DA - LA REPUBBLICA La
tragedia in fase di atterraggio, la navetta si è
disintegrata
Bush: "Ma il nostro viaggio nello spazio
continuerà"
Texas,
esplode lo Shuttle
Sette astronauti a bordo
La Nasa: "Un giorno tragico.
Non conosciamo le cause"
Escluso l'attentato: "Erano troppo in alto per
essere colpiti"
WASHINGTON - La navetta spaziale Columbia si
è disintegrata nel cielo. Un'esplosione di cui ancora
non si conoscono le cause nella fase del rientro. A bordo
dello Shuttle c'erano sette astronauti. Il primo
comunicato della Nasa è: "Forse abbiamo perso
navetta ed equipaggio". Poi, un lungo silenzio
mentre le immagini tv mostrano al mondo il passaggio
della Columbia su Dallas, Texas: una serie di scie
luminose nel cielo che testimoniano il disastro. Non una
sola scia, ma più di una, la navetta si è spezzata.
Soltanto dopo quattro ore, la Nasa conferma tutto con una
conferenza stampa al Kennedy Space Center di Cape
Canaveral, in Florida. "Oggi è un giorno tragico
per la nostra famiglia - dice l'amministratore Sean
O'Keefe - per le famiglie degli astronauti e per la
nazione". "Non sembra" che ci siano
superstiti, ma una dichiarazione formale in tal senso,
cioè sulla morte dei sette astronauti, è prevedibile
solo quando saranno stati ritrovati il relitto della
navetta spaziale e i resti dell'equipaggio. O'Keefe, voce
spezzata, volto affranto, ammette che non si conoscono le
cause dell'incidente, "lo Shuttle si è disintegrato
in volo", dice.
Infine tocca a George W. Bush rompere il silenzio a
andare persino oltre la Nasa nella certezza della perdita
di sette vite umane: "Il Columbia è perduto, non ci
sono sopravvissuti non ci resta che pregare per loro
anime". Poi il presidente aggiunge: "Il nostro
viaggio nello spazio continuerà".
Ora tocca agli esperti capire che cosa è successo. Una
cosa sembra certa: non si è trattato di un attentato
terroristico. "A questo punto non ci sono
indicazioni che l'incidente sia stato causato da qualcosa
o qualcuno a terra", dice O'Keefe e precisa che le
squadre di investigatori sono al lavoro e tengono i
responsabili della Nasa costantemente informati. O'Keefe
ha annunciato che un secondo briefing, per i dettagli
tecnici, si terrà più tardi.
Lo Shuttle, con a bordo i sette astronauti - fra cui il
primo israeliano in orbita, Ilan Ramon e due donne - al
comando del responsabile della missione, Rick Husband,
doveva tornare sulla Terra alle 09,16 locali (le 15,16 in
Italia). I contatti sono stati persi alle 15 italiane. In
quel momento la navetta spaziale viaggiava alla velocità
di 20.113 chilometri orari a un'altitudine di 60.210
metri. Il rientro avviene con il pilotaggio manuale: ai
comandi c'era il pilota William McCool. Quando ha perso i
contatti con la navetta, la Nasa ha proclamato lo stato
d'emergenza e ha inviato delle squadre di ricerca.
Kykle Herring, portavoce della Nasa, ha
assicurato che fino a quel momento non erano stati
segnalati problemi. Anzi, le ultime parole
dell'astronauta David Brown, uno dei sette a bordo della
Columbia erano state rassicuranti: "Dobbiamo proprio
tornare?". Un testimone, Bob Mulner della cittadina
di Palestine, ha raccontato di avere udito un boato
mentre lo Shuttle, durante la manovra di rientro, stava
sorvolando il Texas.
La "Cnn" e altre emittenti americane continuano
a mandare in onda, anche con fermo immagine, il momento
in cui la scia bianca dello Shuttle si divide in diversi
tronconi. Ma c'è di più. Alla velocità a cui viaggiava
la navetta (mach 6, cioé sei volte la velocità del
suono) gli astronauti non avevano alcuna possibilità di
abbandonare lo Shuttle, secondo quanto hanno detto vari
esperti alla Cnn. Si è saputo, inoltre, che subito dopo
il decollo del Columbia per la sua 28esima missione, il
16 gennaio, c'era stato un piccolo incidente: una parte
della schiuma isolante del serbatoio esterno si er
staccata e si ritiene abbia colpito l'ala sinistra della
navicella. Sarebbero andate perdute anche alcune
piastrelle dello scudo termico, ma questo è un fatto non
insolito.
Dopo la notizia del ritrovamento in Texas di alcuni
rottami, la Casa Bianca ha preannunciato una riunione
d'emergenza con i rappresentanti delle agenzie di
sicurezza. E Bush ha deciso di rientrare da Camp David a
Washington. Per il momento anche la Casa Bianca esclude
atti terroristici. Un funzionario ha definito
"altamente improbabile" l'ipotesi visto che lo
Shuttle era troppo in alto per essere colpito da terra. E
il portavoce del dipartimento di Stato americano Anne
Marks conferma: "Non c'è niente che lo indichi al
momento". Che le autorità Usa propendano per la
tesi dell'incidente lo dimostra anche il fatto che l'Fbi
non è stato coinvolto nelle indagini.
L'agenzia spaziale americana ha portato moglie, mariti e
figli degli astronauti della Columbia in un locale
protetto a Cape Canaveral. Intanto Israele sta seguendo
col fiato sospeso il dramma della Columbia. Le fasi
finali dell'atterraggio erano trasmessa in diretta da due
reti televisive nazionali, quando è si è appreso che i
contatti radio si erano bruscamente interrotti. Il
governo israeliano ha trasferito in una località segreta
i familiari di Ilan Ramon per tenerli lontani dai
giornalisti.
La Columbia
effettuò la sua prima missione nel 1981 E'
il primo serio incidente che coinvolge uno Shuttle dal 28
gennaio 1986 quando il Challenger esplose al decollo da
Cape Canaveral e i sette astronauti a bordo persero la
vita. Qualche giorno fa, a bordo, l'equipaggio aveva
ricordato con un minuto di raccoglimento le vittime di
quella tragedia.
1 FEBBRAIO 2003
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DA - LA REPUBBLICA
Il presidente americano ai familiari
dell'equipaggio dello Shuttle
"Ci mancherà il loro coraggio, preghiamo per le
loro anime"
Bush:
"La Nazione piange
ma il viaggio continua"
WASHINGTON - "Lo Shuttle Columbia è
perduto, non ci sono superstiti". E' il momento di
abbandonare i toni di guerra per George W. Bush. Di
fronte alla tragedia della navetta spaziale
disintegratasi in volo mentre rientrava sui cieli del
Texas, il presidente degli Stati Uniti parla alla nazione
per pochi minuti. Non ha lo sguardo determinato del
guerriero che ha avuto fino a qualche ora prima parlando
della minaccia Saddam Hussein. Ha il volto del lutto per
i sette astronauti morti. "Questa è una terribile
notizia e un grande momento di tristezza per il nostro
paese", afferma rivolgendosi agli americani dalla
Cabinet Room della Casa Bianca.
Ma poi Bush aggiunge: "Il nostro viaggio nello
spazio continua" nonostante il sacrificio degli
uomini e delle donne dell'equipaggio della navetta.
"Per il loro coraggio e idealismo, mancheranno a
tutta l'America". Ai loro familiari, il presidente
assicura: "Non siete soli, tutta la Nazione piange
con voi".
Con un riferimento biblico, Bush dice che
"lo stesso Creatore che ha battezzato le stelle
conosce il nome delle sette anime che oggi
piangiamo". "L'equipaggio del Columbia non è
tornato salvo sulla Terra - prosegue Bush - ma noi
possiamo pregare perché sia giunto in salvo alla
destinazione finale".
Appresa la notizia dell'incidente, il presidente è
tornato d'urgenza alla Casa Bianca da Camp David per
presiedere una riunione d'emergenza, che sembra aver
escluso ogni causa dell'esplosione diversa da quella
tecnica, legata alle manovre di rientro della navicella
spaziale: forse un cedimento strutturale.
Bush ha telefonato personalmente ai familiari delle
vittime e ha ricevuto, insieme al premier israeliano
Ariel Sharon - a bordo dello Shuttle c'era per la prima
volta nella storia anche un astronauta israeliano -
messaggi di cordoglio da tutto il mondo.
(1 febbraio 2003)
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DA - LA REPUBBLICA.
L'esplosione avvertita in numerose cittadine
del Texas
"Sembrava un tornado, la casa tremava "
Il
racconto dei testimoni
"Un boato, poi la scia bianca"
Lo scoppio si è sentito anche in
Louisiana
Intasati i centralini della polizia
ROMA - "Un boato, e la casa che
tremava". Sono numerosi i testimoni che, in alcune
località del Texas, hanno vissuto in diretta alcune fasi
della tragedia dello Shuttle. La navetta è esplosa
proprio mentre stava sorvolando lo Stato, e il fragore è
stato udito dagli abitanti di alcune cittadine.
"Ho udito una forte esplosione - ha raccontato Bob
Mulner, di Palestine -, all'inizio ho pensato a un
tornado, anche perché la casa ha tremato per un buon
minuto. Poi - continua - ho alzato gli occhi al cielo e
ho visto una scia bianca che si divideva in vari
tronconi". Parla di un'esplosione anche un abitante
di Carollton, "un boato sordo, e poi il rumore delle
finestre della mia casa, che hanno iniziato a
vibrare". A Plano, Gary Hunziker ha raccontato di
aver visto "due oggetti luminosi" che
sembravano volare accanto allo Shuttle nella fase di
rientro.
Lo scoppio è stato avvertito anche in
Louisiana, in particolare a Bossier City, una cittadina a
300 chilometri da Dallas; la centrale di polizia è stata
tempestata di telefonate, "alcuni hanno detto di
aver visto un aereo che si disintegrava sopra Shreveport
- ha raccontato l'agente Steve Robinson -, altri hanno
segnalato la presenza, nel cielo, di una gigantesca palla
di fuoco, e il boato è stato talmente forte che un uomo
ha detto che c'era stata un'esplosione nella sua
casa". Robinson ha anche ricordato un episodio degli
anni '80, quando un satellite russo rientrò
nell'atmosfera; "Anche allora ricevemmo moltissime
telefonate - ha detto - e alla fine si seppe che il corpo
celeste era caduto a circa 1.600 chilometri da qui".
(1 febbraio 2003)
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DA - LA REPUBBLICA
Due donne e cinque uomini a bordo dello
Shuttle
Per quattro di loro era il primo viaggio nello spazio
L'equipaggio
del Columbia
CAPE CANAVERAL - L'equipaggio a bordo dello
Shuttle Columbia era composto da sette persone, due donne
e cinque uomini. Gli astronauti si erano imbarcati sedici
giorni fa.
Rick D. Husband, comandante
Husband, nato 45 anni fa ad Amarillo, in Texas, al suo
secondo viaggio nello spazio. Colonnello dell'Air Force e
pilota collaudatore, nel 199 aveva pilotato il volo della
navetta che si agganciò alla stazione spaziale
internazionale. Selezionato per il programma spaziale nel
1994, era al suo quarto tentativo di entrare nell'élite
degli astronauti. Oltre al volo e allo spazio, il
comandante Husband aveva l'hobby del canto e si esibiva
come baritono in diversi cori religiosi.
William C. McCool, pilota
McCool, 41 anni di Lubbock, in Texas, sposato, tre figli.
Comandante della marina americana, esperto pilota, al suo
primo viaggio nello spazio nel ruolo di responsabile di
manovra. Era stato selezionato dalla Nasa nel 1996 come
pilota collaudatore. "L'unica cosa che non mi piace
del volo sullo Shuttle è che dovrò essere io a
prelevare i campioni di sangue ai miei compagni per gli
esami di routine che facciamo nello spazio", aveva
detto poco prima della partenza.
Michael P. Anderson, responsabile degli
esperimenti di bordo
Anderson, 43 anni, figlio di un dipendente
dell'aeronautica, era nato in una base militare. Veniva
da Spokane, nello stato di Washington e amava volare più
d'ogni altra cosa. Del volo spaziale odiava la fase di
lancio. Anderson, uno dei pochissimi astronauti di
colore, era alla seconda missione spaziale dopo quella
del '98 a bordo della navetta che agganciò la navicella
russa Mir. Fisico e colonnello dell'Air Force,
responsabile delle missioni scientifiche dello Shuttle
Columbia.
David M. Brown, tecnico e medico di bordo
Brown, 46 anni, aviatore e medico di bordo, responsabile
di molti esperimenti, tra cui quelli biologici. Pilota e
capitano della marina, era al suo primo viaggio nello
spazio ma aveva alle spalle numerose attività, tra cui
quella di pilota e di medico, oltre a essere
probabilmente l'unico astronauta ad aver lavorato come
acrobata in un circo. Diceva di aver portato nel suo
lavoro alla Nasa, cominciato nel 1996, molto di
quell'esperienza: "Sono entrambi lavori in cui è
necessario saper lavorare in squadra, fare attenzione
alla sicurezza e rimanere concentrati anche alla fine di
una lunga giornata di lavoro quando sei stanco e stai per
fare cose rischiose".
Kalpana Chawla, tecnico
Nata in India nel 1961, Chawla era immigrata negli Stati
Uniti negli anni 80. Ha conseguito il dottorato in
ingegneria aerospaziale all'università del Colorado,
voleva diventare una progettista di aerei e l'idea di
andare nello spazio non la sfiorava nemmeno. Era
diventata astronauta nel 1994 dopo aver lavorato nel
centro ricerche della Nasa. Durante una missione sullo
Shuttle nel 1996 aveva compiuto un paio di errori che
avevano fatto perdere il controllo di un satellite e
altri due astronauti erano dovuti andare a riprenderlo.
"Ho smesso di pensarci" aveva detto
"quando ho capito quali erano le lezioni che potevo
imparare da questo incidente, ed erano tante. Non bisogna
guardare al passato, ma al futuro". Era consapevole
che per molti questo suo secondo volo era un modo per
rifarsi.
Laurel Clark, tecnico e medico di bordo
Clark, 41 anni, comandante della marina, al suo primo
viaggio nello spazio. Laureata in medicina
all'università del Wisconsin, aveva lavorato a bordo di
sottomarini. Suo figlio di otto anni era un po'
preoccupato per la sua attività di astronauta cominciata
nel 1996. Ma lei raccontava a tutti l'ottimo
addestramento fatto per garantire la loro sicurezza e
diceva: "Ci sono tante cose diverse che facciamo
durante la vita che potenzialmente sono pericolose, ma io
ho scelto di non smettere di farle. Alla fine hanno tutti
accettato che è quello che io voglio fare". Era
responsabile di numerosi esperimenti biologici dello
Shuttle.
Ilan Ramon, tecnico del carico
Ramon, 47 anni, primo astronauta israeliano. Colonnello e
pilota da caccia dell'Air Force israeliana. "Per
Israele e per tutta la comunità ebraica questa missione
è un simbolo", aveva dichiarato prima della
partenza, conscio di essere il primo israeliano ad andare
nello spazio. Ramon era pilota militare fin dagli anni 70
e aveva combattuto nella guerra dello Yom Kippur, nel
1973, e nella campagna del Libano nell'82. Lascia a Tel
Aviv la moglie e quattro figli.
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DA - LA REPUBBLICA
I nomi e i
numeri
della missione Sts-107
WASHINGTON - Ecco la scheda tecnica della
missione STS-107, l'ultima della navetta spaziale
Columbia.
- Lancio: 16 gennaio alle 10:39 locali, le 16:39 in
Italia - navetta: Columbia
- durata prevista della missione: 15 giorni, 22 ore e 17
minuti
- atterraggio previsto: 1 febbraio alle 09:16 locali,
15:16 italiane
- altitudine della missione: 277 chilometri, con una
inclinazione orbitale di 39 gradi
- tipo di missione: scientifica
- uscite nello spazio: nessuna
- carico di bordo: moduli di ricerca Spacehab RDM e
quattro tonnellate di materiale per esperimenti
scientifici
- equipaggio della navetta Columbia:
comandante di bordo: Rick Husband (Usa)
co-pilota: William McCool (Usa)
comandante del carico di bordo: Michael Anderson (Usa)
specialisti di missione: David Brown (Usa); Kalpana
Chawla (Usa); Laurel Clark (Usa)
specialista del carico di bordo: Ilan Ramon (Israele)
(1 febbraio 2003)
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DA - L'UNITA'
Tragedia dello
shuttle, per il capo della Nasa non c'è errore umano
di Bruno Marolo
L'orrore viene dallo spazio, per una America
che ormai vive sotto la sferza di continue sciagure, come
l'Egitto al tempo delle sette piaghe. Lo shuttle Columbia
è esploso in volo. I sette astronauti a bordo sono
morti. Il loro destino sì è compiuto in un attimo, con
un bagliore che è stato visto dalla Louisiana alla
California, e una cascata di detriti sul Texas che per un
atroce beffa della sorte si sono abbattuti a pochi
chilometri dal centro spaziale di Houston, dove vivono
parenti, amici e colleghi delle vittime.
«Le pareti di casa mia - racconta Benjamin
Laster, un agricoltore di Kemp nel Texas - si sono messe
a tremare, come se nel cortile passasse un treno. Sono
corso fuori con la mia famiglia e ho visto una nube di
fumo da cui cadevano enormi frammenti, come una pioggia
di meteoriti».
Erano le 8 del mattino nel Texas, le 9 a
Washington e le 3 del pomeriggio in Italia quando il
contatto radio fra lo shuttle e il centro di Houston si
è improvvisamente interrotto. Mancavano 16 minuti
all'ora fissata per l'atterraggio. Il comandante Rick
Husband, di 45 anni, al suo secondo viaggio nello spazio,
aveva iniziato la discesa verso la base di Cape Canaveral
in Florida. Lo shuttle si trovava 65 mila metri sopra il
Texas. Era l'ultimo passaggio e il comandante ha rivolto
un saluto ai colleghi. «Houston, tutto bene - ha detto -
tra poco saremo a terra». Sono state le sue ultime
parole.
Ancora una volta milioni di americano hanno
seguito, con il fiato sospeso, le immagini della tragedia
che si svolgeva sotto i loro occhi sugli schermi
televisivi. Le telecamere erano puntate su un oggetto
luminoso che lentamente, inesorabilmente, solcava il
cielo, come una cometa che annunciasse la sventura. La
Nasa confermava di avere perso il contatto radio con lo
shuttle ma ufficialmente non precisava quale fosse la
sorte degli astronauti. Buzz Aldrin, uno degli uomini che
hanno camminato sulla luna, è stato il primo a dire ad
alta voce quello che tutti avevano capito. «È avvenuta
una cosa terribile - ha spiegato alla Cnn - temo che non
ci siano speranze».
Poco dopo la bandiera della base di Cape
Canaveral è stata abbassata a mezz'asta. Mogli e figli
degli astronauti erano riuniti per la festa del ritorno.
Un autobus li ha raccolti sulla piattaforma di
osservazione per condurli lontani da fotografi e
operatori televisivi che impietosamente li circondavano,
per cogliere sui loro volti le prime espressioni di
angoscia incredula.
Vi erano sette uomini e una donna a bordo.
Soltanto due, il comandante Rick Husband e la specialista
della missione Kalpana Chawla, avevano già volato sullo
shuttle. Gli altri cinque erano alla prima esperienza. I
loro nomi sono William McCool, Nichael Anderson, David
Brown, Laurel Clark e Ilan Ramon. Ramon, lo specialista
addetto allo smistamento del carico, era un colonnello
dell'aeronautica israeliana, il primo israeliano nello
spazio. Il 16 gennaio, giorno della partenza, Cape
Canaveral era blindata per il timore di attentati, e le
stesse drastiche misure di sicurezza erano state prese
ieri per l'atterraggio. Un caso sinistro ha voluto che
gran parte delle schegge dell'esplosione si abbattessero
su un piccolo comune del Texas di nome Palestine.
L'ipotesi del terrorismo sembra esclusa. Lo shuttle era
troppo alto per essere colpito da un missile. L'idea che
vi potesse essere un ordigno nascosto è assurda:
soltanto il personale con il nulla osta di massima
sicurezza ha accesso alla rampa di lancio, e prima della
partenza ogni vite, ogni cavo, ogni circuito viene
controllato.
Il presidente George Bush è immediatamente
rientrato alla Casa Bianca dalla residenza di campagna a
Camp David, dove trascorreva il fine settimana. La sua
prima telefonata è stata per il primo ministro
israeliano Ariel Sharon. La seconda per il direttore
dell'Fbi Robert Mueller, che ha assunto la direzione
delle indagini.
Il primo indizio è evidente. Il 16 gennaio,
poco dopo il decollo, un pezzo del rivestimento isolante
di un serbatoio esterno di carburante si è staccato e ha
colpito l'ala sinistra. Venerdì, alla vigilia della data
prevista per l'atterraggio, il direttore dei controlli da
terra Leroy Cain aveva assicurato la stampa che non vi
era alcun pericolo. «I nostri ingegneri - aveva
dichiarato - hanno accertato che i danni all'ala sono
minimi e non vi sono problemi per il rientro a terra».
Durante la discesa, lo shuttle si comporta
come un aliante. Impiega un'ora per planare a motori
spenti dall'orbita nello spazio sulla pista di
atterraggio. La superficie esterna è rivestita con 20
mila piastrelle isolanti, per proteggere gli astronauti
da una temperatura superiore a 1500 gradi centigradi,
provocata dall'attrito con l'aria.
Il Columbia ha volato per la prima volta nel
1981. È il più vecchio dei quattro shuttle ed era stato
nello spazio 27 volte prima di questa. Come gli altri
tre, era stato bloccato a lungo in officina l'anno
scorso. I tecnici della manutenzione avevano scoperto una
serie di crepe nelle condutture di uno dei motori, ma
dopo mesi di controlli avevano concluso che non c'era
pericolo per l'equipaggio.
In realtà, lo shuttle è un veicolo spaziale
vecchio e superato sotto molti aspetti. In 24 anni di
servizio i quattro traghetti spaziali della flotta hanno
portato a termine 112 missioni. La Nasa aveva progettato
una versione più avanzata, ma ha dovuto rinunciare per
mancanza di fondi. Anche le spese per la manutenzione
venivano ormai affrontate con parsimonia. Il bilancio per
l'esplorazione dello spazio è molto ridotto negli Stati
Uniti, da quando non vi è più un immediato interesse
militare.
Nell'era dei voli spaziali, cominciata 42 anni fa con la
missione del colonnello russo Yuri Gagarin, prima di ieri
non c'erano mai stati incidenti nella fase del ritorno a
terra. Tuttavia la settimana scorsa la Nasa ha ricordato
gli anniversari di due eventi luttuosi: l'esplosione del
traghetto spaziale Challenger, che ha provocato la morte
dei sette astronauti a bordo il 28 gennaio 1986, e
l'incendio dell'astronave Apollo in cui morirono tre
persone il 27 gennaio 1967.
Sabato la Nasa ha lanciato un appello alla
popolazione del Texas perché non si avvicini ai resti
incandescenti. Chi li toccasse, anche dopo il
raffreddamento, rischierebbe di essere contaminato. Nel
comune di Nacodoches, la via principale è cosparsa di
detriti. «Certi pezzi sono larghi un metro - ha
raccontato al telefono il barbiere del paese, James
Milford - altri sono molto più piccoli. Sembrano parti
di un motore. Una graffa di metallo lunga una trentina di
centimetri ha sfondato il tetto del nostro dentista, Jeff
Hancock».
A Palestine, presso Dallas, la polizia ha
chiesto rinforzi per isolare i frammenti. «Molta gente -
racconta il portavoce Steve Petrovich - ci ha chiamati
per segnalare un "bang" simile a quello di un
aereo supersonico e la comparsa di strisce di vapore nel
cielo. Alcuni pensavano di avere visto un Ufo. La caduta
dei detriti ci ha finalmente fatto comprendere che lo
shuttle era esploso sopra di noi».
A Plano, un altro piccolo centro del Texas,
Gary Hunzinker, appassionato di astronomia, guardava il
cielo del mattino. Sapeva che lo shuttle sarebbe passato
per l'ultima volta sopra di lui a quell'ora. «Ho visto
due oggetti luminosi volare a fianco di uno più grande
spaziale - ha raccontato - e per un momento ho pensato
che aerei supersonici scortassero lo shuttle, chissà
perché. Poi ho capito che si era disintegrato e tre
grandi frammenti solcavano il cielo».
Il senatore John Glenn, ex astronauta, e la
moglie avevano appena acceso il televisore nella loro
casa nel Maryland. «Ogni volta che un traghetto spaziale
atterra - confessa Glenn - per noi è una emozione.
Volevamo seguire la discesa a Cape Canaveral e dopo un
attimo la Nasa ha annunciato la perdita di contatto.
Quando il silenzio radio dura diversi minuti,
evidentemente è accaduto qualcosa di spaventoso. Ci
siamo abbracciati piangendo». Ancora una volta è tempo
di lacrime.
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DA - L'UNITA'
Guidoni: «Ma
nonostante tutto le corse dello Shuttle devono
continuare»
di red
«William Mc Cool, David Brown e Laurel Clark
erano miei compagni di corso. Fra di noi ci chiamavamo le
sardine. Ci
chiamavano così perchè era una classe di quaranta
persone, il corso più affollato della Nasa a Huston».
Umberto Guidoni, il primo astronauta italiano sullo
Shuttle, ha visto come tutti le immagini tv sul
disastroso rientro dello Shuttle. «Il rientro - raccont
all'agenzia Adn Kronos - è una delle fasi più delicate.
Dalle immagini della Cnn sembra, ripeto parlo solo di
quel che ho visto in televisione, che lo shuttle si sia
spezzate in tre parti. Potrebbero essersi staccate le ali
dal resto della cabina e questo probabilmente per qualche
problema termico».
Secondo Guidoni, «se c'è stato cedimento
delle piastrelle si potrebbe spiegare lo spezzarsi in
varie parti»: al rientro nell'atmosfera, infatti, «si
sviluppano temperature che possono arrivare anche a 1.500
gradi».
E' un'ipotesi ma non la sola. Un'altra
possibilità è che l'impatto con l'atmosfera sia
avvenuto con un angolo sbagliato. «Il rischio è un po'
quello del sasso quando entra nell'acqua: al momento
dell'impatto è un pò la stessa cosa. L'angolo deve
essere accuratamente controllato. Normalmente viene fatto
dal computer anche se ci sono situazioni in cui può
esserci bisogno di farlo manualmente. Per esempio se ci
sono dei sensori che danno indicazioni sbagliate. Questa
potrebbe essere una strada, ma è molto presto per
parlarne».
Guidoni in questo periodo è in Olanda per
occuparsi del lancio del modulo europeo Columbus, «è un
incarico di due anni, mi occupo degli esperimenti
scientifici che saranno fatti su questo laboratorio. La
mia aspirazione è di fare un altro volo, certo la
situazione di oggi mette tutto in una prospettiva
diversa».
I voli dopo l'incidente dell'86 furono sospesi
per quasi due anni. Ma ora, spiega Guidoni «la
situazione è diversa: c'è la stazione spaziale e c'è
bisogno dello shuttle per fare almeno il cambio degli
equipaggi».
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DA - IL CORRIERE DELLA SERA -
«Era una
missione di routine, con pochi rischi»
«Forse un errore nell'angolo di rientro»
L'astronauta italiano Guidoni: la navicella
potrebbe essere entrata nell'atmosfera con l'inclinazione
sbagliata
ROMA - «E' presto per formulare cause precise
dell'incidente, ma dalle immagini riprese sul cielo del
Texas si può ipotizzare che lo shuttle Columbia si sia
spezzato in almeno tre parti (il corpo centrale della
fusoliera e le ali) a causa di un errore nell'angolo di
rientro nell'atmosfera». È l'idea che si è fatto
l'astronauta italiano Umberto Guidoni, che sullo shuttle
ha volato due volte, di cui la prima proprio sul
Columbia.
FASE DELICATA - «Quello del rientro nell'atmosfera -
prosegue Guidoni - è infatti uno dei momenti più
critici nella missione degli shuttle. Pochi gradi di
errore possono provocare una catastrofe come sembra
essere successo oggi. L'angolo di ingresso deve essere di
40 gradi sull'orizzonte, e cioè con il muso della
navetta leggermente verso l'alto. Il margine massimo di
errore può essere di più o meno 3-4 gradi. Se si esce
da questa tolleranza la navetta diventa ingovernabile e
se esce dalla corretta traiettoria le forze aerodinamiche
a quella velocità sono troppo violente per la rigidità
della struttura». «Perchè ciò sia successo - prosegue
Guidoni - è presto per dirlo; occorrerà attendere la
lettura dei dati telemetrici e forse anche i risultati
della commissione di inchiesta: forse un errore di
navigazione o un malfunzionamento dei razzi di controllo
dell'assetto. Anche il fatto di alcune piastrelle dello
schermo anticalore staccatesi al decollo potrebbero aver
provocato un surriscaldamento localizzato e innescato una
serie di malfunzionamenti a valanga».
ROUTINE - «Questa missione del Columbia - sottolinea
Guidoni - era considerata di routine e con pochi rischi
anche perché non prevedeva, per la prima volta in tre
anni, l'aggancio con la Stazione spaziale internazionale
dove si trovano tre astronauti. Si trattava solo di
portare in orbita il modulo Spacehab con decine di
esperimenti scientifici, dei quali molti con la
partecipazione italiana. Nulla poteva far pensare a
problemi e anche la missione si era svolta in modo
perfetto fino al momento del rientro. Lo shuttle Columbia
è il più 'anzianò della flotta attualmente operativa
alla Nasa, ma non è diverso dagli altri come impianti e
come affidabilità». «L'incidente - prosegue Guidoni -
porterà necessariamente ad una pausa nelle missioni
dello shuttle per capire cosa è andato male, ma certo
non si potrà rinunciare al programma. La Stazione
spaziale, che è attualmente abitata da tre astronauti,
ha bisogno dello shuttle. Certo, i tre a bordo possono
contare sulla capsula russa Soyuz per andare e tornare
dalla ISS, ma lo shuttle è indispensabile per le
capacità di carico che non possono essere assicurate
dalla Soyuz».
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DA - IL CORRIERE DELLA SERA
Il Columbia ha
perso delle piastrelle al decollo
Le «mattonelle» avrebbero dovuto proteggere
la navicella spaziale durante la fase di atterraggio
CAPE CANAVERAL - Al momento del decollo, la
navetta Columbia aveva perso alcune delle piastrelle che
dovevano proteggerla dall'attrito al rientro
nell'atmosfera. Lo indicano fonti in contatto con la Nasa
alle tv americane, senza però potere dire se la
circostanza, non inconsueta, possa avere avuto qualche
influenza
su quanto accaduto.
UNO SHUTTLE «VECCHIO» - La Columbia, come tutti gli
shuttle, che stanno accusando problemi di età, era stata
bloccata a terra per mesi tra la primavera e l'autunno
scorso perchè delle incrinature s'erano manifestate nel
cablaggio e in altre componenti della navetta. Gli
inconvenienti era stati riparati e la flotta aveva
ripreso a volare l'autunno scorso, senza inconvenienti.
La Columbia, che aveva volato per la prima volta nel 1981
ed era alla sua ventottesima missione.
CONDIZIONI ATMOSFERICHE DEL RIENTRO - Le previsioni
meteorologiche sulla Florida erano favorevoli,
nell'imminenza del rientro. La Columbia era in orbita dal
16 gennaio intorno alla Terra. Gli astronauti, fra cui
c'era il primo israeliano entrato in orbita, Ilan Ramon,
avevano praticamente portato a termine il programma
d'esperimenti scientifici loro assegnato, un'ottantina.
La Nasa aveva già definito ieri la missione della
navetta «un successo».
LA MISSIONE - Per la prima volta da tre anni, la missione
di uno shuttle non prevedeva l'attracco alla Iss o lavori
di manutenzione del telescopio spaziale Hubble, ma solo
esperimenti scientifici. Erano oltre 80 quelli previsti,
di cui alcuni commissionati da ricercatori o istituti di
Giappone, Cina, Australia, Israele, o americani. A bordo
della navetta, c'erano pesci, insetti e 13 cavie, che
servivano a studiare l'effetto dell'assenza di gravità
in animali più piccoli dell'uomo. 1 febbraio 2003
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DA - IL CORRIERE DELLA SERA
«Non c'era
stata alcuna minaccia contro la missione»
Bush: «Nessun superstite, grande tristezza»
La Casa Bianca esclude l'attentato
terroristico. L'astronauta israeliano partecipò al raid
sul reattore nucleare iracheno
WASHINGTON - Il presidente George Bush ha
annunciato alla nazione che lo shuttle «Columbia è
perduto» e che «non vi sono stati superstiti».
«Questa è una terribile notizia ed un grande
momento di tristezza per il nostro paese.
Tutta l'America piange», ha aggiunto il presidente
parlando agli americani dalla Cabinet Room della Casa
Bianca.
NO TERRORISMO - L'Amministrazione americana non è in
possesso di informazioni che indichino l'ipotesi del
terrorismo nella perdita della navetta Columbia durante
la fase di rientro. «Non abbiamo dati che indichino che
si tratterebbe di un episodio terroristico», ha detto
Gordon Johndore, portavoce del nuovo ministero per la
sicurezza interna. «Ovviamente stiamo indagando, ma per
ora questo è l'unica cosa che possiamo dire», ha
aggiunto Johndore. Un'altra fonte, che ha voluto restare
anonima, ha detto che non c'è stata alcuna minaccia
contro la missione o la navetta.
BUSH ALLA CASA BIANCA - Il presidente americano George W.
Bush, che si trovava a Camp David per il fine settimana,
ha fatto rientro alla Casa Bianca non appena è stato
informato dell'incidente allo shuttle Columbia. Bush
«sta aspettando notizie dalla Nasa», ha dichiarato un
portavoce del presidente, Scott McClellan.McClellan.
TELEFONATA A SHARON - Bush ha anche telefonato al premier
israeliano Ariel Sharon per aggiornarlo sull'esplosione
della navicella spaziale Columbia. In Israele il dramma
viene trasmesso in diretta sulle tre reti nazionali. La
ipotesi di un attentato viene per il momento esclusa dai
commentatori israeliani i quali rilevano che proprio per
la presenza a bordo di Ilan Ramon, pilota militare che
aveva preso parte all'attacco al reattore nucleare di
Baghdad (1981), misure straordinarie di sicurezza erano
state adottate dalle autorità statunitensi prima e
durante il volo. 1 febbraio 2003
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