Questa
lettera e' giunta alla nostra redazione in modo alcuanto
fortunato. Abbiamo aperto infatti una discussione
sull'Otto Marzo a fra i tanti che ci hanno scritto ci e'
giunta anche quella che in queste pagine abbiamo
pubblicato. Non possiamo rintracciarne la scrittrice che
con tanto amore e precisione ci ha descritto, nei limiti
dello spazio a sua disposizione, un mondo che per tanti
versi, pur conoscendolo, non avevamo mai approfondito.Non
possiamo e non vogliamo aggiungere nulla, solo uno
speciale vero ringraziamento nei suoi confronti e per la
cultura - drammatica - riflessiva - altra - che ci ha
consegnato e consigliato ......... Infibulazione. Nella cultura islamica, la circoncisione è conosciuta come - sunna - che in arabo significa "tradizione" poiché viene suggerita da alcune ahadith (massime del profeta Maometto). Questa è l'unica forma che può essere eguagliata alla circoncisione maschile nella quale il prepuzio del pene viene rimosso. La clitoridectomia o recisione è la pratica più comune e implica la rimozione dell'intera clitoride insieme con tutta o una parte delle piccole labbra. Nell'arabo classico questa forma viene chiamata khafd che significa riduzione ed è più popolarmente conosciuta con il termine tahara che ha il significato di purificazione. L'infibulazione è la forma più severa di questa pratica. Il termine deriva dal latino fibula, la spilla utilizzata per agganciare la toga romana. La fibula era usata inoltre per prevenire il rapporto sessuale tra gli schiavi; veniva fissata attraverso le grandi labbra delle donne e attraverso il prepuzio degli uomini. Questo aveva lo scopo di assicurare la fedeltà delle schiave, di evitare gravidanze che avrebbero ostacolato il loro lavoro e infine d'impedire agli schiavi o ai gladiatori di affaticarsi con le donne. L'infibulazione è conosciuta anche come "circoncisione faraonica", perché si crede che venisse praticata in Egitto durante il periodo delle dinastie dei Faraoni (2850-525 A.C.). L'infibulazione comporta il taglio della clitoride, delle piccole labbra e delle grandi labbra. A seconda dei differenti costumi, la ferita viene cucita con filo di seta o per suture (in Sudan) o con spine di acacia (in Somalia). Per facilitare la cicatrizzazione vengono impiegate sostanze adesive come il mal-mal ( una mistura di pasta composta da zucchero e gomma), tuorlo d'uovo e zucchero, succo di limone o miscugli di erbe. Le ceneri usate per controllare l'emorragia, in special modo nelle aree rurali dell'Africa occidentale, sono spesso causa d'infezioni violente. In seguito all'operazione, le gambe della ragazza vengono legate e viene così immobilizzata per diverse settimane finché la ferita non guarisce. in seguito ad ogni nascita la reinfibulazione viene praticata per restituire al corpo della donna la sua "condizione prematrimoniale". Gli strumenti impiegati per compiere l'infibulazione comprendono coltelli, lame di rasoi, forbici e pezzi di vetro. Raramente questi strumenti vengono sterilizzati prima dell'operazione e tranne che negli ospedali, l'anestesia non è quasi mai impiegata. Tradizionalmente, l'operazione è eseguita dalle donne più anziane, di solito levatrici locali, conosciute come Gedda in Somalia o Daya in Egitto e in Sudan. Per le levatrici, queste operazioni costituiscono una fonte redditizia di guadagno. Nel Mali e nel Senegal questa pratica viene condotta da donne appartenenti alla casta dei "fabbri", dotate della conoscenza dell'occulto. Nelle aree urbane di questi paesi, le operazioni vengono frequentemente eseguite negli ospedali da medici professionsti. L'età per la circoncisione cambia sia geograficamente che per gruppo etnico di appartenenza. Sebbene l'età per la pratica varia da una settimana di età fino ai venti anni, viene eseguita sempre più spesso su bambine tra i tre e gli otto anni. Recentemente si è verificata una tendenza verso un'età persino più prematura per minimizzare la resistenza al terribile dolore. Verzin (1975) ha sintetizzato le età in cui la circoncisione femminile viene effettuata come segue: otto giorni dalla nascita - Etiopia; dieci settimane dalla nascita - Arabia; dai tre ai quattro anni (circoncisione e recisione) - Somalia; dai tre agli otto anni - Egitto; dai cinque agli otto anni - Sudan; dagli otto ai dieci anni (infibulazione) - Somalia; poco dopo il matrimonio - Tribù Masai. L'origine della pratica della infibulazione è sconosciuta. Non esistono testimonianze conclusive che indichino come e quando l'usanza sia iniziata e in che modo si sia diffusa. Non vi è accordo se le operazioni siano nate in un posto per poi diffondersi, o se queste venissero praticate da differenti gruppi etnici in aree diverse e in diversi periodi. Tuttavia esistono due teorie principali che riguardano le origini della pratica: una sostiene che l'usanza iniziò in un luogo (la penisola araba o l'Egitto) per poi propagarsi in altri posti; l'altra argomenta che questa visione sia abbastanza improbabile perché le operazioni sono talmente diffuse che non possono aver avuto origini comuni. Per gli autori che sostengono quest'ultima teoria, la pratica si sviluppò in maniera indipendente, in posti diversi e in momenti storici differenti. Sembra che in tutte le società in cui la circoncisione femminile viene praticata ci sia anche quella maschile. La circoncisione maschile è raffigurata in rilievi della tomba egiziana di Ankh-Ma Hor della sesta dinastia (2340-2180 A.C.) e in altre rappresentazioni egiziane che risalgono ai tempi faraonici. Ma risulta poco chiaro se la recisione e l'infibulazione ebbero uno sviluppo parallelo. Comunque, per il primo millennio A.C., c'è la prova certa che il costume fosse praticato in Egitto. La più antica fonte conosciuta che registra l'uso è l'opera di Erodoto (484-424 A.C.). Egli afferma che la recisione era praticata dai fenici, dagli ittiti e dagli etiopi, come pure dagli egiziani. Attorno al 25 A.C., Strabone, il geografo e storico greco, racconta che gli egiziani circoncidevano i ragazzi e praticavano la recisione alle ragazze. Un'altra testimonianza si trova anche nella letteratura medica. Soramus, un medico greco, il quale praticava intorno al 8 A.D. ad Alessandria e a Roma, fornisce una descrizione dettagliata dell'operazione della recisione e degli arnesi impiegati in Egitto. Un altro medico, Aetius (502-575 A.D.), descrive l'operazione in maniera simile. Entrambi sostengono che lo scopo era quello di far diminuire il desiderio sessuale femminile. Inoltre, alcuni archeologi asseriscono che le buone condizioni di conservazione delle mummie egiziane testimoniano l'usanza della clitoridectomia. Generalmente si conviene che la recisione fosse praticata soprattutto dalle classi governanti, era un segno distintivo per le donne appartenenti alle famiglie reali e per la casta dei sacerdoti d'Egitto. Si pensava che le donne fossero le sole detentrici dell'arte magica e l'infibulazione era il tentativo di tenere sotto controllo questo "potere". Secondo alcune fonti, ebrei e arabi acquisirono le pratiche della clitoridectomia e dell'infibulazione in Egitto. Durante la conquista del nord Africa gli arabi raccolsero questi usi e li diffusero in altre parti del mondo. Linfibulazione è praticata principalmente da musulmani, ma anche da cristiani, animisti, atei ed ebrei (anche se solo dai Fellashas che abitano in prossimità del Gondar in Etiopia). L'usanza è estesa in quelle aree in cui predominano la povertà, l'analfabetismo e precarie condizioni sanitarie e laddove lo stato socioeconomico delle donne è basso. L'infibulazione viene messa in pratica in più di ventisei regioni del continente africano, in alcune zone della penisola araba e in Asia. La recisione è documentata nel sud della penisola araba e nei luoghi circostanti il Golfo Persico, che includono lo Yemen del sud, l'Oman, gli Emirati Arabi e il Bahrain. L'infibulazione viene praticata dai musulmani in Somalia, in quei territori abitati dai somali in Etiopia, Kenya e Djibouti, nel Sudan (eccezione fatta per i non musulmani residenti nel sud della provincia), nella Nigeria del nord e in alcune parti del Mali. Le forme più blande dellinfifulazione, che sono probabilmente legate al processo d'islamizzazione, sono eseguite in Asia dalle popolazioni musulmane della Malesia e dell'Indonesia. Secondo alcuni autori, la pratica è stata riscontrata anche tra le tribù aborigene dell'Australia come pure tra quelle del Pakistan, Sri Lanka, Perù, Brasile, Messico dell'est e in Russia. Ma questi sono casi sporadici ed isolati. La pratica non è presente solo nelle società non occidentali. Gli immigrati africani hanno portato queste usanze negli Stati Uniti e in Europa, in particolare in Gran Bretagna e Francia. Nel tentativo di spiegare le ragioni della infibulazione prenderò in considerazione: a) l`associazione con la religione; b) le credenze culturali e l'immagine del corpo; c) la tradizione (a) Malgrado la infibulazione non sia centrale all'insegnamento delle tre religioni monoteistiche (giudaismo, cristianesimo e islamismo), alle quali la maggior parte dei gruppi praticanti appartengono, si ritiene che la pratica sia un requisito religioso. La risposta più comune per giustificare il costume è per mantenere fede ai comandamenti religiosi. La religione che ha maggiormente abbracciato quest'usanza è l'islamismo. non tutti i musulmani seguono il costume, come negli esempi dell'Arabia Saudita, Iraq, Iran, Algeria, Marocco, Tunisia e Libia. La visione comune sostenuta dalle religioni, che la sessualità femminile abbia bisogno di essere controllata, considera il sesso come "qualcosa" di vergognoso che può essere praticato esclusivamente all'interno della struttura di un matrimonio ufficiale, a fini riproduttivi. La 'purezza sessuale' di una donna rappresenta l'onore della famiglia; qualsiasi trasgressione viene condannata sia dalla famiglia sia dalla società. Perciò la rimozione degli organi genitali femminili esterni è un provvedimento atto a ridurre il desiderio sessuale, necessario per salvaguardare la verginità e l'onore della donna e per rafforzare la sua fedeltà. Viene inoltre considerata necessaria per impedire la masturbazione, proibita dalla legge islamica. La clitoridectomia e l'infibulazione non erano prescritte dal Corano ma sono state associate ad esso. In un hadith, viene riportato che a Medina il profeta Maometto disse ad una donna che voleva sottoporsi all'operazione: "Tocca ma non distruggere; è più illuminante per la donna e più piacevole per il marito" e in un'altra dichiarazione il profeta dice: "Non eccedere, è piacevole per la donna e preferibile per l'uomo. (Abdalla)". Queste affermazioni confermano l'atteggiamento positivo delle scritture sacre islamiche verso la sessualità, piuttosto che il contrario. Un altro hadith, attribuito al Profeta, asserisce che la circoncisione è una necessità per gli uomini, ma solamente un "ornamento" per le donne.Si ritrova anche tra i cristiani e gli ebrei. Anche queste religioni di tipo patriarcale condividono la credenza che la sessualità delle donne debba essere repressa perché è essenzialmente peccaminosa e incita alla tentazione. Le donne sono ritenute più inclini alle passioni e alle emozioni, piuttosto che all'intelletto e alla condotta razionale. Anche in queste religioni la pratica non è ordinata dalle sacre scritture ma fuorvianti interpretazioni dei principi religiosi hanno aiutato la sua legittimizzazione. (b) In aggiunta alla religione, sono state avanzate molte considerazioni al fine di spiegarla. Secondo una delle interpretazione la pratica è stata vista come un'offerta o un sacrificio alla divinità della fertilità. Le società che credono nella natura duale e androgina dei bambini pensano che la parte femminile della natura dei ragazzi risieda nel prepuzio del pene, mentre la parte maschile della natura delle ragazze risiede nella clitoride. Come parte del rito di passaggio nel mondo degli adulti, gli adolescenti devono perdere i segni della loro dualità sessuale, così da poter assumere il loro ruolo di adulti. L'alterazione genitale realizza la definizione sociale del sesso di un bambino e l'affermazione dell'identità del genere. Nel Mali, i Bambara e i Dogon credono che i bambini abbiano due anime; l'anima femminile del ragazzo risiede nelprepuzio (elemento sessuale femminile) e l'anima maschile della ragazza" è nella clitoride (elemento sessuale maschile). I ragazzi e le ragazze sono considerati impuri poiché possiedono elementi di entrambi i sessi. Di conseguenza, la circoncisione maschile diventa necessaria per rimuovere l'aspetto femminile dell'anatomia del ragazzo, mentre la clitoridectomia elimina l'aspetto fallico dell'anatomia sessuale delle donne. Il prepuzio e la clitoride sono considerati la sede di una forza demoniaca del disordine chiamata Wanzo la quale impedisce la fertilità e l'accesso al mondo degli adulti. La circoncisione ha quindi il duplice compito di definire l'identità del genere e di distruggere il potere malefico. Alcuni studiosi interpretano la pratica in termini di "riti iniziatici" come passaggio dalla pubertà all'età adulta. Nella tradizione di molti gruppi etnici (nel Sudan settentrionale i Kikuyu nel Kenya, i Toguana in Costa D'Avorio, i Bambara nel Mali), l'evento è accompagnato da una cerimonia elaborata, con rituali carichi di significati simbolici (canzoni, danze, abiti speciali e cibo). Nel Sudan la ragazza che deve essere sottoposta all'operazione è chiamata arusa, la" giovane sposa", che allude "al futuro legame matrimoniale e al ruolo sessuale della futura moglie". La donna è vestita da sposa, indossa gioielli d'oro ed è abbellita con l'henna. Le donne che partecipano alla cerimonia incoraggiano la ragazza con lo zagarid (ululato per un lieto evento). In seguito all'operazione la ragazza viene distesa su un letto e adornata con fili rossi, con una collana di perle e con uno scarabeo che sono ritenuti capaci di accelerare il processo di guarigione e di proteggere dal male. Le ragazze ricevono doni in soldi, oro e abiti. I regali che si accompagnano all'elaborata cerimonia così come la competizione dei propri coetanei servono come forte allettamento per le giovani ragazze. Alcune tribù conducono la ragazza ad un fiume, preferibilmente al tramonto, che è anche una forma di mushahra (cura) della condizione di kabsa (pericolo rituale) che colpisce le ragazze da poco circoncise. La celebrazione segue un modello simile per tutte le classi sociali ed è praticata ancora oggi. In altre aree, come la Somalia, il rituale è molto meno elaborato. La cerimonia include tè, dolci e porridge con ghee (burro). Durante l'operazione i parenti e le donne, che seguono l'evento, cantano e gridano per coprire le urla della vittima e per offrire un sostegno emotivo. Dopo l'operazione, la ragazza deve rimanere in casa per un periodo di quaranta giorni per salvaguardarsi dai jinns (influenze malefiche) che si ritiene possano scatenarsi nel periodo che segue un evento importante (circoncisione, matrimonio, nascita o funerale). Nelle aree urbane l'operazione avviene durante le vacanze scolastiche (da luglio a ottobre); in quelle rurali il periodo abituale è la fine della primavera o l'autunno perché coincide con il termine della stagione piovosa e le ragazze sono ben nutrite e in grado di tollerare l'operazione. Certi gruppi etnici come i Tagouana della Costa D'Avorio, credono invece che la circoncisione intensifichi la fertilità. Ironicamente l'operazione è spesso la causa di gravi problemi di salute il cui risultato è la sterilità. Altre tribù come i Mossi dell'Alto Volta e i Dogon del Mali credono che la clitoride sia un organo pericoloso. Si pensa che durante il parto il contatto con la clitoride possa provocare la morte del nascituro. I Bambara del Mali credono addirittura che la clitoride possa uccidere un uomo se, durante il rapporto, entra in contatto con il suo pene. Un'altra ragione per la pratica consiste nel ritenere che la clitoridectomia' sia necessaria per diventare `puliti' e `puri'. Specialmente in paesi dell'Africa orientale (Egitto, Sudan,Somalia, Etiopia), i genitali femminili esterni sono considerati "sporchi". Per esempio, in Egitto la ragazza non ancora circoncisa è chiamata nigsa (impura, sporca) e nel Sudan il termine colloquiale per la circoncisione è tahur (depurazione, purificazione). Per di più, nel Mali, la clitoride è considerata `brutta' che diventa una giustificazione per la recisione. Anche in Mauritania, la clitoridectomia è eseguita per bellezza ed è conosciuta come tizian, che significa rendere più belli, e gaad che vuol dire tagliare e rendere uniforme. Come già visto, il concetto di bellezza e dell'immagine del corpo varia da cultura a cultura. "Tutte le culture possiedono una propria nozione su come il corpo dovrebbe essere modellato, sulle sue dimensione e sul suo ornamento. Le immagini di come dovrebbe essere un "bel" corpo sono incredibilmente varie; l'apparenza formale del corpo in un gruppo potrebbe sembrare non del tutto umana a un rappresentante di un altro gruppo". I gruppi etnici dell'Africa occidentale, Australia, Nuova Guinea, Nuova Zelanda, Melanesia e Polinesia praticano il tatuaggio dei visi. Invece di usare i colori incidono la loro faccia con disegni simbolici. L'operazione è talmente dolorosa ed il loro viso così tumefatto che, per nutrirsi, hanno bisogno di imbuti speciali. In Nuova Zelanda , le donne e gli uomini oltre al viso si tatuano cosce e natiche. L'arte del tatuaggio è un'operazione lunga e dolorosa eseguita da artigiani esperti i quali si servono dell'ushi, uno strumento sottile e appuntito con un'estremità tagliente di diverse misure. La fine dell'operazione è spesso segnata da una funzione sociale e da una festa cerimoniale. Alcune popolazioni indigene che abitano in villaggi dell'Amazzonia brasiliana praticano l'allargamento del labbro e dell'orecchio. I Ge, i Tchikrin e i Kayapo perforano i lobi dei neonati con dei grandi tappi per le orecchie a forma di sigaro. Al momento dello svezzamento, le labbra dei bambini vengono forate e gradualmente allargate. Anche nei paesi occidentali sono diffusi "miglioramenti" del corpo piuttosto dolorosi. La chirurgia estetica, che comprende la riduzione o l'aumento del seno, la liposuzione, il lifting facciale, è largamente eseguita per una specifica immagine del corpo. Per una famiglia tradizionale è estremamente raro mettere in discussione l'essenza dell'usanza che è sostenuta da una consuetudine profondamente radicata. La tradizione viene data per scontata, "porta con sé la sua stessa validità e lo status quo non è mai messo in dubbio". Sembra che le `ragioni' siano razionalizzazioni che tentano di spiegare un costume che "si è così completamente intessuto nella struttura di alcune società, che le "ragioni" non sono più particolarmente rilevanti, poiché invalidandole la pratica non cessa". L'infibulazione è profondamente radicata in paesi sottosviluppati dove l'analfabetismo e la miseria sono molto diffusi, dove le donne devono lottare quotidianamente per sopravvivere e per soddisfare fabbisogni primari. Esse crescono nel contesto delle loro norme culturali, vivono con l'idea che una ragazza non circoncisa sia inaccettabile e non sarà chiesta in matrimonio, che è quasi l'unica soluzione per assicurarsi un futuro. In una cultura in cui i valori, fortemente radicati, di castità prematrimoniale e matrimonio sono intrinsecamente legati all'infibulazione, la sofferenza fisica è preferita all'ostracismo destinato ad una ragazza non circoncisa. Questo spiega perché le donne siano le più convinte sostenitrici della pratica e perché le sofferenze ed il rischio di gravi infezioni siano spesso viste come preferibili alla condizione di essere una reietta non circoncisa. Per diversi secoli il tema dell'infibulazione è stato nascosto nel segreto e nei tabù. Recentemente il problema è stato portato alla luce da femministe, professionisti sanitari e scienziati sociali. La pratica ha suscitato in occidente una reazione di grande sdegno, orrore e condanna. Se da una parte questo ha aiutato a rompere il silenzio intorno all'argomento, dall'altra, senza il riconoscimento della complessità e delicatezza del problema, ha aumentato la distanza tra i movimenti femministidell'occidente e quelli del Terzo Mondo.L'occidente interpreta la infibulazione come una forma di tortura e di violazione dei diritti umani fondamentali. L'indignazione dell'occidente è stata respinta come imperialistica, ignorante e aggressiva. Alcune femministe africane hanno criticato la campagna occidentale contro la pratica denunciandone "l'ignoranza" e "la totale mancanza di considerazione del particolare contesto nel quale le donne africane stanno lottando". La risposta è stata che "è essenzialmente del popolo africano e in particolare delle donne africane, il compito di decidere di mobilitarsi e combattere contro certi aspetti della loro realtà - quelli che vanno cambiati più urgentemente e di decidere in che modo quella lotta dovrebbe essere intrapresa". Hanno enfatizzato il diritto alle differenze culturali e alla difesa dei valori tradizionali. Questa posizione nega agli occidentali il diritto d'interferire in questi problemi culturali. Le femministe occidentali nell'opporsi alla pratica hanno capito che nessun cambiamento è possibile senza la partecipazione consapevole delle donne africane. Le campagne sono iniziate ad essere organizzate con più sensibilità e una migliore comprensione del contesto socio-culturale. La complessità del problema richiede un approccio multidisciplinare di natura comprensiva. Una campagna di successo ha bisogno di una combinazione di interventi legislativi ed educativi sostenuti dai capi religiosi e da quelli civili che ricoprono posizioni influenti nelle loro comunità. Durante il periodo coloniale, i tentativi per abolire la pratica attraverso delle leggi si rivelarono controproducenti. Inizialmente, per prevenire tensioni, i governi coloniali evitarono d'interferire nelle usanze locali di queste società. Quando intervenirono come in Sudan e Kenya, dovettero affrontare un risentimento e un'opposizione locale molto forte. Le leggi speciali promulgate furono interpretate come una minaccia alla solidarietà nazionale e come un'intromissione di ordine culturale e sociale. Le leggi non furono mai accettate e la pratica diventò invece un simbolo di resistenza all'influenza straniera. Anche in altri regioni la infibulazione diventò un simbolo di identità nazionale, tradizione e autenticità. I governi nazionali che seguirono all'indipendenza cercarono di eliminare la MGF tramite le vie legali. Tuttavia, nella maggior parte dei casi, la legislazione non produsse un gran cambiamento e le usanze continuarono ad essere praticate di nascosto. In paesi come l'Egitto e l'Eritrea, l'infibulazione e la clitoridectomia diminuirono, ma non come risultato legislativo. In Egitto, sotto Nasser, le donne ottennero uguali opportunità nel campo educativo e lavorativo. In Eritrea, l'infibulazione fu bandita per merito delle campagne del Fronte di Liberazione del Popolo Eritreo al quale si associarono molte giovani ragazze. Alla fine degli anni ` l'argomento diventò una questione d'interesse internazionale. La pratica fu ampiamente discussa in conferenze promosse da organizzazioni internazionali come l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)67, l'UNICEF (Fondo Internazionale di Emergenza per l'Infanzia delle Nazioni Unite), l'UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, le Scienze e la Cultura) e da varie organizzazioni femminili. Nel 1982 la posizione dell'OMS era diventata molto chiara e determinata. Affermava che "i governi dovrebbero adottare chiare politiche nazionali per abolire la circoncisione femminile e per intensificare i programmi educativi così da informare il pubblico sulla dannosità della circoncisione femminile. In particolare le organizzazioni di donne a livello locale sono incoraggiate ad essere coinvolte, poiché senza la consapevolezza e l'impegno delle donne stesse, i cambiamenti sono poco probabili".68 L'OMS e l' UNICEF assicurarono ai governi la loro disponibilità a sostenere gli sforzi nazionali contro la MGF e a proseguire la collaborazione nella ricerca, diffusione dell'informazione e programmi educativi. L'impegno politico delle femministe e dei gruppi internazionali per l'abolizione della pratica deve capire il contesto specifico per organizzarsi efficacemente per cambiarlo. Gli atteggiamenti eurocentrici che sono ancora impressi nella cultura occidentale dovrebbero essere riconosciuti ed evitati. Ogni cultura segue i propri precetti morali e ha il proprio punto di vista. La maggior parte delle convinzioni riguardo i diritti umani non corrisponde a quelle espresse nel contesto dei dibattiti occidentali. La MGF è praticata da donne che vi credono fortemente. Essa non è percepita come una "mutilazione", ma al contrario è pensata come un atto nel migliore interesse della donna. Nelle parole di Renteln: "La cultura è così potente nel modo in cui forma le percezioni degli individui, che capire il modo di vivere nelle altre società dipende dal riuscire a vedere a fondo in ciò che che si potrebbe chiamare la logica culturale interna". 69 Edvige |