PD: Colombo,
Veltroni ed altri leader. Soltanto stupidaggini, idiozie. Sembra di essere
in un mondo di ebeti. Colombo, Veltroni, nomi, leader,
alchimie e geometrie di partito. Di questo si parla
e si discute forse per uno strano istinto di
conservazione che cerca di nascondere le cose più tristi
e pericolose che vanno accadendo. Il PD è una delle tante forme in cui il potere
della concentrazione esprime la sua ineluttabile
necessità. Il mercato globale ha bisogno di strutture
amministrative e politiche snelle, dal rassicurante
potere decisionale, sempre più apicali, fatte di pochi
uomini che dispongono molto. Il capitale finanziario
soffre nelle banche che traboccano di liquidità. Il
mercato globale concentra in poche zone del mondo -
Sud est asiatico, India, Cina. - la
stragrande maggioranza della produzione dei beni di
consumo, dove il costo del lavoro, assieme alla
tutela dei diritti umani, resta il più basso e fa gli
importatori occidentali schiavisti del terzo millennio.
Schiavitù a distanza ma anche nostrana, diciamo così,
tenendo conto che gran parte della popolazione attiva
"subisce" in Italia un rapporto di lavoro
che la nostra Costituzione definisce senza mezzi
termini indegno ed indecoroso per l'essere umano
(art. 36 Costituzione) rispetto alla precaria
stabilità, per livello di reddito, per tutele di
diritti. Da un lato quindi, necessità di
rilanciare lo sviluppo europeo per non subire quello
delle new entry asiatiche e cinesi che cresce al ritmo
medio del 7% annuo, contro 3/4 % di quello europeo e
statunitense. Dall'altro è necessario rimettere in
circolo i capitali accumulati sia nelle speculazioni e
rendite finanziarie sia di ritorno quali utili da investimento
in attività esercitate in paesi
extraeuropei. Un capitale che ha bisogno di essere
reinvestito per non tramutarsi nella più vigorosa bolla
di liquidità mai scoppiata nella storia economica
occidentale. Quindi, Stato ed enti pubblici devono
assicurare le occasioni di investimento necessarie
affinché quella bolla sfiati. E come, se l'industria
tradizionale europea si è praticamente
polverizzata tra gli ex paesi socialisti e l'indocina?
Come si concilia la visione dello "stato
leggero", quello che privatizza, esternalizza,
che non interviene come attore nello scenario
economico ma solo scrivendone le regole? E' semplice: lo
stato e gli enti pubblici si trasformano in committenti
di grandi opere. Esse, al di là di ogni valutazione sulla
necessità di realizzazione, costituiscono
essenzialmente il veicolo attraverso cui assicurare un
piano di investimenti interno e far crescere l'economia
cieca dello sviluppo con capitale pubblico, visto che
ormai gli investimenti privati puntano oltre confine o si
concentrano nella economia del terziario. Ma le grandi opere trovano spesso opposizione
nella popolazione civile, che si vede deturpato il
paesaggio e nel mondo ambientalista che propone spesso
soluzioni alternative altrettanto efficaci. Ma
l'alternativa pur ragionevole e razionale che
tutela ambiente, culture, storia e società di uomini e
donne, non soddisfa le necessità finanziarie che il
"grande progetto" invasivo nasconde e non dice.
E non si riesce neppure ad intervenire d'imperio e di
autorità per imporlo poichè regole
costituzionali e democratiche prevedono prerogative
decisionali frammentate in decine di enti, comunali,
provinciali, regionali. Le grandi opere hanno invece
bisogno di concentrazione di poteri, pochi uomini che
decidono molto. Ed il PD dà la stura, avvia un processo
di concentrazione di poteri sul piano politico. Dal canto
suo, il DDL Lanzillotta - congelato poiché
ritenuto prematuro per questo momento - disegna bene
la semplificazione amministrativa e dei poteri
decisionali degli enti pubblici, assieme alla previsione
di privatizzazione di tutti i servizi locali ancora
rimasti pubblici: trasporto, rifiuti, acqua, sanità. Se
i partiti si concentrano in poche unità e l'apparato
politico-amministrativo si conforma in sintonia, non c'è
riforma elettorale che possa assicurare democrazia e
pluralismo. Se la forma amministrativa e politica
concentra il potere di decisione in poche mani senza un
contrappeso che ne preveda un drastico controllo. È la
sovversione. Ciò che è nello spirito, ma anche nella
struttura tecnica della nostra Costituzione, viene
gravemente sovvertito. La Carta fonda il proprio
equilibrio su poteri e contropoteri istituzionali. Se, ad
esempio, si concentra il potere di dieci consigli
comunali in un solo organismo (municipio, città
metropolitana che sia) è necessario introdurre un nuovo
meccanismo di controllo potente che riequilibri quella
concentrazione. E' questa l'intimità democratica della
nostra Costituzione: più potere ad organi istituzionali
più controllati . Se la si viola si riforma la
Carta in modo improprio e strisciante. Si è
sovversivi senza mezzi termini. Di questo ci si dovrebbe preoccupare commentando la svolta del PD. Temi che il nascituro partito dovrebbe affrontare con chiarezza e responsabilità. Ahimè, mi pare altrove concentrata tutta lintelligentia nostrana, dentro e fuori il PD. |