Piccoli casi d'economia transgenica.

Nella logica della globalizzazione, poi, il progetto è quello analogo a ciò cui abbiamo assistito nel caso dell'industria, di produrre dove, in termini di manodopera e di tutela dell'ambiente, non ci sono organi di difesa, quindi meno controlli, più libertà di sfruttamento e costi di produzione bassissimi. Questi prodotti agroalimentari saranno prodotti in quei luoghi, ma essi non serviranno quelle popolazioni, essi vengono prodotti dove costa meno e venduti dove il mercato tira di più. La logica di questa privatizzazione permette un controllo planetario, ma anche una situazione, di fatto già in atto, per cui si fa tutto meno che risolvere il problema della fame del mondo, come invece viene spesso propagandato. Anzi, tutto ciò contribuisce ad affamare ancora di più i popoli poveri, e determinare una situazione intollerabile che sta avvenendo nei paesi ricchi, dove la mancanza di una critica al modello consumistico alimentare porta a mangiare troppo e male, mentre avremmo bisogno di mangiare meno e meglio.L'Europarlamento ha verificato che dal 75 all'80%, a seconda dei paesi, i cittadini in caso di etichettatura non comprerebbero il transgenico, quindi il mercato del transgenico sarebbe destinato alla caduta. Proprio per questo motivo nell'agosto del '98 la Deutsche Bank ha scoraggiato gli investimenti in OGM. Guarda caso la Monsanto è entrata in finta crisi, guarda caso c'è stato qualcosa come Seattle, come protesta mondiale contro questa logica e guarda caso quest'anno negli USA ci sarà un 20% in meno di terre coltivate a transgenico. Segnale chiaro del fatto che se noi, da passivi consumatori, diventiamo cittadini protagonisti, informati, e in grado di scegliere, il mercato lo decidiamo anche noi e non saranno solo gli altri a decidere per noi. non esistono garanzie della non nocività dei cibi transgenici, non è un caso che le compagnie assicuratrici degli Stati Uniti non abbiano accettato di coprire con polizze superiori ad un anno le industrie produttrici di cibi transgenici. Inoltre già l’allarme è stato lanciato, con prove inconfutabili, dal prof. Bourguet, dell’Istituto Nazionale di Ricerche Agronome di Parigi: il mais manipolato geneticamente al fine di non essere attaccato da un parassita, non solo aveva una forza limitata contro il parassita in questione ma il suo polline uccideva altri insetti e farfalle (la monarca ad esempio) che nulla c’entrano con il mais! Quindi esistono effetti collaterali, non previsti, che colpiscono gli animali e già questo dovrebbe bastare a dare l'allarme e a suscitare riflessione e tempi. Ma il bello sta che, nonostante le prove fornite dall’Istituto Agronomo francese, al quale si sono accodati altri valenti centri di ricerca, la produttrice del mais contestato, la Monsanto, non ha affatto smesso di produrre questo alimento ritenuto nocivo.