Attacchi di
panico
Improvvisa
comparsa di stati d'ansia incontrollabile, che può
raggiungere intensità notevole, accompagnati da vissuti
emotivi a connotazione angosciosa e sensazione di
impotenza e di perdita delle proprie capacità di
reazione. Gli adp insorgono solitamente in ambienti e
situazioni con specifica valenza emotiva per il soggetto
o con un certo potenziale stressogeno (p.es. luoghi
affollati, traffico, etc.).
Dissociazione
processo per cui
determinati pensieri, atteggiamenti o altre attività
psicologiche perdono la loro normale relazione con altre
attività o con la restante personalità, si scindono e
funzionano in modo più o meno autonomo. In tal modo
pensieri, sentimenti ed atteggiamenti incompatibili dal
punto di vista della coscienza possono convivere senza
che si produca un conflitto tra di essi. Uno stato
dissociativo cronico è da considerarsi patologico: p.es.
la dissociazione sistematica tra affetto e pensiero,
quale quella che si incontra nei gravi disturbi
schizofreniformi, è indice di una alterata modalità di
funzionamento psichico che si riflette negativamente nel
rapporto con sè stessi e con gli altri.
Depersonalizzazione
Stato di
alterazione della percezione di sè stessi e del
riconoscimento della propria identità; sensazione di
estraneità a sè stessi nell'ambito di un vissuto a
connotazione angosciante che può presentare, nei casi
più severi, correlate sensazioni di dispercezione
corporea ed alterata percezione del tempo e/o dello
spazio.
Disturbo
bipolare
Un tipo di
disturbo psichico ad andamento fasico con manifestazioni
di natura alterna maniacale e depressiva (anche
"psicosi maniaco-depressiva).
Psicastenia
Disturbo della
sfera nevrotica letteralmente traducibile come
"mancanza di energia psichica"; caratterizzato
da un abbassamento complessivo delle funzioni mentali di
origine non organica ma collegato a problematiche di
natura essenzialmente psicoaffettiva ed accompagnato da
atteggiamenti di eccessiva dubbiosità ed indecisione.
Rimozione
Termine utilizzato
in ambito psicoanalitico che individua uno dei meccanismi
di difesa intrapsichici diretti solitamente al controllo
della propria vita affettiva nel rapporto con le esigenze
della realtà esterna. Il concetto classico di rimozione
implica una visione dinamica della struttura di
personalità di tipo conflittuale, e presuppone una
istanza rimovente ed un contenuto rimosso sulla base di
determinati valori, convinzioni, credenze del soggetto,
collegati comunque all'aspetto pulsionale (p. es.; la
difesa dell'Io da pulsioni "disturbanti" per
l'assetto di personalità che vengono respinte e fissate
nella sfera inconscia).
Meccanismo
di difesa
Procedimento
psicologico di natura solitamente inconscia cui
l'individuo ricorre per proteggersi da ansia, angoscia,
conflitti emotivi, stress psicofisici e fattori
ambientali. I m.d.d. sono molteplici (p.es.:rimozione,
soppressione, negazione, proiezione, scissione, etc..) ma
ognuno di essi -se utilizzato troppo frequentemente ed in
modo rigido- risulta disadattativo, poichè viene
impedito un più adeguato contatto con la realtà. Alcuni
m.d.d. (negazione, proiezione,scissione..) sono
costantemente presenti in maniera massiccia nelle
psicopatologie di entità più grave (disturbi
paranoidei, forme schizofreniche, psicosi di vario tipo).
Fobia
Timore abnorme di
natura solitamente irrazionale nei confronti di uno
specifico oggetto, situazione o attività che spinge il
soggetto ad evitarli in maniera drastica; qualora
l'evitamento non riuscisse si produrrebbe uno stato
ansioso intenso o un disturbo panico. Alcune forme comuni
sono la claustrofobia, l'agorafobia, la zoofobia, etc..
Sintomo
di conversione
Perdita o
alterazione non simulata della motricità volontaria e
del sistema sensoriale, la cui genesi risiede in
motivazioni psicologiche ed in problematiche di natura
affettiva; trasformazione di un conflitto psichico in
sintomo fisico che interessa il sistema motorio e
sensoriale.
Inibizione
sociale
Indica la mancanza
o la debole presenza di determinati tipi di comportamento
rispetto ai propri simili, in genere aggressivi.
Introspezione
(Anche
autosservazione, osservazione dellesperienza).
Un metodo di osservazione in cui losservatore volge
coscientemente lattenzione ai propri processi
psichici.
Introverso
Natura lenta,
riflessiva, ritirata, che evita gli oggetti, si pone
facilmente sulla difensiva, guarda con sospetto.
Proiezione
E un
meccanismo interno di difesa. Questa (falsa) percezione
aiuta in genere a diminuire langoscia per le
notevoli possibilità di soddisfazione del motivo non
più appagabile o vietato, oppure a conseguire una
rinunzia alla soddisfazione di questo motivo proprio in
modo più efficace di quanto non sarebbe possibile senza
proiezione.
Psicofarmaci
Sostanze chimiche
di diverse specie, naturali o sintetiche, che nei loro
effetti principali sono psicotrope, cioè agiscono sul
SNC, producendo mutamenti del comportamnto e delle
esperienze interiori, attualmente in prevalenza
reversibili. Neurofisiologicamente essi agiscono in gran
parte selettivamente nelle diverse zone del Sistema
Nervoso Centrale ( p.es. sistema limbico, sistema
reticolare, talamo, corteccia cerebrale;) e interagiscono
con diverse sostanze neuroumorali. Psicologicamente ne
sono interessati soprattutto gli aspetti motivazionali ed
emozionali dellapprendimento e della memoria,
nonchè quelli integrativi del comportamento. Gli
psicofarmaci vengono suddivisi grosso modo,in base a
criteri psicologici e clinico-terapeutici, in :
ipnotici, stimolanti, neurolettici, antidepressivi,
tranquillanti e psicotomimetici.
Socievolezza
Anche istinto
gregario. E il desiderio di rimanere in rapporti
amichevoli con gli altri, o di partecipare con essi ad
attività comuni.
Aggressività
Comportamento
volutamente ostile con l'intenzione di danneggiare,
offendere o sminuire altri (in casi particolari sè
stessi) in modo tale da raggiungere obiettivi egoistici
sopravvalutati.
L'interpretazione delle cause varia in base alla teoria
adottata. Esse possono essere:
Endogene: si assume l'esistenza di una pulsione evolutiva
aggressiva;
Condizionali: apprendimento dal successo di comportamento
aggressivi;
Differenziali: supporto di determinate caratteristiche,
ad esempio affettività o autoaffermazione o attribuzione
di colpe ad altri;
Psicoanalitiche: ad esempio: aggressione come conseguenza
della frustrazione;
Socioteoritiche: come esercizio strumentale del potere;
Cognitive: come stato di crisi in situazioni decisionali
ambivalenti;
Motivazionali: come combinazione emozionale insieme a
ira, ansia, rabbia, etc., oppure aggressione su comando;
Teoria dell'azione: in seguito all'intensificazione di
interazioni.
Per eliminare o ridurre l'aggressione vengono proposti
metodi sia di smantellamento (ad esempio, condizionamento
avversativo di segnali di aggressione) che si
ricostruzione (ad esempio: distensione. controllo
dell'ira).
Angoscia
Sensazione di
eccitazione che opprime e fa rabbrividire, dal senso
passeggero di oppressione a forme di apprensione,
sgomento, senso di paralisi, fino alla disperazione
cronica ed al panico.
Da un punto di vista psicologico si distingue l'angoscia
come stato (State anxiety, tensione legata ad una forte
minaccia) e come proprietà (Trait anxiety, disposizione
all'angoscia indipendentemente dalla presenza di
minacce).
Le teorie sull'angoscia sono state sviluppate soprattutto
dalla psicoanalisi, dalla teoria dell'apprendimento e
dalla psicologia cognitivista.
In psicoanalisi (Freud), l'Io è considerato un
"luogo d'angoscia" al quale, attraverso segnali
d'angoscia provenienti dall'esterno ("angoscia
reale"), affluiscono sensazioni d'angoscia, le
pulsioni dell'Es ("angoscia nevrotica") e le
minacce del Super-Io ("angoscia della
coscienza"). Con la rimozione di avvenimenti
traumatici i segnali d'angoscia possono ampliarsi in una
angoscia liberamente fluttuante.
Le teorie dell'apprendimento sull'angoscia si basano sia
sui rapporti con un sistema nervoso debole (I.P.Pavlov)
che sui legami tra riflesso condizionato e costellazioni
ansiogene, fattori che in seguito possono accrescere
quantitativamente le reazioni d'angoscia.
Nella teoria cognitivista dell'angoscia si evidenziano in
particolare lòe conseguenze emozionali dell'elaborazione
individuale delle informazioni in rapporto alla
percezione dell'angoscia.
Questi meccanismi cognitivi si possono interpretare come
una caduta del controllo interno (J.B.Rotter), come
incapacità appresa (E.P.Seligman), o come conseguenza di
perdite di controllo dovute a estraneità, ostacoli del
movimento, incertezza, perdita del senso di protezione,
abbandono, anticipazioni di pericoli, incertezza del
futuro, disperazione, etc.
Oltre agli stati cronici d'angoscia esiste anche una
mancanza patologica d'angoscia, che fa ignorare i momenti
di pericolo, ad esempio a causa di aggressività latente.
Esiste inoltre il desiderio di angoscia come
"giocare col fuoco", in cui il rischio può
avere un effetto vitalizzante.
L'eliminazione dell'angoscia patologica è un obiettivo
di tutti gli importanti orientamenti psicoterapeutici. Si
tenta inoltre di ottenere una autoregolazione
dell'angoscia fondata soprattutto sull'abitudine ai
segnali d'angoscia.
Disturbi
di personalità
Forme di
disadattamento della condotta profondamente radicate
generalmente riconoscibili sin dall'adolescenza o anche
prima, e che persistono per la maggior parte della vita
adulta, sebbene diventino spesso meno evidenti nell'età
media o avanzata.
La personalità è anormale sia nell'equilibrio o nella
qualità ed espressione delle sue componenti sia nelle
sue caratteristiche globali.
A causa di questa deviazione o psicopatia la persona
soffre e vi sono effetti sfavorevoli per l'individuo o
per la società.
Comprende quella che spesso è chiamata personalità
psicopatica, ma se questa è determinata primariamente da
una alterazione cerebrale, dovrebbe essere classificata
come sindrome cerebrale organica non psicotica. Quando si
presenta una anomalia della personalità direttamente
correlata ad una nevrosi o ad una psicosi, per esempio
personalità schizoide e schizofrenia o personalità
anancastica e nevrosi ossessivo-compulsiva, dovrebbe
essere diagnosticata anche la nevrosi o la psicosi
correlata che appare in evidenza.
Nevrosi
Disturbo psichico
di media gravità. E' in relazione con il disturbo
comportamentale, di entità più lieve, con la psicosi
(più grave) ed è distinta dalle sindromi borderline
poste fra nevrosi e psicosi.
Il concetto venne introdotto alla fine del 1700 per
indicare disturbi per i quali era impossibile indicare
cause organiche e nel corso del tempo subì diverse
trasformazioni.
S. Freud, sulla cui teoria delle nevrosi si basa ancora
oggi la scuola psicoanalitica, distinse quattro tipi di
nevrosi: le nevrosi d'angoscia, le fobie, le nevrosi
ossessive e l'isteria.
Nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi
psichici (DSM IV), largamente usato, sono elencate
isteria, fobie, disturbi anancastici, nevrastenici e
ipocondriaci, depressioni distimiche, sindromi d'angoscia
generalizzate, disturbi dissociativi e sindromi dolorose
psicogeniche.
Il disturbo nevrotico è un disturbo mentale senza base
organica dimostrabile, nel quale il paziente pùo avere
una considerevole introspezione e ha un contatto con la
realtà non alterato, in quanto in genere non confonde le
proprie esperienze e fantasie patologiche soggettive con
la realtà esterna.
Il comportamento può essere notevolmente alterato, per
quanto in genere rimanga entro limiti sociali
accettabili.
La personalità non è disorganizzata. Le principali
manifestazioni comprendono eccessiva ansia, sintomi
isterici, fobie, sintomi ossessivi e compulsivi e
depressione.
Nonostante la definizione di nevrosi sia vaga e la sua
spiegazione sia tanto complessa, questo concetto
comprende un gruppo osservabile di stati psichici
dolorosi che non vengono coperti da altre definizioni.
Paranoide
Termine
descrittivo che indica o idee dominanti patologiche o
idee deliranti di autoriferimento che riguardano uno o
più temi diversi, sopratutto persecuzione, amore, odio,
invidia, gelosia, onore, litigio, grandezza e
soprannaturale.
Può essere associato con una psicosi organica; una
reazione tossica; una condizione schizofrenica; una
sindrome indipendente; una reazione ad uno stress emotivo
o a un disturbo della personalità .
Psicosi
Termine usato per
un gruppo eterogeneo di condizioni che hanno in comune
una grave alterazione delle funzioni mentali (escluso il
ritardo mentale) associata ad un disturbo del contatto
psicologico con la realtà ed in genere a comportamento
sociale aberrante.
I disturbi della coscienza, della memoria, dell'umore,
della percezione, del pensiero o del comportamento
psicomotorio sono manifestazioni cliniche preminenti che
dipendono dalla natura della psicosi e l'introspezione è
spesso notevolmente carente.
La forma aggettivale "psicotico" è spesso
usata in senso puramente descrittivo per indicare la
presenza di certi sintomi come idee paranoidi,
allucinazioni e disturbi del pensiero.
Da un punto di vista etiologico le psicosi sono
generalmente suddivise in forme con malattia fisica
evidente che interessa le funzioni cerebrali (psicosi
organiche) e forme con patologia strutturale o metabolica
indeterminata (psicosi funzionali o endogene).
Stress
Un termine
introdotto nella fisiologia umana da Cannon all'inizio
degli anni 20 per indicare tutti gli stimoli fisici,
chimici, emozionali che superano una certa soglia critica
e interrompono un equilibrio interno dell'organismo.
Nella "sindrome generale di adattamento"
descritta da Selye (1950) il termine ha modificato il suo
significato ed è diventato un denominatore comune per le
risposte non specifiche dell'organismo a tali stimoli.
Nell'uso corrente viene utilizzato in modo
intercambiabile per descrivere vari stimoli avversi di
intensità eccessiva; le risposte fisiologiche,
comportamentali e soggettive ad essi; il contesto che
media l'incontro tra l'individuo e gli stimoli
stressanti; o tutti questi concetti insieme.
Il termine è chiaramente abusato e dovrebbe essere
utilizzato più cautamente.
Distimia
Stato depressivo
dell'umore associato a sintomi spesso neurastenici,
ipocondriaci.
Originariamente il termine si riferiva ad una condizione
protratta di malinconia. Più recentemente è stato
utilizzato per indicare quelle forme di nevrosi che sono
contemporaneamente caratterizzate da una accresciuta
forma di introversione (depressioni reattive, fobie,
nevrosi ossessive).
Ipocondria
Distrubo nevrotico
in cui la caratteristica principale è l'eccessiva
preoccupazione per la propria salute in generale o per
l'integrità e la funzionalità di qualche parte del
proprio corpo, meno frequentemente, per la propria mente.
Isteria
Malattia mentale
nella quale si manifesta sia un restringimento del campo
di coscienza sia un disturbo delle funzioni motorie e
sensoriali e che sembrano poter comportare un vantaggio
psicologico o un valore simbolico.
L'isteria tende ad essere caratterizzata da fenomeni di
conversione e la sintomatologia tende spesso a
caratterizzarsi come risposta all'ambiente o a reazioni
emozionali opprimenti ed apparentemente inaffrontabili
dal soggetto.
Il confine con la simulazione è spesso molto labile.
Conversione
Si indica con tale
termine la trasformazione di un conflitto psichico in
sintomo fisico delegato a rappresentare un conflitto
simbolico intrapsichico o l'appagamento di un desiderio.
Narcisismo
Con questo termine
si indica la tendenza ad ammirare le proprie azioni ed i
propri attributi corporei.
Il narcisismo non viene considerata una forma di
perversione, in quanto non si riferisce ad una
soddisfazione sessuale ma può, anche in un normale
sviluppo, far di se stesso l'oggetto d'amore.
Perversione
Con tale termine
viene indicato un comportamento sessuale aberrante ed
illeggittimo. Fra le perversioni si annoverano la
bestialità, l'esibizionismo, il feticismo, il sadismo,
il masochismo mentre ne sono esclusi la violenza carnale,
l'incesto e la promiscuità.
La teoria psicoanalitica ritiene che la perversione sia
presente nel bambino ("perverso polimorfo")
come una una normale tappa dello sviluppo sessuale mentre
la presenza di tali patologie nell'adulto indica
un'arresto dello sviluppo della personalità e della
sessualità e la sua fissazione ad uno stadio
pregenitale.
Le perversioni sono, in ogni caso, un costante fattore di
disturbo della normale energia sessuale (libido).
Libido
Secondo la teoria
psicoanalitica la libido è l'energia sessuale dalla
quale l'uomo viene attivato a trarre piacere dalle zone
erogene del corpo.
In psichiatria la libido viene intesa, invece, in senso
più generale ed identifica la totalità ed il grado
dell'interesse amoroso o genitale dell'individuo.
Complesso
di inferiorità
L'espressione
"complesso di inferiorità" evidenzia le
debolezze presenti in ogni individuo, siano esse reali o
immaginarie, fisiche, psichiche o sociali, e mette
inoltre in rilievo la forte tendenza alla ricerca della
perfezione e della totalità.
Deprivazione
In psicologia
clinica questa definizione indica una delle cause
principali dei disturbi psichici. Si suppone che esista
un meccanismo per cui una carenza di cure o di stimoli da
parte dell'ambiente condurrebbero a uno sviluppo psichico
insufficiente, che non può venire recuperato o
riequilibrato in seguito.
Vi si contrappongono esperienze di autostimolazione che
non permettono uno stato psichico carente. Perciò
attualmente il concetto teorico di deprivazione è ancora
poco chiaro. Non tutte le forme di ritiro dalla vita
sociale portano all'insorgenza di disturbi psichici.
Una serie di situazioni di deprivazione sono considerate
particolarmente pericolose: mancanza della madre,
isolamento, ospedalizzazione, perdita del partner,
disoccupazione, autoalienazione, frustrazione di bisogni
centrali, perdita del retroterra culturale, retrocessione
di status, danni alla socializzazione, isolamento nella
vecchiaia.
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