da - la repubblica. Per il capo dello Stato cenone
di San Silvestro
con amici e collaboratori nel Torrino del Quirinale
Ciampi, invito alla
fiducia
e alla reazione alla crisi
Nel discorso di fine anno un appello al Paese
e l'attualità: la guerra in Iraq e il compleanno
dell'euro
di GIORGIO BATTISTINI
ROMA - E' il quarto capodanno tutti insieme,
lassù, al Torrino del Quirinale. Il quarto cenone fra
Carlo Azeglio Ciampi e i suoi collaboratori (allargato a
mariti e mogli, una trentina di persone in tutto)
raccolti attorno al gran tavolo a ferro di cavallo in
cima alla torre del Colle che s'affaccia su Roma e le sue
luci. Un rito conviviale, comune a milioni d'italiani,
che già vanta una piccola tradizione.
Il menù infatti è opera diligente e congiunta del 'club
degli emiliani': Franca Ciampi e Arrigo Levi. Tortellini,
zampone e quant'altro il rito alimentare del san
Silvestro contempla, tutto rigorosamente di scuola
emiliana, appunto. Così vuole la padrona di casa
(originaria di Reggio Emilia) che sovrintende con
decisione alla cena più simbolica dell'anno, col
conforto dell'autorevole consigliere del presidente,
Arrigo Levi. Che è di Modena.
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da - il manifesto
Un anno in
movimento
22 GENNAIO
L'anno dei movimenti si apre in Brasile, a Porto Alegre.
Il forum sociale mondiale raccoglie migliaia di persone
per costruire il «programma» di un altro mondo
possibile (foto Ap)
2 FEBBRAIO
Nanni Moretti sale, imprevisto, sul palco di piazza
Navova per «strigliare» l'Ulivo e il suo gruppo
dirigente: «Con questi leader non vinceremo mai» (foto
Ap)
23 MARZO
La Cgil porta tremilioni di personea Roma per difendere
l'articolo 18 dellostatuto dei lavoratori,contro la
libertàdi licenziamentoe la politica economicadel
governo.E' la più grande manifestazionedella storia
repubblicana(foto Emblema)
20 LUGLIO
Genova, un anno dopo l'uccisione di Carlo Giuliani e la
sospensione dello stato di diritto operata per difendere
il vertice dei G8 (foto Ap)
14 SETTEMBRE
E' il «girotondo» più grande: un milione a Roma contro
la legge Cirami e l'attacco ai giudici (foto Ap)
OTTOBRE
Viene annunciata una pesantissima crisi Fiat: migliaia di
lavoratori rischiano il posto. Iniziano le proteste
operaie, particolamente forti a Termini Imerese (foto
Emblema)
18 OTTOBRE
Sciopero generale della Cgil: l'Italia si ferma contro le
deleghe sul lavoro. E' il primo sciopero «separato» dal
'68 (foto Riccardo De Luca)
6-10 NOVEMBRE
Centinaia di migliaia di persone partecipano al Forum
sociale di Firenze. La manifestazione finale è nel segno
del «no alla guerra» (foto Ap)
NOVEMBRE- DICEMBRE
Esplode la crisi Fiat: 8.100 licenziamenti sanciti da un
accordo tra governo e azienda (foto Ap)
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da - il manifesto
Lula
presidente, il capodanno del riscatto
Domani il giuramento. Per il Brasile è
l'inizio di una nuova era: la fine dell'apartheid
sociale. La favola del sindacalista nordestino, dalla
galera alla fascia verde-oro
MAURIZIO MATTEUZZI
INVIATO A BRASILIA
Entusiasmo, passione, lagrime, speranza. La sensazione di
stare vivendo qualcosa di unico. Qualcosa paragonabile
solo, in tempi recenti, con l'insediamento di Nelson
Mandela nel Sudafrica dopo il voto che seppellì
l'apartheid del potere bianco. Anche qui in Brasile
l'elezione di Lula è sentita come la fine di una
secolare storia di apartheid e l'inizio di una nuova era.
Apartheid non razziale, nel paese forse più meticcio del
mondo, ma sociale. Esclusione, emarginazione, povertà,
fame. Che poi alla fine torna ad essere, nei fatti se non
nelle leggi, apartheid razziale. Perché la grande
maggioranza degli esclusi, degli emarginati, dei poveri,
degli affamati - che sono la quantità aberrante di 54
dei 175 milioni di brasiliani - sono i neri, i mulatti,
gli indios, i nordestini. Lula non è né nero né
mulatto ma viene dal nord-est pernambucano.
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da - la repubblica
Dall'elezione diretta del capo del governo alle
pensioni
Resta il nodo del conflitto di interessi: "Per la
gente non è un problema"
L'annuncio di
Berlusconi
"Sarà l'anno delle riforme"
E torna in agenda il cambiamento della
previdenza
"L'articolo 18 è stata una battaglia che non
rifaremo"
ROMA - Un capo del governo più forte, eletto
direttamente dai cittadini e che garantisca un esecutivo
più stabile. Sul modello francese. Nell'elenco delle
priorità, la riforma istituzionale è sicuramente tra i
primi posti per Silvio Berlusconi. Non sembra invece
essere una priorità la legge sul conflitto di interessi
che, dice il premier sondaggi alla mano, solo il sette
per cento degli italiani avverte come un problema. Per
più di due ore il presidente del Consiglio ha parlato
con i giornalisti nella tradizionale conferenza stampa di
fine anno. Ha parlato di tutto: dei risultati ottenuti
dal suo governo (in anticipo sui tempi previsti), della
posizione italiana nello scenario internazionale
("ora il Paese ha più smalto") e delle
riforme. Non a caso Berlusconi definisce l'anno che
verrà come quello delle riforme. Riforme delle pensioni
(inevitabile per evitare il collasso del sistema
previdenziale), del fisco (della quale riforma il condono
previsto in Finanziaria sarebbe un
"corollario"), della burocrazia. E, appunto,
della riforma dell'ordinamento dello Stato.
"Sono per l'elezione diretta del capo dell'esecutivo
- ha detto Berlusconi risponendo alle domande dei
cronisti - poco importa che sia il premier con maggiori
poteri o che sia il presidente della Repubblica.
Essenziale è che il capo dell'esecutivo possa durare una
legislatura e operare". Il premier ha aggiunto:
"Sono più propenso ad un Presidente della
Repubblica che è capo dell'Esecutivo, ma tuttavia non
sono contrario all'ipotesi del premierato. Si deve
trovare una formula che impedisca il continuo
avvicendamento dei responsabili dell'Esecutivo e io credo
che non sarà difficile trovare un accordo. E mi auguro
che si possa trovarlo anche con l'opposizione".
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Le polveri bagnate
del Cavaliere
di CURZIO MALTESE
CHI s'aspettava fuochi d'artificio, stile gran ballo
sul Titanic, è rimasto deluso. È un Berlusconi scialbo,
verboso e cauto come un doroteo quello che risolve lo
show di fine anno con un'interminabile litania di false
cifre e sondaggi comprati ai quali lui stesso ha l'aria
di non credere. Un Berlusconi di maniera che s'affida a
una recitazione senza smalto né invenzioni linguistiche.
Pochi sorrisi e nessuna barzelletta. Il grande Venditore
ha perso la sua magia. È vero, non bisognerebbe
cominciare il commento sulla conferenza stampa annuale
del Presidente del Consiglio come se fosse la recensione
di un recital. Ma il presidente showman ci ha abituato
così e tale era l'aspettativa. Del resto è lo stesso
premier, a metà dell'esibizione, a spiegare perché non
occorre prenderlo sul serio: "L'opposizione che mi
critica non capisce che io ho il dovere d'esser
ottimista, altrimenti la gente si spaventa, si deprime,
non consuma e l'economia si blocca".
E' l'unico momento di sincerità della serata. Ma con
questa enunciazione della propria poetica di artista
della comunicazione, Berlusconi ci risparmia la fatica di
contestare una per una le 42 cartelle fitte di
"risultati", "successi" e
"promesse mantenute" (a chi? Previti?) con le
quali allieta due ore di monologo. Meno tasse per tutti?
Fatto! Pensioni dignitose? Fatto! In un crescendo che si
spezza quando il protagonista inciampa sulla battuta da
copione dei "5mila posti di lavoro in più",
che vorrebbero essere "500mila" ma
freudianamente non ce la fanno.
E' evidente la crisi creativa rispetto al Berlusconi di
fine 2001. Questo fa diminuire i reati d'un misero 10 per
cento, quello li dimezzava ("meno 46 per
cento"), aggiungendo il tocco di genio di un
"calo del 245 per cento di sbarchi
clandestini", ben oltre le povere leggi della
matematica. Ora, dal momento che la smentita arriverà
puntuale fra pochi giorni, all'inaugurazione dell'anno
giudiziario, perché non osare?
Il Berlusconi d'un anno fa si lanciava in profezie
miracolose. Senza paracadute, è vero, ma con il sorriso
pronto e "il sole in tasca". Avvertiva
"col fiuto dell'imprenditore" i "forti
segnali di una ripresa già in atto". Assicurava che
il governo sarebbe andato avanti "senza
tentennamenti" nella riforma del diritto del lavoro,
nell'"assoluta certezza che i lavoratori non
sciopereranno e non scenderanno in piazza per difendere
l'indifendibile articolo 18". Poi è arrivata la
crescita più bassa del decennio, i lavoratori sono scesi
in piazza a milioni e gli scioperi sono aumentati del 500
per cento.
Il Berlusconi del 2002 quindi lascia che sia Tremonti a
ripetere la favola della "ripresa", dimentica
l'articolo 18 e quando gli tocca annunciare la riforma
delle pensioni cerca la benedizione dell'Europa e il
sostegno dell'opposizione. Visto che come messia del
"nuovo miracolo economico" è fallito, il
premier la butta sul resto e riaccende l'ego nelle
incredibili vanterie di politica estera ("Prima di
me l'Italia non contava nulla"). Segna nuovi record
di volgarità nello sfottere l'avversario ("spedirò
due panettoni a Fassino, ormai ha un'aria
preoccupante...") ed è ancora peggio quando prova a
fare sul serio: "Sul dialogo dev'essere la sinistra
a fare il primo passo".
Infine si diverte a umiliare da vero padrone i
giornalisti del suo gruppo, trattati come bambini che
hanno da farsi perdonare "tante birichinate nei miei
confronti". Questo naturalmente per dimostrare che
è "l'editore più liberale della storia" ai
giornalisti stranieri presenti e ovviamente inorriditi
dalla scena.
Nel lungo discorso non c'è traccia di un nuovo slogan ma
nemmeno di un filo logico. "Il 2003 sarà l'anno
delle grandi riforme" l'aveva già detto per il
2002. L'assalto al Quirinale sembra rinviato a tempi
migliori, in considerazione della crescente popolarità
di Ciampi, con il quale naturalmente "non c'è mai
stato alcun contrasto". La sala sonnecchia e l'unico
soprassalto la coglie quando il premier quasi urla la
volontà di costruire il Ponte sullo Stretto, in chiave
anche di lotta alle cosche, con lo slogan "sotto il
Ponte la mafia muore". Tutti però sanno che nella
realtà sopra il Ponte la mafia campa (ha già comprato i
terreni) e l'emozione civile si spegne presto.
Il 2002 di disgrazie ha lasciato il segno perfino
nell'inossidabile e "doveroso" ottimismo del
premier. Gli slogan sono i soliti ma la spinta propulsiva
e il pathos populista che li sosteneva si sono come
esauriti. Forse anche Berlusconi avverte le "nubi
del declino" che secondo il rapporto Censis
s'addensano sul futuro dell'Italia. Di sicuro, da buon
conoscitore degli italiani e attento lettore del
Machiavelli, sa che gli verrà perdonato tutto ma non la
jella. Con aria sconsolata ammette: "Continuano ad
accadere catastrofi e sciagure, ci voleva anche
l'eruzione dello Stromboli...".
E' ancora bravissimo a svicolare su tutti i temi
dell'economia, dalla crisi della Fiat al debito pubblico
che cresce invece di calare. È formidabile nel non farsi
mancare mai l'alibi, nell'addossare sempre le colpe di
tutto, comprese le catastrofi naturali,
all'"eredità della sinistra". Ma è un giocare
in difesa, una mezza confessione d'impotenza. I sondaggi
di popolarità segnano rosso, il "vaccino" al
berlusconismo era davvero "lasciarlo lavorare".
(31 dicembre 2002)
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da - il sole 24 ore
E' Sondrio la
più bella del 2002
La tradizionale indagine annuale del Sole-24 Ore sulla
qualità della vita delle province italiane assegna al
capoluogo valtellinese la palma di città "più
vivibile". In coda Foggia. Migliorano Milano e
Roma.Dossier a cura di Rossella Cadeo, Roberto Del
Giudice, Carlo Vagh
Pochi abitanti, al Nord e di montagna: vista
da lontano così si presenta Sondrio, la regina 2002
della 13a edizione della Qualità della vita, l'indagine
annuale sulla vivibilità nelle province italiane
realizzata dal Sole 24 Ore del lunedì.
La prima. Vista da vicino, questi sono i
principali elementi che emergono dalla foto della
vincitrice (peraltro già sul podio nel 1996 e seconda lo
scorso anno): il buon quadro ambientale e dei servizi
(elevato il voto di Legambiente e bassissima la
percentuale di residenti costretti a "emigrare"
per ricevere cure ospedaliere, a fronte comun-que della
pessima dotazione infrastrutturale), l'alto grado di
sicurezza (scarsa l'incidenza di rapine, furti d'auto e
microcriminalità), soddisfacente la performance
imprenditoriale e occupazionale (disoccupati al 3%, meno
di 19 processi arretratiogni mille abitanti). Più
sfumati icolori del successo nelle altre areetematiche
dell'indagine, la demografia, il tenore di vita e il
tempo libero.
L'ultima. All'estremità opposta c'è quest'anno
una pugliese, Foggia: a penalizzarla soprattutto gli
indicatori relativi al tenore di vita, ai servizi e al
tempo libero. Qualche esempio: poco più di 10mila À il
reddito disponibile pro capite (è la metà dei primi in
questa classifica, i bolognesi), disoccupati oltre al
15%, solo 58 nuovi inserimenti anagrafici ogni cento
cancellazioni, pochi i tesserati Coni e i biglietti per
il cinema.
Le "montane". Ma al di là dei singoli
parametri che mettono sul podio Sondrio e spingono in
fondo Foggia, altri trend emergono dall'indagine. Ad
esempio il buon piazzamento delle province montane.
Dopo Sondrio ci sono infatti Bolzano (prima nel 2001 e
nel 1995), Trento ed Aosta: nonostante la collocazione
appartata si qualificano quindi come realtà in grado di
garantire una buona vivibilità aipropri abitanti.
Puglia e Nord-Sud. Altro fenomeno che risalta
dalla lettura dei dati, è l'arretramento delle province
pugliesi: salvo Lecce che sale di dodici gradini, tutte
perdono smalto, condividendo la parte finale della
classifica con le siciliane (che, eccetto Palermo ed
Enna, scendono di qualche posizione). Peraltro anche
quest'anno l'indagine evidenzia l'usuale divario
Nord-Sud: per incontrare la prima provincia meridionale
bisogna scendere al 40° posto dove c'è l'Aquila,
seguita al 46° da Crotone e Pescara (entrambe in
miglioramento). Ultima invece fra le province
settentrionali è Asti al 77° posto.
L'Emilia-Romagna e le metropoli. Quest'anno spicca
il caso Emilia-Romagna: tutte le province (salvo Forlì e
Modena) sono in arretramento. Un risultato negativo un
po' inatteso, che viene dopo un triennio '98-2000 di
vittorie (nell'ordine: Piacenza, Parma e Bologna).
Interessante anche la performance di Milano, che si
colloca nelle prime dieci, e di Roma, che scala ben
quattordici posizioni e sale al 21° posto. Meno bene le
altre due grandi, Torino scende nella seconda parte della
classifica al 63° posto (già risentendo forse della
crisi Fiat) e Napoli che finisce all'83°.
Le grandi città sono avvantaggiate nelle graduatorie sul
benessere e sulle opportunità culturali e di svago
(salvo Napoli), si collocano in posizione intermedia in
quella del business (ma Milano è al 22° posto) e
nell'area servizi e ambiente (Roma, la migliore, è
quindicesima). Tutte sono penalizzate dagli indicatori
demografici e da quelli relativi alla criminalità (anche
se Napoli, per il positivo piazzamento riguardo ai furti
in casa, ai minori denunciati e al trend dei reati nel
quinquennio, è tra le quattro quella che ottiene il
miglior piazzamento nella classifica dell'ordine
pubblico).
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da il corriere della sera
Uno sguardo a
passato e futuro attraverso la lente di Internet
Sesso, scandali e cartoons: lo "spirito del
2002" Cosa interessa veramente alla gente? I motori
di ricerca sono diventati un indice per capire la cultura
popolare globalizzata MILANO - "Dragonball"? Ma
chi è mai questo "Dragonball"? A pensarci bene
pare di averlo visto, qualche volta, in tv. E Chu Mei
Feng? Mai sentita. In effetti la ragazza, una politica di
Taiwan, era sconosciuta per la maggior parte del mondo,
fino a quando è diventata di colpo una delle donne più
cliccate del web.La sua celebrità è salita in modo
fulminante, grazie a un video che la riprende durante un
rapporto sessuale con un uomo sposato. In poche settimane
ha scalato le classifiche dei principali motori di
ricerca; su Lycos, si è guadagnata un apprezzabile
ventesimo posto. Al primo posto, invece, per il secondo
anno consecutivo, è saldamente ancorato Dragonball,
cartone animato giapponese, apparso per la prima volta
nel 1984 e diventato immensamente popolare tra gli
adolescenti.
Sesso, scandali e cartoni animati. E' questo che cerca la
gente? Sono questi gli ingredienti per il successo
dell'audience? Fino a pochi anni fa televisione e film da
cassetta erano due indici fondamentali per capire la
cultura popolare. Ma da quando Iternet è diventato un
fenomeno di massa, la lista dei termini più gettonati
ogni anno sui motori di ricerca è considerata un
parametro fondamentale per capire "der
Zeitgeist", cioè "lo spirito del tempo", quel
clima intellettuale, morale e culturale che segna un
determinato periodo.
Non a caso ogni anno i principali motori di ricerca, da
Lycos a Google, stilano una speciale classifica delle
parole più ricercate sulla rete. Così, sono stati messi
in fila i temi, i personaggi, i videogiochi, i film, le
canzoni e gli eventi preferiti dai navigatori nel 2002.
Un materiale prezioso per spunti e riflessioni sulla
cultura globalizzata, per capire cosa cerca la gente, a
cosa sono veramente interessate le nuove generazioni che
di internet costituiscono una fetta considerevole.
Per farsi un'idea dell'enorme database che genera queste
classifiche, basti considerare che Google si basa su 55
miliardi di ricerche, circa 150 milioni di domande
rivolte ogni giorno dai navigatori di tutto il mondo al
motore. Dati certi, documentati, che forniscono un
interessante punto di osservazione per guardare all'anno
trascorso con il cannocchiale collettivo del mondo di
Internet. Una carrellata di nomi noti al grande pubblico,
trasversali a lingue e culture: la cantante Britney
Spears, in eterna battaglia con la rivale di sempre Jennifer
Lopez; la lenta ma inesorabile crescita tra gli uomini di
Eminem; il primato anche in rete del marchio Ferrari,
mentre tra gli atleti primeggia David Beckham, seguito da
Anna Kournikova, che non vince più sui campi da tennis
ma è ormai consacrata regina della rete.
Quanto ai fatti, i Mondiali di calcio non hanno avuto
rivali nel 2002 per interesse suscitato tra i navigatori,
mentre l'Iraq ha strappato un poco promettente secondo
posto.
Anche nella rete, come nel mondo reale, c'è stata
battaglia. Tra i programmi per lo scambio di file, al declino
di "Napster", sceso dal terzo al 49° posto
nella classifica di Lycos, ha corrisposto la rapida
ascesa di "Kazaa", salito dal 64° al secondo
posto. Evidente dimostrazione che il "peer to
peer" (cambio gratuito di file attraverso la rete)
costituisce ormai uno dei fenomeni di maggior successo di
internet. Tra gli sconfitti, almeno in rete, anche i
talebani e Osama bin Laden che ha dovuto cedere il quinto
posto del 2001 per arretrare a un più anonimo 60°
piazzamento. In declino anche i gruppi musicali maschili,
che hanno dovuto cedere il passo alle più avvenenti colleghe
femmine, candidate a ricoprire il ruolo di vere
protagoniste del 2003. Significativa la rapida conquista
di popolarità da parte del gruppo spagnolo Las Ketchup,
che con il tormentone "Aserejé" hanno
attraversato l'Europa.
Quello che la gente cerca su Internet costituisce anche
un buon barometro per previsioni sull'anno che verrà. Si
fanno ricerche per soddisfare le proprie curiosità, ad
esempio, sulla trama di un film o su un album
discografico in preparazione. Il futuro, visto attraverso
la sfera dei motori di ricerca, ci dice che il 2003 sarà
anche l'anno di "Matrix", che dopo il successo
ottenuto nel 1999 potrà contare su ben due remake in 12
mesi: Matrix 2 e Matrix 3.
E che fine ha fatto la parola che più di ogni altra da
sempre domina in rete? "Sex", con le sue
varianti, è sempre il termine più ricercato dagli
internauti. Un primato che da anni attraversa culture e
generazioni. Ma sia la classifica di Lycos, sia quella di
Google non prendono in considerazione i contenuti
riservati agli adulti.
Così, tanto per avere una indicazione anche temporale,
basti sapere che la "vecchia" Pamelona Anderson
è seconda nella speciale classifica per immagini di
donne di Google e decima assoluta nella classifica di
Lycos. Meno puritano il motore Virgilio che nella sua
sezione "Parole nella testa degli italiani" non
nasconde che il sesso "nelle sue varie declinazioni
è in cima a tutti i pensieri e a tutte le classifiche
dell'anno". Buone le performance nel 2002 anche di
"chat" e "sms gratis": segno che gli
italiani, anche in rete, non rinunciano a comunicare.
Marco Pratellesi
31 dicembre 2002
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dall'unita'
Per don Benzi
è «un'infamia» la proposta di legge Bossi-Berlusconi
sulla prostituzione
di red.
Per don Oreste Benzi è «una vera infamia», perché
«le leggi si devono fare per motivi di giustizia, non
per raccogliere voti». Il sacerdote riminese, presidente
dellassociazione Giovanni XXIII, da anni impegnato
sul fronte della lotta alla prostituzione non usa
perifrasi per esprimere il proprio giudizio sulla
proposta di legge governativa che consente alle
prostitute di esercitare in casa (e dunque non sarebbe
più reato affittare appartamenti alle donne che fanno
questo mestiere) ma non per la strada.
«In questo modo lo Stato diventa complice della
prostituzione» sostiene il prete ion una intervista che
sarà pubblicata dal settimanale cattolico Famiglia
Cristiana. «Ho scritto a Casini e a Berlusconi
dice ma non mi hanno risposto»
Lo Stato, abolendo il reato di favoreggiamento,
«favorirà i criminali» e l'Italia «si schiera contro
l'Onu» che sostiene «dare in affitto case per
l'esercizio della prostituzione è un reato». «Il punto
più grave del disegno di legge dice ancora
è l'abolizione del reato di favoreggiamento, cosa che
renderà impossibili molti processi già in corso. Di
fatto la legge favorirà i criminali, che acquisteranno
appartamenti per metterci le loro schiave. Lo stanno già
facendo e lo Stato sarà loro complice».
E pensare che giusto un anno fa lo stesso sacerdote
era andato a Palazzo Chigi per perorare una sua proposte
di legge che vietasse i rapporti sessuali tra clienti e
prostitute di strada straniere.
«Ora me ne occuperò io» avrebbe risposto Berlusconi
secondo quanto riportato dalle consuete e ossequienti
veline. Berlusconi si era esibito, quella volta, in
unaltra delle sue gaffe memorabili regalando alle
due ragazze che accompagnavano il prete (una bulgara e
una albanese) 2500 euro ciascuna. Secondo il sacerdote,
che nel frattempo ha avuto modo evidentemente di
ricredersi sulle intenzioni del suo interlocutore di
allora, quel gesto era stato un «segno contro la
povertà di queste ragazze». Stando quanto ha raccontato
lo stesso don Benzi, Berlusconi sarebbe «rimasto
sconvolto dalle vicende delle due ragazze. Si è commosso
fino al pianto».
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dall'unita'
E per gli
operai, Capodanno davanti ai cancelli
di Aldo Varano
Sarà il Capodanno degli operai Fiat, un Capodanno
inedito di lotte e veglie davanti ai cancelli delle
fabbriche automobilistiche. Si farà musica, ci sarà
satira, e si discuterà su come portare avanti la lotta
per garantire il posto di lavoro alle migliaia di
lavoratori Fiat messi in Cassa integrazione, e alle
decine di migliaia dellindotto che spesso non hanno
neanche questo paracadute.
Una mobilitazione mai realizzata con tanta ampiezza
nella notte di Capodanno, che farà seguito ai gesti e
alle veglie davanti alle fabbriche che ci sono state
nella notte di Natale. Operai in piazza, quindi. Dal
Piemonte alla Sicilia, da Arese a Termini Imerese a
Torino.
In Sicilia già da tre giorni è partita la macchina
organizzativa per il concerto di fine anno che si
svolgerà davanti ai cancelli dellingresso Uno. Gli
operai hanno voluto che si chiamasse il veglione
dellapprofondimento: ci saranno decine di
artisti siciliani, si esibiranno i gruppi locali Pop
Rock, Cover Band, Baskaren, Landolina.
------------------------dall'unita'
30.12.2002
Il bilancio
dell'Ulivo: «La Destra porta l'Italia alla rovina»
di Ninni Andriolo
Il linguaggio dei numeri contro quello della propaganda,
perché «la matematica non è unopinione nemmeno
con la destra al governo». I leader dellUlivo
mettono in piazza «le vere cifre» del bilancio in rosso
del governo fissando lappuntamento con i
giornalisti prima del tradizionale incontro stampa di
fine anno del Presidente del Consiglio.
Lopposizione - certa che di lì a poco
«lottimismo fuori luogo e fuori misura» di mago
Silvio cercherà di vendere agli italiani
lillusione di vivere in una sorta di bengodi -
contrappone alla verità virtuale del Cavaliere la
realtà dellItalia disegnata da Istat. Abacus,
Cirm, Bankitalia, Mediobanca Ue, Isae, Nens, Isfol, Inps
e via elencando. La fotografia che ne vien fuori ritrae
un Paese più caro, meno sicuro, meno competitivo, più
ingiusto, più emarginato dal mondo e dallEuropa.
La fiera berlusconiana delle illusioni, ad esempio,
svende il toccasana del poliziotto di quartiere per
sanare i mali della criminalità che non si placa e che
smentisce le promesse elettorali centrodestrine. «Ho
fatto un sondaggio personale - ribatte Francesco Rutelli
- Ho chiesto in giro quanti hanno visto il poliziotto di
quartiere. Il risultato? Ben pochi se se sono accorti. La
verità è che passano...passeggiano.... Ci sono... sì,
ma solo in televisione...». Quanto alla «propaganda»
dell'aumento delle pensioni minime, poi, il dato di fatto
è che «oltre 5 milioni di pensionati continueranno a
percepire ogni mese meno di 500 euro». La realtà che
traspare sotto il velo dellillusionismo mediatico a
buon mercato, secondo il leader della Margherita, è che
«con la destra al potere lItalia ha imboccato una
china in declino». Rutelli punta il dito contro
«laumento dellinflazione, il calo dei
consumi, la mancata crescita economica». Prove provate
che il centrodestra «non ha una ricetta per mettere in
carreggiata l'Italia» e che «non bastano le giravolte
del presidente del Consiglio» perché «alla fine del
tunnel il Paese non vede la luce».
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