Dal libro L AMBIENTE NEGATO Viaggio nellItalia dei dissesti di Daniele Biacchessi Presentazione di Edo Ronchi Postfazione di Ermete Realacci Editori Riuniti Roma 1999 _____________________________________________________ La discarica (pagg. 43-52) Dovevamo aiutare lopinione pubblica a capire che la diossina è un veleno a effetto ritardato e limmagine della zona incendiata suggeriva in- vece l idea di una pericolosità che cera stata ma non cera più, era finita, spenta. Quante del- le difficoltà che avremmo incontrato in seguito ebbero origine proprio da questo appello che sembrava di cessato pericolo? Laura Conti Pitelli, sponda orientale del golfo di La Spezia. Da lassù si vede il mare davanti alla città e quelle navi militari e civili che entrano ed escono dal porto, ogni giorno, a ogni ora. Dalla collina puoi osservare la bellezza del golfo dei poeti, Portovenere, lisola Palmaria. Le case che stanno laggiù, dallaltra parte della baia, sembrano punti rossi persi in un mare blu intenso. E i lievi pendii che vanno dalle Cinqueterre fino allultima propaggine del promontorio fanno la bellezza di un posto che sa di magia. E stato così fino a quando gli scavi delle discariche abusive hanno distrutto uno spicchio dItalia: sostanze tossico-nocive ammassate luna sullaltra, in un groviglio difficile da sbrogliare. Discariche illegali, costruite dallimprenditore Orazio Duvia, grazie alla compiacenza delle autorizzazioni della giunta regionale ligure. Duvia, il re di Pitelli, che elargisce fiumi di denaro a La Spezia, lex meccanico, luomo che trasforma una rivendita di moto in un impero finanziario formidabile. Sulla collina non ci sono più i pini. La terra è sezionata, tagliata e scavata dalle pale della Sistemi Ambientali, della Ipodec, della Marina Militare, della centrale Enel. Quattordici, quindici discariche che dominano il lungomare dellArsenale di La Spezia. 1 Ho visto i pini sparire dalla macchia mediterranea in meno di una stagione. Dal balcone di una vecchia casa di mare si vedevano caterpillar che troncavano alberi e la collina si trasformava in terrazze senza forma. (pag. 43) Le stesse che una mattina deve aver visto il sostituto procuratore della Repubblica di Asti, Luciano Tarditi, e che altri non hanno voluto vedere. Per anni. Perché dietro a Pitelli cè un mistero. Quello dei fusti di Seveso e delle centrali nucleari russe, dei rifiuti ospedalieri trattati e dei veleni di mezza Europa. Tarditi è un magistrato caparbio. Lavora dodici ore al giorno coadiuvato da un manipolo di poliziotti e carabinieri specializzati in vicende ambientali. Indaga sul traffico nazionale e internazionale dei rifiuti. Lui parte dalla fase successiva allalluvione del 1994: "La mia indagine coinvolge fin da subito la responsabilità della Isa Srl, inquisita nel 1997 in relazione a truffe riconducibili allo smaltimento di rifiuti alluvionali. Ho individuati contattti tra la Isa e la discarica di Pitelli. Metto sotto accusa i responsabili della Isa e acquisisco documenti che provano collegamenti tra la Ati e la Sdm di Pioltello che cura il ritiro di rifiuti ospedalieri presso diverse Usl del Piemonte e della Lombardia. Rifiuti conferiti, in parte, al forno inceneritore di Pitelli. Attraverso un lavoro di intelligence, intercetto un traffico proveniente dal consorzio per la raccolta dei rifiuti solidi urbani di La Spezia, il Conir. Emerge che una quantità di rifiuti è destinata alle discariche del Piemonte mentre la normativa vieta larrivo di sostanze di questo tipo in altre regioni. Il meccanismo attuato è quello solito, del cosiddetto giro bolla e delle false fatturazioni. Ma dietro ogni giro bolla falso esiste una fattura in tutto o in parte falsa riferita a lavorazioni non avvenute". Tarditi offre il racconto davanti ai volti esterrefatti della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, presieduta da Massimo Scalia. E il 2 dicembre 1997. "Indago sulla provenienza dei rifiuti e incrocio le attività della Ipodec, che risulta essere una delle società di Orazio Duvia. Lavoro sulle utenze telefoniche della Ipodec, le stesse della società base, la Contenitori Trasporti. Solo allora comprendo che limpero finanziario di Duvia è costellato da scatole cinesi, da decine di società che seguono il viaggio dei rifiuti in tutte le fasi operative, comprese le bonifiche. La Contenitori Trasporti è proprietaria del sito di Pitelli, affidato in gestioni, attraverso un affitto di azienda, dalla Sistemi Ambientali. (pag. 44) Avvio la fase delle intercettazioni. Ho ascoltato 11mila conversazioni, 350 risultano significative. A Pitelli si svolgevano traffici illegali, penalmente rilevanti. Fatti che si svolgono proprio durante quelle intercettazioni. Si sviluppa il fenomeno del giro bolla, delle falsificazioni, della richiesta ai funzionari responsabili di certificazioni compiacenti. Si truccano davanti ai nostri occhi gare che interessano altre ditte del sistema italiano dei rifiuti. Un quadro davvero impressionante. Riesco a ottenere la rottura dellomertà nellarea spezzina, che contraddistingue tutte le attività inerenti al fenomeno delle discariche. Mi insospettisco perché la discarica di Pitelli si appoggia alla polveriera della Marina militare. Interrogo impiegati, dipendenti e operai della Contenitori Trasporti. Parlano di interramenti illeciti avvenuti negli anni Settanta e Ottanta, che durano fino al 1992, quando Orazio Duvia cede la Sistemi Ambientali, conservando una quota della società. Raccolgo quattro deposizioni che indicano i luoghi precisi in cui vengono sotterrati i corpi di reato. Qualcuno ci mostra perfino fotografie scattate sul posto." Tarditi sa che a San Macuto, dove si riunisce la commissione parlamentare, il circuito audio è aperto ma non si fa problemi nei confronti dei giornalisti che lo stanno ascoltando. Vuole far sapere dove è arrivata la sua inchiesta. Spesso chiede la seduta segreta quando mostra le intercettazioni telefoniche e ambientali. Altre volte va avanti a braccio, con brogliacci scritti nella notte: "Nella prima parte dellindagine sequestro poche decine di metri quadrati di terreno in quattro o cinque punti precisi della discarica. Alcuni sono dentro il perimetro di Pitelli, altri stanno fuori. Il carotaggio del terreno avviene subito ma è difficile giungere ai bidoni perché nel frattempo vengono costruiti almeno quattro piani di discarica. I rifiuti più pericolosi, terribili, stanno in fondo e in questo momento non sono raggiungibili. Allipotesi di associazione a delinquere, aggiungo il reato 2 di disastro ambientale. E sufficiente recarsi sul posto, osservare alcune fotografie e quegli edifici dieci metri dai muri di contenimento. Ci si chiede come è stato possibile concedere autorizzazioni edilizie, con quali coperture. (pag. 45) Perquisizioni accurate negli uffici di Orazio Duvia fanno emergere annotazioni nel libro giornale che portano a nami della pubblica amministrazione. Dalle prime perizie risulta che la terra è impregnata di diossina, forse proveniente dal possibile interramento a Pitelli dei fusti dellIcmesa di Severo. Lindagine epidemiologica in relazione ai tumori non viene effettuata e nelle carte che sequestriamo sono riportati i risultati di analisi sugli eczemi. Il forno inceneritore risulta inadeguato. E un dato sul quale tutti i testimoni sono concordi, tanto che definiscono quel forno una stufa o poco più. Nei giorni precedenti alle misure cautelari ci appostiamo nella zona e fotografiamo lo sversamento dei camion, utilizzando macchine fotografiche con teleobiettivo: uomini di polizia giudiziaria si posizionano in un cimitero. Rileviamo le targhe degli automezzi. Così agli atti risultano foto che evidenziano il ribaltamaneto in discarica di confezioni che somigliano a rifiuti ospedalieri trattati. Sono prove". Da Pitelli passano i 41 fusti frutto della bonifica dellIcmesa di Severo. La Givaudan affida alla Mannesman lincarico di trasportare i residui del reattore dellIcmesa. Vengono caricati sopra un camion da Bernard Paringaux, lautotrasportatore legato ai servizi segreti francesi e di mezzo mondo. La sua missione è chiara fin dallinizio: portare lontano dagli occhi dei giornalisti un carco pericoloso, che potrebbe provare le produzioni militari di Severo: Trova una discarica a Schoenberg, in Germania. Così organizza un viaggio parallelo con la complicità della Regione Lombardia e del responsabile dellUfficio speciale di Severo, Luigi Noé, direttore dellEnea. Ci sono le prove, le fotografie trovate dal giornalista della televisione tedesca Udo Gumpel. Paringaux fa trovare il 13 settembre 1982 in un ex macello di Saint-Quentin, 41 fusti che hanno peso e diametro diversi da quelli veri. Arrivano i giornalisti che raccontano il ritrovamento della polizia francese. Viene avvisata la Hoffman La Roche, proprietaria dellIcmesa: attraverso la consociata Givaudan. li prende in consegna e li brucia nellinceneritore della Ciba Geigy di Basilea. (pag. 46) I fusti falsi non ci sono più, bruciati, volatilizzati. Quelli veri vanno invece a Schoenberg, vicino a Lubecca, la discarica dei veleni radioattivi dove finiscono le scorie delle centrali nucleari russe. Lassessore regionale della Lombardia, il verde Carlo Monguzzi, trova le bolle di accompagnamento del viaggio parallelo e mentre alcuni giornalisti italiani si recano in Germania i fusti di Seveso spariscono di nuovo, tronano in Italia, nella discarica di Pitelli, trenta metri sotto la polveriera, nel sistema intricato di tunnel situati in territorio militare. Sono ancora lì. A meno che qualcuno li abbia portati altrove. Il Secolo XIX del 25 giugno 1988 pubblica unintervista a uno smaltitore di rifiuti illegali pentito. "In dieci anni ho scaricato scorie di ogni tipo in Liguria, Piemonte e in Lombardia. In queste discariche ricordo uno per uno i punti dove ho interrato contenitori colmi di residui chimici. Posso definirmi un inquinatore pentito. Ho lavorato in un certo modo ed era unattività che rendeva bene. Ne ho viste troppe. Ho visto sparire carichi pericolosissimi. E anche quando la stampa scopriva qualcosa e cominciava a sparare a zero sugli inquinatori non cerano problemi. Bastava saper aspettare e trovare unaltra discarica." Tarditi a Italia Radio entra nei particolari: "Le Usl del Piemonte pagavano per incenerire i rifiuti provenienti da ambulatori e sale operatorie. Lorganizzazione invece provvedeva a metterli sotto terra con un costo notevolmente inferiore. 5 giugno 1996. Telefonata intercettata su unutenza sospetta: "Le nuove bolle le faccio io direttamente. Comunque voi fate sparire, non fate vedere niente a nessuno: voi tenete di questo conferimento solo il tagliando di pesata". 27 giugno 1996. Intercettazione telefonica agli atti della magistratura di La Spezia. 3 "Strappate loriginale del verbale che avete voi, lo strappate e mettete per ricevuta una sigla sulla nostra copia". Scattano le manette. I primi arrestati sono dirigenti, amministratori, rappresentanti commerciali della ditta spezzina Sistemi Ambientali, della Contenitori Trasporti, della Ipodec: Giancarlo Motta, Orazio Duvia, Daniele Paletti, Franco Bertolla, Ettore Cozzani, Luca Galli, Marco Callegari, Pietro Bonetti ed Eros Polotti. (pag. 47) Gli indagati nel primo troncone dinchiesta sono 21. Poi linchiesta passa al sostituto procuratore della Repubblica di La Spezia, Silvio Franz. Franz viene sentito dalla commissione dinchiesta sul traffico dei rifiuti, lo stesso giorno dellaudizione di Luciano Tarditi. "Dallindagine sono emersi reati che fanno ipotizzare alla procura di Asti, lassociazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale. Asti ha provveduto a stralciare una parte dellindagine e continua a procedere solo per un pezzo dellinchiesta mentre ha trasmesso il resto a La Spezia. Nel luglio 1997 mi è stato assegnato questo fascicolo piuttosto complesso dal procuratore capo Conte. La gestione dellinchiesta richiede un impegno notevole da parte mia e degli organi di polizia giudiziaria, il Corpo Forestale, il Gico di Genova e i carabinieri. Certi accertamenti sono troppo delicati. Limpressione che ne ho tratto è questa. In alcune regioni italiane se si vuole costruire un palazzo lo si fa senza concessione edilizia mentre in altre si ottiene la concessione, cioè il provvedimento formale, viziato in molti passaggi che rendono difficilmente accertabile lillegittimità dello stesso provvedimento. Lo stesso è accaduto a Pitelli. Cè la formalità, esistono i documenti relativi ai procedimenti che si sono conclusi con il rilascio di autorizzazioni. Ritengo di avere individuato ipotesi di falso ideologico: spesso sono state dichiarate esistenti condizioni che esistenti non erano. Mi riferisco a compatibilità con il piano paesaggistico, con il piano regolatore, esistenza di condizioni per lapertura della discarica, compatibilità del forno inceneritore con la possibilità di trattare rifiuti speciali. Ma i fatti più gravi, avvenuti tra la fine degli anni Settanta e linizio degli Ottanta, potrebbero essere oggi prescritti perché sono passati troppi anni da quei fatti." Ci sono dunque due filoni che corrono paralleli: disastro ambientale e corruzione. Franz lavora in una città difficile ma va avanti. Arresta un alto funzionario del ministero della Difesa, Nicola Miglino con laccusa di corruzione: somme di denaro, buoni benzina, orologi doro. Destinataria di un altro provvedimento cautelare è la sorella di Miglino, Maria Pia, anche lei dipendente del ministero. (pag.48) Finisce in carcere Baldo Pagano, ammiraglio, responsabile della sezione amministrativa della Marina di La Spezia. Cè il sospetto che abbia ottenuto dazioni di denaro per gli appalti dello smaltimento dei rifiuti offerti successivamente a Orazio Duvia. Lex presidente della provincia Sauro Baruzzo riceve un avviso di garanzia per mazzette che avrebbe ricevuto dalla Sistemi Ambientali. Insieme ai fusti spuntano altri nomi. Antonio Malatesta, geometra del comune di La Spezia, in pensione, e Ruggero Fiorello, finanziere in servizio allufficio registro e protocollo delle Fiamme Gialle. Viene perquisita labitazione di Mario Mattei, ingegnere del dipartimentio ambiente della Regione Toscana. Secondo laccusa avrebbe preso soldi e buoni benzina per favorire le autorizzazioni alla Contenitori Trasporti e alla Ipodec. Risultano sotto inchiesta Antonino Massartotto, responsabile dellufficio ambiente della provincia di Rovigo, il maresciallo Orengo dell aeronautica e altri ancora. La procura di La Spezia sequestra un mercantile in disarmo, attaccato al molo dellex terminal Messina. Trova tracce di radioattività. Lindagine è naturalmente legata alla discarica di Pitelli. Sorge il sospetto che la nave possa essere stata usata come deposito di materiale torrido, forse radioattivo. Accanto a Franz cè il giudice delle indagini preliminari Diana Brusacà. Decide di commissionare ad alcuni periti i rilievi tecnici su Pitelli. "La discarica per tipo di rifiuti smaltiti e per l assenza di qualsiasi misura di salvaguardia, rappresenta un pericolo per 4 lambiente e ligiene." Lo scenario che emerge da millecinquecento pagine di perizia è allarmante. Le colline di Pitelli sono una stratificazione di sostanze chimiche scaricate nel corso di quasi un ventennio e la natura sta già presentando il conto del disastro attraverso linquinamento delle acque di falda. Mercurio, piombo, cadmio, cromo e nichel sono i metalli presenti ovunque. Si potrebbe dunque pensare a interramenti che risalgono a parecchi anni fa, ma gli scavi più recenti di rifiuti portano alla luce la presenza di scarti dellindustria farmaceutica classificati tossico-nocivi, fanghi, ceneri, scorie contenenti metalli pesanti, che fanno risalire lattività illecita a poco tempo prima dellinizio dellindagine. (pag. 49) Secondo i periti, tra il 1993 e il 1995 qualcuno ha trasferito sostanze tossiche interrate negli anni Ottanta. Ripetutamente. A Pitelli lintreccio con la criminalità organizzata è provato. Orazio Duvia vanta un sodalizio affaristico con Ferdinando Cannavale, piccolo imprenditore spezzino arrestato dalla procura di Napoli tre anni fa in unindagine sul giro di rifiuti tossici in Campania. Entrambi intrattengono rapporti con uomini poi arrestati per associazione camorristica. La Sistemi Ambientali ha partecipazioni della società Di.Fra.Bi. di cui sono principali azionisti due imprenditori nel mirino degli inquirenti: Giorgio Di Francia e Francesco La Marca. Duvia e Cannavale inoltre sono iscritti alla loggia massonica coperta "Mozart" e nel corso di ina perquisizione a casa di Duvia sono state trovate tracce consistente di questa sua appartenenza. Duvia e Cannavale intendono allargare gli affari in altre regioni, in zone dove sono presenti numerose logge massoniche, come la provincia di Massa. Intanto un voluminoso dossier di circa mille pagine, redatto da Legambiente e Wwf, è nelle mani della commissione presieduta da Scalia. Linchiesta degli ambientalisti dimostra come la Liguria sia il crocevia di traffici illeciti. Una connection mafiosa che ha utilizzato gli scali mercantili di La Spezia, Genova e Savona e che ha fatto transitare veleni e armi. Sono raccontati episodi specifici, nomi, ricostruzioni dettagliate di società collegate con un sistema di scatole cinesi. Armi e rifiuti che portano lontano. Forse alla pista delle navi fantasma che giungono nei porti del Centro Africa. La commissione del Parlamento Italiano offre un quadro inquietante del connubio criminale. "Secondo Legambiente e Wwf, fino alla fine degli anni Ottanta, approfittando della vocazione marittima del territorio ligure, nella regione hanno operato soggetti imprenditoriali interessati allesportazione illegale di rifiuti tossico-nocivi, attraverso una rete di brokeraggio internazionale con armatori compiacenti verso impianti di smaltimento siti in paesi del terzo mondo, Venezuela e Nigeria, e dellest europeo, Romania. (pag 50) Successivamente, dopo lo scoppio dello scandalo delle navi dei veleni Zanoobia e Jolly Rosso, limprenditoria illegale, organizzata per aree territoriali, si è prevalentemente rivolta ai traffici nazionali e il territorio regionale diviene progressivamente discarica del Nord Italia e interporto per i traffici via terra e via mare di organizzazione internazionali di stampo mafioso. Su alcuni impianti e discariche di rifiuti solidi urbani si sono verificati accordi e collusioni tra imprenditori e amministratori locali. Dopo una localizzazione concordata, sarebbero state acquisite a prezzo agricolo le aree poi inserite nei piani regionali di smaltimento dei rifiuti, con conseguenti guadagni." Nella relazione della commissione si entra nel dettaglio: "Il filone che lega tutte le inchieste sulle gestioni delle varie discariche di La Spezia sarebbe il collegamento tra società operanti in Liguria e soggetti appartenenti a gruppi camorristici campani fatti oggetto di provvediemti giudiziari che hanno riguardato la cosiddetta "rifiuti connection" della zona di Caserta. La vicenda giudiziaria si inquadra nellambito delloperazione Adelphi, del 1993 che vede implicato Ferdinando Cannavale, titolare della società Transfermar, in cui il pacchetto azionario è per il cinquanta per cento, gestito dalla Contenitori Trasporti di Orazio Duvia. Non può suscitare sorpresa che la discarica di Pitelli 5 abbia agito per quasi un ventennio senza che alcun controllo amministrativo individuasse le illegalità, come il seppellimento di rifiuti pericolosi sotto la mensa e altri locali dellimpianto. Desta perplessità il fatto che non vi sia stato alcun intervento giudiziario, benché le prime denunce degli ambientalisti risalgono agli anni Ottanta, e che sia intervenuta la magistratura di unaltra città, quella di Asti". La protesta del Comitato difesa ambiente coinvolge gran parte dei cittadini dei paesi di Pitelli e Ruffino. Intanto qualcuno Parla. Un collaboratore di giustizia ha già fornito agli inquirenti importanti dettagli in relazione agli affari gestiti da dirigenti dellOto Melara, fabbrica di armi di La Spezia. Parla di due armatori che negli anni Ottanta mettono a disposizione alcuni mercantili per il trasporto da La Spezia alla Somalia di rifiuti tossici e di altro materiale bellico. (pag. 51) In Africa entrano poi in azione i pescherecci di altura costruiti da imprenditori italiani nellambito della cooperazione con il governo di Mogadiscio. Le stesse navi intercettate da Ilaria Alpi, giornalista del Tg3, e dal cameraman Miran Hrovatiin poco prima di essere uccisi a Mogadiscio. (pag. 52) Daniele Biacchessi Dal libro Lambiente negato Viaggio nellItalia dei dissesti Editori Riuniti, Roma 1999 |