare lo spezzarsi in varie parti»: al rientro nell'atmosfera, infatti, «si sviluppano temperature che possono arrivare anche a 1.500 gradi».

E' un'ipotesi ma non la sola. Un'altra possibilità è che l'impatto con l'atmosfera sia avvenuto con un angolo sbagliato. «Il rischio è un po' quello del sasso quando entra nell'acqua: al momento dell'impatto è un pò la stessa cosa. L'angolo deve essere accuratamente controllato. Normalmente viene fatto dal computer anche se ci sono situazioni in cui può esserci bisogno di farlo manualmente. Per esempio se ci sono dei sensori che danno indicazioni sbagliate. Questa potrebbe essere una strada, ma è molto presto per parlarne».

Guidoni in questo periodo è in Olanda per occuparsi del lancio del modulo europeo Columbus, «è un incarico di due anni, mi occupo degli esperimenti scientifici che saranno fatti su questo laboratorio. La mia aspirazione è di fare un altro volo, certo la situazione di oggi mette tutto in una prospettiva diversa».

I voli dopo l'incidente dell'86 furono sospesi per quasi due anni. Ma ora, spiega Guidoni «la situazione è diversa: c'è la stazione spaziale e c'è bisogno dello shuttle per fare almeno il cambio degli equipaggi».

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DA - IL CORRIERE DELLA SERA -

«Era una missione di routine, con pochi rischi»

«Forse un errore nell'angolo di rientro»

L'astronauta italiano Guidoni: la navicella potrebbe essere entrata nell'atmosfera con l'inclinazione sbagliata

ROMA - «E' presto per formulare cause precise dell'incidente, ma dalle immagini riprese sul cielo del Texas si può ipotizzare che lo shuttle Columbia si sia spezzato in almeno tre parti (il corpo centrale della fusoliera e le ali) a causa di un errore nell'angolo di rientro nell'atmosfera». È l'idea che si è fatto l'astronauta italiano Umberto Guidoni, che sullo shuttle ha volato due volte, di cui la prima proprio sul Columbia.

FASE DELICATA - «Quello del rientro nell'atmosfera - prosegue Guidoni - è infatti uno dei momenti più critici nella missione degli shuttle. Pochi gradi di errore possono provocare una catastrofe come sembra essere successo oggi. L'angolo di ingresso deve essere di 40 gradi sull'orizzonte, e cioè con il muso della navetta leggermente verso l'alto. Il margine massimo di errore può essere di più o meno 3-4 gradi. Se si esce da questa tolleranza la navetta diventa ingovernabile e se esce dalla corretta traiettoria le forze aerodinamiche a quella velocità sono troppo violente per la rigidità della struttura». «Perchè ciò sia successo - prosegue Guidoni - è presto per dirlo; occorrerà attendere la lettura dei dati telemetrici e forse anche i risultati della commissione di inchiesta: forse un errore di navigazione o un malfunzionamento dei razzi di controllo dell'assetto. Anche il fatto di alcune piastrelle dello schermo anticalore staccatesi al decollo potrebbero aver provocato un surriscaldamento localizzato e innescato una serie di malfunzionamenti a valanga».

ROUTINE - «Questa missione del Columbia - sottolinea Guidoni - era considerata di routine e con pochi rischi anche perché non prevedeva, per la prima volta in tre anni, l'aggancio con la Stazione spaziale internazionale dove si trovano tre astronauti. Si trattava solo di portare in orbita il modulo Spacehab con decine di esperimenti scientifici, dei quali molti con la partecipazione italiana. Nulla poteva far pensare a problemi e anche la missione si era svolta in modo perfetto fino al momento del rientro. Lo shuttle Columbia è il più 'anzianò della flotta attualmente operativa alla Nasa, ma non è diverso dagli altri come impianti e come affidabilità». «L'incidente - prosegue Guidoni - porterà necessariamente ad una pausa nelle missioni dello shuttle per capire cosa è andato male, ma certo non si potrà rinunciare al programma. La Stazione spaziale, che è attualmente abitata da tre astronauti, ha bisogno dello shuttle. Certo, i tre a bordo possono contare sulla capsula russa Soyuz per andare e tornare dalla ISS, ma lo shuttle è indispensabile per le capacità di carico che non possono essere assicurate dalla Soyuz».

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DA - IL CORRIERE DELLA SERA

Il Columbia ha perso delle piastrelle al decollo

Le «mattonelle» avrebbero dovuto proteggere la navicella spaziale durante la fase di atterraggio

CAPE CANAVERAL - Al momento del decollo, la navetta Columbia aveva perso alcune delle piastrelle che dovevano proteggerla dall'attrito al rientro nell'atmosfera. Lo indicano fonti in contatto con la Nasa alle tv americane, senza però potere dire se la circostanza, non inconsueta, possa avere avuto qualche influenza

su quanto accaduto.

UNO SHUTTLE «VECCHIO» - La Columbia, come tutti gli shuttle, che stanno accusando problemi di età, era stata bloccata a terra per mesi tra la primavera e l'autunno scorso perchè delle incrinature s'erano manifestate nel cablaggio e in altre componenti della navetta. Gli inconvenienti era stati riparati e la flotta aveva ripreso a volare l'autunno scorso, senza inconvenienti. La Columbia, che aveva volato per la prima volta nel 1981 ed era alla sua ventottesima missione.

CONDIZIONI ATMOSFERICHE DEL RIENTRO - Le previsioni meteorologiche sulla Florida erano favorevoli, nell'imminenza del rientro. La Columbia era in orbita dal 16 gennaio intorno alla Terra. Gli astronauti, fra cui c'era il primo israeliano entrato in orbita, Ilan Ramon, avevano praticamente portato a termine il programma d'esperimenti scientifici loro assegnato, un'ottantina. La Nasa aveva già definito ieri la missione della navetta «un successo».

LA MISSIONE - Per la prima volta da tre anni, la missione di uno shuttle non prevedeva l'attracco alla Iss o lavori di manutenzione del telescopio spaziale Hubble, ma solo esperimenti scientifici. Erano oltre 80 quelli previsti, di cui alcuni commissionati da ricercatori o istituti di Giappone, Cina, Australia, Israele, o americani. A bordo della navetta, c'erano pesci, insetti e 13 cavie, che servivano a studiare l'effetto dell'assenza di gravità in animali più piccoli dell'uomo. 1 febbraio 2003

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DA - IL CORRIERE DELLA SERA

«Non c'era stata alcuna minaccia contro la missione»

Bush: «Nessun superstite, grande tristezza»

La Casa Bianca esclude l'attentato terroristico. L'astronauta israeliano partecipò al raid sul reattore nucleare iracheno

WASHINGTON - Il presidente George Bush ha annunciato alla nazione che lo shuttle «Columbia è perduto» e che «non vi sono stati superstiti». «Questa è una terribile notizia ed un grande

momento di tristezza per il nostro paese. Tutta l'America piange», ha aggiunto il presidente parlando agli americani dalla Cabinet Room della Casa Bianca.

NO TERRORISMO - L'Amministrazione americana non è in possesso di informazioni che indichino l'ipotesi del terrorismo nella perdita della navetta Columbia durante la fase di rientro. «Non abbiamo dati che indichino che si tratterebbe di un episodio terroristico», ha detto Gordon Johndore, portavoce del nuovo ministero per la sicurezza interna. «Ovviamente stiamo indagando, ma per ora questo è l'unica cosa che possiamo dire», ha aggiunto Johndore. Un'altra fonte, che ha voluto restare anonima, ha detto che non c'è stata alcuna minaccia contro la missione o la navetta.

BUSH ALLA CASA BIANCA - Il presidente americano George W. Bush, che si trovava a Camp David per il fine settimana, ha fatto rientro alla Casa Bianca non appena è stato informato dell'incidente allo shuttle Columbia. Bush «sta aspettando notizie dalla Nasa», ha dichiarato un portavoce del presidente, Scott McClellan.McClellan.

TELEFONATA A SHARON - Bush ha anche telefonato al premier israeliano Ariel Sharon per aggiornarlo sull'esplosione della navicella spaziale Columbia. In Israele il dramma viene trasmesso in diretta sulle tre reti nazionali. La ipotesi di un attentato viene per il momento esclusa dai commentatori israeliani i quali rilevano che proprio per la presenza a bordo di Ilan Ramon, pilota militare che aveva preso parte all'attacco al reattore nucleare di Baghdad (1981), misure straordinarie di sicurezza erano state adottate dalle autorità statunitensi prima e durante il volo. 1 febbraio 2003