-----Messaggio originale-----
Da: Carlo Govoni <
govonicarlo@libero.it>

Data: giovedì 1 agosto 2002 21.47
Oggetto:
contro la censura

CHI VUOLE LOTTARE PER ABOLIRE LA CENSURA E PER ABOLIRE L'OBBLIGO AD ASSUMERE GIORNALISTI ISCRITTI ALL'ALBO PER FARE UN PERIODICO MI CONTATTI. Viviamo in una schifosa dittatura. Tutti dobbiamo avere il diritto di esprimere le nostre idee e dobbiamo poterlo fare anche attraverso dei periodici.   La censura e la presenza di giornalisti obbligatoriamente iscritti all'albo sono una PALESE VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI   Lottiamo contro ci opprime   Carlo Govoni 335.8040811

  -----Messaggio originale-----
Da: Federico Batini <
federicobatini@libero.it>
Data: giovedì 1 agosto 2002 19.32
Oggetto: Re: comunicato stampa

>Sono lieto di annunciarvi che il volume "Un'altra educazione è possibile:
>forum mondiale dell'educazione di Porto Alegre", promosso da COFIR
>(Consulenti, Orientatori, Formatori In Rete), associazione professionale con
>sede nazionale ad Arezzo (e di cui è indegno presidente il sottoscritto) ed
>edito da Editori Riuniti, è già disponibile dal sito della casa
>editrice(
www.editoririuniti.it). Sarà invece distribuito in libreria a fine
>mese. Il volume è stato da me presentato in anteprima a S. Rossore. Credo
>che riaffermare l'educazione, l'istruzione, la formazione come diritto
>inalienabile per tutti sia, in questo momento, particolarmente importante.
>Qui sotto riporto una piccolissima presentazione del volume, come appare
>nella quarta di copertina.
>Vi sono grato, sin da ora, per ogni inizativa che vorrete intraprendere per
>promuovere la diffusione del volume stesso, per farlo conoscere, per
>diffondere semplicemente la notizia o sollecitare recensioni, articoli o
>altro...
>Grazie saluti
>a tutti, ecco qui sotto la presentazione del volume
>Federico Batini
>
>AA.VV.   Un'altra educazione è possibile
>Forum Mondiale dell'Educazione di Porto Alegre.
>----------------------------------------------------------
>a Cura di Alessio Surian
>COLLANA: Passato e presente
>----------------------------------------------------------
>L. 24.000    12.39
>----------------------------------------------------------
>Pagine 288
>Anno 2002
>----------------------------------------------------------Merce o diritto
>universale? Di fronte alla forbice che si allarga fra paesi ricchi e paesi
>impoveriti, ai sistemi educativi come mezzo di legittimazione di nuove forma
>di divisione sociale, alla strumentalizzazione dell'istruzione nel business
>delle "risorse umane", il primo Forum Mondiale dell'Educazione riafferma
>l'educazione come diritto e come pratica di libertà. Il Forum nasce dallo
>spirito di riflessione, di rete e di azione del Forum Sociale Mondiale.
>Protagonista della rete internazionale delle Città Educative, il Comune di
>Porto Alegre, ad ottobre 2001 ha accolto 15.000 partecipanti da 60 paesi in
>circa ottocento laboratori e sessioni tematiche. Ricercatori, insegnanti ed
>educatori da ogni parte del mondo condividono studi, progetti, iniziative:
>una raccolta di proposte significative per rispondere ai sostanziali
>fallimenti dei vertici di Jomtien e Dakar, incapaci di mettere in
>discussione la progressiva ingerenza delle politiche neoliberiste e di
>organismi come l'Organizzazione Mondiale del Commercio, la Banca Mondiale e
>il Fondo Monetario Internazionale nelle politiche educative globali e di
>molti Stati.
>AUTORI: Federico Batini (Cofir), Roseli Salete Caldart (MST), Lucia Camini
>(Stato del rio Grande do Sul), Leslie Campaner de Toledo e Eliezer Pacheco
>(Comune di Porto Alegre), Bernard Charlot (Università Parigi VIII; ESCOL)
>Pierre Fonkua (Università di Yaoundé), Nestor Fuentes (Università di Lujan),
>Pablo Gentili (Uversità di Rio de Janeiro), Richard Hatcher (University of
>Central England), Nico Hirtt (APED), Jaqueline Moll (Università Federale del
>Rio Grande do Sul), Ignacio Ramonet (Le Monde Diplomatique), Alessio Surian
>(Università di Padova; CEM), Steven Stoer (Università di Porto), Rosa Maria
>Torres (Istituto Fronesis) .
>  Approfitto dell'occasione per comunicare che è già pronto anche il primo
>volume della collana Sinergika, il suo titolo è "Foto dal Futuro", si può
>ordinare dal sito ed anche in libreria.
>http://www.editricezona.it/sinergika.htm
-----Messaggio originale-----
Da: EASY-NEWS COMUNICATION <
info@easy-rider.com>
Data: giovedì 1 agosto 2002 15.08
Oggetto: Politica - LobbyLiberal eletto l'Ufficio di Coordinamento Nazionale.

    COMUNICATO STAMPA   LobbyLiberal-LL incontra i referenti territoriali nazionali. Nominato l'ufficio di coordinamento.     Si sono riuniti a Firenze per la prima riunione organizzativa con la dirigenza nazionale di Lobbyliberal - LL, i referenti territoriali delle cinque macro-circoscrizioni nazionali nominati in rappresentanza degli aderenti al "Protocollo di Laterina". La riunione si è svolta in un clima di grande interesse per le relazioni presentate dai relatori sul progetto politico trasversale di accreditare anche in Italia una identità autonoma dei "Liberal" come negli USA. I convenuti sono passati a trattare i temi più strettamente connessi alla creazione di strutture permanenti sul territorio Dopo l'ampio dibattito, di comune accordo è stato deciso di dar vita ad un coordinamento operativo ristretto di tre persone. Oltre al fondatore di LobbyLiberal-LL Silvio Simi, nominato all'unanimità coordinatore nazionale, ne sono stati chiamati a far parte Maurizio Zini come coordinatore della comunicazione e delle relazioni esterne e Lorenzo Verri come coordinatore organizzativo. Silvio Simi, toscano di 57 anni, è stato tra i fondatori dell'Alleanza Democratica, membro del Comitato Nazionale di AD e successivamente del Consiglio Federativo, ha fondato il mensile Liberal con Ferdinando Adornato ed è stato consigliere d'amministrazione di Atlantide editoriale e membro della Consulta della Fondazione Amici di Liberal. Da ricordare il documento sottoscritto da Simi e Bordon con il quale furono superati tutti gli ostacoli giuridici relativi all'uso della denominazione di Alleanza Democratica sul piano nazionale ed internazionale. Ha ricoperto incarichi pubblici di prestigio ad Arezzo, città dove attualmente risiede. Obiettivo di LobbyLiberal-LL è il raggiungimento rapido di un network di mille persone entro la data del II° Seminario dei Liberal a Laterina (AR) il 19-20 ottobre p.v. presso il Residence Toscana Verde.

Tutte le informazioni per approfondire e conoscere i contenuti sono disponibili sul sito www.lobbyliberal.it

 

MAURIZIO ZINI

RESPONSABILE COMUNICAZIONI E

RELAZIONI ESTERNE

mz@lobbyliberal.it

Tel. 335/6573037

-----Messaggio originale-----
Da: Alisia Hotmail <
alipsia@hotmail.com>
Data: giovedì 1 agosto 2002 1.42
Oggetto: 2 agosto, Finale Ligure: SIAMO TUTTI CLANDESTINI

 

liberaMENTE - Cittadini in movimento

 

Il 2 agosto alle ore 21 sul sagrato della basilica S. Giovanni Battista di Finalmarina, ( Savona )l’associazione di cittadini finalesi  liberaMente” organizza

“SIAMO TUTTI CLANDESTINI

pubblico incontro  per parlare dell’immigrazione alla luce della vergognosa legge Bossi – Fini recentemente approvata dalla maggioranza di centro destra.

Parleranno:

Don Antonio Ferri, parroco di Finalmarina

Don Antonio Balletto, docente facoltà di teologia di Genova;

Angela Burlando, consigliera DS comune di Genova;

Reginaldo Vignola, presidente Associazione Nazionale Oltre Le Frontiere

 

Accompagneranno gli oratori i ritmi tribali dei KALAFRICA.

Si raccoglieranno le impronte di chi vorrà lasciarle.……a modo nostro !!

 

 

http://digilander.libero.it/liberamente02

liberamente02@libero.it

rif. alberto ferraris 019690703

     silvano dressino 019680932

-----Messaggio originale-----
Da: Gruppo Solidarietà <
grusol@tin.it>
A: Undisclosed-Recipient:; <Undisclosed-Recipient:;>
Data: mercoledì 31 luglio 2002 20.40
Oggetto: Novità sito gruppo solidarietà


Gruppo Solidarietà, Via S. D’acquisto 7, 60030 Moie di Maiolati (AN). Tel. e fax 0731.703327, e-mail grusol@tin.it  sito internet: www.comune.jesi.an.it/grusol


Le novità del sito del Gruppo Solidarietà

Novità editoriali

  • Handicap grave, autonomia e vita indipendente 
  • Dalla riforma dei servizi sociali ai livelli essenziali di assistenza
  • Offerta speciale!!

Seminario Jesi 23 novembre 2002 Handicap e comunità locale: Percorsi di integrazione     Su Informazioni  

Su Novità Voce sul sociale - approfondimenti 

  • Adulti e anziani malati non autosufficienti non curabili a domicilio: realtà e prospettive nelle Marche 
  • Handicap grave: la programmazione locale dei servizi tra bisogni e risposte
  • Regione Marche: Applicazione della riforma e del Piano sociale dalla prospettiva dei più deboli

-----Messaggio originale-----
Da: odradek <
odradek@tiscali.it>

Data: mercoledì 31 luglio 2002 19.42
Oggetto: 14 settembre: compleanno libreria Odradek

ODRADEK la libreria
  via dei Banchi vecchi, 57 - 00186 Roma
  tel. 06-6833451  fax 06-6861967
  e-mail: odradek@tiscalinet.it
  sito web: www.odradek.it

14 Settembre 2002
Buon Compleanno Odradek

 

-----Messaggio originale-----
Da: comunicati oppciv <
info@opposizionecivile.com>
A: Undisclosed-Recipient:; <Undisclosed-Recipient:;>
Data: mercoledì 31 luglio 2002 13.06
Oggetto: comunicato proposta Cirami, adesioni associazioni

  OPPOSIZIONE CIVILE
www.opposizionecivile.com

esprime il proprio dissenso sulla proposta di legge
"Cirami" che considera un ulteriore intollerabile attacco alla Costituzione,
alla Democrazia, al Diritto, alle tradizioni giuridiche del nostro Paese ed
all'intelligenza di tutti i Cittadini.


Quest'ulteriore iniziativa legislativa, se mai vi fosse ancora qualche
dubbio sulle iniziative pregresse, dimostra una volta di più l'utilizzo
deviato, da parte dell'attuale maggioranza, dello strumento legislativo
usato per annientare il corretto funzionamento della giustizia

e ridotto a mero "salvagente" di inquisiti eccellenti.


Opposizione Civile aderisce alle manifestazioni del 31 luglio, esprimono la
propria solidarietà alle Associazioni che le hanno promosse e confermano il
proprio impegno a porre in essere tutte le iniziative che si renderanno
necessarie per ristabilire il Diritto in questo Paese.

ROMA TUTTI  DAVANTI AL SENATO
ORE 18 MERCOLEDI' 31 LUGLIO
(CORSIA AGONALE)

MILANO CONTRO LA LEGGE SUL LEGITTIMO SOSPETTO
appuntamento domani mercoledì 31 luglio davanti alle scale mobili della stazione centrale, alle 10,30. Per andare insieme al Palazzo di Giustizia di Brescia (partenza treno ore 11,05).

aderiscono alle manifestazioni anche le associazioni collegate a opposizione civile :

Democrazia e legalità (www.democrazialegalita.it)

Antonino Caponnetto (www.antoninocaponnetto.it)

associazione viva Jospin di Firenze

coordinamento dei cittadini indipendenti

per aderire a opposizione civile manda una mail a adesioni@opposizionecivile.com

 

-----Messaggio originale-----
Da: ARCI Sassari <
sassari@arci.it>

Data: mercoledì 31 luglio 2002 12.12
Oggetto: Laboratorio teatrale

Associazione Culturale Teatrale MERIDIANO ZERO  ARCI Nuova Associazione Livorno e Sassari  MAROSI DI MUTEZZA laboratorio teatrale condotto da Marco Sanna un percorso di studio mirato ad uno spettacolo finale  aperto a chi già lavora nel teatro e a chi vuol fare una nuova esperienzainizio lavori giovedì 8 agosto presso il Circolo Arci "LINK", V. Galileo Galilei - Sassariil laboratorio proseguirà tutto il mese di agostoiscrizione € 110 lo spettacolo finale si terrà lunedì 9 settembre al Teatro Civico di Sassariinfo: Marco Sanna 347.1936791si ringrazia  UNIPOL ASSICURAZIONI **********************************************************

ARCI Nuova Associazione Comitato Provinciale di Sassari V.le Umberto I, 119 - 07100 Sassari Tel./fax: 079.270637 E-mail: mailto:sassari@arci.it

AttivArci per i bambini di tutto il mondo.

Dai il tuo contributo ai progetti di solidarietà dell'ARCI.

Info: www.arci.it/attivarci oppure mailto:attivarci@arci.it

Paolo Orvieto, Misoginie.

L’inferiorità della donna nel pensiero moderno

Estratto dal testo

Donna inferiore

Aristotele: «Dobbiamo considerare il carattere delle donne come naturalmente difettoso e manchevole».

Spencer: «Lo sviluppo della donna è arrestato, dettato da un risparmio di energia per far fronte al costo della riproduzione».

Mantegazza: «La donna gode, senza dubbio, molto piú che l’uomo dei piaceri sociali, perché la natura le dava un cuore piú grande per compensarla del cervello piú piccino». «La principale distinzione nelle capacità intellettuali fra i due sessi è dimostrata dal fatto che l’uomo giunge a livelli piú alti qualunque cosa intraprenda rispetto alla donna».

Weininger: «La donna non è che sessualità, l’uomo è sessuale e qualche cos’altro». «Per un essere che, come la donna, è privo del fenomeno logico e di quello etico, viene a mancare ogni ragione per attribuirgli anche un’anima». «Io non asserisco dunque che la donna sia cattiva o antimorale, ma al contrario che non può neppure esserlo; essa è soltanto amorale, volgare».

Möbius: «Non appena un uomo intraprende un lavoro femminile, si fa sarto, tessitore, cuoco, ecc., tosto produce un lavoro migliore di quello della donna». «La Natura non solo è stata per la donna piú avara di doti mentali, ma per di piú ha fatto in modo che la donna le perda piú presto dell’uomo».

Schopenhauer: «La natura ha destinato le giovanette a quello che, in termini teatrali, si chiama «colpo di scena»: infatti per pochi anni la natura ha donato loro rigogliosa bellezza, fascino e pienezza di forme, a spese di tutto il resto della loro vita, affinché, cioè, siano capaci di impadronirsi durante quegli anni della fantasia di un uomo in misura tale che egli si lasci indurre a prendersi onestamente una di loro per tutta la vita, in una forma qualsiasi, passo al quale la mera riflessione razionale non sembrerebbe aver dato nessuna garanzia di invogliare l’uomo». «Il sesso femminile, di statura bassa, di spalle strette, di fianchi larghi e di gambe corte, poteva essere stato chiamato il bel sesso soltanto dall’intelletto maschile obnubilato dall’istinto sessuale». «Quando le leggi accordarono alle donne gli stessi diritti degli uomini, avrebbero dovuto munirle anche di un’intelligenza maschile».

Balzac: «Cercherete dunque di allontanare il piú possibile nel tempo il momento fatale nel quale vostra moglie vi chiederà un libro. Non vi sarà difficile; per cominciare, pronuncerete con disprezzo la parola «sapientona», e alla richiesta di spiegazione, le confesserete che le donne pedanti si coprono di ridicolo. Poi le ripeterete spesso che le donne piú amabili e piú spiritose del mondo si trovano a Parigi, dove le donne non leggono mai».

Donna svergognata

Weininger: «La prova assoluta dell’impudicizia femminile sta in ciò che le donne quando sono tra di loro si denudano completamente senza la minima vergogna, mentre gli uomini cercano sempre di nascondere agli altri le proprie nudità». «L’attitudine e l’affezione alla prostituzione fanno adunque parte della costituzione organica di una donna fin dalla nascita, al pari della maternità… non esiste una donna priva affatto dell’istinto della prostituzione». «Le donne intellettualmente piú evolute, quelle che posson diventare le Muse dell’uomo, si trovan tra la categoria delle prostitute… gli uomini non amarono mai che delle prostitute».

Donna malata

Ippocrate: «La donna sessualmente insoddisfatta – o isterica – ha un utero vagante per il corpo, causa della sua malattia mentale».

Michelet: «L’iniziativa spetta decisamente all’uomo. Egli è il piú forte, ha una salute migliore (non ha soprattutto, quella grande malattia che è la maternità)».

Donna passiva

Weininger: «Il momento supremo nella vita della donna, quello in cui si manifesta la sua prima essenza, il suo piacere primo è quello nel quale il seme maschile scorre entro di lei. Allora ella abbraccia impetuosamente l’uomo, lo stringe a sé. È il massimo piacere della passività».

Donna ladra

Weininger: «Se la donna avesse un Io, capirebbe anche la proprietà, cosí la sua che l’altrui. L’impulso al furto, invece, è molto piú sviluppato nelle donne che tra gli uomini».

Donna pervertitrice

Tertulliano: «Gli angeli si trasformarono in diavoli dannati per poter possedere le femmine della terra; poi, tuttavia, svanito il raptus di libidine, vollero vendicarsi delle donne, causa della loro caduta, rendendole schiave del maquillage, causa a sua volta della loro perdizione perché illecita alterazione della fisionomia assegnata loro da Dio».

Nordau: «Le donne sono fra loro assai meno differenti degli uomini. Chi ne conosce una, le conosce tutte, salvo poche eccezioni… Vi sono certamente al mondo delle cosiddette donne originali, e – se gradisci un mio consiglio, o lettore – ti dirò: guardati dalla donna originale».

Donna chiacchierona

Mantegazza: «Pare che nella donna il filo che riunisce la fabbrica delle idee col telegrafo della parola sia assai piú breve che nell’uomo, sicché essendo la strada piú corta, viene piú presto percorsa dalle chiacchiere… Non oserei  dire con sicurezza che la donna goda piú dell’uomo dei piaceri della parola, perché essa presta poca attenzione a quel che dice».

Möbius: «Il ciarlare arreca alle donne un infinito piacere, è il vero sport femminile».

Donna e alcova

Baudelaire: «La donna che si ama è quella che non gode».

Schopenhauer: «Nessuna donna disprezzerà mai l’uomo che cercò di violentarla in un impeto d’amore; potrà odiarlo, ma il suo orgoglio troverà in quella violenza provocata il piú bello dei complimenti».

Lawrence: «Credo per esperienza che la maggior parte delle donne sia cosí: vogliono un uomo ma non vogliono l’amore sessuale; vi si rassegnano come a un male inevitabile. Quelle che sono piú fuori moda se ne stanno distese, inerti, e lasciano fare. Non ci trovano a ridire, e poi ti vogliono bene… Ma le donne scaltre… simulano di essere piene di passione, di provare grandi brividi. Ma è una commedia… Poi ci sono quelle che amano tutto, tutte le sensazioni, tutti i godimenti, eccetto quello naturale. Fanno sempre godere quando non si è dove si dovrebbe essere per godere. Poi ci sono le dure, che occorre il diavolo per farle godere, e godono da sole, come mia moglie. Vogliono essere la parte attiva. E quelle che sono morte di dentro, del tutto morte; e lo sanno. E quelle che ti fanno uscir l’uomo prima che abbia realmente goduto, e continuano a contorcere le reni finché godono contro le sue cosce. Ma quelle sono soprattutto le lesbiche. È straordinario quante donne siano lesbiche, consapevolmente o no. Mi sembra che siano quasi tutte lesbiche».

Donna lesbica

Lombroso: «La prima e piú importante causa è la libidine eccessiva in alcune di costoro, che per sfogarsi cercano tutte le direzioni, anche le piú innaturali… La seconda causa è l’influenza della dimora… in carcere alcune non potendo soddisfarsi con l’uomo, si gettavano sulle donne e diventavano un centro di corruzione, che dalle detenute si diffondeva alle suore… La maturità e la vecchiaia, invertendo molti caratteri del sesso, favoriscono anche nelle femmine le inversioni sessuali… la vecchiaia infatti è di per se stessa una specie di degenerazione. Nelle prostitute, e in alcune donne galanti, si aggiunge l’apatia e lo schifo dell’abuso del maschio».

Donna bugiarda

Mantegazza: «Nell’epoca delle mestruazioni la donna è inadatta al lavoro fisico e psichico, irascibile, mentitrice».

Schopenhauer: «Le donne, in quanto sesso piú debole, sono costrette dalla natura a far ricorso non già alla forza, ma all’astuzia: da qui deriva la loro istintiva scaltrezza e la loro indistruttibile tendenza alla menzogna».

Donna spendacciona

Schopenhauer: «Che la proprietà guadagnata con difficoltà, mediante grandi fatiche e lavoro continuativo, capiti in séguito nelle mani di donne, le quali, data la loro sventatezza, la dilapidano in breve tempo, è una grossa quanto frequente assurdità che si dovrebbe impedire, limitando il diritto delle donne all’eredità».

Michelet: «Il cómpito dell’uomo di guadagnare, il suo di spendere».

L’AUTORE: Paolo Orvieto insegna Storia della critica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze. Si è interessato della letteratura del nostro Rinascimento e di poesia comico-realistica nonché di teoria e storia della critica. Recentemente ha scritto un saggio di critica postcoloniale nell’Introduzione a T. Gautier, Viaggio pittoresco in Algeria, Roma, Salerno Editrice, 2001.

L’OPERA: Quest’originale studio dell’immagine della donna, attraverso un esame critico dell’interpretazione che ne ha dato la cultura moderna, è costituito da due sezioni: innanzitutto l’Autore riesamina il giudizio otto-novecentesco sulla differenza sessuale in tredici saggi che rivisitano le posizioni sia misogine sia protofemministe, da Darwin a Virginia Woolf, da Baudelaire a Angela Carter, da Mantegazza a Simone de Beauvoir, dalle protofemministe (Mary Wollstonecraft, Harriet Taylor) a chi ne appoggiava le posizioni (Engels, Mill), passando per le tesi misogine di Comte, Michelet, Balzac, Möbius, Schopenhauer, Strindberg, Spencer, Sacher-Masoch, Wilde, Nordau, Verga e Marinetti, per poi arrivare alle pseudo-dimostrazioni scientifiche dell’inferiorità della donna (Cesare Lombroso, Sigmund Freud, Otto Weininger). Nella seconda parte un’ampia antologia offre al lettore le piú significative – spesso aberranti – pagine che costituiscono i pilastri della misoginia: sono affermazioni sistematiche sull’inferiorità mentale, biologica e morale della donna rispetto all’uomo, elaborate dai piú disparati autori, naturalmente maschi, spesso autorità indiscusse nelle varie discipline. La pubblicazione di questo volume sarà accompagnata da un’importante campagna stampa.

La donna nel pensiero moderno

tra misoginia e femminismi

-----Messaggio originale-----
Da: Lavinia D'Elia <
asimayo@supereva.it>
A: friends napoli
Data: giovedì 27 giugno 2002 14.57
Oggetto: FW: invito

Vi reinoltro l'invito che mi appena giunto dal serissimo Piccoli.
Anche se non riuscite a partecipare all'incontro, il senso dei materiali allegati é assolutamente rilevante e degno di diffusione.
Saluti a tutti.
Lavinia.


Oggetto: invito

Cari, vi invito all'incontro sotto descritto. E' alla Mostra, il posto è fresco-umido e non costa entrarvi. Ed è possibile conoscere e fare qualcosa per la gente come Luis Gullermo.
ciao Guido
vi propongo oltre il volantino due documenti sul collettivo avvocati e sulla situazione diritti umani e restrizione della libertà in Colombia (che è di qualche anno più avanti dell'Italia...)

                      
         COLOMBIA
             fermiamo la barbarie mascherata

Massacri, profughi, omicidi politici, desaparecidos...  
La Colombia è una miscela di Bosnia, Algeria, Ruanda, Guatemala, Argentina e Cile nelle epoche più buie.
E vi muoiono più sindacalisti, giornalisti, attivisti dei diritti umani che in qualunque altro paese al mondo.

Grazie all'uso di squadroni della morte privati, il mattatoio viene però bene camuffato.
Grazie ad un'informazione manovrata, viene spacciato per la lotta di una democrazia col narcoterrorismo.


Martedi 2 luglio ore 19.30
nell'ambito della rassegna Movimenti in Libertà
        alla Mostra d'Oltremare di Napoli

Incontro e dibattito con Luis Guillermo Pérez Casas, avvocato del collettivo "José Alvear Restrepo", minacciato e costretto all'esilio

parleranno  anche

Carmine Malinconico, avvocato su: "La Colombia è veramente lontana?"
Guido Piccoli, giornalista su: "Il futuro di terrore con Alvaro Uribe presidente"



2)
   E' necessaria una energica azione internazionale per proteggere i difensori dei diritti umani e gli altri attivisti sociali di fronte  alla paramilitarizzazione della guerra civile colombiana e l'uso di tecniche di sterminio selettivo e massiccio della popolazione civile.
da nizkor@derechos.org


La situazione dei difensori dei diritti umani può soltanto aggravarsi e, in molti casi, le minacce, intimidazioni, pedinamenti e diffamazioni sono il presagio di atti più gravi. Il trionfo di Uribe Vélez non fa altro che confermare una tendenza crescente che consiste nel considerare i difensori dei diritti umani come nemici mascherati da eliminare.

Il discorso politico giuridico che è stato alimentato in Colombia e che ha sorprendentemente dalla sua la diplomazia di vari paesi, tra loro gli Usa e la Spagna, si basa sull'idea che la guerra civile colombiana segua i parametri delle guerre civili in Salvador e Guatemala.
Per questo sono state elaborate delle interpretazioni che hanno assimilato la guerra colombiana a quelle citate e che hanno l'obiettivo di prestare la copertura a quanto è stato deciso debba accadere in Colombia.
In primo luogo, la guerra civile è stata convertita in un conflitto armato senza alcuna attuazione delle norme internazionali: a questo proposito è stata utilizzata l'applicazione del II° Protocollo Addizionale alla Convenzione di Ginevra e il mancato riconoscimento dell'esistenza di un conflitto armato che dura da 38 anni e che, secondo gli esperti militari, nessuno dei contendenti è in grado di vincere militarmente.
La conseguenza di questa interpretazione conduce alla negazione dello stato di belligeranti: esistono solo bande armate illegali. Questa opinione è insostenibile in Europa, ad esempio, dove nel conflitto nella ex Jugoslavia, perfino un gruppo come l'UCK è stato riconosciuto dagli Usa e dalle altre potenze come "parte belligerante" di un conflitto internazionale.
La conseguenza diretta di questa impostazione è che permette il ricorso  alle dottrine antiterroriste utilizzate nel quadro del conosciuto metodo della "Dottrina della Sicurezza Nazionale", usata per criminalizzare le organizzazioni della società civile che non partecipano al conflitto armato.
Questa lettura diplomatica, politica e militare del conflitto permette quindi di criminalizzare i movimenti sociali e opprimere i difensori dei diritti umani che vengono visti, senza eccezioni, come facenti parte dei gruppi illegali, visto che la difesa dei diritti umani e del diritto internazionale dei diritti umani vengono escluse dal discorso.
I gruppi paramilitari che, in un conflitto internazionale, non sarebbero soltanto illegali, ma sarebbero considerati anche mercenari, attività che in sé è considerata "delitto internazionale", diventano quindi l'asse strategico di questa forma di sterminio; l'uso del paramilitarismo è difesa come arma legittima contro le organizzazioni armate che - in base a questo discorso - non godono di nessun parametro di riconoscimento giuridico, nonostante la pretesa di voler negoziare con loro la fine della guerra e voler ricercare con loro una strada verso la pace, che includa l'intera società colombiana.
E' questa l'analisi di coloro che promuovono il paramilitarismo come soluzione del conflitto militare e politico e che ha l'obiettivo di arrivare alla firma della pace senza necessità di un trionfo militare di nessuna delle due parti e senza necessità di un processo di pace alla luce della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale dei diritti umani. Da questo punto di vista non sarebbe neppure necessario giudicare i crimini previsti, non solo tipificati, dal diritto internazionale dei diritti umani, e per i quali esiste una giurisprudenza internazionale sufficiente da poter essere utilizzata in un tribunale. Per coloro che difendono questo discorso, come l'attuale responsabile della Politica latinoamericana del Dipartimento di Stato, Otto Reich, la questione potrebbe essere chiusa adottando come modello il tribunale di Kilalì, che permise  che le operazioni criminali della Contra nicaraguense fossero giudicate dagli stessi comandanti della Contra, con lo scopo evidente di impedire l'incriminazione degli ufficiali statunitensi dalla giurisdizione penale degli Usa. L'esistenza di questo tipo di procedure fu confermata da consiglieri giuridici dell'esercito nordamericano e da un ufficiale dello Stato Maggiore della Contra, che coprì il ruolo di pubblico ministero. Questo sistema falsamente giuridico fu organizzato dai consiglieri dell'allora presidente Bush nel 1991.
In questo modello diplomatico e politico la "variabile" è lo sterminio della popolazione civile, in forma selettiva nel caso dei movimenti sociali e in forma indiscriminata nelle zone rurali. Si tratta di provocare uno sterminio politicamente insopportabile per i movimenti armati di modo da obbligarli a firmare una pace controllata che garantisca l'impunità delle parti illegali del conflitto, come i paramilitari e i responsabili dei crimini contro l'umanità, e, dall'altro lato, che garantisca  l'esclusione dei militari e ancora di più delle autorità civili dal banco dei possibili accusati.
Questo fu il modello utilizzato in Honduras, El Salvador e Guatemala durante le guerre civili e fatto funzionare e tipificato dalla gran parte degli ufficiali argentini e dai loro collaboratori civili, finanziati e appoggiati dalla Cia e dal Dipartimento di Stato.
In questo scenario apocalittico manca solo di conoscere quante centinaia di migliaia di vittime sono previste dai sociologi e antropologi militari per distruggere quella parte di società colombiana considerata "bersaglio legittimo" delle operazioni mascherate (covert actions) assegnate ai paramilitari per provocare il massimo di terrore tra la popolazione civile.
E' per questo che è indispensabile appoggiare tutte le misure atte a proteggere la popolazione civile ed è per questo che è necessario rafforzare, aiutare e proteggere i legittimi difensori dei diritti umani che, come il caso di cui ci occupiamo, hanno da anni il riconoscimento nazionale e internazionale; non bisogna permettere la criminalizzazione di un conflitto che va avanti con crudeltà da 38 anni.
Non si tratta di rispettare il diritto internazionale umanitario, che è solo il minimo necessario in caso di guerra. Ma di applicare e rispettare il diritto internazionale dei diritti umani, condizione necessaria perché esista uno stato di diritto e si riconosca apertamente che siamo in presenza di un conflitto internazionale e, quindi, che siano utilizzati i meccanismi previsti dalla Carta delle Nazioni Unite in casi del genere. Soltanto questi meccanismi offrono garanzie certe di protezione della popolazione civile.
Il governo colombiano sa che in seguito al rapporto dell'Alto Commissariato per i Diritti Umani sugli avvenimenti di Vigia del Fuerte (dove in seguito ad una battaglia tra la guerriglia e i paramilitari morirono 107 civili rifugiatisi in una chiesa: ndt) ci fu una reazione che arrivò a minacciare di morte il personale dell'Ufficio dell'Alto Commissariato dell'Onu di Bogotà e a provocare l'intervento urgente dell'Alto Commissario, Mary Robinson.
Esiste un filo che collega il diritto internazionale dei diritti umani col diritto penale ordinario che nasce da Nuremberg e che è stato rafforzato dalle sentenze del Tribunale sulla ex Jugoslavia: la giurisprudenza di questo Tribunale ci indica che i crimini contro l'umanità esistono e sono classificati e definiti. Non ci possono essere dubbi sul fatto che delitti come il narcotraffico e altri delitti comuni debbano essere giudicati con i parametri della giustizia ordinaria. Volere mescolare queste questioni non porta che alla confusione e all'abbandono della strumentazione giuridica reale; si tratta semplicemente di esercizi dialettici tesi al raggiungimento dell'impunità di tutti i criminali.

Usando le parole di Cesare Beccaria (1738-1794) diciamo che "Mostrare all'umanità come i crimini siano perdonati e come il castigo non sia la loro inevitabile conseguenza, equivale ad alimentare l'allettante speranza dell'impunità".

E' per questo che abbiamo scelto di diffondere internazionalmente il rapporto sulla situazione degli avvocati del maggiore e più organizzato organismo dei diritti umani della Colombia, come il Collettivo di Avvocati "José Alvear Restrepo" e di chiedere a tutti gli organismi dei diritti umani dell'America Latina e del resto del mondo di compiere uno sforzo convinto e permanente per esigere la garanzia della vita e del libero esercizio dei difensori dei diritti umani e, in particolar modo del Collettivo.

Per questo vi chiediamo di leggere attentamente il rapporto distribuito e di prendere le misure immediate per contrastare questa nuova minaccia di "guerra sporca" e mascherata in America Latina. Vi preghiamo anche di richiedere con i mezzi necessari al governo colombiano la messa in atto di tutte le misure necessarie allo scopo, così come di richiedere la garanzia della vita dei sindacalisti, attivisti sociali e membri degli organismi di difesa dei diritti umani che sono, in questo momento, bersaglio dei piani sistematici di sterminio selettivo.


Equipo Nizkor, UE 7jun02


3)

AZIONE URGENTE:

La Corporaciòn Colectivo de Abogados "José Alvear Restrepo"  denuncia davanti alle organizzazioni dei diritti umani nazionali ed internazionali, organizzazioni sindacali, popolari, sociali, corpi diplomatici, agenzie di cooperazione internazionale e alle autorità locali, dipartimentali e nazionali, che si sono incrementati i segnalamenti, le persecuzioni, le molestie e le aggressioni contro la nostra organizzazione per la difesa dei diritti umani.


Il Collettivo di Avvocati "José Alvear Restrepo" (CAJAR)  è una ONG fondata nel 1980, con sede a Bogotà. Il suo obiettivo principale è la promozione del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali sia individuali sia collettive e la corretta applicazione della giustizia in caso di violazioni di questi diritti e libertà. Il suo impegno umanitario si concentra nella ricerca della verità, della giustizia e della riparazione, che si traduce in pratica nella lotta contro l'impunità fornendo assistenza legale in casi di gravi violazioni dei diritti umani e rappresentando legalmente le vittime di fronte ai tribunali nazionali e internazionali.
Con il passare del tempo a causa della dinamica del conflitto armato colombiano, delle manifestazioni di violenza politica e sociale e in risposta all'uscita di molti avvocati dal Paese, il Collettivo ha rafforzato il suo apparato giuridico e la sua azione istituzionale, impegnando nuovi avvocati difensori dei diritti umani nell'organizzazione e scoprendo nuove aree di azione giuridica sia sul piano nazionale sia su quello internazionale. In questo modo vogliamo sottolineare il riconoscimento generale che ha ottenuto il Collettivo grazie ai suo lunghi trascorsi giuridico-politici e alla credibilità ottenuta attraverso più di 20 anni di lotta per la difesa dei diritti umani in Colombia.
A causa del suo lavoro, dall'inizio del 1990, i membri del Collettivo sono stati oggetto di continue minacce e molestie, al punto che molti dei suoi membri si trovano oggi in esilio. Gli autori di tali atti sono agenti dello Stato appartenenti alla Forza Pubblica, membri degli organismi di sicurezza dello Stato e privati che agiscono con l'appoggio, l'acquiescenza, la tolleranza e la protezione di servitori pubblici che, per rappresaglia nei confronti dell'attività legittima che sviluppa il Collettivo, lo hanno trasformato in un obiettivo dei loro attacchi attraverso minacce, pedinamenti, ordini di esecuzione e segnalamenti in vari rapporti dei servizi segreti militari.
Questa situazione si colloca in un contesto di repressione statale generalizzata contro le organizzazioni sociali e popolari in generale  e di quelle che si dedicano alla denuncia delle violazioni dei diritti umani in particolare. Questa persecuzione si traduce, già da tempo, nella "guerra sporca", nella criminalizzazione della protesta, nello screditare il lavoro delle associazioni sindacali, sociali e popolari, nella persecuzione politica  e nel tentativo di delegittimazione di tali organizzazioni.

Negli ultimi mesi il Collettivo di Avvocati  è stato vittima di questo tipo di attacchi come rappresaglia per l'esercizio delle sue funzioni di denuncia, rappresentanza e difesa delle vittime delle violazioni dei diritti umani.

L'esempio più rappresentativo negli ultimi giorni, si è avuto come conseguenza del fatto che la nostra organizzazione è parte civile nel processo penale di fronte all'Unità per i diritti umani della Procura Generale della Nazione per l'attentato di cui fu oggetto il 15 dicembre 2000 il Presidente del FENALTRASE, oggi congressista della Repubblica, Wilson Borja Dìaz. In tale processo la Procura Generale della Nazione fece oggetto d'indagine i generali dell'esercito Jorge Enrique Mora Rangel e Reinaldo Castellanos e chiamò in giudizio il maggiore César Alfonso Maldonado Vidales.

1.
Martedì 21 maggio iniziò a circolare in alcune Università e nella Procura Generale della Nazione un manifesto a colori, nel quale si segnala la Corporazione Collettivo di Avvocati come il "braccio giuridico dell'ELN", chiedendo "solidarietà per un eroe nazionale", con riferimento al Maggiore Maldonado Vidales. Il manifesto si riferisce alle azioni giuridiche realizzate dal Collettivo di Avvocati in relazione alla menzionata investigazione e al suo intervento, come richiedente di fronte alla Commissione Interamericana per i diritti umani dell'Organizzazione degli Stati Americani (OEA), di misure cautelative di protezione di cui attualmente beneficia Wilson Borja.

2.
Il contenuto del menzionato manifesto, oltre a richiedere un annientamento istituzionale del Collettivo di Avvocati, esalta il lavoro del Maggiore Cesar Alonso Maldonado Vidales e invita a solidarizzare  con lui e a riconoscere pubblicamente la sua innocenza  e la sua qualità di eroe nazionale. Il manifesto denuncia, allo stesso modo, la "guerra sporca" che, afferma, hanno condotto il leader sindacale Wilson Borja e "il suo Colettivo di Avvocati con l'unico scopo di distruggerlo" (a Maldonado). In tal modo, parallelamente all'attacco frontale contro il Collettivo di Avvocati, il manifesto cerca di delegittimare la lotta di Wilson Borja come dirigente sindacale e rappresentante alla Camera.

3.
E' di pubblico dominio che nell'indagine che viene portata avanti dalla Procura Generale della Nazione per l'attentato di cui fu oggetto Wilson Borja Dìaz, fu pronunciata un'accusa e una chiamata a giudizio contro il menzionato maggiore Maldonado, identificandolo come mandante del fatto.

4.
Occorre ricordare che in un altro caso, che attualmente sta inoltrando il Collettivo di Avvocati, il signor Maldonado, all'epoca Tenente dell'Esercito Nazionale e comandante del gruppo CAES - Gruppo Speciale della sezione Servizi Segreti del Gruppo di Cavalleria N° 5 Maza, fu coinvolto nella detenzione arbitraria e tortura dei dirigenti sindacali RAMON ALIRIO PEREZ e NELSON EMILIO ORTEGA, e nel assassinio di GERARDO LEVIANO GARCIA, bruciato vivo dopo essere stato torturato da vari ufficiali sotto il comando del citato ufficiale dell'Esercito.

5.
Per questi fatti e nonostante che sia stata pienamente provata la sua responsabilità penale, il signor Maldonado fu assolto dalla Giurisdizione Penale Militare; processo che fu dichiarato nullo. In questo momento, l'inchiesta contro Maldonado si trova presso l'Unità per i diritti umani della Procura Generale della Nazione, in attesa di una risoluzione di accusa  e chiamata in giudizio contro di lui per tali fatti avvenuti nella città di Cùcuta, Dipartimento del Nord del Santander.

6.
Il riassunto dei capi d'accusa contro il signor Maldonado segnala che trovandosi nell'esercizio delle proprie funzioni "partecipò e ordinò che il personale sotto il suo comando effettuasse la detenzione illegale"; "agì in modo da configurare il crimine di sparizione forzata"; "sottopose e permise che il personale sotto il suo comando sottoponesse GERARDO LEVIANO a punizioni corporali costituenti atti di tortura che, unite alle lesioni provocate al momento della detenzione ne causarono la morte violenta e ingiustificata"; e "compì e permise che il personale sotto il suo comando compiesse atti costituenti tortura fisica e psicologica nei confronti di RAMON ALIRIO PEREZ e NELSON EMILIO ORTEGA".

7.
Il contenuto del menzionato manifesto ci fa presumere che il maggiore Maldonado fu coinvolto nella sua elaborazione ogni volta che riassume le affermazioni che il sindacato realizzò in vari documenti processuali dell'inchiesta nel processo Borja. Inoltre, presenta tale membro delle Forze Militari come un eroe nazionale e come vittima della "guerra giuridica" che ha intrapreso il Collettivo non riconoscendo che il maggiore Maldonado "l'unico danno che ha fatto al paese" "è di tenere fede al suo giuramento patrio difendendo con la sua propria vita tutti i bravi Colombiani, rappresentando uno degli ufficiali che ha liberato più persone dalle mani dei gruppi narco-terroristi, in particolare dell'ELN, e da ciò deriva la guerra sporca che sta subendo".

8.
Il testo del comunicato mette in discussione la nostra attività di difesa dei diritti umani, presenta gli assassini come vittime e indica come strategia di guerra la richiesta legittima di superamento dell'impunità  e il compimento degli obblighi dello Stato in materia di investigazione, sanzione e riparazione di fronte alle violazioni dei diritti umani.

9.
Presuppone un incommensurabile potere di influenza che presumibilmente avrebbe il Collettivo a livello nazionale e internazionale, quando afferma che esercitiamo un lavoro di manipolazione e corruzione all'interno di settori della Procura Generale della Nazione, il Ministero Pubblico e la Magistratura, e facciamo pressioni sugli organismi internazionali di protezione dei diritti umani, mettendo così in discussione il riconoscimento dello status consultivo di cui la nostra organizzazione gode di fronte all'Organizzazione degli Stati Americani (OEA).

10.
Allo stesso modo assegna al Collettivo la qualifica di organizzazione di copertura dell'ELN, finanziata da "organizzazioni narco-terroriste", polemizzando così sulla natura delle agenzie di cooperazione internazionale che finanziano il nostro lavoro, così come su quella di altre organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani. Le risorse che rendono possibile il lavoro del Collettivo provengono precisamente da agenzie di cooperazione internazionale che avallano il nostro lavoro, e da fondi propri provenienti da istanze amministrative vinte contro lo Stato colombiano in quei casi in cui le autorità giudiziarie penali, amministrative e disciplinari hanno provato la responsabilità statale nelle violazioni dei diritti umani oppure quei casi in cui gli organi internazionali come la Commissione e la Corte Inter-americana  dei Diritti Umani dell'OEA e la Commissione per i diritti umani dell'ONU hanno dichiarato la responsabilità internazionale dello Stato colombiano.

11.
Indicano il nostro lavoro di diffusione e difesa dei diritti umani e delle violazioni che contro di essi sono commesse, come una "vecchia strategia sovversiva" per esercitare una pressione politica sulle decisioni giuridiche. Ugualmente si cataloga  la nostra funzione di denuncia contro l'impunità come disinformazione "dell'intero paese e dell'opinione pubblica internazionale".

12.
Speciale preoccupazione genera il segnalamento dell'avvocato del Collettivo, Luis Guillermo Pérez Casas, accusato di essere "il capo del braccio giuridico dell'ELN" e amministratore finanziario del "gruppo narco-terrorista". Luis Guillermo Pérez attualmente si trova fuori dal Paese a causa delle minacce di cui è stato vittima come avvocato di parte civile nei processi penali portati avanti per il massacro di Mapiripàn  e l'attentato contro Wilson Borja Dìaz, tra gli altri.

13.
Nella parte finale del testo del manifesto, i "firmatari" richiedevano una "inchiesta contro il Collettivo di Avvocati, per giudicare i suoi membri", affermando che "in questo modo si assesterebbe un duro colpo all'ELN e alle sue finanze", sostenendo che l'organizzazione per i diritti umani è più pericolosa della sovversione. In tal modo, gli autori del messaggio disconoscono che la commissione di crimini di lesa umanità sia un reale atto di sovversione dei postulati sui quali si basa lo Stato di diritto e mettono in grave pericolo le organizzazioni sindacali, sociali e popolari impegnate nella difesa dei diritti umani in Colombia, giustificando un attacco dello Stato contro le stesse e legittimando la persecuzione che contro di esse viene esercitata. Questa politica statale, in un epoca non molto lontana, si profilò contro le organizzazioni politiche e le associazioni corporative dei lavoratori, portando al loro annientamento e distruzione.

14.
Nel documento si sollecita, inoltre, un intervento nei confronti di "tutte le organizzazioni di difesa dei D.D.H.H. operative sul territorio nazionale, per stabilire se realmente compiono questa funzione o sono coperture delle organizzazioni narco-terroriste che guidano la guerra politico-giuridica e le loro finanze" osservandosi nuovamente la criminalizzazione dell'attività di difesa dei diritti umani in Colombia.

15.
Questo manifesto, nel quale si indicano gli avvocati del Collettivo come i "capi dell'organizzazione narco-terrorista" non deve essere considerato un fatto isolato, ma inserito nel cotesto di minacce, segnalamenti e aggressioni nei confronti della nostra organizzazione dei diritti umani. Tale persecuzione ha avuto multiple e diverse manifestazioni e si inserisce in un nuovo piano di aggressione non più diretto contro i singoli avvocati che ne sono parte, ma contro la totalità dell'istituzione.

16.
Recentemente, il Collettivo di Avvocati è venuto a conoscenza  di altri fatti relativi a segnalamenti e attività dei servizi segreti militari sul lavoro dei nostri avvocati difensori dei diritti umani e della stessa istituzione:

Il Collettivo di Avvocati, su richiesta delle organizzazioni che riuniscono gli sfollati  (desplazados) e del Ministero degli Interni, realizzò un convegno con il contributo del Programma della Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), con l'obiettivo di sviluppare una serie di seminari regionali e un "Incontro Nazionale dei Desplazados" realizzato nei giorni 5-6 e 7 aprile 2002, e alla cui chiusura fu presente il Ministro dell'Interno, Armando Estrada Villa. Successivamente, presso l'Unità Nazionale per i diritti umani della Procura venne avviato il processo N° 1209. Nell'ambito di questa indagine vennero effettuate per lo meno 17 perquisizioni domiciliari a Bogotà e vennero arrestate alcune persone tra gli sfollati appartenenti alle organizzazioni di desplazados che parteciparono agli incontri regionali e a quello nazionale precedentemente menzionati. Ciò che è più sorprendente è che in questo processo appare il rapporto dei servizi segreti N° 01579, firmato, tra gli altri, dal Capitano Harold Salazar e dal Tenente Colonnello Echeverry del Battaglione 13 della Polizia militare, che accusa la nostra istituzione di essere un'organizzazione delle FARC e afferma che nell'ufficio che mettemmo a disposizione per organizzare questi seminari operava il blocco Antonio Nariño delle FARC.

Allo stesso modo, siamo a conoscenza di un rapporto del Corpo Tecnico Investigativo della Procura (CTI), che attesta l'esistenza dell'ordine di assassinare varie persone, tra di esse 8 procuratori dell'Unità per i diritti umani della Procura, membri del CTI, una persona della ONG colombiana Minga e due membri del Collettivo di Avvocati: Luis Guillermo Pérez e Alirio Uribe. Da fonte di massima attendibilità si sa che tale ordine è stato emanato dall'Esercito Nazionale ai gruppi paramilitari delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC).

I pedinamenti e i controlli alla sede del Collettivo si sono incrementati: nelle ultime settimane si sono presentati nei nostri uffici una donna e un uomo, che sappiamo avere contatti con i servizi segreti militari, chiedendo dell'avvocato Alirio Uribe. Le stesse persone sono state viste al primo piano dell'edificio in attività di osservazione e spionaggio.

Fonti di elevata attendibilità ci hanno riferito che l'Unità Nazionale per i diritti umani e il diritto internazionale umanitario della Procura Generale della Nazione, nelle indagini relative ai casi N° 590 e N° 912,  realizzò ispezioni negli archivi dei servizi segreti è trovò informazioni riguardanti molti degli avvocati della nostra organizzazione. Tuttavia, anche di fronte ad una richiesta formale, questa Unità della Procura nega tali informazioni.

Nonostante l'accertata esistenza di questi rapporti dei servizi segreti che generalmente sono il preludio di altre azioni di maggiore gravità come arresti, torture, sparizioni, esecuzioni extragiudiziali o altre forme di violazione dei diritti fondamentali, non esiste un'azione dello Stato tesa a perseguirne gli autori, perpetuando in tal modo l'impunità che incombe sulle molestie di cui è stato vittima il Collettivo di Avvocati:

1.
L'indagine disciplinare che realizzò il Dipartimento Amministrativo di Sicurezza (DAS) per le minacce nei confronti degli avvocati Luis Guillermo Pérez, Maret Cecilia Garcìa e Alirio Uribe Muñoz fu archiviata.

2.
Ugualmente fu archiviata presso il Procuratorato Generale della nazione, l'indagine disciplinare per le minacce nei confronti dell'avvocato Reinaldo Villalba Vargas, per fatti accaduti a Fusagasugà, dipartimento di Cundinamarca.

3.
Tutte le indagini penali portate dal Collettivo di fronte all'Unità Nazionale per i diritti umani e il diritto internazionale umanitario della Procura Generale della Nazione sono state archiviate o si trovano ancora alla fase preliminare, senza che fino ad oggi esista un solo imputato per i fatti che hanno dato origine a ciascuna di esse, nonostante che in molte appaiano rapporti dei servizi di sicurezza contro il Collettivo di Avvocati, sottoscritti da funzionari delle Forza Pubblica. Nonostante ciò non si è proceduto a vincolare tali organismi ai rispettivi processi.

Come aggravante di questa situazione, il governo colombiano non ha implementato le misure di protezione e sicurezza sollecitate in numerose occasioni dalle organizzazioni per i diritti umani, cosa che, unita all'impunità penale e disciplinare sui fatti di aggressione contro il Collettivo, ha facilitato l'aggravamento della situazione di rischio degli avvocati difensori dei diritti umani che lavorano nel Collettivo.





Per tutto ciò che è stato esposto, vi sollecitiamo a rivolgervi alle autorità colombiane per esigere di:

1.
Avallare e rivendicare come assolutamente necessario in Colombia, tenendo conto dell'attuale contesto politico del Paese, il lavoro nazionale e internazionale che, in materia di diritti umani sviluppa la Corporazione Collettivo di Avvocati "José Alvear Restrepo".
2.
Denunciare gli atti di persecuzione e criminalizzazione del nostro lavoro realizzati dai vertici militari colombiani e dai servizi segreti militari contro il Collettivo di Avvocati.
3.
Sollecitare risultati concreti nelle indagini penali che vengono portate di fronte alla Procura Generale della Nazione, esigendo che siano vincolate le persone che sottoscrivono i rapporti dei servizi segreti e sanzionati i responsabili delle minacce contro il Collettivo di Avvocati.
4.
Esigere che si garantisca la vita e l'integrità fisica e psicologica degli avvocati del Collettivo e il libero esercizio della loro professione come difensori dei diritti umani.
5.
Responsabilizzare lo Stato colombiano su qualsiasi attentato contro la vita e l'integrità fisica dei difensori dei diritti umani in Colombia.


Per favore, inviare un originale di ciascuna delle comunicazioni inviate al seguente indirizzo:
Colectivo de Abogados José Alvear Restrepo.
Calle 16 N° 6 - 66 Oficina 2506 Edificio Avianca. Bogotà, D.C - Colombia.
Fax: (571) 282 4270
E-mail:
colect@andinet.com


Grazie,
Cordialmente,
Colectivo de Abogados José Alvear Restrepo

-----Messaggio originale-----
Da: Storie <
storie@tiscalinet.it <mailto:storie@tiscalinet.it>>
A: Undisclosed-Recipient:; <Undisclosed-Recipient:;>
Data: mercoledì 26 giugno 2002 12.30
Oggetto: mo' che c'è (4/02): assistenza legale per scrittori

Storie presenta

PRONTO SOCCORSO

Scrivere, collaborare, pubblicare, pazientare

In una selva oscura come quella dell’editoria, è importante non perdere il senso dell’orientamento.

Perché la passione della scrittura non rimanga solo un mero proposito ma possa, invece, introdurvi nella maniera più costruttiva in un ambito professionale, potete consultare le informazioni presenti sul sito www.storie.it <http://www.storie.it>

alla voce pronto soccorso <http://www.storie.it/Lora.htm>.

ASSISTENZA LEGALE. Per richieste più specifiche a proposito della legislazione sull’Editoria, suggerimenti e consulenze varie in relazione al diritto civile e del lavoro, vi consigliamo di rivolgervi anche allo

Studio Legale

Avv. Gianluca Caputo

v. dei Gracchi, 39

00192 Roma

fax 06/32.18.737

studiolegale.caputo@tiscali.it <mailto:studiolegale.caputo@tiscali.it>

-----Messaggio originale-----
Da: BERNARDINI ANGELA <
a.bernardini@enasarco.it>

Data: martedì 25 giugno 2002 14.43
Oggetto: progetto di sperimentazione teatrale

SPERIMENTAZIONE TEATRALE

ZINGARI IN SCENA


INTRODUZIONE
Dall'incontro di un gruppo di Rom, appassionati di musica e teatro, nasce la
necessità di mettere insieme gli interessi comuni, per dare vita ad un
soggetto culturale capace di proporre uno spettacolo teatrale, in cui unici
protagonisti siano i Rom.
L'ideatore del progetto è Antun Blazevic, che attualmente collabora come
mediatore culturale Rom  con il Comune di Roma, ed è protagonista, oltre che
coautore dei testi, dello spettacolo teatrale realizzato da Moni Ovadia
"Ieri e oggi, storie di ebrei e di zingari". Lo affianca un gruppo di
musicisti della formazione Taraf Metropulitana.


COSA VOGLIAMO FARE
La cultura e le tradizioni del popolo Rom si esprimono per lo più attraverso
la musica e i racconti orali. Non esiste praticamente niente di scritto, né
musica, né letteratura, né altre espressioni artistiche, che quindi si
tramandano tra le generazioni solo con le parole e l'insegnamento pratico.
L'evolversi degli stili di vita, l'abbandono pressochè totale del nomadismo,
la necessità di inserirsi nel tessuto sociale urbano soprattutto da parte
dei giovani,  rischiano di far disperdere un patrimonio culturale dalle
radici antichissime, o di renderlo preda della modernizzazione,
stravolgendone l'identità.

LO SPETTACOLO
* Da tempo si assiste, nel mondo degli appassionati dello spettacolo,
ad una tendenza (che si sta trasformando in moda) verso la musica e la
cultura Rom, prevalentemente d'origine balcanica.  A questo evidente
entusiasmo non si accompagna però, da parte degli spettatori, un altrettanto
evidente bisogno di conoscere da che cosa e da chi lo spettacolo trae le sue
origini: molti "intenditori" si fermano alle musiche di Goran Bregovic o ai
film di Emir Kusturica, e niente invece sanno delle vere radici della storia
dei "gitani", né delle loro attuali condizioni di vita nelle aree cittadine.
Lo spettacolo che intendiamo mettere in scena vuole proporre un nuovo
approccio del pubblico verso la cultura Rom. La musica e i testi sono
integralmente elaborati dal gruppo proponente.
* La struttura scenografica riproduce, in maniera scarna, ma
efficace, le condizioni di un "campo sosta". Sul palco si alternano un unico
attore e i musicisti, accompagnati a volte da danzatrici. I brani recitati
dall'attore (Antun Blazevic, che ne è anche l'unico autore) raccontano
storie di vita, in prosa e in poesia, del popolo Rom. I pezzi musicali,
risalenti alle tradizioni balcaniche, sono rielaborati in modo originale
dalla  "band" Taraf Metropulitana, e accompagnano la voce narrante,
adattando la musica al racconto.



COSA CI ASPETTIAMO
Il nostro spettacolo si intitola "Ricordi". Sono i ricordi di un'epoca che
pare tanto lontana, ma che invece è ieri, sono i ricordi dei vecchi, che non
vogliono che i giovani dimentichino le loro origini, sono i ricordi di un
mondo che appare all'esterno in modo troppo spesso negativo o solo
folkloristico, mentre invece vive ancora oggi in uno stato di segregazione
sociale  che di folkloristico ha molto poco.
Probabilmente il nostro è finora l'unico tentativo, in Italia,  di ideare e
portare in scena uno spettacolo interamente progettato solo da Rom. Crediamo
fortemente nel teatro come forma di diretto coinvolgimento del pubblico
rispetto a ciò che viene rappresentato:  questo tipo di comunicazione, a
metà strada tra il messaggio sociale e il divertimento,  può costituire una
vera novità nel promuovere il dialogo e la comprensione tra diversi modelli
di vita, tracciando un nuovo percorso verso una reciproca, reale conoscenza
tra Rom e "gagè".

Contatti:
Antun Blazevic (Toni): cell. 3473701037 - 3498433471
e.mail:
gerogoran@tiscali.it <mailto:gerogoran@tiscali.it> -
gero_g@hotmail.com
Impronte: fase conclusiva
Fuoriregistro - 24-06-2002

A una settimana dalla scadenza per la raccolta firme contro le impronte agli stranieri diffondiamo la versione definitiva della lettera che invieremo alla Presidenza della Camera, riassunto delle ulteriori riflessioni e dei pareri che i firmatari hanno dato nel corso della petizione.
Il Comunicato verrà inviato anche alla Stampa, ai Parlamentari, ai Sindacati, ai Movimenti e alle Associazioni locali.
C'è ancora tempo per le
ultime firme!!!!!



COMUNICATO STAMPA

Noi firmatari, insegnanti, studenti e studentesse, genitori, operatrici ed operatori impegnati nel campo dell’educazione, dell’informazione e della rielaborazione cognitiva
esprimiamo il nostro dissenso
nei confronti del provvedimento sulle impronte digitali agli immigrati

contenuto nel ddl immigrazione e asilo
di prossima definitiva approvazione.


Numerosi appelli sono stati già lanciati da più parti: noi, cittadine e cittadini che ogni giorno lavoriamo per la costruzione positiva delle relazioni e delle convivenze democratiche, uniamo al coro la voce della scuola.
La scuola in cui crediamo è la scuola di tutti e di ciascuno, che dà spazio e valore alle differenze, ponendosi come obiettivo primario la realizzazione di percorsi condivisi di integrazione e promozione socio-culturale, a partire da quel movimento dialettico che analizza e discute i fenomeni del passato e del presente per inventare un futuro sostenibile.
Non siamo d’accordo con una norma pregiudiziale che tende a confinare i vasti problemi dell’equilibrio, della sicurezza e delle responsabilità nei luoghi delle appartenenze etniche, generando paure ed equivoci anacronistici rispetto ad un immaginario collettivo che sta crescendo in senso multirazziale, come dimostrano alcuni recenti sondaggi d’opinione.


Chiediamo che su queste tematiche si attivino
anche da parte dei partiti e dei sindacati
pubblici dibattiti territoriali
in nome di un Paese
che vogliamo di tutti e di ciascuno.
 
Segue elenco firmatari
.
http://www.didaweb.net/fuoriregistro/leggi.php?a=1059