DA – IL CORRIERE DELLA SERA

 

Violante chiede ad Amato di richiamare il ministro

Bellillo-Mussolini, la rissa andrà in onda

Scontro durante la registrazione di una puntata
di «Porta a Porta», che sarà trasmessa integralmente


ROMA - La puntata di «Porta a porta» sulle molestie sessuali andrà in onda giovedì sera compresa la «rissa» tra il deputato di An, Alessandra Mussolini, e il ministro delle Pari Opportunità Katia Bellillo. Lo comunica la redazione di «Porta a porta» aggiungendo che la puntata andrà in onda giovedì «salvo che emergenze di cronaca» non ne consiglino il rinvio. Sarà trasmessa integralmente anche la parte relativa allo scontro tra il ministro Katia Belillo e l'onorevole Alessandra Mussolini.

SHARE E CENSURA — «Quando è avvenuto l'incidente - ha spiegato Bruno Vespa, nel dare l'annuncio della messa in onda- ho detto in studio che non avrei trasmesso quel passaggio per il rispetto dovuto alle persone anche nei momenti in cui esse non lo meriterebbero. Avrei rinunciato volentieri per questo a qualche punto di share. Ma oggi, visto che le due protagoniste hanno dichiarato di gradire la messa in onda dell'incidente, non ho la minima intenzione di passare per censore».

LA RISSA - L’episodio si è verificato lunedì pomeriggio, durante la registrazione della puntata di «Porta a porta» dedicata alla controversa sentenza della Cassazione sulle «pacche sul sedere». Il ministro Belillo, indispettita, a suo dire, per il comportamento tenuto dall’onorevole Alessandra Mussolini, dopo averle detto «Chiudi quella bocca che ti chiami Mussolini. Non hai diritto di parlare», si è alzata e l’ha aggredita con il microfono, ricevendo un calcio. Le due contendenti sono state separate a forza. Il ministro si è detta «divertita» dall’episodio, mentre la Mussolini si è rivolta al presidente della Camera Luciano Violante.

LA LETTERA AD AMATO - Il quale ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Giuliano Amato affinché in merito all'episodio Mussolini-Belillo, «trovi il modo per richiamare il ministro Bellillo al rispetto dei suoi doveri istituzionali». Violante ricorda di essere stato informato dall'onorevole Mussolini dell'episodio e che quest'ultimo, «dalle notizie di stampa risulterebbe avvenuto all'interno di un'accesa discussione di cui non conosco i contenuti e sulla quale non è mio compito intervenire».

DOVERI ISTITUZIONALI - Il presidente Violante aggiunge nella sua lettera ad Amato: «c'è tuttavia un aspetto che mi permetto di sottoporre alla sua attenzione. Un ministro della Repubblica può certamente criticare un parlamentare per le sue opinioni, le sue affermazioni, i suoi comportamenti, non certo per il suo nome. Non si può ritenere che un parlamentare, per il solo nome che porta, non abbia il diritto, in ogni occasione, di esprimere liberamente le proprie opinioni politiche, giacché questo rappresenta la naturale esplicazione del suo mandato, su cui hanno deciso gli elettori con un giudizio insindacabile. Poiché non ho motivo di dubitare delle parole dell'on. Mussolini - conclude la lettera di Violante ad Amato- sono certo che lei troverà il modo per richiamare il ministro Bellillo al rispetto dei suoi doveri istituzionali».


DA – LA REPUBBLICA

Il ministro delle Pari opportunità
"Mi accadde quando avevo vent'anni"


Bellillo: "Io l'ho usata
e non mi sento abortista"

ROMA - "La pillola del giorno dopo... Quante polemiche per una cosa che c'è già da anni, da tanti anni. L'ho usata anch'io. E non per questo ho pensato di aver abortito". Katia Bellillo, ministro comunista per le Pari opportunità, scandisce piano ogni parola. Vuol essere ben sicura di farsi capire bene. Ed è proprio per questo, per essere quanto più chiara, che accetta di ricordare pubblicamente un episodio della sua giovinezza".

Come andò, ministro?


"Avevo vent'anni. Vivevo a Lecco. Visto con gli occhi di oggi sembra un altro mondo. Morivo di paura. Se lo può immaginare, no? Una ragazzina terrorizzata, un rapporto a rischio...".

E cosa accadde?


"Accadde che andai da un ginecologo, tra l'altro per me era la prima volta. Me lo ricordo ancora, un uomo anziano, dall'espressione severa. E invece...".

E invece?


"Mi disse solo: non ti preoccupare, magari non è niente. Nel dubbio, però, mi fece prendere quella pillola. Non ho mai saputo se fossi realmente incinta o meno. Ma di sicuro mi ha tranquillizzato moltissimo. Gliene sono grata ancora oggi".

Dicono che la pillola del giorno dopo sia diseducativa: secondo la sua collega di governo Patrizia Toia non insegna il senso di responsabilità. Secondo lei?


"Ma per favore... Patrizia è cattolica, è naturale che la pensi così e mi guardo bene dal rivolgerle appelli perché cambi idea. L'importante è che la Chiesa non pretenda di interferire nei valori laici dello Stato".

Invece proprio il ministro Toia ha fatto sapere di condividere l'appello dei vescovi all'obiezione di coscienza nei confronti dei farmacisti.


"Beh, sbaglia. Perché di questo passo si rischia di arrivare alle controritorsioni: i farmacisti cattolici rifiutano di vendere determinati farmaci? Allora noi laici potremmo lanciare un contro-appello per boicottare le farmacie degli obiettori... Ma insomma, che modo è? Ragionando così che fine fa lo Stato laico?".

La Chiesa sta sferrando un'offensiva senza precedenti. Come reagirà il governo?


"La reazione dello Stato dev' essere di massimo rispetto per una parte così importante della popolazione italiana, qual è quella rappresentata dai cattolici, tutelando però senza incertezze i diritti di tutti i cittadini. Tutti, anche chi cattolico non è. E soprattutto i diritti tanto faticosamente conquistati dalle donne. Dovremmo essere riconoscienti alla scienza che ha aiutato proprio le donne a soffrire di meno. Sia nel parto, sia permettendoci di avere una sessualità libera, serena, non più subalterna".

Il cardinale Ruini afferma che la pillola del giorno dopo aggira la legge sull'aborto.


"La pillola del giorno dopo è un metodo anticoncezionale, impedisce il concepimento, non interrompe la gravidanza. E in ogni caso, nessuno è costretto a prenderla, se non vuole. La verità è che è in atto un'ingerenza molto pesante, grave, da parte

dalla Chiesa negli affari interni dello Stato. Intendiamoci: io, non credente, sarò sempre la prima a battermi perché i cattolici possano godere del massimo rispetto per le loro convinzioni e siano liberi di praticare la religione".

Però, perché c'è un però, vero?


"Però trovo semplicemente inaccettabile, di una gravità estrema, che le gerarchie ecclesiastiche intervengano a biasimare l'operato di un ministro della Repubblica italiana...".

Come ha fatto Ruini con Veronesi?


"Appunto. Ed è grave sobillare i farmacisti cattolici all'obiezione di coscienza. I farmacisti svolgono anche una funzione pubblica, non a caso devono avere una ben precisa licenza. Ma insomma, ragionando così, che succederebbe se accettassimo dai medici testimoni di Geova il rifiuto a fare le trasfusioni di sangue?".

(2 novembre 2000)

DA – LA REPUBBLICA

"L'accordo vale anche per i gay
la sfera privata non si tocca"

 

ROMA (g.c.) - Ministro Bellillo, una legge che prevede gli accordi di convivenza non rischia di dividere il governo, di provocare la reazione dei cattolici?


"Ma no, mi auguro proprio di no. Non si mette in discussione il matrimonio. Per carità non facciamone un'altra guerra di religione. Abbiamo visto i boys del Papa molto più avanti di tanti esponenti politici che ritengono di dover rappresentare la cultura cattolica".

È nei fatti un riconoscimento per le coppie gay?


"Se i conviventi sono dello stesso sesso o hanno o meno rapporti sessuali non è argomento che può interessare uno Stato laico. In questo Stato c'è troppa Chiesa...". Il ministro delle Pari Opportunità, la comunista Katia Bellillo ha ereditato la bozza del

disegno di legge sui patti tra conviventi da Laura Balbo, ex ministro e sociologa, che su questo strumento legislativo adottato negli Usa, aveva puntato. E Bellillo l'ha condotto in porto, sul tavolo del governo perché lo approvi.

Già un anno fa Patrizia Toia, ora ministro dei popolari per i Rapporti con il Parlamento, poneva l'altolà a un ddl sui patti di convivenza, invitava ad avere più rispetto per le diverse sensibilità e culture presenti nel governo.


"Guardi, questa è una legge trasparente, non ideologica, chiara, che ha come obiettivo di risolvere i problemi di quel milione di persone conviventi in Italia. Quello che fanno dentro le mura domestiche riguarda la sfera della vita privata e ciascuno la gestisce come vuole". Nel senso appunto che gli accordi possono essere tra conviventi etero, gay? "Anche tra nonni e nipoti, tra amici. Il disegno di legge vuole risolvere i problemi più frequenti del vivere insieme, prima fra tutte la questione patrimoniale. Questa legge dovrà essere a disposizione di due persone adulte che decidono di convivere".

E quindi chi potrà ricorrere ai patti di convivenza?


"Chiunque purché adulto e consenziente. Sono moltissimi oggi in Italia i separati che hanno scelto di convivere, ad esempio. Ci sono alcuni argomenti privati, intimi che, insisto, non devono riguardare lo Stato laico".

L'istituto del matrimonio tuttavia...

"Alt, i contratti di convivenza di cui stiamo parlando non hanno nulla a che spartire con l'istituto del matrimonio. Qui parliamo di prevedere la validità dei rapporti tra privati che decidono come dividere auto, quadri, a chi va la rendita in caso si lasciassero. Le persone che in Italia vivono sotto lo stesso tetto non hanno uno strumento terzo per regolare gli accordi tra di loro. E noi questo strumento lo vogliamo creare. Senza fare domande".

La strada francese, del registro delle unioni di fatto l'avete scartata?

"È una via parallela la nostra anche rispetto alle proposte di legge presentate in Parlamento. Con gli accordi di convivenza noi offriamo un'opportunità, nulla che sia imposto. Lo Stato laico deve garantire strumenti che devono essere attivati ma non automaticamente. A chi volesse sollevare polveroni, chiedo: perché trasformare un'esigenza che è nelle cose in una crociata? Perché bisogna sempre far pesare le convinzioni etiche, religiose di fronte a uno Stato che invece deve garantire le libertà?".

Troppa Chiesa in questo Stato, cosa vuol dire?

"Uno Stato laico garantisce la libertà personale, religiosa, di cultura. Nelle differenze. Per quanto riguarda la clonazione, ad esempio, penso che la posizione laica del ministro Veronesi sia quella da seguire".

(1 settembre 2000)

 

 

 

 

prima pagina.

 

 

 

contatore http://artenamir.interfree.it

e forum