Il testo pubblicato è il documento ingiurioso e diffamatorio, nei confronti dello scrittore Ruta, speditoci dal sindaco di Vittoria, Francesco Aiello, in risposta all'assoluzione del primo con formula piena dall'accusa di diffamazione aggravata. L'abbiamo spedito insieme con il comunicato semplicemente per testimoniare a quale grado di contumelie si possa giungere in Sicilia quando un cittadino, dopo avere subito un ingiusto processo solo per avere esposto il proprio pensiero in ordine a gravissimi fatti di mafia, viene assolto con formula piena. Il documento può essere pubblicato, e sarebbe meglio nelle parti salienti, ma occorrebbe specificare, che si tratta di insulti gratuiti, di chiaro livello intimidatorio, nei confronti di uno scrittore che sta conducendo un'inchiesta difficile su Vittoria e su altre realtà in ombra dell'est siciliano, vincente comunque pure sotto il profilo giudiziario. Ringraziandovi, vi saluto fraternamente, Giovanna Corradini VITTORIA: gli anni di piombo di Francesco Aiello ***** L'ANTEFATTO Nel corso degli ultimi anni una lobby affaristico-criminale ha costruito un sofisticato progetto di destabilizzazione della Città di Vittoria, delle sue Istituzioni, delle rappresentanze sociali. Sostenuta da esponenti della politica vittoriese, non ha esitato a trescare con settori della criminalità organizzata pur di assestare colpi al "potere rosso" e dimostrare che l'esistenza della mafia nel territorio vittoriese, negata sino a qualche mese fa nelle aule giudiziarie così come nei pubblici comizi e nei dibattiti televisivi, condanna comunque di per sé gli Amministratori democratici di Vittoria (e solo loro) alla contiguità e alle responsabilità. La mafia esiste, voi siete vivi, voi siete contigui. L'infame sillogismo è stato definito a poco a poco, si è alimentato delle deliranti e improbabili dichiarazioni di alcuni "pentiti", che hanno ipotizzato sotto le sembianze di Francesco Aiello persino quelle di un contrabbandiere di sigarette. Più volte esponenti malavitosi, in confidente e affettuosa frequentazione, politica e personale, con noti politici locali, hanno minacciato gli Amministratori di Vittoria di probabili "rivelazioni". Il capo-clan minacciava e i pentiti dichiaravano. La lobby politico-affaristico-criminale che per decenni ha schernito l'impegno antimafia degli Amministratori di Vittoria, chiamava intanto, in alcune fasi politiche nelle varie sedi di Governo, a prendere atto delle accuse costruite, a fare presto nell'assestare il colpo, a risolvere la questione vittoriese anche nel peggiore dei modi, visto che la Cittadella rossa è risultata (per loro incapacità) praticamente inespugnabile. E intanto il blocco di potere si cementava: ne fanno parte politici in carriera, speculatori di aree edificabili, notabili, criminali finiti nelle patrie galere con la condanna all'ergastolo per omicidi e associazione mafiosa, avventurieri di una economia predatoria che hanno messo le mani sul lavoro contadino, spogliati senza misericordia del valore della loro produzione. L'assalto ha assunto infine i toni aulici della ricerca giornalistica, disinteressata. L'approccio è allusivo, ammiccante. L'obiettivo è il sospetto, la calunnia. La prova? Non si è stati uccisi: dunque si è collusi. La saldatura tra libellistica e attacco politico è stata evidente e sinergica, sin dall'inizio. E così, ad ogni elezione, prima e dopo, il giornalista Ruta si improvvisa attivista e diffonde volantini, il ricercatore diventa denigratore a tempo pieno, protagonista dell'insulto, contro politici, magistrati, Funzionari di polizia, Ufficiali dell'Arma dei Carabinieri e di altri Corpi dello Stato. Abbiamo sporto querela. I processi, diversi, sono in atto. Ma ora intendo reagire anche sul fronte dell'informazione: scriverò di Vittoria e su Vittoria. La sorte ci ha risparmiato. Alcuni fra noi sono vivi per puro accidente, per mera casualità. Bastava un niente. Siamo stati molti anni soli, in terra di nessuno, impauriti e trepidanti per noi e le nostre famiglie. Ora, una masnada di canaglie, ci vuole togliere la dignità e l'onore per coprire mafiosi e i compari dei mafiosi, gli speculatori di aree edificabili, la lobby che noi abbiamo combattuto, i predatori di una Città serena e laboriosa. Ora scriveremo di Vittoria, mentre dovremo ancora sostenere il peso della battaglia. Faremo appello alla memoria, ma produrremo anche atti e testimonianze. Sarà un bene per tutti noi. Per Vittoria, per impedire che il disegno criminale possa ancora mantenere i toni della probabilità. L'ASSALTO: Vittoria delenda est Il sig. Carlo Ruta, giornalista e
attivista denigratore per conto terzi nelle campagne
elettorali, nel suo evidente intento diffamatorio, ha
fornito nel corso degli anni una immagine svilente nei
confronti di uomini ed istituzioni che, al contrario, si
sono battuti, e continuano tuttora a battersi, per il
miglioramento della vita sociale e laffermazione
della legalità nel territorio di Vittoria. Egli con i
propri scritti ha seguitato, imperterrito, a dare una
propria distorta analisi sui fenomeni mafiosi di
Vittoria, sugli ambienti, le circostanze e i personaggi
attraverso i quali si sarebbero sviluppati, fornendo una
personale elaborazione concettuale, sommaria ed
imprecisa, sì da indurre subdolamente i lettori a
ritenere come veri fatti non rispondenti a verità.
Invero, sovente, il sig. Ruta ha rappresentato l'escalation
criminosa della Città, con la descrizione di un percorso
storico le cui tappe fondamentali sono state volutamente
travisate, per mettere in evidenza non la lotta che
questa Amministrazione Comunale ha da sempre portato
avanti, con fatti concreti, per sconfiggere le
infiltrazioni mafiose presenti nel territorio, ma
l'ingerenza e la connivenza con le istituzioni. Quindi,
con atteggiamento denigratorio e calunnioso, ha
ripetutamente fatto allusione alla presunta
contiguità mafiosa di alcuni amministratori, che si
sono, pertanto, visti costretti a sporgere numerose
querele per il contenuto ingiurioso di tali scritti. Precisamente venivano proposte formali querele in data 30/04/1997 avverso il libro, Cono dombra La mafia in Sicilia, in data 20/03/1998 avverso il libro Politica e mafia negli Iblei,e in data 13/04/2000 per il libro I mandanti Mafia e politica nel sud-est siciliano, a seguito delle quali il Sig. Ruta veniva rinviato a giudizio dal Tribunale di Palermo per il reato di diffamazione aggravata, con decreti del 26/10/1999 (procedimenti penali n. 2883/97 R.G. n. 151/98 reg. G.I.P. e n. 1853/98 reg. P.M. 62298/98 reg. G.I.P.) e del 12/02/2002 (procedimento penale n. 7244/00 R.G. 230 reg. G.I.P.). Significativo al riguardo è il capitolo La resa civile de Cono dombra La mafia in Sicilia, ove con una valutazione totalmente distorta delle ragioni storiche che hanno determinato il diffondersi del fenomeno mafioso nel territorio, si formulano atti di accusa sconsiderati nei confronti dei Sindaci ed Amministratori vari (i poteri municipali) che non hanno opposto nessun argine serio ai clan, mentre si riferisce del moltiplicarsi di collusioni (sotto le insegne di boss che hanno imparato bene le lezioni corleonesi e che sanno tenere relazioni con parlamentari, sindaci, magistrati, funzionari di polizia e comandi di carabinieri pagg. 19 e 20) che vedono esposta in primo luogo la politica: I poteri municipali si mostrano insomma ambivalenti (pag. 23); ed ancora si coinvolge lintera città di Vittoria che accetta di coabitare con la cosca ( ) nel segno dellindulgenza e dellomertà. A partire dagli organi municipali ( ) (pag 33). Nel libro Politica e mafia negli Iblei il Ruta rappresenta, ancora una volta, falsamente la realtà, degradando persino nella contumelia delle condotte del ceto dirigente, reo, a suo dire, di essersi adoperato volutamente per consolidare lhumus favorevole al radicarsi dei clan mafiosi negli iblei (pag. 18). Ed ancora nel libro I mandanti Mafia e politica nel sud-est siciliano lo stesso ipotizza collegamenti tra il potere mafioso-economico e lamministrazione comunale, delineando limmagine di un atteggiamento accondiscendente degli amministratori, che risultano intrappolati nel sistema criminale delle bande mafiose che reggono il malaffare vittoriose: Mentre aumenta nellIppari il flusso del centro-ovest, tendono a chiudersi in realtà alcune maglie, a beneficio dellimprenditoria locale, in particolare la giovane, che reca buon gioco negli appalti, mostrandosi duttile e discreta. ( ) Con qualche accorgimento, riesce a transitare daltro canto la Cesea di Gintoli, sebbene debba rinunziare, in tema di trattativa privata, ai picchi del passato. In data 22/05/1998 si proponeva formale querela avverso il contenuto diffamatorio di un volantino di propaganda elettorale, titolato Due parole sugli Iblei, con cui il Ruta, con sistematica determinazione, ha continuato a propalare notizie false e tendenziose, esprimendo giudizi calunniosi sugli uomini e le istituzioni che per decenni hanno combattuto il fenomeno mafioso con una lotta seria e inflessibile: ( ) nellIppari, da decenni nel buio degli eserciti di mafia, il tema dellabusivismo è stato esaltato fino a farne un sistema di governo, mentre non sono mai cessati gli accordi di confine, ( ) In tale cornice infine, mentre riesplode lemergenza Ippari, con uccisioni, ferimenti e incendi, va in onda la farsa di vocazioni civili tanto tardive quanto inverosimili, per evitare che i riflettori si accendano negli Iblei, come già a Messina." Persino la scorta, ordinata dal Questore di Ragusa per proteggere l'incolumità del sindaco Francesco Aiello, diventato obiettivo primario da colpire da parte del Clan "Mammasantissima", viene consegnata ad astute manovre di nascondimento. Scrive Ruta: "E si utilizza ogni strumento per confondere e celare, a partire dalle scorte.. In data 05/04/2001 si proponeva formale
querela avverso il libro dal titolo Il caso
Vittoria, con cui, per lennesima volta, il
Ruta lancia pesanti insinuazioni contro
lAmministrazione Comunale. Nel capitolo Il
cemento necessario, dopo la
descrizione del fenomeno dellabusivismo, a suo dire
favorito dagli uffici comunali, e delle infiltrazioni
mafiose nelle attività del mercato ortofrutticolo, è
dato leggere Vige comunque un
contegno curioso negli uffici municipali. Da tale
osservatorio si avverte quel che accade agli
addetti al mercato, alle cooperative, agli associati.
(
) Anni dopo, Francesco Aiello, da sindaco, dirà a
mezzo stampa di proposte di consorterie mafiose rifiutate
senza indugio. Dirà inoltre di una condanna a morte che
ebbe dai Gallo, suggerendo che, già in vita il
commerciante di bibite non era per lui un mistero, lasciando
sottintendere la
normale frequentazione di tali personaggi con le
istituzioni politiche della Città. Le affermazioni si
fanno ancora più gravi quando, nel capitolo Le
tracce, si lascia comprendere che loperato di
politici e amministratori non è lasciato alla libera
determinazione, ma vincolato a forze superiori che ne
condizionano lagire: Se
nei mesi antecedenti, a gioco fermo, i dirigenti
municipali mostravano di capire largomento,
annunziando in piazza e sui giornali il conflitto
prossimo alluccisione dellinsegnante
capomafia, che indossava un giubbino corazzato, è
silenzio. Nessuna deduzione pubblica viene in particolare
da Francesco Aiello, che , come avvenuto ad ottobre,
lascia a Enzo Cilia la guida della Giunta, per obblighi
con lARS, mantenendo il controllo della macchina da
vice. Nel capitolo Oltre
la facciata si traccia unimmagine sempre più
verosimile del collegamento mafia-comune e
dellatteggiamento accondiscendente degli amministratori
con i clan mafiosi: Tornando al
1989, lepisodio del Do.Mo. testimonia che i
capimafia non giudicano nemici gli amministratori
cittadini.(
) La consulta giovanile su
sollecitazione del sindaco, si attiva a riunioni e
fiaccolate, richiamando minacce che restano senza autore.
Si fa spreco di telegrammi a Gava e Sica.
Sinvita questultimo a Vittoria. Lo si
incontra a Palermo. Gli si chiede che sia applicata la
legge Rognoni-La Torre, sulle indagini dei patrimoni
dubbi. Nel contempo si insiste ad eludere che possono
davvero ledere le attività dei boss. Dei Carbonaro si sa
ormai a più livelli, se come reggitori del racket negli
Iblei ne dice addirittura lEspresso del 17 maggio
89, eppure non cè esponente municipale che
osi nominare i tre fratelli in piazza, dove pure
cè uninvettiva senza fine. Nellottobre
89 viene ucciso lagronomo Claudio Volpicelli,
riconosciuto da tutti come un onesto. Appena
qualche giorno dopo, i carabinieri accertano in effetti
che si è trattato di un errore di persona, e la stampa
ne dà atto. Ma in omaggio al giovane, nessuna chiosa
viene dal palazzo municipale, e non verrà mai. (
)
Intanto, pure da capannoni abusivi, sotto gli occhi di
tutti, si dipanano attività di mafia. Rimane poi
esemplare la condotta dellAMIU, lazienda
municipalizzata che dal 1986 gestisce lo smaltimento dei
rifiuti, dove, pur sotto il controllo degli assessori al
ramo, si continua ad appaltare senza il certificato
antimafia del prefetto, ritenendolo un limite di
troppo.. Ed ancora in data 17/04/2002 si
proponeva formale querela contro larticolo
Vittoria. Adesso basta, diffuso, poco prima
della campagna elettorale per le elezioni amministrative
alle quali Francesco Aiello concorreva quale candidato
Sindaco, via internet attraverso le pagine web di
Accade in Sicilia. Giornale dinformazione
civile, corredato da documenti come Caso
Vittoria I rei confessi Bruno Carbonaro e Isidoro
Arancino accusano e chiamano in correità il politico
Francesco Aiello.. Il Ruta, non discostandosi dai
temi già trattati nelle sue precedenti pubblicazioni, si
esprime con frasi di inaudita gravità, nellintento
esclusivo di diffondere false e calunniose notizie,
riguardo, in particolare, a comportamenti pesanti e
infamanti attribuibili, a suo dire, alloperato del
Sindaco Aiello: La
ricandidatura di Francesco Aiello a sindaco di Vittoria,
per la terza volta consecutiva, costituisce un nuovo
definitivo smacco per la città, che resta con Gela la
più tragica dItalia, e per tutti coloro che, a
sinistra o no, credono ancora nei valori della
correttezza e della ragione. La mole degli indizi è
impressionante. I riscontri non si contano. Le sedi
dellaccusa e del dubbio sono le più varie:
magistrati, commissioni parlamentari antimafia, giornali,
organi di polizia, prefetti, gruppi di cittadini, uomini
di chiesa, associazioni civili, esponenti della cultura.
Le condotte che vigono nellIppari da oltre un
ventennio sono in sostanza note a tutti, al pari degli
effetti calamitosi. Ciò nondimeno unaccorta trama
di scambi consente al politico di Vittoria di fare le
regole, sottrarsi a ogni chiarimento, rimanere in auge,
forte di unarea moralmente corriva e delle sordine
che cingono il sud-est. La cosa è davvero intollerabile.
(
) La ricandidatura di Francesco Aiello a sindaco
di Vittoria, la capitale dei primaticci e, purtroppo,
delle stragi, è un oltraggio allintelligenza, alla
ragione, al buon senso. Ma più di tutto è
unoffesa a Vittoria, che ha tutto patito. Le cose
sono note. Il politico della sinistra da qualche decennio
viene sospettato di contiguità mafiose. Più volte è
stato tirato in causa dai rei confessi, ma, come altri
del suo entourage, non ha mai replicato nel merito, né
ha sentito o manifestato il bisogno di farlo
(
). Infine, da ultimo, in data 17/06/2002 si
proponeva formale querela avverso larticolo A
chi servono gli sconci, diffuso via internet
attraverso le pagine web di Accade in Sicilia.
Giornale dinformazione civile, dopo la
campagna elettorale che ha visto Francesco Aiello
rieletto Sindaco di Vittoria, ove è dato leggere: Aiello
rimane un gran conforto, per le destre legalitarie e no,
per i comitati, per le consorterie (
). Ha dovuto
difendere sé e la famiglia, gliene va dato atto. Ma ha
meditato, ha condiviso, è sceso a patti. Ed esistono
gravi motivi per ritenere che sia andato oltre (
).
Rieccolo veemente in Piazza del Popolo, ebbro dei voti
incettati nei soliti quartieri, al Forcone, al Fanello, a
Chiusa Inferno, dove forte arriva il messaggio della
società che più ha acceso le cronache degli ultimi
decenni. Vittoria come la maschera che la incarna da
tempo, è davvero tragica, infelice. (
) Uno dei
primi atti del governo Berlusconi è stato lo
scioglimento del consiglio municipale di Terrasini, a
guida diessina, per supposte contiguità mafiose, ma su
Vittoria non si è mosso nulla. (
) Evidentemente,
la città delle serre, primo baluardo DS del sud, è un
tema troppo importante perché non venga usato negli anni
come arma di pressione, prima che alcuni importanti
processi alla politica giungano allo snodo.. Carlo Ruta, giornalista per i lettori, attivista e denigratore durante le campagne elettorali, è una penna orientata dalla lobby politico-affaristico-criminale. Non teme i rinvii a giudizio, nella prospettiva dell'assoluzione sul crinale del diritto di cronaca e della soggettività delle opinioni Si dice che si sia pulito di ogni bene, doviziosamente preparato all'impatto giudiziario Gli basta il contante. Vivere di questo mestiere. Coprire i mafiosi e le lobby. ***** Prossimamente 1. Il
Dossier "Sica" su Vittoria - Una analisi sullo
sviluppo della criminalità, dettagliata e precisa,
considerata in molti ambienti "eretica" 2. Un
contributo del giornalista e scrittore Massimiliano
Melilli sull'economia vittoriese e sul fenomeno degli
immigrati nella fascia serricola siciliana, tratto dal
libro, da lui pubblicato di recente, "Malati di
confine. Diario di viaggio tra i migranti" - Derive
Approdi Editore. |