Libertà per Decebalo: intervista a Liliana Istrate

di antonio tripodi

Pochi in Italia hanno sentito parlare della Repubblica Moldòva (Moldavia). E quei pochi forse ne sanno qualcosa soltanto per i casi di cronaca giudiziaria che coinvolgono spesso gli emigranti di quel Paese in Italia.

Pochissimi sanno invece della fiera battaglia che i cittadini moldovi stanno in questo momento affrontando per la libertà e la dignità.

La Repubblica Moldòva, conosciuta storicamente come Bessarabia, confina a nord, est e a sud-est con l’Ucraina e ad ovest con la Romania. E’ uno stato molto giovane, indipendente dal 1991, in seguito alla disgregazione dell’URSS. Ha una superficie di 33.700 kmq e 4.431.570 abitanti (nel 2001).

Situato tra due fiumi, Prut e Dnestr (Nistru), la Bessarabia ha spesso unito le sue vicende storiche a quelle della Romania, nell’ambito di quel comune spazio denominato dagli storici carpatico-danubiano, abitato dalle popolazioni autoctone composte da più tribù, prevalentemente geti e daci. All’inizio del I sec. (106 d.c.), a seguito delle campagne dell’imperatore Traiano una parte di questo territorio diventa Provincia dell’Impero Romano. I suoi abitanti romanizzati assumono lingua, cultura e tradizione dei dominatori. In questo modo sul territorio delimitato da Carpazi e Mar Nero, dal Danubio sino al Dnestr si foggia un popolo di origine latina, il popolo romeno, dalle comuni discendenze gete e dacie fuse con quelle dei primi dominatori romani e dei successivi invasori barbarici.

Facendo un balzo in avanti nella storia giungiamo al 1812, anno in cui il territorio tra Prut e Dnestr è annesso all’Impero Russo. La dominazione russa prosegue per 106 anni. Dopo la prima guerra mondiale la Romania si può sedere nel tavolo dei vincitori e nel 1918 nasce la Grande Romania che riunisce tutte le regioni abitate da romeni, dalla Transilvania (in cui permane però fortissima la minoranza magiara) sino alla Bessarabia.

La politica dell’Unione Sovietica nel periodo staliniano è improntata ad un redivivo nazionalismo che punta a riottenere tutti i territori della Russia zarista persi con la pace di Brest-Litovsk e quindi anche la Bessarabia.

Il protocollo segreto del patto di non aggressione tedesco-sovietico, meglio conosciuto come patto Molotov-Von Ribbentrop, firmato a Mosca nel 1939, assegnava la Bessarabia alla sfera d’influenza dell’Unione Sovietica.

La Bessarabia fu dunque occupata dalle truppe dell’Armata Rossa nel 1940 e inglobata nell’Unione Sovietica. Dopo la rottura del precario patto di non aggressione e l’aggressione nazista (1941) ai sovietici viene riconquistata dall’esercito romeno appoggiato dalle truppe tedesche. La Bessarabia viene rioccupata dai sovietici nel 1944 e dopo la Seconda Guerra Mondiale diventa Repubblica Sovietica Socialista Moldava (RSSM) uno dei 15 stati dell’URSS. Nella suddivisione geopolitica di Stalin perde i territori sud est che le consentivano lo sbocco sul Mar Nero a benefico dell’Ucraina e acquista i territori ad oriente

 

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Decebalo, ultimo re dei daci. Fiero protagonista e interprete delle libertà daciche contro l’impero romano. Condusse una serie di guerre contro Domiziano e Traiano (86-106 d.C.). Nel 105 d.C. Traiano affrontò la sua seconda campagna contro i daci nel corso della quale Decebalo, sconfitto, si uccise e la Dacia divenne provincia romana. La Colonna Traiana raffigura proprio le campagne daciche di Traiano contro Decebalo.

Liliana Istrati è una giovane studiosa della Moldavia, nella primavera del 2002 ha vinto una borsa di studio conferita dall’Università Ca’ Foscari per svolgere ricerche di carattere archeologico. La dott.ssa Istrati si è resa protagonista delle azioni di protesta che dall’inizio dell’anno si svolgono a Chisinau, capitale della Moldavia. Per questa sua attiva partecipazione è stata oggetto, prima della sua partenza per Venezia, di continue telefonate minatorie. Il fatto è stato riportato anche dal quotidiano moldavo "Flux".

Lenin, che volle la pace separata con gli Imperi Centrali, dovette rinunciare a Finlandia, Polonia, Estonia, Lettonia, Curlandia, Lituania, Ucraina e Bessarabia. Anche se, nel 1918, con la sconfitta delle potenze austriaca e tedesca, il trattato di Brest-Litovsk venne annullato, l’Unione Sovietica rimase priva delle province baltiche, dei territori polacchi e della Bessarabia.

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del fiume Dnestr (circa 6700 Kmq) che formano la cosiddetta Transdnestria a maggioranza russa.

Nel 1991, come menzionato, è proclamata l’indipendenza sovrana della Repubblica Moldova (R.M).

INTERVISTA A Liliana Istrate

Quale commento dà Liliana Istrate alla più recente storia moldava:

Da come si può vedere il destino delle genti che hanno popolato le terre fra il Prut e il Dnestr non è stato facile.

Sin dal 1812, ma in particolar modo dal 1940, questa gente è stata sottoposta a un processo crudele di russificazione, disgregazione, sradicamento, disorientamento e snazionalizzazione. Per dividere definitivamente, irrevocabilmente la terra di Romania, hanno inventato un nuovo popolo - il moldavo che parla una lingua moldava. Le genti di Moldova sono state tanto indottrinate, ingannati con tutte queste assurdità che, alla fine, hanno cominciato a crederci. Sin dal 1940, l’obiettivo dei sovietici è stato quello di educare una generazione nuova, votata ai valori sovietico-comunisti e docile agli interessi di URSS.

Quale è stato l’ultimo atteggiamento del popolo moldavo verso questi tentativi di forzata integrazione con l’Unione Sovietica:

La coscienza nazionale non è morta. Sin dal 1987 hanno avuto luogo manifestazioni, all’inizio timide, poi con un’ampiezza più grande. I dimostranti chiedevano insistentemente il ritorno ai valori nazionali, alla grafia latina, alla lingua romena, all’unione con la Romania. La disintegrazione dell’URSS ha ovviamente facilitato questo tipo di maturazione.

Cosa è successo dopo l’indipendenza del 1991?

Questi dieci anni di indipendenza sono stati forse ancora più difficili per la gente, la cui esistenza per tanto tempo era stata tutelata e programmata da altri. Lo Stato che è nato dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica, doveva da solo decidere il suo destino, risolvere i suoi problemi. Ma i suoi governanti sono stati o ex-attivisti del Partito Comunista o personaggi incapaci di governare e litigiosi fra di loro mossi soltanto da sete di potere.

Tutto questo ha fatto sì che il popolo, disilluso, disorientato, incattivito sulla sua vita misera, abbia votato nelle elezioni del 25 febbraio 2001, la forza più populista e cioè il Partito Comunista del russofilo Vladimir Voronin, che ha guadagnato in Parlamento, 71 mandati su 101, quindi, la maggioranza.

Cosa sta succedendo ora dopo la vittoria del Partito Comunista?

Un anno di governo comunista è stato sufficiente per portare il Paese sull’orlo del tracollo. E come se non bastasse i comunisti adesso vogliono cambiare i nostri valori tradizionali invece di elevare la qualità della vita.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’emanazione (nell’agosto 2001) di una disposizione che introduce la lingua russa come materia di studio obbligatoria in tutte le scuole e i licei della Repubblica Moldova.

Non crede che questa disposizione possa essere una giusta forma di tutela della minoranza russa che pure è presente nel Paese?

Mi dica per favore, è normale che in un paese dove il 65,5% della popolazione è romena e soltanto il 12,8% russi, essendo il resto rappresentato da altre minoranze (ucraini: 13,8%, gagauzi: 3,5%, bulgari: 1,5 %, ebrei: 1,7%, altre nazionalita: 2,2%), si debba studiare obbligatoriamente la lingua di una sola minoranza? Tramite questa disposizione, non si tiene in considerazione il diritto della maggioranza romena e di altre minoranze etniche.

E inoltre, il governo vuole sostituire nelle scuole la storia dei romeni con la Storia della Moldavia, cioè con la Storia di una nazione che è una invenzione dei russi. In questa storia immaginaria si parlerà dei romeni solo in termini di truppe di occupazione fasciste.

Qualcosa di più aberrante non credo che possa esistere: rubare a un popolo la sua lingua, la sua Storia.

Qual è stata la reazione a questa politica ?

Il 9 gennaio 2001, Il Partito Popolare Cristiano Democratico di Moldova (PPCD), l’unico partito di opposizione nel Parlamento di Chisinau, che purtroppo ha soltanto 11 mandati, ha iniziato le manifestazioni di protesta.

Il numero dei dimostranti il 24 febbraio è aumentato fino a 80.000 persone. Le manifestazioni e le marce di protesta nella capitale avevano un carattere nonviolento e pacifico ma fermo ed irreversibile.

E l’atteggiamento del governo?

Purtroppo il Ministero degli Interni ed i Servizi Sicurezza non sono stati fermi. Hanno accusato molta gente, specialmente giovani, di propaganda politica e partecipazione a manifestazioni illegali. Numerosi professori, studenti, sono stati intimiditi, hanno subito perquisizioni a casa, a scuola o sono stati fermati per strada dalla polizia. Moltissimi dimostranti hanno ricevuto telefonate minatorie e minacce di morte. La Procura Generale ha iniziato un’inchiesta per individuare tutti i dimostranti. Nei nostri licei, specialmente a Chisinau, puoi vedere poliziotti armati di Kalasnikov, che interrogano gli allievi. I leader del PPCD, gli artisti, i professori, gli studenti sono stati citati a giudizio e sanzionati con ammende amministrative soltanto per il fatto che hanno detto ad alta voce che vogliono conoscere la Storia vera o perché hanno cantato una canzone o recitato una poesia in lingua romena.

E’ dunque nuovamente messa in discussione la democrazia.

Certo! Che tipo di democrazia e libertà ci può essere quando sei minacciato, multato, intimidito soltanto perché hai detto che vuoi studiare nella tua lingua madre la Storia del tuo popolo e non una Storia mutilata e storpiata? Cosi è si rispetta il diritto al libero pensiero e opinione? Come è tutelato il diritto all’informazione quando la direzione della TV nazionale, che trasmette in tutto paese, è servile al governo? Pensa che il 40% dei giornalisti che lavorano in Moldovia, sono in sciopero, per chiedere soltanto una cosa, bizzarra forse: libera informazione e basta con la censura.

E mentre tutti i leader del PPCD, deputati in parlamento rischiano di essere giudicati e tratti in arresto un altro leader del PPCD, Vlad Cubreacov, scompare misteriosamente, viene tenuto segregato e bendato per un lungo periodo senza che possa riconoscere i suoi rapitore, quindi liberato qualche giorno fa.

L’episodio accaduto a Vlad Cubrecov ci induce a pensare che il potere sta preparando il terreno per iniziare estesi processi politici. Il secondo passo potrà essere l’arresto e dei rappresentanti del PPCD, seguendo una linea sempre uguale da Stalin fino a Voronin: quelli che non sono d’accordo con la linea ufficiale, sono i "nemici interni", da mettere a tacere e sopprimere.

In conclusione posso dire che in questo momento in Moldovia non esiste una vera separazione dei poteri. Tutto è nelle mani del Partito Comunista. Ma uno stato nel quale tutte le istituzioni pubbliche sono controllate soltanto da un partito, è uno stato totalitario, dittatoriale.

Come si evolverà la vicenda? L’Unione Europea può fare qualcosa per risolverla?

In Europa c’e un piccolo stato in cui la gente ha il diritto di vivere meglio. Le nuove generazioni hanno imparato cos’è la democrazia e rispettano i valori europei e per applicarli hanno bisogno dell’aiuto e del sostegno dell’Europa.

Ritengo però che soltanto Dio e il coraggio di quelli che continuano a venire ogni giorno alle manifestazioni, gridando "abbasso i comunisti", nonostante la furiosa repressione governativa, potranno determinare un destino più felice.