Augusto Battaglia.

 

Scheda : Augusto Battaglia e’ nato a Milano il 27 Marzo 1948, Laurea in lettere moderne, operatore sociale. Eletto con il sistema maggioritario nella XV circoscrizione Lazio. Iscritto al gruppo Parlamentare dei Democratici di Sinistra gia’ deputato nella legislatura XI. Proposte di legge presentate - Ordinamento della professione del sociologo - Disciplina della professione di educatore sociale - Nuove norme sulla mutualita’ volontaria integrativa - Ordinamento della professione di chimico e tecnologo farmaceutico e istituzione del relativo albo professionale - Disciplina della professione di assistente domiciliare e dei servizi tutelari - Norme per la vigenza triennale dei contatti collettivi nazionali di lavoro per il personale delle Ferrovie dello Stato - Modifica alla legge 24 dicembre 1993 n 560 recante norme in materia di alienzazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e norme sull’alienzazione del patrimonio immobiliare delle Ferrovie dello Stato - Norme in materia di contributi dello Stato ed enti e associazioni di promozione sociale - Norme in materia di esercizio della pranoterapia - Norme per l’integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati - Norme sull’inserimento al lavoro delle persone handicappate - Riconoscimento delle associazioni rappresentative.

Al Parlamentare Augusto Battaglia, - Namir - ha chiesto gentilmente, di scriverci un articolo, sul perche’ siamo entrati in Europa, malgrado la grossa crisi economica e il cambiamento in atto che ci troviamo ad affrontare nel nostro paese dopo aver fatto questo passo. -

Perchè mai dobbiamo entrare in Europa? E’ la domanda che insistentemente mi sono sentito rivolgere nel bel mezzo dello sforzo che il nostro Paese, e soprattutto i cittadini italiani hanno fatto per raggiungere i fatidici parametri di Maastricht. Perche tanti sacrifici? E quali vantaggi ne trarremo noi e i nostri figli? Le ragioni sono tante, e sono in primo luogo di natura economica, legate cioè a quel grande e complesso fenomeno che passa sotto il nome di globalizzazione dei mercati, della finanza, dell’economia. Il mondo è ormai una casa comune e i prodotti sfornati dalle nostre industrie devono oggi misurarsi in un mercato più vasto e competere con tutto ciò che viene realizzato in sistemi economici emergenti e dinamici, come quello Cinese o di Taiwan. Paesi ricchi di braccia e di risorse naturali, dove la manodopera costa meno e l’economia cresce a ritmi dirompenti.Competere, ma anche cooperare con le economie emergenti, cosi come con le economie più avanzate degli Stati Uniti e del Giappone, non è oggi un’impresa che può affrontare un solo paese. Il livello di benessere e la qualità della nostra vita sono legati alla capacità di specializzare le produzioni, all’impegno nella ricerca scientifica e nell’innovazione tecnologica, alla solidità delle basi finanziarie, che non possono essere appesantite da un eccessivo debito pubblico, alla forza della moneta.Senza la cooperazione, l’integrazione dei sistemi economici dei diversi paesi dell’Europa, senza la moneta unica non è possibile rispondere a questa sfida.Cosi come solo una forte e convinta collaborazione può consentire al vecchio continente di fronteggiare fenomeni nuovi e trasformazioni epocali quali sono quelle legate ai robusti flussi migratori che interessano tutte le aree sviluppate del mondo. Sottrarsi alla domanda di benessere, di lavoro, di progresso che si leva con forza dai paesi dell’Est, dalle regioni Indiane o dalle popolazioni Magrebine, produrrebbe tensioni e conflitti dalle conseguenze drammatiche per l’intero pianeta. Cosi come è interesse comune di Italia, Francia, Spagna, Grecia creare un nuovo equilibrio economico, sociale e demografico nel bacino del Mediterraneo. E non vi è alcun dubbio che ciò sarà possibile solo se si svilupperanno politiche concrete per accogliere la domanda di lavoro di milioni di emigranti ed al tempo stesso per aiutare le economie dei loro paesi di origine a crescere e svilupparsi per produrre ricchezza e benessere. Se si riusciranno a governare i flussi migratori, non privando al tempo stesso tutti noi della libertà di circolare da Roma a Parigi, a Bonn, a Madrid senza dogane né frontiere, come è oggi possibile grazie al trattato di Scenghen. Ma l’Europa può anche aiutarci a risolvere più adeguatamente tanti problemi che accomunano il mondo più sviluppato, le grandi metropoli multietniche, con i problemi e le tensioni della diversità di razze, religioni, lingue e abitudini. Le società a crescita zero, dove nascono pochi figli. Le popolazioni invecchiano e si diffonde il disagio tra i giovani. Dove lo sviluppo delle tecnologie aumenta la ricchezza ma riduce le possibilità di occupazione. Dove categorie emergenti come i disabili rivendicano un posto a pieno titolo nella società. Siamo tutti alla ricerca di un nuovo modello di sicurezza e di tutela sociale. I sistemi tradizionali sono ormai inadeguati, incapaci di rispondere ai nuovi bisogni. Non basta più oggi garantire a tutti l’istruzione, le cure mediche ed una pensione. Aumenta la durata della vita e con essa il bisogno di tutelare i non autosufficienti. Per chi non ha lavoro occorre formazione, un reddito minimo, ma soprattutto nuove opportunità di occupazione. L’adozione dell’Euro, la moneta unica, segna quindi un’ulteriore tappa nel lungo cammino di una graduale integrazione dei sistemi economici e politici avviata sin dal dopoguerra a partire dal trattato di Roma. Passo dopo passo si è dato vita alla CECA (Comunità Europa per il Carbone e per l’Acciaio), poi si è passati al Mercato Comune ed alla CEE. La Comunità Economica Europea, prima dei sei, poi dei nove è diventata via via più forte e solida, con l’ingresso di nuovi paesi. Fino alla UE, l’Unione Europea, con la commissione e le altre sue istituzioni, l’elezione democratica, a suffraggio universale, del Parlamento europeo, premessa indispensabile per una più forte unione politica.Si avviano cosi ad adottare un’unica politica economica, fiscale, sociale, estera, della difesa paesi che solo cinquant’anni fà erano stati teatro del più drammatico e devastante conflitto della storia. Quegli stessi popoli che si erano combattuti e distrutti a colpi di cannone, vittime dell’ideologia nazionalista e di devastanti dittature, che hanno poi vissuto il dopoguerra delle divisioni, della guerra fredda, hanno saputo abbattere i muri e costruire moderne istituzioni democratiche. Si sono liberati dall’impaccio dei dazi e delle frontiere. Ed oggi costituiscono un forte polo di attrazione per tutti i paesi del continente che premono per entrare nell’Unione, perché vedono in essa una grande area di sviluppo, di benessere e di pace. Solo questo dovrebbe bastare a convincere i più scettici e recalcitranti che siamo sulla strada giusta e che tanti sacrifici non solo non sono stati inutili, ma costituiscono il migliore investimento che si poteva fare per il futuro delle giovani generazioni.

Augusto Battaglia.