Intervista a Lidia Menapace.

 

 

Cara Lidia, eccoti il libro di Sandro, senza il quale non è possibile parlarne. Il libro è appassionante ed avvincente, come avrai modo di accertartene. Perché ho pensato a te per affiancare Portelli nella presentazione in una biblioteca.. Perché la data del 24. Marzo mi ha ricordato la guerra dei Balcani. Sembra lontanissimo eppure gli echi delle bombe e le urla e tutto il resto sono ancora dentro le orecchie di chi vuole ascoltare e non solo. La pratica della pace ha bisogno di confronti e riscontri e forse anche scontri. Ma è una pratica continua e faticosa, spesso non ha grandi platee o pubblicità: spesso per gridare ha bisogno di essere silenziosa e immobile, ma presente e ferma, incrollabile. Ho pensato a te che conosco da tempo, non personalmente, ma attraverso il cammino politico che in parte, ma molto piccola, mi appartiene. Ho pensato a te per le tue scelte e la tua storia così tanta e così intensa. Mi piace perciò questo confronto tra una lotta, quella partigiana per la quale hai aderito senza riserve, tranne l'unica ovvia del nazionalismo, e una guerra che tuttora, negli embarghi e nell'indifferenza, si perpetua.

Ma sono anche bibliotecario e le parole scritte mi affascinano forse più di quelle dette. Perciò ti propongo alcune domande che verrebbero riportate in una pagina, NAMIR, della biblioteche di Roma. Se avessi modo di visitare questa pagina, interamente gestita dai nostri utenti, con una redazione di cui faccio parte, credo troveresti informazioni interessanti: per esempio il primo numero è interamente dedicato alla guerra dei Balcani con la pubblicazione di lettere dalla Serbia e le impressioni dei lettori e delle lettrici.

Ecco perciò le domande. Di Silvio Cinque.

Solo chi ha idee può anche cambiarle.

1)Abiti all'estrema periferia dell'Italia, più vicina all'Europa che all'Africa. Eppure ti sposti con una sorprendente velocità ed in continuazione in tutti i luoghi della penisola, e non solo, venga richiesta la tua presenza. Che significato assume questo continuo, intenso stato di viaggiatora?

R)Forse è una cosa "genetica". Scherzo, ma osservo che ho avuto un nonno materno (mai conosciuto, ma molto raccontato) che era macchinista e morì per una polmonite presa al lavoro. La nonna aveva naturalmente biglietti gratuiti in quanto vedova di ferroviere morto per cause di servizio e - pur essendo una donna del xix secolo- usava viaggiare e portare con sé me e mia sorella bambine: prima di salire ci conduceva sempre a salutare il "maestro", come si chiamava il macchinista. Col treno ho una antica familiarità. Mio padre poi era appassionato di conoscenze e poiché non eravamo davvero ricchi e non andavamo in villeggiatura, ogni estate programmava un viaggio di istruzione per me e mia sorella in qualche città d'arte. Erano viaggi pienissimi: mio padre ci faceva visitare tutto, i luoghi, i monumenti, le basiliche, i palazzi, i musei. Ho imparato tantissimo; il viaggiare era per me una consuetudine che ha finito per diventare una necessità. Adesso dico di me che sono una vagabonda e quando mi correggono ("vagabonda via, no") rifletto sul fatto che siamo diventati tanto stanziali che il vagabondaggio è un reato o un epiteto offensivo ed essere senza fissa dimora uno stigma negativo.

2) Il tuo percorso politico e la tua vita sono ricchi di svolte e grande decisioni: partigiana nella Resistenza, cattolica di base con Ardigò nel partito della DC (e successivo abbandono), poi nel Pdup, parlamentare nel gruppo misto della sinistra indipendente della regione Lazio, attiva del forum delle donne per la Pace, fino alla militanza (se mi permetti il termine) femminista. Da che cosa è stato determinato?

R) É vero, un percorso ricco di mutamenti, sempre molto partecipati e senza "fini di lucro", anzi pagati allegramente con perdite (ad esempio dell'insegnamento universitario ecc.)

3) cosa insegnavi?

R)Linguistica italiana e metodologia dell'insegnamento della linguistica italiana alla cattolica di Milano.Aderimmo, perché ce ne erano altri come Alberoni, Cordero e Severino, alla prima occupazione studentesca ed io che ero lettrice, ancora non baronessa, ma vice baronessa, persi la cattedra, mentre altri come Severino, ordinario della cattedra di filosofia, ebbe lo stipendio ancora per un anno e poi fu licenziato.

Ad altri l'invito ad abbandonare la cattedra fu ben più pesante come nel caso di Alberoni che minacciarono altrimenti di rivelare la sua relazione extraconiugale!

 

4) Allora avevi tra i tuoi studenti, esponenti di LC, del movimento studentesco e di AO

R)Certo tra i miei allievi c'era Capanna e Lanza, Manconi. Comunque sono solita dire che solo chi ha idee può anche cambiarle. Ma questa è una battuta. La mia iniziale esperienza cattolica ha una motivazione culturale e una politica: quella culturale la curioisità - per me che vivevo in una famiglia laica - del patrimonio ideale e morale del cristianesimo (non della chiesa). Quindi letture dei vangeli in greco, studio della teologia Bonhoeffer e Bloch soprattutto) e anche una intensa esperienza di fede (non di religione). Sono molto contenta di questa fase della mia vita che mi consente di scegliere, nel ricco patrimonio cristiano, le vie le strade della comprensione e di vedere quanto per estraneità profonda verso quell'esperienza, nella sinistra si sbaglino quasi tutte le alleanze e i riconoscimenti, dando credito posti e lunga vita al peggio del cattolicesimo doroteo ed integrista.

La motivazione politica è che quasi solo nelle organizzazioni cattoliche (le uniche ammesse durante il regime) era possibile vedere criticamente la situazione e la Fuci era in particolare attraversata da posizioni antifasciste esplicite. Da lì il passaggio alla DC fu quasi "naturale", anche se ho avuto prima un breve periodo di simpatia per le posizioni di Rodano (in Piemonte dov'ero io, di Felice Balbo). Poi nel 1948 uscii una prima volta dalla DC, ma trasferendomi in Sudtirolo scoprii che quasi l'unica area politica favorevole all'autonomia era la Dc per via di Degasperi e di atri, mentre le sinistre erano per lo stato unitario con riconoscimenti di diritti per la minoranza di lingua tedesca. Resistetti qualche anno e poi ruppi, quando intorno al '68 a sinistra si manifestarono fermenti che mi parevano rivoluzionari. Per fare delle buone riforme sarebbe bastata la sinistra DC e il PC. Correggo alcune inesattezze: non stavo con Ardigò, ma con la corrente chiamata "sinistra di base" (Pistelli, Marcora, Dorigo, Granelli, De Mita) Il femminismo e una politica di pace sono i presupposti del mio attuale impegno politico e culturale, il che mi porta a non avere riferimenti organizzativi di alcun tipo.

5) Cosa vuol dire essere di sinistra oggi?

R) Ho elaborato un pensiero abbastanza strutturato su una cosa che chiamo "sistema pattizio tra forme politiche", una visione dell'economia che tiene conto soprattutto della riproduzione (biologica, domestica e sociale) e una forma di stato antimilitarista, un'Europa neutrale, insomma una cosa articolata e non facilmente riassumibile. E soprattutto quasi solitaria

6) Esiste davvero il potere della parola? come si colloca in un mondo che si rivolge

soprattutto all'effimero del virtuale?

R) La parola resta la forma suprema del comunicare. Uso molto volentieri tutti gli alfabeti che via via si presentano, forme colori suoni e tecniche elettroniche, ma una parte del mio vagabondaggio dipende dal fatto che niente può surrogare l'esperienza diretta, l'incontro nel quale si sentono parole, accenti colori sapori odori dei luoghi e delle persone. Almeno questa è la mia opinione.

 

7) É tempo di grandi pentimenti, richieste di perdono, sconfessioni e distinguo.

Quanto di tutto ciò può essere valido e vero per: la destra, la sinistra, la Chiesa?

R) Il pentimento è una dimensione etica e può essere richiesto a chi riconosce una autorità etica o alla propria coscienza e comporta non vantaggi, ma la ferma decisione di non ripetere gli errori o le colpe delle quali ci si pente. Non credo abbia una dimensione politica o giuridica e sono molto sospettosa verso pentitismi, riconciliazioni sconfessioni et similia. Altra cosa è l'esercizio della critica anche verso il proprio passato: ad esempio una buona analisi critica del cosiddetto socialismo realizzato e delle storture che indusse anche nel PCI non significa demonizzare tutta una esperienza, né all'improvviso scoprire che invece il liberalismo è una straordinaria novità e il liberismo selvaggio il meglio; significa scrivere e fare storia, non organizzare la dimenticanza, coperta da qualche "sorry"

8) Come vedi il movimento femminista nel contesto europeo?

R) I femminismi sono variegati in Italia e in Europa: vi sono somiglianze e differenze: ora molte tra noi stanno lavorando in tutto il mondo e in Europa per organizzare Pechino + 5, a New York, e la Marcia mondiale delle Donne nel 2000 contro la povertà e le violenze, che vedrà anche un appuntamento a Bruxelles in settembre.

Si intende denunciare la crescente povertà delle donne e le violenze. Ricordo che la prima assemblea politica che abbia motivatamente, con una precisa analisi economica e politica di genere, respinto la "globalizzazione" fu per l'appunto il Forum mondiale delle ong. delle donne a Pechino nel 1995.

9) Mi dici cinque titoli di libri che porteresti nella tua valigia di viaggiatora?

R) Proprio per farti dispetto, dirò che viaggiando leggo solo gialli e che mi porterei libri di Patricia Highsmith, di Ruth Rendell, di Patricia Cornwell e di Anne Perry. Gialliste e anche, per lo, più femministe.

Ciao e Grazie da tutta la redazione - Namir -.

Bibliografia di Lidia Menapace.

Ardigò Achille- Menapace Lidia- Sartori Luigi: Pluralismo e servizi sociali. - Centro studi Zancan, 1977

Menapace Lidia: L’ermetismo. Le avanguardie letterarie del Novecento. Ideologia e linguaggio, a cura di Laera F. - Celuc, 1968.

Menapace Lidia: Il futurismo. Le avanguardie letterarie del Novecento. Ideologia e linguaggio, a cura di Laera F. - Celuc, 1968.

Nè in difesa nè in divisa: pacifismo, sicurezza, ambiente, non violenza, forze armate: una discussione fra donne a cura di Lidia Menapace, Chiara Ingrao. Roma : Gruppo misto della sinistra indipendente della Regione Lazio, 1988

Per un movimento di liberazione della donna: saggi e documenti: In appendice: La questione femminile; interventi sul quotidiano Il Manifesto a cura di Lidia Menapace. - Verona : Bertani, 1977

Menapace, Lidia: La Democrazia Cristiana. - Mazzotta, 1974

Menapace Lidia: Economia politica della differenza sessuale. - Felina, 1987