Escatologia di un governo perverso

PESCI IN BARILE E UN BUFFONE DI CORTE

 

di Luigi Melilli

 

Quel buon flacone ch’era Orazio Flacco, poeta del tempo di Augusto imperatore, magistralmente parafrasando l’iscrizione del tempio di Delfo, tra gli altri bellissimi suoi versi, scrisse anche: “Est modus in rebus”, e cioè “C’è una misura in tutte le cose.”

Non penso che il governo in carica e tutta la sua maggioranza siano tanto a corto di cultura da non conoscere questa massima, così variamente e frequentemente riportata nel corso dei secoli; e per questo sono indotto a domandarmi: qual è lo scopo di tanta tolleranza da parte di chi, bene o male, una storia diversa ce l’ha alle spalle, come ad esempio le frange (meglio però sarebbe dire i cascami) dei partiti politici della cosiddetta “Prima Repubblica ora asserviti ai berlusconici interessi,  malgrado i capricci di un buffone di corte come il “senatur”?”

La risposta non può che essere una risposta disperante: non avendo trovato gli antichi notabililucci dei partiti della Prima Repubblica, posti sufficienti per continuare a fare i capi, i capetti o i caporioni anche nella situazione attuale, si sono ridotti al servizio di una cassaforte ambulante, ed ora sono costretti a fare i pesci in barile in balia di un vortice che li centrifuga a dovere, sopportando altresì le messe in scena più pietose e invereconde come.

Il senatur - contraffazione tre volte peggiorativa di Aider  e della sua ideologia - imperversa come un turbine su tutto e su tutti: “per me” dice, “esiste solo la mia e la visibilità dei miei lumbard, il resto è vento di scoreggia, ivi compreso chi ci ha imbrancato dopo il voltafacciache lui definì “ribaltone” e malgrado la pochezza di tutto l’apparato che ha messo in piedi.” E - garantito dal suo antecedente ribaltone, che potrebbe ripetersi - minaccia ad ogni piè sospinto di uscire dalla maggioranza per ottenere almeno una parte di ciò che vuole, pur sapendo che non avrebbe dove andare non esistendo più nessuno disposto a dargli un solo di stima e di credibilità

Ma se così folle e improbabile è la situazione in cui si è posto perché vi insiste? Non dirò certo “indovinala grillo!” la ragione è sotto gli occhi di tutti, elementare e inferibile anche da menti infantili: il capo dei capi ha bisogno di diversivi. In altre parole più esplicite e significative diremo che ha bisogno di un buffone di corte per distrarre l’attenzione da sé, perché nessuno veda l’oscena nudità della sua mente e l’infantile diguazzare nel mare di fango in cui potrebbe essere posto dal popolo ogni suo intento, facendo a tutti chiaro che egli è al governo non per l’Italia e gli italiani ma per farla franca contro tutto e contro tutti: le leggi che prioritariamente la maggioranza del Parlamento ha prodotto, sono infatti tese a garantirgli l’immunità e a garantirla al suo misero seguito di epuloni interessato solo alla vicendevole fortuna.

Si dice amico di Blair e di Bush; si dice amico d Sroeder e di Puitin: la cosa non meraviglia, sol che si pensi alla solidarietà dei ladri di Pisa di giorno: è la solidarietà necessaria ai malfattori della politica, per essere aiutati a risolvere i problemi che hanno creato con le loro malefatte: Bush Blair e Putin debbono anch’essi cercar diversivi perché la gente non pensi alla selvaggia aggressione all’iraq e alla repressione feroce nella Cecenia, così come Berlusconi ha bisogno di tener desta l’attenzione alle varie sceneggiate che la sua maggioranza fa perché la gente non pensi alla politica del sestessismo più vergognoso e sfrenato tenuta  fin qui. Ma non vorrei che quanto appena detto ridesse un qualche motivo di prestigio al nostro, E per questo non c’è che una prova, semplice, attuale, reale e flagrante: Bush, Blir e persino Sroeder sono inquisiti e chiamati a giudizio non solo dalle magistrature dei rispettivi Stati, ma anche dai loro Parlamenti, con la derimente del riscontro che, in quei paesi, non vale la legge della solidarietà di clan come da noi, ma un numero notevole di rappresentanti della maggioranza fanno causa comune con la minoranza, senza soggiacerle, per amore di democrazia e di verità: i nostri “non appreser ben quell’arte” e mi scuso se torco alla bisogna un capolavoro come quello di Dante Alighieri facendo pensare che associo i nostri correi del capo con nobilissima figura di Farinata degli Uberti a cui Dante mette in bocca le parole riportate.

E allora ben venga il senatur, chiami pure ladri e bugiardi gli ex democristiani, li dica degni di essere fucilati: la scelta che hanno fatto per rimanere in sella li lega indissolubilmente, pare, al carro dell’inquisito e condannato loro capo e tale legame è siffattamente stretto, il nodo tanto aggrovigliato, che sono costretti a dibattersi, con gli altri,  invano come, appunto i pesci in barile di cui parlavo in esordio.

 

 

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