Il congresso di Genova/Intervista allo
psichiatra Francescco Bollorino "Internet non serve per
curare i malati" di CLAUDIA DI GIORGIO E' Genova ad ospitare il primo congresso internazionale dedicato a Internet e salute mentale, dove si incontreranno le molte e variegate realtà che, in Italia e nel mondo, accostano la comunicazione digitale alla cura delle psicopatologie. Promosso dal Dipartimento di scienze psichiatriche dell'università genovese, il convegno si svolge il 7 e l'8 febbraio e dichiara come proprio obiettivo principale "l'avvio di una seria riflessione sull'uso della Rete in ambito psichiatrico". Ma se Genova ne è la sede fisica, il simposio ha una più ampia sede virtuale: Internet, naturalmente, attraverso cui sarà possibile seguire (e partecipare) in diretta ai lavori del convegno. Lo psichiatra Francesco Bollorino, editor di Pol.it, la prima rivista telematica italiana di psichiatria, ed organizzatore dell'incontro, ne spiega temi e prospettive. In quale ottica sarà affrontato il rapporto tra Internet e salute mentale: la Rete come malattia o come cura? "Anzitutto, Internet come strumento di lavoro, in secondo luogo come strumento di comunicazione e in terzo luogo come strumento formativo permanente. Il convegno, è il caso di sottolinearlo, non è ristretto alla psichiatria, ma include l'intero arcipelago della salute mentale e quindi le varie figure professionali interessate. L'obiettivo è dunque di coinvolgere tutti nell'uso della Rete. Certo, c'è chi ritiene che Internet possa rappresentare anche una malattia, ma questo avviene nella misura in cui è usata da persone con problemi particolari. Non è una causa, insomma, ma caso mai un effetto, perché il mezzo in sé non è strumento di dipendenza. Caso mai, esiste il problema di una riflessione sull'identità nella Rete, che però esula completamente da un ambito patologico. Quindi, se pure è possibile che qualche intervento tocchi l'argomento della cosiddetta "Internet addiction", il tema principale del congresso è l'esplorazione delle potenzialità comunicative della Rete e il loro possibile utilizzo come strumento di lavoro per chi opera nel settore della salute mentale". Quale può essere il contributo di Internet alla pratica psicoterapeutica? "La Rete si presta in modo particolare a diventare strumento di crescita e collaborazione internazionale tra gli operatori della salute mentale perché noi, a differenza di altre categorie di clinici, usiamo soprattutto la testualità. Oggi, ad esempio, un radiologo avrebbe bisogno di linee dedicate e di attrezzature particolari per scambiare informazioni con altri colleghi via Internet. A noi basta la posta elettronica o il newsgroup: lo stesso congresso di Genova è stato costruito in Rete, dove ha trovato gli spunti culturali e raccolto le partecipazioni, a dimostrazione della crescita, anche in ambito psichiatrico, di una comunità trasnazionale che trova in Internet il suo collante tecnologico. Inoltre, penso possa essere un utilissimo strumento di clinical management, anzi credo che sia questa la strada in cui troverà il suo massimo sviluppo". E come strumento diretto di terapia? "Personalmente, sono molto perplesso sull'uso di Internet come strumento di consulenza psichiatrica. Va bene per i medici, voglio dire come mezzo di scambio di informazioni e opinioni tra medici, ma non per i malati. Non credo che la Rete abbia valenze terapeutiche. Certo, può accadere che uno psichiatra sia in grado di aiutare una persona casualmente entrata in contatto con lui via Internet. Ma per caso, non per regola. La terapia ha un suo setting, che non è certo quello della Rete. Piuttosto, penso che possa essere utile come strumento di comunicazione per i malati, nel senso di un progetto che qui a Genova stiamo già sperimentando. Abbiamo messo in linea il giornalino di una comunità terapeutica, "L'isola selvaggiastra" e vorremmo creare in Rete una specie di "giornalino dei giornalini" delle comunità terapeutiche. Ne esistono già diversi e io credo che possano diventare uno strumento collettivo, un'occasione di sperimentare la Rete per favorire la creatività, favorire la comunicazione (per chi è isolato) ed eventualmente la riapertura di canali di comunicazione. Però non in una logica di self help, ma con l'aiuto di un operatore, quindi nell'ambito di un progetto e di un contesto terapeutico precisi". Il congresso sarà trasmesso on line e sarà addirittura possibile parteciparvi via Internet: dunque non è rivolto solamente agli operatori del settore? "Il congresso è aperto al pubblico, anzitutto per l'atteggiamento democratico che deve avere chiunque sia presente su Internet, quindi in questo senso è rivolto a tutti senza distinzione. La prima giornata dei lavori è più tecnica, ma il secondo giorno diventa più un convegno su Internet, per ragionare insieme sulla Rete in generale. Internet è ancora un fenomeno marginale. Diffuso, ma marginale. Cresce un po' come le tessere di un mosaico e c'è ancora molto bisogno di riflessione. A Genova intendiamo da un lato offrire un quadro completo della realtà di Rete rispetto a tutta l'area della salute mentale, dando dignità scientifica a questo strumento di comunicazione e inserendolo nella pratica clinica quotidiana. Dall'altro lato, cercheremo, con l'aiuto dei più importanti studiosi mondiali del settore, di capire meglio Internet, che spesso viene usata senza alcuna riflessione epistemologica". (7 febbraio 1998) |