Come ci si difende
dallo stress? La difesa dallo stress si racchiude in
alcune regole, che si possono facilmente enumerare.
Alcune di queste possono diventare abitudini quotidiane
con un po' di addestramento, altre richiedono una
maturazione più difficile.
Sono stati sviluppati moltissimi programmi per insegnare
a fronteggiare lo stress ed acquisire abilità
più funzionali ad affrontarlo. La maggior parte richiede
l'apprendimento di nuove abitudini, quindi una
modificazione più o meno ampia dello stile di vita.
Quindi attenzione: acquisire queste abitudini è
anch'esso un cambiamento che può comportare dello stress!
Se alcuni cambiamenti sembrano troppo radicali, vanno
affrontati gradualmente.
1. Poiché lo stress implica di
solito un grado abnorme di tensione, la prima regola è
naturalmente quella di sapersi rilassare.
Sembra banale, ma non è così semplice. La scuola non lo
insegna. Qui si intende non solo distendersi fisicamente,
ma distendere anche la mente, senza bisogno di
distrazioni esterne (come ad esempio mettersi davanti al
televisore), ma facendo una sorta di "vuoto"
mentale, controllando la tensione emozionale.
Sono state adottate moltissime tecniche a questo scopo,
dalla meditazione al training autogeno, dal
"biofeedback" allo yoga, tutte dotate di
analoga efficacia.
È proprio nei momenti di maggiore difficoltà che può
servire sapersi rilassare. Si tratta di sviluppare una
vera e propria "risposta di rilassamento", che
possa sciogliere la tensione.
Le situazioni più impegnative che possono capitare nella
nostra vita quotidiana, infatti, raramente richiedono
l'uso della forza fisica. Non si tratta più di
situazioni di attacco-fuga come per i nostri antenati
preistorici. Richiedono invece molto più spesso l'uso al
meglio della propria intelligenza.
Da qui la necessità di mettersi nelle condizioni
ottimali di tensione, soprattutto quando si affrontano
ostacoli o difficoltà.
2. Una seconda regola è quella di ridimensionare l'importanza dei propri problemi, darne
una formulazione positiva, scomporli,
attuare delle nuove soluzioni.
Raramente sono questioni di vita o di morte. Se li
vediamo così, siamo probabilmente ancora sotto
l'influenza della "valutazione primaria".
Piuttosto che restare a ruminare su come siano terribili,
meglio esaminarli concretamente e tentare delle
soluzioni.
Anche gli errori vanno ridimensionati. Nei programmi di
gestione dello stress che ho condotto finora,
invitiamo i partecipanti ad osservare come raramente i
nostri errori sono decisivi ed irrimediabili. Anche se lo
fossero, non ha senso ruminare su di essi. Difficilmente
poi i nostri errori ci possono alienare la stima,
l'affetto o il rispetto di cui possiamo godere. Meglio
volgere l'attenzione, invece, al modo di correggerli o
eliminarli.
Spesso invece si tratta di scomporre i problemi complessi
(che formulati globalmente non sembrerebbero gestibili)
in problemi più semplici, darne una formulazione
positiva ed in termini concreti.
Altre volte, si tratta di esaminare senza preconcetti un
ventaglio più ampio possibile di opzioni a disposizione,
senza tralasciare quelle più ipotetiche o bizzarre, e
poi sceglierne e adottarne una.
3. Analogamente, se qualcuno ad esempio ci ha fatto un
torto, non serve generalmente continuare a ruminare sulle
sue colpe: si ottiene soltanto di procurarsi uno stato
emotivo sgradevole di rancore alla lunga dannoso.
Meglio esaminare il problema e decidere un decorso di azione
efficace, o decidere di far valere le proprie
ragioni, pur senza offendere, attraverso un tipo di comunicazione
che chiamiamo "assertiva". Esistono
dei metodi che aiutano ad addestrarsi a dire ciò che
vorremmo, ma che abitualmente non siamo in grado di dire,
per la tensione emozionale. affrontare problemi complessi
in modo più razionale.
4. In terzo luogo, è importante saper
cercare od accettare l'aiuto degli altri.
Molte più persone sono disposte ad aiutare di quanto
sembri, allorché venga loro chiesto. Anche in base a
quanto ho detto sopra sul sostegno sociale e sulla
espressione delle emozioni, si comprende come sia
importante concedersi il tempo di stare con coloro con
cui ci troviamo bene e con cui possiamo esprimerci
liberamente.
5. Una regola molto importante è
quella di non accavallare le attività.
Bisogna accorgersi anzitutto di come abbiamo
"imbottito" la nostra giornata, di quante
attività in parallelo svolgiamo. Questo aspetto è
chiamato "polifasia" ed è altamente
disfunzionale.
Entro certi limiti è normale svolgere più attività
contemporaneamente. Poiché però abbiamo imparato che a
maggiore impegno corrispondono maggiori o migliori
risultati, siamo portati a credere che questo rapporto
valga comunque e a qualunque livello di impegno.
Invece, la curva della prestazione umana mostra che ciò
è valido solo in una fase iniziale. Moltiplicando le
attività, ci si avvicina un punto in cui i risultati
ulteriori che otteniamo non sono più proporzionali
all'impegno, ma molto inferiori. Oltre quel punto, non si
hanno risultati migliori, ma solo maggiore fatica o più
errori. Se moltiplichiamo ulteriormente i nostri sforzi,
possiamo facilmente raggiungere lo stress e poi il
tracollo. Una volta consapevoli di questo, e di quanto
sia disfunzionale l'imperativo "sempre di
più!", possiamo cominciare a rimandare compiti,
mansioni o impegni se pensiamo di non farcela.
Uno dei modi più efficaci di affrontare la
"polifasia" è quello di riprogrammare la
giornata in base alle proprie reali priorità, e decidere
di fare solo una cosa alla volta.
Altri aspetti dello stile di vita sono
anche importanti. Lo stress in molte persone
sregola alcune abitudini quotidiane, quali
l'alimentazione o il sonno.
6. Aver cura del sonno,
ad esempio, è una componente importante della difesa
dallo stress.
È proprio nel sonno che il nostro sistema nervoso si
"rigenera". Bisogna perciò mettersi nelle
condizioni migliori per dormire il numero di ore che
rappresenta il nostro fabbisogno personale, talora molto
diverso da quello degli altri. Un "debito" di
sonno anche solo di pochi minuti a notte può passare
inosservato se dura qualche giorno, ma con il passare
delle settimane e dei mesi si può cumulare al punto tale
da essere esso stesso una fonte di stress.
Esiste tutta una serie di regole che costituisce nel suo
insieme una "igiene del sonno", e che sarebbe
qui troppo lungo elencare.
7. L'alimentazione,
come già detto, può essere sregolata dallo stress.
Qui le differenze tra gli individui sono enormi. C'è chi
perde l'appetito, specialmente se lo stress si
accompagna a sentimenti di tipo depressivo. Molto più
spesso c'è chi non riesce a trattenersi dal mangiare
più del necessario, ed aumenta di peso. La distrazione,
la fretta e altre attività concomitanti di impegno
mentale (o ascoltare cattive notizie, per esempio dalla
televisione) dovrebbero invece essere bandite dalla
tavola.
La direttiva qui è non certo quella di fare una dieta,
quindi, ma di mangiare lentamente, in orari
regolari, masticando a lungo e assaporando i cibi, e
soprattutto al riparo da tensioni emozionali.
Vorrei concludere ricordando che questi
qui descritti sono tutti provvedimenti alla portata del
singolo individuo. Possono non bastare. Per quanto ho
detto prima, per correggere molte condizioni di stress
può esser necessario modificare l'organizzazione del lavoro e le sue condizioni.
Questo è quanto viene fatto in alcuni programmi-pilota,
in paesi come gli Stati Uniti o l'Olanda.
Di fatto, sempre più numerose sono oggi le richieste per
l'indennizzo di danni provocati dallo stress
lavorativo, e sempre maggiori sono negli USA ed in altri
paesi gli esborsi delle ditte o dei datori di lavoro, per
questi motivi.
|