Paco Ignacio Taibo II ed é del 1996.

di silvio cinque

Sentendo che il campo di Battaglia, per i tipi della Marco Tropea, collana i Mirti. Interessante il prologo dello stesso Paco Ignacio. Di quel período lontano um dato storico político rilevante é stata la sconfitta del PR messicano al potere da 60 anni! Il DF é il distretto federale dentro il quale si sviluppa la storia. Uma storia dentro uma cittá che si chiama Cittá del Messico di 22 milioni di abitanti. Uma cittá che P.I.T.II ama tantissimo ed alla quale rende omaggio com la você di donna della sua protagonista: Olguita, uma sorta di alterego dell´autore perchè come lui, fa la giornalista, é di sinistra, ed appartiene a quella generazione degli anni ´80 alla quale l´autore há dedicato il libro. Ma la storia é quella di Cittá del Messico e lê vicende politiche, sebbene simili a quelle italiane, seguono i tempi ed i ritmi della storia messicana. I tempí ed i ritmi della narrazione corrono veloci come lê macchine che sulla "Insurgentes si contendono lê corsie di márcia" e lê dimensioni del romanzo breve sono quelle geografiche della cittá. I tempi di spostamento sono brillantemente risolti dall´adozione di um ....motociclo. Seguendo il genere per il quale é famoso, l´autore racconta uma storia metropolitana di quotidiana corruzione e criminalitá. Um romanzo giallo che há per protagonisti: la polizia, alcuni cadaveri molto scomodi, uma giornalista piccina e tenace, uma cittá "tentacolare" nello sfondo del DF e di questo clima político Che ogni tanto appare e scompare e rimane come colore trasparente. La protagonista é bem descritta e mi viene da chiedermi se l´autore non abbia uma figlia della stessa etá, per la capacita di descrizioni psicologiche semplici ma molto appropriate della psicologia femminile si´ , ma anche dell´etá, che richiama ad attente e costanti osservazioni dirette. Come per molti altri autori, De Cataldo per esempio, il finale é affidato allá libera interpretazione di ogni lettore, próprio perchè i riferimenti a fatti e persone sono allusivamente casuali, volutamente casuali, in omaggio allá filosofia del libro che compare, in questo caso, nel 13 capitolo. Prima di quel capitolo c´é peró um bellissimo riferimento, pag 62, a certi valori che fanno di Olguita la nostra eroina preferita per almeno um paio di motivi. Cosi il professor Santos fa da interprete autorevole di questi valori ed é in base ad essi che mette in moto la rigorosa e coerente risposta alla domanda fondante di tutto il racconto: a cosa serve il giornalismo. Tornerá su questa risposta allá fine del romanzo, quando tutto sara´ finito ed al capitolo 17, a pagina 111, il prof. Santos sancirà l´inizio di uma categoria di valori e la fine del romanzo. Da allontanare com vigore ogni tentazione di confronto della situazione italiana e della di lei categoria di giornalisti. Invece di questo romanzo "tattico" é da considerare importante l´aspetto relativo allá cittá da inventare. Uma sorta di "grammatica della geografia" che permetta di ambientare l´avvenimento ed il suo tempo all´interno di umo spazio riconoscibile.

Calixthe Beyala: Gli onori perduti per i tipi della "epoché".

di silvio cinque

Il secondo romanzo é di tutt´altro genere. ed anche una piccola foto
Per il compleanno il mio amico e fotografo Cláudio Testa mi há regalato questo romanzo di Calixthe Beyala: Gli onori perduti per i tipi della "epoché". Confesso che non conoscevo né l´una né l´altra e che é stata una piacevolissima sorpresa. Se di Paco conoscevo la capacitá di scrivere "simpatico" addirittura spiritoso, di questa autrice, della quale non conoscevo assolutamente nulla, il primo aspetto che mi há colpito é stata l´ironia. Una ironia feroce e lúcida descritta in punta... di lancia. Cosí mentre l´aereo mi portava in Brasile, il libro di Calixthe mi portava in Camerun. In quasi tredici ore tutto il racconto di una nazione e di una donna, attraverso gli occhi, il corpo e la mente della sua protagonista. Protagonista che ha tre disgrazie da digerire: essere nata, essere nata donna, a dispetto del papá e della di lui cultura patriarcal-maschilista-islamica (ridondanza che esprime peró l´assoluta differenza di genere geografico, storico e culturale) che considera essere femmina piú che una disgrazia: una iattura. La terza disgrazia la lascio alla sorpresa di chi leggerá. L´incipit ricorda il Moby ed anche nel libro di P.I.T.II c´é l´affermazione di identitá che é una presentazione, una provocazione ed una promessa. Cosí va il romanzo con descrizioni in cui echeggia certo epico teatro non solo africano, non a caso il ritratto dell´Autrice é di Egy Volterrani, ed il gusto di narrare fatti storici con il linguaggio quotidiano della vita. Vita di chi vive la vita, vita di donna che resiste all´ultimo inganno della vita: l´amore al quale si cede per vecchiaia e sfinimento credendoci alla fine per curiositá. Ma questa curiositá va difesa in un linguaggio inaccessibile e segreto e questo spiega l´ironico andare del racconto. Perchè é una patina, una cortina fumogena oltre la quale vada chi vuole, se vuole rischiare fin dentro le viscere, le carni vive del dolore cosí normale e quotidiano da ferire se manca.
Se la Olguita Lavandeira di PIT II é cazzuta, la Saida Benerafa di CB é decisamente incazzata, ma alle numerose motivazioni per esserlo non adatta un linguaggio conseguentemente, ma non necessariamente "incazzoso", bensí ironico, tagliente, non risparmiando nessuno e nessuna. Il romanzo corre ed incalza atmosfere devastanti, calure polverose, rotte da improvvisi biblici temporali ed altrettante bibliche epidemie; avvenimenti piú o meno storici in cui l´umanitá che dovrebbe esserne protagonista ne partecipa con un commento corale in cui fa da sfondo e margine. Si sente che la narratrice non ha molta stima delle e dei Cuscussiani e cioé del suo quartiere natio, ma l´attardarsi in descrizioni precise e fulminanti come scudisciate lasciano trapelare talvolta una paziente pietás tutta donnesca. Ed infine la Francia di Parigi e del quartiere dei migranti Belleville. Quante differenze dalla Belleville di Pennac! Se nei romanzi di Pennac Belleville fa da scenario e da sfondo ai protagonisti assoluti, qui il quartiere é parte della gente che ancora é gente d´África e tra le quali giganteggia la principessa. Sferzante e impietosa la descrizione della cena degli intellettuali africani. Un romanzo dunque in cui i capitoli si aprono come nei quadri di una commedia, una commedia umana, di una Balzac d´Africa, ma con una lunga piacevole e ricca contaminazione, in Brasile dicono "mistura" d´Europa, di mondo e di umanitá.

Ecco due libri cosí diversi e comunque cosí intensi. Uno letto un po´in aereo, un po´ tra i dolorosi ozi di Piracicaba: l´altro letto a Rio tra la spiaggia di Copacabana, quella di Ipanema e la stanza 12.11 dell´hotel del Sesc, il sindacato dei Commercianti [una sorta di Enasarco nostrana].



Luoghi e circostanze diversi che hanno in qualche modo determinato la loro lettura e le conseguenti impressioni.
Perchè un libro ha anche questo bellissimo "potere": puó parlarti in mille modi diversi, a seconda dei mille modi che sei. Per questo un libro non si dovrebbe leggere soltanto una volta nella vita....



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