da - la repubblica.

Per il capo dello Stato cenone di San Silvestro
con amici e collaboratori nel Torrino del Quirinale
Ciampi, invito alla fiducia
e alla reazione alla crisi
Nel discorso di fine anno un appello al Paese
e l'attualità: la guerra in Iraq e il compleanno dell'euro
di GIORGIO BATTISTINI

ROMA - E' il quarto capodanno tutti insieme, lassù, al Torrino del Quirinale. Il quarto cenone fra Carlo Azeglio Ciampi e i suoi collaboratori (allargato a mariti e mogli, una trentina di persone in tutto) raccolti attorno al gran tavolo a ferro di cavallo in cima alla torre del Colle che s'affaccia su Roma e le sue luci. Un rito conviviale, comune a milioni d'italiani, che già vanta una piccola tradizione.

Il menù infatti è opera diligente e congiunta del 'club degli emiliani': Franca Ciampi e Arrigo Levi. Tortellini, zampone e quant'altro il rito alimentare del san Silvestro contempla, tutto rigorosamente di scuola emiliana, appunto. Così vuole la padrona di casa (originaria di Reggio Emilia) che sovrintende con decisione alla cena più simbolica dell'anno, col conforto dell'autorevole consigliere del presidente, Arrigo Levi. Che è di Modena.

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da - il manifesto

Un anno in movimento


22 GENNAIO
L'anno dei movimenti si apre in Brasile, a Porto Alegre. Il forum sociale mondiale raccoglie migliaia di persone per costruire il «programma» di un altro mondo possibile (foto Ap)

2 FEBBRAIO
Nanni Moretti sale, imprevisto, sul palco di piazza Navova per «strigliare» l'Ulivo e il suo gruppo dirigente: «Con questi leader non vinceremo mai» (foto Ap)

23 MARZO
La Cgil porta tremilioni di personea Roma per difendere l'articolo 18 dellostatuto dei lavoratori,contro la libertàdi licenziamentoe la politica economicadel governo.E' la più grande manifestazionedella storia repubblicana(foto Emblema)

20 LUGLIO
Genova, un anno dopo l'uccisione di Carlo Giuliani e la sospensione dello stato di diritto operata per difendere il vertice dei G8 (foto Ap)

14 SETTEMBRE
E' il «girotondo» più grande: un milione a Roma contro la legge Cirami e l'attacco ai giudici (foto Ap)

OTTOBRE
Viene annunciata una pesantissima crisi Fiat: migliaia di lavoratori rischiano il posto. Iniziano le proteste operaie, particolamente forti a Termini Imerese (foto Emblema)

18 OTTOBRE
Sciopero generale della Cgil: l'Italia si ferma contro le deleghe sul lavoro. E' il primo sciopero «separato» dal '68 (foto Riccardo De Luca)

6-10 NOVEMBRE
Centinaia di migliaia di persone partecipano al Forum sociale di Firenze. La manifestazione finale è nel segno del «no alla guerra» (foto Ap)

NOVEMBRE- DICEMBRE
Esplode la crisi Fiat: 8.100 licenziamenti sanciti da un accordo tra governo e azienda (foto Ap)
 

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da - il manifesto

Lula presidente, il capodanno del riscatto
Domani il giuramento. Per il Brasile è l'inizio di una nuova era: la fine dell'apartheid sociale. La favola del sindacalista nordestino, dalla galera alla fascia verde-oro
MAURIZIO MATTEUZZI
INVIATO A BRASILIA
Entusiasmo, passione, lagrime, speranza. La sensazione di stare vivendo qualcosa di unico. Qualcosa paragonabile solo, in tempi recenti, con l'insediamento di Nelson Mandela nel Sudafrica dopo il voto che seppellì l'apartheid del potere bianco. Anche qui in Brasile l'elezione di Lula è sentita come la fine di una secolare storia di apartheid e l'inizio di una nuova era. Apartheid non razziale, nel paese forse più meticcio del mondo, ma sociale. Esclusione, emarginazione, povertà, fame. Che poi alla fine torna ad essere, nei fatti se non nelle leggi, apartheid razziale. Perché la grande maggioranza degli esclusi, degli emarginati, dei poveri, degli affamati - che sono la quantità aberrante di 54 dei 175 milioni di brasiliani - sono i neri, i mulatti, gli indios, i nordestini. Lula non è né nero né mulatto ma viene dal nord-est pernambucano.

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da - la repubblica

Dall'elezione diretta del capo del governo alle pensioni
Resta il nodo del conflitto di interessi: "Per la gente non è un problema"
L'annuncio di Berlusconi
"Sarà l'anno delle riforme"
E torna in agenda il cambiamento della previdenza
"L'articolo 18 è stata una battaglia che non rifaremo"

ROMA - Un capo del governo più forte, eletto direttamente dai cittadini e che garantisca un esecutivo più stabile. Sul modello francese. Nell'elenco delle priorità, la riforma istituzionale è sicuramente tra i primi posti per Silvio Berlusconi. Non sembra invece essere una priorità la legge sul conflitto di interessi che, dice il premier sondaggi alla mano, solo il sette per cento degli italiani avverte come un problema. Per più di due ore il presidente del Consiglio ha parlato con i giornalisti nella tradizionale conferenza stampa di fine anno. Ha parlato di tutto: dei risultati ottenuti dal suo governo (in anticipo sui tempi previsti), della posizione italiana nello scenario internazionale ("ora il Paese ha più smalto") e delle riforme. Non a caso Berlusconi definisce l'anno che verrà come quello delle riforme. Riforme delle pensioni (inevitabile per evitare il collasso del sistema previdenziale), del fisco (della quale riforma il condono previsto in Finanziaria sarebbe un "corollario"), della burocrazia. E, appunto, della riforma dell'ordinamento dello Stato.
"Sono per l'elezione diretta del capo dell'esecutivo - ha detto Berlusconi risponendo alle domande dei cronisti - poco importa che sia il premier con maggiori poteri o che sia il presidente della Repubblica. Essenziale è che il capo dell'esecutivo possa durare una legislatura e operare". Il premier ha aggiunto: "Sono più propenso ad un Presidente della Repubblica che è capo dell'Esecutivo, ma tuttavia non sono contrario all'ipotesi del premierato. Si deve trovare una formula che impedisca il continuo avvicendamento dei responsabili dell'Esecutivo e io credo che non sarà difficile trovare un accordo. E mi auguro che si possa trovarlo anche con l'opposizione".

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Le polveri bagnate
del Cavaliere

di CURZIO MALTESE

CHI s'aspettava fuochi d'artificio, stile gran ballo sul Titanic, è rimasto deluso. È un Berlusconi scialbo, verboso e cauto come un doroteo quello che risolve lo show di fine anno con un'interminabile litania di false cifre e sondaggi comprati ai quali lui stesso ha l'aria di non credere. Un Berlusconi di maniera che s'affida a una recitazione senza smalto né invenzioni linguistiche.

Pochi sorrisi e nessuna barzelletta. Il grande Venditore ha perso la sua magia. È vero, non bisognerebbe cominciare il commento sulla conferenza stampa annuale del Presidente del Consiglio come se fosse la recensione di un recital. Ma il presidente showman ci ha abituato così e tale era l'aspettativa. Del resto è lo stesso premier, a metà dell'esibizione, a spiegare perché non occorre prenderlo sul serio: "L'opposizione che mi critica non capisce che io ho il dovere d'esser ottimista, altrimenti la gente si spaventa, si deprime, non consuma e l'economia si blocca".

E' l'unico momento di sincerità della serata. Ma con questa enunciazione della propria poetica di artista della comunicazione, Berlusconi ci risparmia la fatica di contestare una per una le 42 cartelle fitte di "risultati", "successi" e "promesse mantenute" (a chi? Previti?) con le quali allieta due ore di monologo. Meno tasse per tutti? Fatto! Pensioni dignitose? Fatto! In un crescendo che si spezza quando il protagonista inciampa sulla battuta da copione dei "5mila posti di lavoro in più", che vorrebbero essere "500mila" ma freudianamente non ce la fanno.

E' evidente la crisi creativa rispetto al Berlusconi di fine 2001. Questo fa diminuire i reati d'un misero 10 per cento, quello li dimezzava ("meno 46 per cento"), aggiungendo il tocco di genio di un "calo del 245 per cento di sbarchi clandestini", ben oltre le povere leggi della matematica. Ora, dal momento che la smentita arriverà puntuale fra pochi giorni, all'inaugurazione dell'anno giudiziario, perché non osare?

Il Berlusconi d'un anno fa si lanciava in profezie miracolose. Senza paracadute, è vero, ma con il sorriso pronto e "il sole in tasca". Avvertiva "col fiuto dell'imprenditore" i "forti segnali di una ripresa già in atto". Assicurava che il governo sarebbe andato avanti "senza tentennamenti" nella riforma del diritto del lavoro, nell'"assoluta certezza che i lavoratori non sciopereranno e non scenderanno in piazza per difendere l'indifendibile articolo 18". Poi è arrivata la crescita più bassa del decennio, i lavoratori sono scesi in piazza a milioni e gli scioperi sono aumentati del 500 per cento.

Il Berlusconi del 2002 quindi lascia che sia Tremonti a ripetere la favola della "ripresa", dimentica l'articolo 18 e quando gli tocca annunciare la riforma delle pensioni cerca la benedizione dell'Europa e il sostegno dell'opposizione. Visto che come messia del "nuovo miracolo economico" è fallito, il premier la butta sul resto e riaccende l'ego nelle incredibili vanterie di politica estera ("Prima di me l'Italia non contava nulla"). Segna nuovi record di volgarità nello sfottere l'avversario ("spedirò due panettoni a Fassino, ormai ha un'aria preoccupante...") ed è ancora peggio quando prova a fare sul serio: "Sul dialogo dev'essere la sinistra a fare il primo passo".

Infine si diverte a umiliare da vero padrone i giornalisti del suo gruppo, trattati come bambini che hanno da farsi perdonare "tante birichinate nei miei confronti". Questo naturalmente per dimostrare che è "l'editore più liberale della storia" ai giornalisti stranieri presenti e ovviamente inorriditi dalla scena.

Nel lungo discorso non c'è traccia di un nuovo slogan ma nemmeno di un filo logico. "Il 2003 sarà l'anno delle grandi riforme" l'aveva già detto per il 2002. L'assalto al Quirinale sembra rinviato a tempi migliori, in considerazione della crescente popolarità di Ciampi, con il quale naturalmente "non c'è mai stato alcun contrasto". La sala sonnecchia e l'unico soprassalto la coglie quando il premier quasi urla la volontà di costruire il Ponte sullo Stretto, in chiave anche di lotta alle cosche, con lo slogan "sotto il Ponte la mafia muore". Tutti però sanno che nella realtà sopra il Ponte la mafia campa (ha già comprato i terreni) e l'emozione civile si spegne presto.

Il 2002 di disgrazie ha lasciato il segno perfino nell'inossidabile e "doveroso" ottimismo del premier. Gli slogan sono i soliti ma la spinta propulsiva e il pathos populista che li sosteneva si sono come esauriti. Forse anche Berlusconi avverte le "nubi del declino" che secondo il rapporto Censis s'addensano sul futuro dell'Italia. Di sicuro, da buon conoscitore degli italiani e attento lettore del Machiavelli, sa che gli verrà perdonato tutto ma non la jella. Con aria sconsolata ammette: "Continuano ad accadere catastrofi e sciagure, ci voleva anche l'eruzione dello Stromboli...".

E' ancora bravissimo a svicolare su tutti i temi dell'economia, dalla crisi della Fiat al debito pubblico che cresce invece di calare. È formidabile nel non farsi mancare mai l'alibi, nell'addossare sempre le colpe di tutto, comprese le catastrofi naturali, all'"eredità della sinistra". Ma è un giocare in difesa, una mezza confessione d'impotenza. I sondaggi di popolarità segnano rosso, il "vaccino" al berlusconismo era davvero "lasciarlo lavorare".

(31 dicembre 2002)

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da - il sole 24 ore

E' Sondrio la più bella del 2002

La tradizionale indagine annuale del Sole-24 Ore sulla qualità della vita delle province italiane assegna al capoluogo valtellinese la palma di città "più vivibile". In coda Foggia. Migliorano Milano e Roma.Dossier a cura di Rossella Cadeo, Roberto Del Giudice, Carlo Vagh

Pochi abitanti, al Nord e di montagna: vista da lontano così si presenta Sondrio, la regina 2002 della 13a edizione della Qualità della vita, l'indagine annuale sulla vivibilità nelle province italiane realizzata dal Sole 24 Ore del lunedì.

La prima. Vista da vicino, questi sono i principali elementi che emergono dalla foto della vincitrice (peraltro già sul podio nel 1996 e seconda lo scorso anno): il buon quadro ambientale e dei servizi (elevato il voto di Legambiente e bassissima la percentuale di residenti costretti a "emigrare" per ricevere cure ospedaliere, a fronte comun-que della pessima dotazione infrastrutturale), l'alto grado di sicurezza (scarsa l'incidenza di rapine, furti d'auto e microcriminalità), soddisfacente la performance imprenditoriale e occupazionale (disoccupati al 3%, meno di 19 processi arretratiogni mille abitanti). Più sfumati icolori del successo nelle altre areetematiche dell'indagine, la demografia, il tenore di vita e il tempo libero.

L'ultima. All'estremità opposta c'è quest'anno una pugliese, Foggia: a penalizzarla soprattutto gli indicatori relativi al tenore di vita, ai servizi e al tempo libero. Qualche esempio: poco più di 10mila À il reddito disponibile pro capite (è la metà dei primi in questa classifica, i bolognesi), disoccupati oltre al 15%, solo 58 nuovi inserimenti anagrafici ogni cento cancellazioni, pochi i tesserati Coni e i biglietti per il cinema.

Le "montane". Ma al di là dei singoli parametri che mettono sul podio Sondrio e spingono in fondo Foggia, altri trend emergono dall'indagine. Ad esempio il buon piazzamento delle province montane.
Dopo Sondrio ci sono infatti Bolzano (prima nel 2001 e nel 1995), Trento ed Aosta: nonostante la collocazione appartata si qualificano quindi come realtà in grado di garantire una buona vivibilità aipropri abitanti.

Puglia e Nord-Sud. Altro fenomeno che risalta dalla lettura dei dati, è l'arretramento delle province pugliesi: salvo Lecce che sale di dodici gradini, tutte perdono smalto, condividendo la parte finale della classifica con le siciliane (che, eccetto Palermo ed Enna, scendono di qualche posizione). Peraltro anche quest'anno l'indagine evidenzia l'usuale divario Nord-Sud: per incontrare la prima provincia meridionale bisogna scendere al 40° posto dove c'è l'Aquila, seguita al 46° da Crotone e Pescara (entrambe in miglioramento). Ultima invece fra le province settentrionali è Asti al 77° posto.

L'Emilia-Romagna e le metropoli. Quest'anno spicca il caso Emilia-Romagna: tutte le province (salvo Forlì e Modena) sono in arretramento. Un risultato negativo un po' inatteso, che viene dopo un triennio '98-2000 di vittorie (nell'ordine: Piacenza, Parma e Bologna).

Interessante anche la performance di Milano, che si colloca nelle prime dieci, e di Roma, che scala ben quattordici posizioni e sale al 21° posto. Meno bene le altre due grandi, Torino scende nella seconda parte della classifica al 63° posto (già risentendo forse della crisi Fiat) e Napoli che finisce all'83°.
Le grandi città sono avvantaggiate nelle graduatorie sul benessere e sulle opportunità culturali e di svago (salvo Napoli), si collocano in posizione intermedia in quella del business (ma Milano è al 22° posto) e nell'area servizi e ambiente (Roma, la migliore, è quindicesima). Tutte sono penalizzate dagli indicatori demografici e da quelli relativi alla criminalità (anche se Napoli, per il positivo piazzamento riguardo ai furti in casa, ai minori denunciati e al trend dei reati nel quinquennio, è tra le quattro quella che ottiene il miglior piazzamento nella classifica dell'ordine pubblico).

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da il corriere della sera

Uno sguardo a passato e futuro attraverso la lente di Internet

Sesso, scandali e cartoons: lo "spirito del 2002" Cosa interessa veramente alla gente? I motori di ricerca sono diventati un indice per capire la cultura popolare globalizzata MILANO - "Dragonball"? Ma chi è mai questo "Dragonball"? A pensarci bene pare di averlo visto, qualche volta, in tv. E Chu Mei Feng? Mai sentita. In effetti la ragazza, una politica di Taiwan, era sconosciuta per la maggior parte del mondo, fino a quando è diventata di colpo una delle donne più cliccate del web.La sua celebrità è salita in modo fulminante, grazie a un video che la riprende durante un rapporto sessuale con un uomo sposato. In poche settimane ha scalato le classifiche dei principali motori di ricerca; su Lycos, si è guadagnata un apprezzabile ventesimo posto. Al primo posto, invece, per il secondo anno consecutivo, è saldamente ancorato Dragonball, cartone animato giapponese, apparso per la prima volta nel 1984 e diventato immensamente popolare tra gli adolescenti.
Sesso, scandali e cartoni animati. E' questo che cerca la gente? Sono questi gli ingredienti per il successo dell'audience? Fino a pochi anni fa televisione e film da cassetta erano due indici fondamentali per capire la cultura popolare. Ma da quando Iternet è diventato un fenomeno di massa, la lista dei termini più gettonati ogni anno sui motori di ricerca è considerata un parametro fondamentale per capire "der Zeitgeist", cioè "lo spirito del tempo", quel clima intellettuale, morale e culturale che segna un determinato periodo.
Non a caso ogni anno i principali motori di ricerca, da Lycos a Google, stilano una speciale classifica delle parole più ricercate sulla rete. Così, sono stati messi in fila i temi, i personaggi, i videogiochi, i film, le canzoni e gli eventi preferiti dai navigatori nel 2002. Un materiale prezioso per spunti e riflessioni sulla cultura globalizzata, per capire cosa cerca la gente, a cosa sono veramente interessate le nuove generazioni che di internet costituiscono una fetta considerevole.
Per farsi un'idea dell'enorme database che genera queste classifiche, basti considerare che Google si basa su 55 miliardi di ricerche, circa 150 milioni di domande rivolte ogni giorno dai navigatori di tutto il mondo al motore. Dati certi, documentati, che forniscono un interessante punto di osservazione per guardare all'anno trascorso con il cannocchiale collettivo del mondo di Internet. Una carrellata di nomi noti al grande pubblico, trasversali a lingue e culture: la cantante Britney Spears, in eterna battaglia con la rivale di sempre Jennifer Lopez; la lenta ma inesorabile crescita tra gli uomini di Eminem; il primato anche in rete del marchio Ferrari, mentre tra gli atleti primeggia David Beckham, seguito da Anna Kournikova, che non vince più sui campi da tennis ma è ormai consacrata regina della rete.
Quanto ai fatti, i Mondiali di calcio non hanno avuto rivali nel 2002 per interesse suscitato tra i navigatori, mentre l'Iraq ha strappato un poco promettente secondo posto.
Anche nella rete, come nel mondo reale, c'è stata battaglia. Tra i programmi per lo scambio di file, al declino di "Napster", sceso dal terzo al 49° posto nella classifica di Lycos, ha corrisposto la rapida ascesa di "Kazaa", salito dal 64° al secondo posto. Evidente dimostrazione che il "peer to peer" (cambio gratuito di file attraverso la rete) costituisce ormai uno dei fenomeni di maggior successo di internet. Tra gli sconfitti, almeno in rete, anche i talebani e Osama bin Laden che ha dovuto cedere il quinto posto del 2001 per arretrare a un più anonimo 60° piazzamento. In declino anche i gruppi musicali maschili, che hanno dovuto cedere il passo alle più avvenenti colleghe femmine, candidate a ricoprire il ruolo di vere protagoniste del 2003. Significativa la rapida conquista di popolarità da parte del gruppo spagnolo Las Ketchup, che con il tormentone "Aserejé" hanno attraversato l'Europa.
Quello che la gente cerca su Internet costituisce anche un buon barometro per previsioni sull'anno che verrà. Si fanno ricerche per soddisfare le proprie curiosità, ad esempio, sulla trama di un film o su un album discografico in preparazione. Il futuro, visto attraverso la sfera dei motori di ricerca, ci dice che il 2003 sarà anche l'anno di "Matrix", che dopo il successo ottenuto nel 1999 potrà contare su ben due remake in 12 mesi: Matrix 2 e Matrix 3.
E che fine ha fatto la parola che più di ogni altra da sempre domina in rete? "Sex", con le sue varianti, è sempre il termine più ricercato dagli internauti. Un primato che da anni attraversa culture e generazioni. Ma sia la classifica di Lycos, sia quella di Google non prendono in considerazione i contenuti riservati agli adulti.
Così, tanto per avere una indicazione anche temporale, basti sapere che la "vecchia" Pamelona Anderson è seconda nella speciale classifica per immagini di donne di Google e decima assoluta nella classifica di Lycos. Meno puritano il motore Virgilio che nella sua sezione "Parole nella testa degli italiani" non nasconde che il sesso "nelle sue varie declinazioni è in cima a tutti i pensieri e a tutte le classifiche dell'anno". Buone le performance nel 2002 anche di "chat" e "sms gratis": segno che gli italiani, anche in rete, non rinunciano a comunicare.

Marco Pratellesi

31 dicembre 2002

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dall'unita'

Per don Benzi è «un'infamia» la proposta di legge Bossi-Berlusconi sulla prostituzione
di red.

Per don Oreste Benzi è «una vera infamia», perché «le leggi si devono fare per motivi di giustizia, non per raccogliere voti». Il sacerdote riminese, presidente dell’associazione Giovanni XXIII, da anni impegnato sul fronte della lotta alla prostituzione non usa perifrasi per esprimere il proprio giudizio sulla proposta di legge governativa che consente alle prostitute di esercitare in casa (e dunque non sarebbe più reato affittare appartamenti alle donne che fanno questo mestiere) ma non per la strada.

«In questo modo lo Stato diventa complice della prostituzione» sostiene il prete ion una intervista che sarà pubblicata dal settimanale cattolico Famiglia Cristiana. «Ho scritto a Casini e a Berlusconi – dice – ma non mi hanno risposto»

Lo Stato, abolendo il reato di favoreggiamento, «favorirà i criminali» e l'Italia «si schiera contro l'Onu» che sostiene «dare in affitto case per l'esercizio della prostituzione è un reato». «Il punto più grave del disegno di legge – dice ancora – è l'abolizione del reato di favoreggiamento, cosa che renderà impossibili molti processi già in corso. Di fatto la legge favorirà i criminali, che acquisteranno appartamenti per metterci le loro schiave. Lo stanno già facendo e lo Stato sarà loro complice».

E pensare che giusto un anno fa lo stesso sacerdote era andato a Palazzo Chigi per perorare una sua proposte di legge che vietasse i rapporti sessuali tra clienti e prostitute di strada straniere.

«Ora me ne occuperò io» avrebbe risposto Berlusconi secondo quanto riportato dalle consuete e ossequienti veline. Berlusconi si era esibito, quella volta, in un’altra delle sue gaffe memorabili regalando alle due ragazze che accompagnavano il prete (una bulgara e una albanese) 2500 euro ciascuna. Secondo il sacerdote, che nel frattempo ha avuto modo evidentemente di ricredersi sulle intenzioni del suo interlocutore di allora, quel gesto era stato un «segno contro la povertà di queste ragazze». Stando quanto ha raccontato lo stesso don Benzi, Berlusconi sarebbe «rimasto sconvolto dalle vicende delle due ragazze. Si è commosso fino al pianto».

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dall'unita'

E per gli operai, Capodanno davanti ai cancelli
di Aldo Varano

Sarà il Capodanno degli operai Fiat, un Capodanno inedito di lotte e veglie davanti ai cancelli delle fabbriche automobilistiche. Si farà musica, ci sarà satira, e si discuterà su come portare avanti la lotta per garantire il posto di lavoro alle migliaia di lavoratori Fiat messi in Cassa integrazione, e alle decine di migliaia dell’indotto che spesso non hanno neanche questo paracadute.

Una mobilitazione mai realizzata con tanta ampiezza nella notte di Capodanno, che farà seguito ai gesti e alle veglie davanti alle fabbriche che ci sono state nella notte di Natale. Operai in piazza, quindi. Dal Piemonte alla Sicilia, da Arese a Termini Imerese a Torino.

In Sicilia già da tre giorni è partita la macchina organizzativa per il concerto di fine anno che si svolgerà davanti ai cancelli dell’ingresso Uno. Gli operai hanno voluto che si chiamasse il “veglione dell’approfondimento”: ci saranno decine di artisti siciliani, si esibiranno i gruppi locali Pop Rock, Cover Band, Baskaren, Landolina.

------------------------dall'unita'

30.12.2002
Il bilancio dell'Ulivo: «La Destra porta l'Italia alla rovina»
di Ninni Andriolo

Il linguaggio dei numeri contro quello della propaganda, perché «la matematica non è un’opinione nemmeno con la destra al governo». I leader dell’Ulivo mettono in piazza «le vere cifre» del bilancio in rosso del governo fissando l’appuntamento con i giornalisti prima del tradizionale incontro stampa di fine anno del Presidente del Consiglio. L’opposizione - certa che di lì a poco «l’ottimismo fuori luogo e fuori misura» di mago Silvio cercherà di vendere agli italiani l’illusione di vivere in una sorta di bengodi - contrappone alla verità virtuale del Cavaliere la realtà dell’Italia disegnata da Istat. Abacus, Cirm, Bankitalia, Mediobanca Ue, Isae, Nens, Isfol, Inps e via elencando. La fotografia che ne vien fuori ritrae un Paese più caro, meno sicuro, meno competitivo, più ingiusto, più emarginato dal mondo e dall’Europa.

La fiera berlusconiana delle illusioni, ad esempio, svende il toccasana del poliziotto di quartiere per sanare i mali della criminalità che non si placa e che smentisce le promesse elettorali centrodestrine. «Ho fatto un sondaggio personale - ribatte Francesco Rutelli - Ho chiesto in giro quanti hanno visto il poliziotto di quartiere. Il risultato? Ben pochi se se sono accorti. La verità è che passano...passeggiano.... Ci sono... sì, ma solo in televisione...». Quanto alla «propaganda» dell'aumento delle pensioni minime, poi, il dato di fatto è che «oltre 5 milioni di pensionati continueranno a percepire ogni mese meno di 500 euro». La realtà che traspare sotto il velo dell’illusionismo mediatico a buon mercato, secondo il leader della Margherita, è che «con la destra al potere l’Italia ha imboccato una china in declino». Rutelli punta il dito contro «l’aumento dell’inflazione, il calo dei consumi, la mancata crescita economica». Prove provate che il centrodestra «non ha una ricetta per mettere in carreggiata l'Italia» e che «non bastano le giravolte del presidente del Consiglio» perché «alla fine del tunnel il Paese non vede la luce».